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sabato 27 marzo 2021

Arriva la Finanza! “L’uomo di Fontana cancella le chat.” - Davide Milosa

 

Camici. Inchiesta sulle forniture del cognato del presidente: Caparini (assessore leghista) disinstallò WhatsApp poco prima del blitz GdF.

Storie di chat: mandate, ricevute, lette o addirittura cancellate disattivando l’app di WhatsApp come ha fatto, secondo quanto ha ricostruito la Procura di Milano, l’assessore regionale al Bilancio, Davide Caparini, poche ore prima che la Guardia di finanza si presentasse nei suoi uffici per acquisire i dati del telefono. Sta qui il piatto forte dell’inchiesta sui camici prima venduti e poi donati dal cognato del governatore Attilio Fontana alla centrale acquisiti della Regione Lombardia (Aria), ente nato nel luglio 2019 su input di Fontana e dello stesso Caparini. Ente pubblico oggi nella bufera dopo il caos prenotazioni per i vaccini anti-Covid. Non un bel momento per Caparini, leghista da sempre, prima in Parlamento e ora in Regione, figlio di Bruno, tra i padri nobili della Lega nord e influ-ente notabile della provincia bresciana, già in contatto con un imprenditore calabrese indagato per legami con la ’ndrangheta a Milano, ma poi archiviato. Ora, seppur a oggi non indagato, anche Davide Caparini è per la Procura, uno dei protagonisti del “Camicigate” iniziato l’aprile scorso con una fornitura ad Aria di 75mila camici da parte di Dama spa, società di Andrea Dini, cognato di Fontana. Sia il presidente lombardo sia Dini sono attualmente indagati per frode in pubbliche forniture.

Il 24 settembre scorso, Caparini risulta tra i destinatari indicati dalla Procura per l’acquisizione dei contenuti del suo cellulare. Ma c’è una sorpresa: quando la Guardia di finanza analizza il telefono di Caparini si accorge che l’applicazione di WhatsApp è stata disattivata solo da poche ore. Che cosa è successo? Per capire bisogna tornare ai giorni del 23 e del 24 settembre. Sono date decisive. Il 23 settembre, infatti, la Procura di Pavia che indaga sul caso della sperimentazione dei test rapidi Diasorin in collaborazione con il policlinico San Matteo e sull’acquisto senza gara di 500mila test da parte della Regione, dispone il sequestro di alcuni cellulari. Tra questi c’è quello del presidente Fontana (non indagato a Pavia), dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e di Giulia Martinelli (entrambi non indagati), influente capo della segreteria di Fontana ed ex compagna di Matteo Salvini.

Il giorno dopo, il 24 settembre, si replica. Questa volta l’ordine arriva dalla procura di Milano che indaga sui camici. Vengono così acquisiti i dati di Roberta Dini, moglie di Fontana, dell’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo, dello stesso Caparini e ancora una volta di Giulia Martinelli. Il materiale analizzato è stato riversato in una annotazione depositata in Procura pochi giorni fa. È in queste pagine che viene ricostruita la singolare vicenda della chat disinstallata da Caparini poche ore di prima dell’arrivo della Finanza.

Torniamo, allora, al 23 settembre. Verso sera e dopo le acquisizioni di Pavia – è stato documentato – Caparini incontra Giulia Martinelli. Nessuno saprà mai il contenuto di quell’incontro. La mattina del 24 settembre, la Guardia di finanza si presenta in Regione per acquisire i cellulari. Poco prima, spiegano fonti vicine agli inquirenti, dal telefonino di Martinelli parte un messaggio WhatsApp indirizzato a Caparini. Il testo: “Arrivata notifica”. Il significato letterale non sembra corrispondere a quanto sta succedendo. La Procura così ipotizza un messaggio “in codice”. Fatto è, Caparini non leggerà mai quel messaggio che non risulta spuntato. Lo leggerà (forse) senza aprirlo. Quando poi la Finanza chiede a Caparini il cellulare, è spiegato in Procura, l’assessore al Bilancio tergiversa. Passa del tempo, come viene annotato nell’informativa. Dopodiché la Finanza si accorgerà che l’app è stata disattivata. Non vi è dubbio che l’operazione è stata fatta nelle ore precedenti in un lasso temporale che va dalla sera del 23 alla mattina del 24. Quando precisamente questo non si sa. La Procura vorrebbe saperlo, lo ha chiesto al perito, che però non è stato in grado di fissare un orario preciso. Tutto questo nulla ha di penalmente rilevante. Di curioso certamente sì.

I messaggi, disinstallando l’app, non sono stati cancellati del tutto e dunque potrebbero essere recuperati. Certo è che dagli atti dell’inchiesta affidata all’aggiunto Maurizio Romanelli “il coinvolgimento dell’assessore Caparini attiene sia alla fase genetica dell’affidamento sia alla trasformazione in donazione” e quindi “è ragionevole pensare che sia stato messo al corrente dello sviluppo delle trattative”. Il 27 marzo 2020, poche settimane prima dall’affidamento di Aria, Roberta Dini, moglie di Fontana, scrive al fratello: “Prova a chiamare assessore Cattaneo (…). Sembra che siano molto interessati ai camici (…), questo mi dice l’assessore al Bilancio Caparini”. Annota la Procura: “Caparini era uno dei promotori che segnalava alla Dini il nome di Cattaneo”. Tanto più che l’11 maggio 2020, otto giorni prima di una riunione in Regione dalla quale uscirà la decisione, poi comunicata il 20 maggio da Andrea Dini all’ex dg di Aria, Filippo Bongiovanni, di trasformare la fornitura in donazione, si tiene un incontro tra Caparini, Bongiovanni e Martinelli. I tre si trovano al 35° piano del palazzo della Regione nell’ufficio di Martinelli. Qui viene sollevata la questione, confermata da Martinelli, di un legame stretto tra Dama e la famiglia di Attilio Fontana.

IlFattoQuotidiano