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domenica 7 dicembre 2025

A PiazzaPulita, due sere fa, Corrado Formigli ha aperto la puntata con un editoriale che va letto parola per parola.



A PiazzaPulita, due sere fa, Corrado Formigli ha aperto la puntata con un editoriale che va letto parola per parola.

Ha mostrato come MPS, Mediobanca e Generali siano finite dentro un Risiko costruito da imprenditori vicini a Meloni, con procedure aggirate e vigilanze bypassate.
E chiesto conto alla Presidente del Consiglio delle scelte, delle relazioni e delle omissioni che emergono nell’inchiesta della Procura di Milano:
“Allora, oggi abbiamo deciso di cominciare con questo, perché la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, questa settimana ha dichiarato praticamente su tutto, su tutto tranne che su una vicenda che vi sto per raccontare e sulla quale vorremmo avere lumi.
Mi riferisco naturalmente alla seria inchiesta finanziaria, giudiziaria, della Procura di Milano che ipotizza per Caltagirone, per Milleri e per l'amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Lovaglio, reati come aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza.
Perché c'è sì un enorme elefante bianco nei corridoi di Palazzo Chigi. Questo grande elefante bianco si chiama Mediobanca ed è la più grande banca d'affari italiana.
Mediobianca è stata conquistata dall'imprenditore Caltagirone, amico di Meloni, costruttore, finanziere, editore, fiancheggiatore con i suoi giornali di questo governo e con lui Milleri, capo di Essilor Luxotica e della sua finanziaria Delfin in mano alla famiglia del vecchio.
Il punto è che, però, per prendersi Mediobanca, il salotto buono della finanza italiana e con lei il boccone più prelibato che è quello del colosso delle assicurazioni Generali, Caltagirone, che è appunto sponsor del governo, ha dovuto comprare con cordata imposta, scelta dal governo stesso, il 15% delle azioni di Monte dei Paschi di Siena, che è del governo, che è stata risanata.
E voi pensate che Monte dei Paschi di Siera abbia venduto il suo 15% di azioni di una banca risanata con le regole del libero mercato facendo entrare chi aveva di più da offrire? Non è andata così.
Hanno fatto entrare nell'affare solo gli imprenditori graditi al governo. La cordata di fiducia che doveva fare questo terzo polo bancario. E questa cordata parlava direttamente col Ministero delle Finanze. E ha fatto cartello, con tanti saluti, per esempio alla concorrenza di Unicredit, tenuta fuori dai giochi per una scelta del governo.
Comprate le azioni di Monte dei Paschi di Siena, seguitemi, Caltagirone e Soci si sono poi mangiati Mediobanca. E con questa hanno preso il controllo delle assicurazioni Generali a Trieste.
Anche qui, secondo i giudici, aggirando le leggi che impongono oltre certi limiti l'acquisto in contanti e non attraverso uno scambio di azioni.
Dovevano insomma fare un'OPA. E soprattutto, aggirando le autorità di vigilanza, la Banca Centrale Europea e la Consob.
E, allora, la mia domanda è molto semplice alla Presidente del Consiglio.
Cara Meloni, favorire imprenditori amici nella conquista della più grande banca d'affari e nella più grande assicurazione del Paese, aggirare il mercato e le autorità di controllo, di questo parla l'inchiesta della Procura di Milano.
Se questi comportamenti fossero provati, lei che cosa direbbe? Che cosa pensa di questo risico bancario? Anche perché ricordo che lei sulle banche ha usato sempre parole molto severe.
Nel 2005, l'allora segretario dei DS, Fassino, chiese visibilmente contento a Giovanni Consorte: “Abbiamo una banca?”.
Si trattava della scalata di Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro. La destra insorse e oggi, però, par di capire che forse anche lei, cara Meloni, potrebbe dire a Caltagirone: “Abbiamo una banca”. Anzi, abbiamo una Mediobanca.
Alla faccia della guerra ai poteri forti, ai suoi proclami sulle elite finanziarie e soprattutto alla faccia del libero mercato di cui la maggioranza si riempie la bocca ogni giorno”.

lunedì 1 ottobre 2012

GDF denuncia casa famiglia. La retta quotidiana era di 223 euro, beni sequestrati per 980.000 euro.




Questa vicenda di cronaca ci aiuta a capire meglio il pianeta case famiglia, dove spesso operatori senza scrupoli ricavano grossi guadagni sulla pelle di bambini a cui necessita un aiuto. Si è sempre parlato delle rette giornaliere che queste strutture lucrano su ogni bambino, ma lo spaccato fornito dal caso di Biella informa meglio di ogni immaginazione.
Il Nucleo di Polizia Tributaria di Biella, congiuntamente alla polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica, dopo indagini durate diversi mesi ha denunciato 6 persone che hanno commesso gravi irregolarità (riscontrate durante un controllo effettuato la scorsa estate) presso una Comunità Terapeutica per Minori affetti da gravi problemi neuro psichiatrici. I finanzieri hanno, inoltre, sottoposto a sequestro preventivo per equivalente più di 230.000 euro di crediti commerciali che la cooperativa vantava verso ASL e comuni delle Regioni Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia.
Le complesse indagini hanno permesso di provare che la comunità biellese, fin dal 2009 presentava gravi ed endemiche carenze organiche in quanto gli operatori non erano né numericamente, né professionalmente, sufficienti a garantire sicurezza ed adeguata vigilanza sui minori ricoverati nella struttura, così come previsto dalla rigorosa normativa di riferimento (DGR regione Piemonte n. 41/2004).
La comunità terapeutica per minore, che era gestita da una Cooperativa sociale, prestava, di fatto, cure ben lontane dagli standard contrattuali previsti, con una forte carenza di figure professionali quale quella dello psicologo, dello psicoterapeuta e del neuropsichiatra. Tutto ciò con la piena consapevolezza del Direttore Sanitario della struttura che, nonostante fosse a conoscenza della grave e cronica inadeguatezza numerica del personale operatore, richiedeva alle ASL competenti un aggravio della già elevata retta giornaliera pari a 223 euro più IVA per ospite, con la motivazione di "dover supervisionare più accuratamente" i minori.
Il Direttore Sanitario ed il Presidente della Cooperativa che gestiva la struttura, sono stati denunciati per i reati previsti dagli artt. 640 bis, 591 e 356 del C.P. per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abbandono di minori o incapaci e frode nelle pubbliche forniture.
Anche la posizione di due membri della Commissione di vigilanza delegata dall'ASL e di un direttore e di un ex direttore sanitario del distretto ASL è stata posta al vaglio della magistratura inquirente per omissione d'atti d'ufficio, in quanto in sede di visite ispettive le gravi carenze organiche/strutturali della comunità terapeutica non venivano rilevate, mentre quelle più lievi venivano in parte evidenziate, senza però far osservare le prescrizioni impartite, permettendo, così, la continuazione, da parte del gestore della struttura sanitaria, nel reato di truffa aggravata ai danni della sanità pubblica.
Il Pubblico Ministero, accogliendo la richiesta avanzata dalle Fiamme Gialle biellesi, ha avanzato al G.I.P., istanza di sequestro preventivo per equivalente di beni per un importo complessivo di 980.000 € che è stato reso esecutivo su 230.000 € di crediti commerciali della cooperativa.