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martedì 4 dicembre 2018

Banche, bomba da 6.800 miliardi di titoli tossici nei bilanci degli istituti tedeschi e francesi. - Morya Longo




Nei bilanci delle banche europee c’è una montagna di attivi e di passivi, pari a 6.800 miliardi di euro, con una caratteristica che non può non inquietare almeno un po’: l’opacità. A tanto ammontano infatti i cosiddetti titoli illiquidi, quelli nel gergo tecnico chiamati di «Livello 2 e 3» e nel linguaggio più popolare «titoli tossici».
Sebbene questo appellativo sia sbagliato per molti aspetti, nei bilanci delle banche europee c’è un gigantesco rischio potenziale e imponderabile: gli attivi e passivi illiquidi hanno un ammontare 12 volte superiore a quello dei crediti deteriorati e per il 75% sono concentrati in due soli Paesi. Cioè Germania e Francia. Basterebbe che subissero una svalutazione del 5% per erodere mediamente il capitale delle banche più esposte di 330 punti base. Con punte di 1.500. Insomma: se accadesse, buona parte del cataclisma patrimoniale colpirebbe gli istituti di due soli Paesi. Quelli ritenuti più solidi...
Ecco perché la Banca d’Italia, in un Convegno organizzato dall’Università Cattolica con Crif e Credit Risk Club, ricordando questi dati emersi in un suo studio, ha ancora una volta puntato il dito sugli attivi e passivi illiquidi: perché rappresentano un potenziale problema sul quale la Vigilanza europea deve alzare la guardia. «Possono non essere tossici - commenta Fabio Panetta, Vicedirettore generale della Banca d’Italia e componente del Consiglio della Vigilanza Bce -, ma producono potenzialmente rischi materiali».
«La pericolosità è sconosciuta - gli fa eco Rosario Roca, ispettore senior di Bankitalia -, ma verosimilmente non è distante da quella dei crediti in sofferenza». Questo perché gli attivi di «Livello 2 e 3» sono tutti gli strumenti (spesso complessi e opachi) per i quali non esiste un mercato di riferimento che stabilisca un prezzo: non avendo un valore certo, dunque, le banche li iscrivono nel bilancio a un prezzo ricavato o dal confronto con titoli simili (nel caso del «Livello 2») oppure da complessi calcoli matematici (nel caso del «Livello 3»). Insomma: una montagna da 6.800 miliardi di euro è iscritta nei bilanci a valori opinabili. E non verificabili da parte della Vigilanza.
È Rosario Roca ad elencare i potenziali rischi. Uno: il processo di valutazione da parte delle banche è discrezionale. «Gli istituti creditizi sono incentivati a usare la discrezione nel valutare questi attivi a proprio vantaggio». Due: «Le banche hanno l’interesse a classificare il più possibile gli strumenti al Livello 2 piuttosto che al Livello 3, per evitare una stigmatizzazione sul mercato». Questo perché quelli di Livello 3 sono ritenuti da mercato e agenzie di rating più “tossici”. Tre: per le banche è difficile fare corrette coperture dei rischi (hedging). Negli ultimi stress test l’Eba ha imposto di stimare shock esterni sugli attivi tossici, dimostrando crescente attenzione sul tema. Ma c’è un problema, evidenziato da Andrea Resti, Professore della Bocconi: il valore di partenza di questi attivi è stato, anche negli stress test, quello che le banche le banche si auto-assegnano. E, come detto, proprio questo valore è opinabile.
Fonte: ilsole24ore - 1 dicembre 2018

mercoledì 17 giugno 2015

CASERTA, SCOPERTA LA PIÙ GRANDE DISCARICA D'EUROPA. LA FORESTALE: "IL SISTEMA È DEI CASALESI."



Nell'area ex Pozzi di Calvi Risorta (Caserta), in piena Terra dei Fuochi, le ruspe hanno portato alla luce una maxidiscarica di 25 ettari. Potrebbe essere la più grande d'Europa rinvenuta sottoterra. L'indagine della Forestale, partita circa un anno fa, non esclude l'ipotesi di disastro ambientale.

Solventi, vernici, fanghi industriali, plastica lavorata e buste con Pvc riempiono l'area ex Pozzi di Calvi (Caserta), dove è stata rinvenuta quella che potrebbe rivelarsi la discarica sotterranea più grande d'Europa, estesa per 25 ettari e stipata da circa 2 milioni di metri cubi di rifiuti. 
Siamo nella Terra dei Fuochi, in Campania, in un ex area industriale dismessa da ormai trent'anni, dove da venerdì proseguono gli scavi coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ed effettuati dai mezzi del Genio Militare. Sono parte dell'indagine della Forestale partita circa un anno fa a seguito della denuncia di due giornalisti del posto. 
Gli indagati sono una decina di persone, proprietari dei terreni in primis, e per loro non è esclusa l'ipotesi di disastro ambientale.  La procura di Santa Maria Capua Vetere, però, invita alla prudenza con una nota: "Il materiale è in fase di campionamento", ha fatto sapere, "solo all’esito delle analisi si potrà valutare l’effettiva natura dei rifiuti e quindi la loro eventuale potenzialità dannosa“. 
Un rischio che non sfugge al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che per domani ha convocato una riunione urgente con il Corpo Forestale dello Stato, il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e le strutture tecniche del Dicastero. L'eventualità di una matrice mafiosa è stata presa in considerazione dal Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato Sergio Costa, che ha dichiarato: "Nell'area ex Pozzi di Calvi Risorta i rifiuti sono stati tombati secondo un sistema quasi scientifico usato dal clan dei Casalesi", pur sottolineando che si tratta soltanto di "uno spunto investigativo che va approfondito". Per ulteriori analisi sul terreno (che presenta colorazioni rosse, azzurre e grigie) si attende l'arrivo, nella giornata di domani, dei tecnici dell'Ingv .

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Calvi-Risorta-rinvenuta-maxidiscarica-nel-casertano-06ed3c3d-8f43-4fd3-9ba3-8e4d671f4bf1.html