Il documento votato il gennaio scorso prevede che chi dice no all'autovettura di servizio ha diritto a un rimborso di circa 60mila euro lordi. Di più: la disposizione è retroattiva. L'ex presidente della Provincia è attualmente vice presidente del Consiglio regionale e anche consigliere provinciale
In Regione Lombardia la parola d’ordine è contenere i costi. Anche se, in certi casi, le strade della politica producono alcuni cortocircuiti istituzionali. Le auto blu in testa. Argomento delicatissimo sul fronte degli sprechi. Il benefit, in questo caso, spetta ai componenti dell’Ufficio di Presidenza. Tra loro c’è anche un uomo di punta del Partito democratico ed ex presidente della provincia come Filippo Penati. Il quale tempo fa ha dichiarato di voler rinunciare all’auto blu.
Ottimo. Peccato che, come capita spesso, cancellato, sulla carta, lo spreco rientri dalla finestra. E così arriviamo al 10 gennaio 2011. Data che fissa l’approvazione all’unanimità di una singolare delibera dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, del quale fa parte lo stesso Penati. Il documento, infatti, prevede un strano passaggio. In sostanza il politico che rinuncia all’utilizzo dell’auto blu, ha diritto a “un trattamento indennitario”. Tradotto: denaro che gli rientra in tasca. Si legge “dell’opportunità di erogare, a fronte della minor spesa sostenuta dall’amministrazione consiliare, una somma di denaro correlata al 60% del totale del costo medio annuale”. Un costo medio che si aggira attorno agli 85mila euro, così suddivisi: 25mila per “acquisto e manutenzione di un’autovettura di rappresentanza e 61mila per lo stipendio di un’autista”.
E’ semplice algebra. Il risultato produce un bel tesoretto, circa 60mila euro, che ogni anno finisce in tasca a Filippo Penati. Anche perché, e il dato non appare irrilevante, la delibera è retrottativa perché, votata nel giugno scorso, diventa operativa a partire dall’undici maggio 2010. Ma Penati è in buona compagnia. Con lui anche il presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, il quale a stretto giro di ruota dalla sua elezione ha pubblicamente rinunciato all’auto blu. Filippo Penati spiega: “In realtà questa delibera va a integrare una disposizione già esistente”. E dunque cosa cambia? “Abbiamo introdotto la tassazione”. Rifacendo i calcoli, “la cifra – prosegue Penati – si aggira sui 24mila euro”. Comunque una bella cifra. “Ma questo denaro lo impiego per pagare le spese dei miei spostamenti”. Quindi precisa: “Questa delibera comunque non è solo una mia decisione, nell’ufficio di presidenza ci sono altre persone”. Ma è anche vero che il documento è stato approvato all’unanimità. E comunque oltre a Penati, e Boni, anche altri due hanno rinunciato all’auto blu. Solo il quinto ha deciso di tenersi un benefit da 86mila euro l’anno.
Su Filippo Penati, però, pesa un altro impaccio: il doppio incarico reso tale dalla sua presenza in Consiglio provinciale. Anche qua sono i numeri a parlare. L’ex inquilino di palazzo Isimbardi, infatti, nel 2010 ha partecipato ad appena otto sedute di consiglio. Cifra che lo colloca come fanalino di coda dei vari consiglieri. Penultima la figlia del giornalista del Corriere della Sera ucciso dal terrorismo rosso il 28 maggio 1980, Benedetta Tobagi. Per lei, che si è dimessa di recente, l’asticella fissa quota nove.
Sul doppio incarico di Penati proprio ieri sono arrivate le critiche dell’Italia dei valori. “Tale comportamento – nota l’Idv – è poco consono al precetto dell’articolo 54 della Costituzione; ancor più riprovevole sarebbe mantenere un incarico istituzionale che non si è in grado di svolgere adeguatamente al solo fine di evitare il subentro di un candidato che medio tempore ha aderito a un partito della medesima coalizione”. Sul punto ha risposto subito Penati: “Credo sia doveroso restare nelle istituzioni anche quando si perde”. Dopodiché ha spiegato:”Il 2010 per me è stato un anno molto impegnativo. Per molti mesi sono stato completamente assorbito dalla campagna elettorale delle regionali, come candidato presidente, questo ricoprendo anche l’incarico di capo della segreteria politica di Bersani”. Nulla da dire. Resta solo un’ultima questione. Quel denaro che ufficialmente rientra nelle casse della Regione e che poi riesce sotto forma di indennità.