venerdì 30 agosto 2013

Condanna Berlusconi, ecco le prove documentali e le testimonianze.

Cassazione Mediaset


Il Pdl grida al teorema e attacca le toghe; ma nelle motivazioni ci sono tra le altre prove l'email che svelò lo "shell game", la lettera confessione di Agrama e le dichiarazioni di molti testimoni che hanno permesso ai magistrati di primo e secondo grado di condannare e ai giudici di legittimità di confermare.

“Una sentenza allucinante basata sul nulla” sostiene Silvio Berlusconi trascinando nella sua indignazione per la “democrazia ferita” il coro dei fedelissimi del Pdl. Tutti a puntare il dito contro i giudici che sarebbero entrati nel merito invece che decidere soltanto sulla legittimità e che avrebbero costruito il solito “teorema” . 

Ma i giudici della Cassazione, Amedeo Franco Claudio D’Isa Ercole Aprile Giuseppe De Marzo e il presidente Antonio Esposito, ancora prima di ricostruire la vicenda e nelle prime 84 delle 208 pagine delle motivazioni, rigettano uno per uno i motivi d’appello delle difese degli imputati ritenendoli per lo più “manifestamente infondati” e solo dopo averli analizzati alla luce della giurisprudenza di legittimità. Quindi i giudici, riprendendo le motivazioni di primo e secondo grado considerate logiche e privi di vizi, riportano in alcuni casi integralmente i verbali di testimoni e le prove documentali acquisite nei due gradi precedenti. E così che i giudici hanno potuto superare il ragionevole dubbio e hanno avuto la certezza che il leader del Pdl, l’ex presidente del Consiglio fu  “ideatore”, “dominus” e “beneficiario” del sistema che ha permesso una frode da 17,5 miliardi di lire nel 2000; 6,6 milioni di euro nel 2001; 4,9 nel 2002 e 2.9 nel 2003.
L’email che svelò lo “shell game” per evadere le tasse. Tra le prove documentali c’è l’email interna del 12 dicembre 1994 del contabile (Douglas Schwalbe) al presidente della distribuzione internazionale della Fox (Mark Kaner) che – facendo riferimento ad un colloquio avuto con l’addetto all’ufficio acquisti prima di Rete Italia e poi di Mediaset, tale Pugnetti – descrive il meccanismo delle società facenti capo a Berlusconi: “Mi sono incontrato con Guido Pugnetti venerdì, lui mi ha spiegato che Carlo Bernasconi (uomo di fiducia di Berlusconi, dirigente che gestiva i diritti, ndr) stava ancora pensando a cosa fare per i contratti della Fox che avrebbe voluto in contrarsi con noi a Los Angeles la settimana prima del NATPE. Gli ho detto che andava bene. Quando gli ho fatto pressioni per il milione di dollari che mi doveva da 90 giorni mi ha spiegato quanto segue con la speranza che il tutto rimanesse tra me e lui. In due parole l’impero di Berlusconi funziona come un elaborato “shell game“. “E’ un gioco che consiste nel prendere tre gusci di noci vuoti e nascondere sotto uno di essi il nocciolo di una ciliegia. Chi gioca deve indovinare dove il nocciolo è stato nascosto”- con la finalità di evadere le tasse italiane“. La Principal, con sede a Lugano, compra licenze dei prodotti dagli Studios e successivamente li vende a Reteitalia. Se la Principal compra Mrs Doubtfire per 2 milioni di dollari, poi Canale 5 potrebbe acquistare la licenza per questo film (per fare un esempio) per 3 milioni di dollari. Questi 3 milioni di dollari in realtà rappresentano le vendite di Publitalia agli inserzionisti pubblicitari ed è essenzialmente un trasferimento perché non si vuole che Reteitalia faccia utili (o faccia figurare utili). I profitti vengono tenuti in Svizzera (come sappiamo le banche svizzere proteggono la privacy dei loro clienti). “La Principal poi ci paga con il ricavato degli spazi pubblicitari venduti da Publitalia. Tutto ciò funziona bene fino a che gli inserzionisti continuano a pagare Publitalia. Questo al momento non sta accadendo, perciò non ci sono soldi che vanno a Principal attraverso Reteitalia. In questo senso Daniele (Lorenzano, ndr) e Guido sono solo intermediari: Guido per esempio non ha idea di quanti soldi ci siano nella Principal e se loro sono realmente in grado di pagare o se stanno trattenendo il danaro. A rendere le cose peggiori al momento è arrivato il decreto del Governo italiano che dice che Berlusconi stesso deve disfarsi delle sue finanziarie e rendere pubblica la sua società. Stanno pianificando un ‘offerta pubblica per una società chiamata “BIG TV’ che includerebbe solamente le società televisive di Berlusconi (sono esclusi quindi la Mondadori ed i supermercati). Come si può capire, quindi, il grande problema è che i beni della società (prodotti di cui possiede le licenze) ed i profitti non sono proprio parte delle reti televisive italiane che sono state ideate per perdere soldi. Le reti televisive sono quindi poco appetibili per gli investitori. Anche se mi rendo conto che nulla di ciò ci è di aiuto penso che ci fornisca delle v informazioni utili. Ti prego di tenere per te queste informazioni visto che mi sono state comunicate in modo confidenziale. Nel frattempo continueremo a fare pressioni per il pagamento ed aspetteremo di parlare con il signor Bernasconi a gennaio, a Los Angeles, infine, senza in realtà dire nulla, Guido ha confermato che dovremmo smettere di concedere licenza per i prodotti di Telecinco fino a che non diventerà chiara la struttura della nuova proprietà visto che tutte le future licenze non saranno in alcun modo collegate alla Principal”. 
La lettera-confessione di Frank Agrama. Un’altra prova documentale è quella che i giudici considerano la lettera-confessione dei Frank Agrama, “socio occulto” di Berlusconi per l’accusa. In una lettera del 29 ottobre 2003, diretta all’avvocato Aldo Bonomo, all’epoca Presidente di Fininvest e ad Alfredo Messina, direttore di Finlnvest, Agrama dichiara di aver lavorato per le società del gruppo fin dal 1976 in qualità di loro rappresentante, precisando che Fininvest non spende un centesimo di più acquistando per il suo tramite e specificando, al riguardo, che i corrispettivi per le concessioni vengono trattati e concordati tra gli incaricati di Fininvest e gli Studios. “Dal 1976 anno in cui ebbe inizio la collaborazione con le Vostre società, ci adoperiamo in qualità di Vostri rappresentanti facilitandovi nell’acquisto di film per tutte le Vostre emittenti (Canale 5, Rete 4 e Italia I in Italia, Telecinco in Spagna e per un certo periodo La Cinq in Francia). Abbiamo sempre collaborato con il Dott. Silvio direttamente e anche con il compianto Sig. Carlo BERNASCONI. Nel corso di precedenti incontri con Voi avevamo richiesto la sottoscrizione di un contratto con il quale le Vostre emittenti si impegnassero ad acquistare da noi programmi per un minimo di USD 40.000.000 l’anno; come noto, le Vostre società acquistano programmi per oltre USO 400.000,000 l’anno. Ci fu promesso che, anche senza un contratto scritto, la Vostra organizzazione avrebbe mantenuto la parola. Adesso però gli attuali responsabili si dicono all’oscuro del nostro rapporto e di quanto è stato da noi reso possibile per Vostro conto e non tengono fede al nostro accordo. La Vostra società non spende un centesimo di più acquistando per nostro tramite: infatti tutti i corrispettivi per le concessioni vengono trattati e concordati tra i Vostri Incaricati e gli Studios … .Di fatto, la nostra funzione nei Vostri confronti è quella di agente negli U.S. A., senza alcun costo aggiuntivo per l’acquirente europeo in quarto i nostri servizi sono retribuiti dagli Studios americani … La Vostra società non sta tenendo fede al nostro accordo infatti nel 2003 il totale dei contratti sottoscritti è stato SOLO di USO 14.000.000, anziché USO 40.000.000. Vorremmo suggerire che l’accordo venga messo per iscritto, esponendo i fatti in modo chiaro, così da non dover costantemente tornare sull’argomento esprimendo rimostranze e spiegando l’accordo, con conseguenti perdite di tempo per i Vostri responsabili”. 
Ci sono poi le testimonianze come tutti i personaggi chiave  - Bernasconi Lorenzano e Agrama – fossero in diretto contatto con Berlusconi e che dimostrano che il leader del Pdl non è stato condannato perché non poteva non sapere ma perché era “dominus” di tutto il meccanismo, anche dopo la sua discesa in campo: Franco Tatò (amministratore delegato Fininvest 1993-1994), Silvia Cavanna (addetta alla gestione contratti),  Gordon Bruce (presidente distribuzione internazionale della Paramount), William Saunders della Fox. Alcune tra le tante. 
Ecco cosa racconta Tatò che ai giudici spiega di aver avuto una conoscenza solo indiretta dell’area diritti, pur trattandosi di un’area molto rilevante in quanto la responsabilità era di Bernasconi. Un’area quasi imprenetrabile anche per lui che aveva una posizione di vertice: “… Ognuno dei vertici delle operative aveva un rapporto diretto con Berlusconi il quale, in definitiva, aveva l’ultima parola su tutte le questioni di certa rilevanza. Non c’era la presenza fisica del dr. Berlusconi, era diventata una cosa occasionale, non era più una cosa regolare… ma si sapeva era raggiungibile tutti i giorni ad Arcore”. 
Silvia Cavanna aveva spiegato che Bernasconi “rispondeva solo a Berlusconi, a cui riferiva andando in via Rovani, a Milano, o ad Arcore. Ed era quando tornava da tali riunioni che le diceva” di caricare i prezzi. Anche dopo la quotazione in Borsa di Mediaset, nel 1996, Bernasconi si occupava dei diritti e continuava ad andare dal Cavaliere. Nei primi anni ’90 Berlusconi trattava personalmente con gli uomini delle Majors e“Lorenzano era sempre al suo fianco…. era più l’uomo da assalto che andava a trattare … Bernasconi era più sulle condizioni di pagamento .. sulla parte amministrativa ma di dilazione di pagamenti “. E “quando Lorenzano in Italia” rientrava “veniva in ufficio e poi andava ad Arcore, sempre”. E a dimostrazione che i prezzi venivano gonfiati la Cavanna dichiara che i diritti che venivano da Agrama “erano il doppio, ci venivano fatturati al doppio delle altre società, dei costi che venivano fatturati dalle altre società”. 
Gordon Bruce ricorda perfettamente il ruolo del Cavaliere nella negoziazione e di quanto fosse vicino ad Agrama: ”Negoziavo i prezzi indifferentemente con il signor Lorenzano o con il signor Agrama, Quest’ultimo, prima di accettare, ne parlava sempre con il signor Berlusconi. Non so se il Sig Lorenzano consultava il signor Berlusconi prima di accettare però era lui a dire se gradiva o no il package”. Del produttore socio occulto aveva spiegato: “Ha sempre detto che era il suo migliore amico, che poteva chiamarlo senza problemi. Ha detto che aveva chiamato il signor Berlusconi per congratularsi con lui quando fu nominato Presidente del Consiglio… Preciso che il signor Agrama ci diceva che continuava a riferire al signor Silvio Berlusconi sulle negoziazioni per l’acquisto dei film anche dopo la sua nomina alla Presidenza del Consiglio… Diceva che il Sig. Silvio Berlusconi era impegnato per giustificare il suo ritardo nel fornirci una risposta nell’ambito di queste negoziazioni”. 
William Saunders aveva raccontato anche il suo incontro con Berlusconi in persona: ”È al MIP di Cannes (uno dei mercati più importanti, ndr) che ho incontrato il sig. Berlusconi. Voleva comprare dei film, serie … il sig. Berlusconi voleva soprattutto fare concorrenza alla RAI ed era quindi un acquirente molto ‘aggressivo’”.  Il dirigente Fox aveva spiegato che era il Cavaliere a negoziare, che poi era subentrato Bernasconi (“Per me era il braccio destro del sig. Berlusconi”) e infine Lorenzano “… un compratore per conto di Berlusconi Silvio. Ho trattato con Lorenzano però è un’altra persona che ha firmato i contratti per conto del sig. Berlusconi … Conosco Alfredo Cuomo (produttore romano deceduto) lavorava per il sig. Berlusconi; si recava a Los Angeles, visionava i prodotti, negoziava con me; tornava da Berlusconi per ottenere approvazione; era quindi molto vicino a Berlusconi”. 

Imu seconde case, B. furibondo con i suoi. Cgia: “Aumento Iva penalizza i poveri”.

Imu seconde case, B. furibondo con i suoi. Cgia: “Aumento Iva penalizza i poveri”

Il Cavaliere non ha digerito l'ingorgo fiscale sulle abitazioni di villeggiatura: colpito elettorato Pdl. Il centro studi di Mestre spiega come l'innalzamento di un punto dell'imposta sui valori aggiunti colpisca la fascia meno abbiente della popolazione. E sull'Imu attacco del Financial Times: "Vince Berlusconi, perde l'Italia".

Pace apparente. I giorni successivi alla cancellazione della tassa sulla prima casa non sono come i partiti delle larghe intese vogliono far credere. Se all’orizzonte del governo, infatti, si prefigura già il prossimo scontro tra Pd e Pdl sull’aumento di un punto di Iva a ottobre, sul fronte interno alle forze che compongono l’esecutivo Letta le tensioni si sprecano. Specie nel Popolo della Libertà, dove si parla di un Berlusconi furibondo con i suoi per i contenuti del provvedimento di abolizione dell’Imu. Al Cavaliere, infatti, non è assolutamente andata giù la questione delle seconde case, per cui i proprietari ora dovranno pagare sia l’Imu che l’Irpef. Una beffa per l’ex premier, che così vede colpita una buona parte del suo elettorato, ovvero quella media borghesia proprietaria delle case di villeggiatura, spesso sfitte o disabitate d’inverno, per cui al momento si dovrà versare una doppia tassazione. Da Arcore, parlano di un Berlusconi imbufalito con Alfano e Brunetta, i quali – secondo la ricostruzione di Libero – hanno detto al presidente del Pdl di non aver mai trattato la questione delle seconde case. Sempre a sentire il quotidiano di Belpietro, poi, il vicepremier e gli altri ministri in quota Pdl dopo la strigliata del capo si sarebbero rivolti direttamente a Letta, raccogliendo la solidarietà e l’approvazione del premier sull’iper tassazione delle seconde case. “Quell’articolo deve saltare” avrebbe detto il capo del governo, avvalorando la tesi del “noi non sapevamo nulla” con la quale Alfano e Brunetta hanno cercato di difendersi dall’ira funesta di Berlusconi, che ora inizia a dubitare dell’affidabilità dei suoi.
La Cgia di Mestre: “Con aumento Iva penalizzate famiglie meno abbienti”
Questo per quanto riguarda il Pdl. Ma è sull’esecutivo delle larghe intese nel suo complesso che si abbattono nuove critiche e altrettante polemiche. In tal senso, infatti, mentre Dario Franceschini parla di un “governo che ha fatto molte cose di sinistra”, la Cgia di Mestre prefigura l’esatto contrario per quanto riguarda la questione dell’imposta sul valore aggiunto. “Con l’aumento dell’Iva le famiglie meno abbienti saranno quelle più penalizzate” sostiene il centro studi, secondo cui, pur se all’apparenza saranno i ricchi a pagare di più, l’eventuale aumento dell’imposta Iva peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori. “Bisogna assolutamente trovare la copertura per evitare questo aumento – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – Nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un’ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E’ vero che l’incremento dell’Iva costa 4,2 miliardi di euro all’anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna”.
Le simulazioni realizzate dalla Cgia, del resto, riguardano tre tipologie famigliari: single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico. Per ciascun nucleo sono stati prese in esame 7  fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall’indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva su ogni livello retributivo. In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il redditoannuo da 20mila euro, del 4,1% per quella da 25mila euro e dell’8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest’ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall’Istat nell’ultima rilevazione su base nazionale. In buona sostanza si è ipotizzato che a fronte dell’aumento dei prezzi di beni e servizi, a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l’analisi della Cgia non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.
Financial Times: “Imu, vince Berlusconi, perde l’Italia”
Oltre all’avvertimento del centro studi veneto, Enrico Letta è costretto a incassare anche le critiche che arrivano dalla stampa estera. Durissime, infatti, le parole usate dal Financial Times per descrivere l’abolizione dell’Imu sulla prima casa: ”Non è un buon affare” recita l’editoriale del quotidiano britannico, secondo cui “l’Italia ne esce perdente con la vittoria di Berlusconi” sull’Imu. “Col compromesso con il Pdl di Berlusconi, la fragile coalizione di governo ha schivato un’altra minaccia, ma l’accordo segna anche il trionfo di obiettivi politici di breve termine sugli interessi di lungo termine dell’Italia” spiega il giornale della City, secondo cui che le elezioni anticipate sono ora “improbabili”. Tuttavia, a sentire il Financial Times, “la stabilità politica ha un prezzo alto” da pagare e spiega che “ora il governo si ritrova con un buco di almeno 3 miliardi di euro ed ha messo in pericolo il piano per portare il deficit di bilancio sotto il 3%” del Pil. Morale della favola? Il quotidiano londinese non ha dubbi: “Il Cavaliere, come al solito, ha giocato in modo intelligente la partita politica. Ma mentre egli può rivendicare la vittoria contro i rivali, l’Italia ancora una volta ne esce sconfitta“. Così non è: dopo la mancata abolizione dell’Imu anche sulla seconda casa, neanche il Cavaliere ha di che festeggiare.
Sondaggio Swg: “Per 64% italiani, meglio abolizione parziale”
E mentre il dibattito politico continua a tenere banco, da sottolineare l’esito di un sondaggio realizzato dall’istituto Swg in esclusiva per Agorà (Rai Tre), secondo cui oltre la metà degli italiani (64%) ritiene che un’abolizione parziale dell’Imu – al fine di poter disporre di più risorse per altri scopi – sia preferibile all’abolizione totale (36%). Nel dettaglio, a essere favorevole all’abolizione parziale dell’imposta è un’ampia fascia degli elettori di centrosinistra (86%) e del Movimento 5 Stelle (72%), contro il 28 per cento del centrodestra. In quest’ultimo bacino elettorale prevale l’appoggio all’abolizione totale dell’Imu (72%), auspicabile per il 28 percento dei sostenitori 5 Stelle e per il 14 percento del centrosinistra
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/30/imu-berlusconi-furibondo-con-suoi-per-seconde-case-cgia-iva-penalizza/695999/

Già...., salvaguardati i proprietari di case, supertartassati gli inquilini, che oltre a pagare l'affitto, considerato evidentemente un reddito, dovranno pagare un tassa supplementare. 
L'aumento dell'Iva, infine, darà la mazzata finale a quelle famiglie già in difficoltà economica.
E tutto sempre grazie al decerebrato, quello che commette reati per istinto personale, che tiene il governo sotto scacco per chissà quale recondito motivo.
E vorrebbero anche farci credere che si stanno adoperando per risollevarci dalla crisi economica....c'è da pensare che o non ne capiscono nulla o sono degli emeriti farabutti!

martedì 27 agosto 2013

LA SCELTA DI SILVIO: TUTTO E’ PERDUTO FUORCHE’ LE AZIENDE ? - Marco Della Luna



Silvio Berlusconi e il PDL pare abbiano deciso per la linea dura: B. rompe il governo favoLetta se non lo si lascia senatore o se N. non lo fa senatore a vita (a pari merito con Monti), carica che lo ripara contro possibili misure cautelari dei magistrati che lo perseguono. Se fossi B., se non avessi da tutelare le sue aziende di famiglia, se non considerassi l’Italia irrecuperabile, già in pugno agli stranieri, perciò assurdo scatenare una guerra per governarla, io adesso mi giocherei il tutto per tutto rovesciando il tavolo, perché B, alla sua età, o riesce a sbaraccare il sistema, oppure è finito. E finito ingloriosamente, perché tutti lo hanno menato per il naso. Per lui, allora, meglio morire sulla breccia che vivere da beffato e mazziato. 

 Quindi, prima di essere scacciato, andrei in Senato e spiegherei sostanzialmente che è illogico e ipocrita insistere tanto sull’indiscutibilità delle sentenze e delle leggi, dato che in Italia, come tutti sanno – giudici, politici, avvocati – non esiste alcuna legalità né poteri super partes, né, quindi, veri giudici, né giustizia o sentenze da rispettare; che ogni politico, magistrato e avvocato sa come le regole si fanno e si aggiustano da sempre per sé e per gli amici, anche quelle processuali e costituzionali; che chi ha un potere pubblico lo usa a fini privati e innanzitutto per pagare chi glielo ha dato; e che tutto questo è un sistema culturale storicamente consolidato, e si va avanti non con le leggi ma attraverso mediazioni e accordi sottobanco. Politici e istituzioni simulano di essere tutori della legge per legittimare se stessi soprattutto come spremitori dei contribuenti, succhiatori di denari pubblici, beneficiari di poltrone, privilegi e impunità. E per stroncare i loro avversari e concorrenti anche con mezzi giudiziari.

Spiegherei che è sotto gli occhi di tutti come la Costituzione è stata rovesciata, come la forma di governo, da ben prima di Napolitano,  è stata illegittimamente trasformata in una repubblica presidenziale con un presidente non eletto dal popolo, temuto, sacralizzato, confermato a vita, simile a un pontefice, ma che fa politica attiva, e che ultimamente subisce direttive dall’estero sulla sostituzione dei governi. E ciò anche grazie al fatto che, mediante i trattati  (WTO, Schengen, Lisbona, Fiscal Compact), avete persino stravolto la prima parte della Costituzione, cioè i suoi principi etici fondanti, aggirando l’art. 138 e cedendo la sovranità popolare. Quindi  è tutta una presa per i fondelli, tutto uno sopruso, è tutto fuori legge e antidemocratico. Chi difende un tale sistema è da proscrivere, un infame. Chi invoca la legalità per far fuori gli avversari politici è un ipocrita e un brigante. E’ ora di dire pane al pane e di scoprire gli altarini, e che il popolo riprenda in mano la propria sorte.

Spiegherei che molti importanti magistrati dichiarano apertamente, alla luce del sole, di organizzarsi per perseguire obiettivi politici, segnatamente per mandare al potere la sinistra contrastando i suoi avversari,  e che i 41 processi intentati a mio carico sono, almeno in maggioranza, appunto rivolti a quel fine, oltre al fine di consentire a Rupert Murdoch di prendersi sottocosto le mie televisioni per conquistare il monopolio tele-educativo degli italiani. Per contro, i magistrati di sinistra hanno chiuso gli occhi sugli affari sporchi della sinistra nella gestione della cosa pubblica, soprattutto nelle campagne di privatizzazioni e svendite di aziende e risorse pubbliche, come documentato in libri quali Corruzione ad Alta Velocità dell’ex giudice ed ex comunista Imposimato. Tutto lo Stato è radicalmente nell’illegalità e nell’incostituzionalità. Che potete rimproverare, quindi, a me, voi, che siete solo complici, golpisti e sepolcri imbiancati? 

 Pertanto mi presenterei in giunta delle elezioni e affermerei che il Senato, nella sua autodikia, a norma dell’art. 66 Cost., verificando se ci sono stati soprusi o persecuzioni da parte dei giudici, deve esaminare i fatti e prendere atto della inattendibilità generale dei pronunciamenti degli organi giudiziari italiani, sovente strumentali, soprattutto in casi e su persone politicamente rilevanti; inattendibilità generale che, nel mio caso particolare, è affiancata da molti elementi di dichiarata ostilità a me di un giudice, e di forzatura a mio danno delle risultanze istruttorie, oltreché dal ventennale accanimento accusatorio. Proclamerei che, in Italia, non ci sono giudici o Colli imparziali: tutti sono di qualche parte, tutti sono schierati, tutti difendono interessi; inoltre la giustizia italiana è una delle peggiori del mondo, a livello di Africa nera, quindi è doppiamente inattendibile, e le sue sentenze sono non da rispettare e recepire dogmaticamente, ma da valutare criticamente, secondo scienza e coscienza; e il Senato, dovendo istituzionalmente tutelare se stesso e i suoi membri dai possibili attacchi dei poteri esterni, non può recepire una sentenza manifestamente ingiusta e persecutoria contro un suo membro. In ogni caso, aggiungerei, la legge Severino dispone l’incandidabilità di chi vorrebbe concorrere in nuove elezioni, nongià la decadenza di chi è già eletto; inoltre si tratta di una sanzione che non può applicarsi a un fatto precedente all’entrata in vigore della legge medesima. (Questi due argomenti hanno almeno qualche validità giuridica, sicché va quantomeno applicato il principio generale “in dubio pro reo”).

 A questo punto, di fronte a tale attacco frontale al partito dei magistrati e a Napolitano, il PD, i Montiani e i Casiniani, anche qualora condividano gli argomenti giuridici suddetti, sarebbero costretti a votare in giunta la mia decadenza, quantomeno perché altrimenti sembrerebbero avallare quell’attacco, e perderebbero il favore dei poteri forti prima ancora del voto dei loro elettorati.

Subito dopo mi dimetterei assieme a tutti i ministri e ai parlamentari del PDL, ripetendo a più non posso al popolo la mia denuncia contro la casta, gli abusi, la sovversione della Costituzione, l’illegittimità del sistema. Farei il possibile per delegittimare chi mi può contrastare o mettere in cattiva luce, ossia non solo la fazione dei magistrati cattivi, ma pure Napolitano e le istituzioni europee, rivangando il passato antidemocratico del primo e accusando le seconde di aver lavorato ai danni dell’Italia perché dominate dalla Germania e da finanzieri predoni, mandandola in depressione economica profonda. E costituirei al posto del PDL non una Forza Italia, ma una Rifondazione Italiana, o un Partito della Ricostituzione Nazionale, con un programma, appunto, costituente, incentrato sulla delegittimazione dell’attuale regime e sul ripristino dei principi costituzionali violati, per una giustizia spoliticizzata, magari per una repubblica nazionale democratica e indipendente anche nelle politiche economiche, che si sottragga alla dittatura del cartello bancario europeo e mondiale. Così sottrarrei elettorato anche al M5S e alla sinistra vera. Cavalcherei le crescenti tensioni sociali a spron battuto. Direi che l’incandidabile non sono io, ma ciascuno di quelli che hanno rovesciato la Costituzione del 1948 e asservito l’Italia ad interessi stranieri. E cercherei di andare a elezioni politiche anticipate col porcellum, perché se vinco mi dà il premio di maggioranza. Però forse rifletterei che il mio partito, il mio popolo, non è in grado di cambiare realmente il Paese, perciò manovrerei in modo di far vincere il M5S, che, se vince, qualche sconquasso lo fa in ogni caso, nel bene o nel male, ma sempre spettacolaramente.

Se però B. pensasse davvero con la mia testa, non farebbe alcunché di quanto sopra, bensì rileggerebbe la storia, a lui già nota, di Re Parikshit, direbbe a se stesso che il modo migliore per ispirare un cambiamento vero, profondo, negli italiani, sarebbe anche la scelta migliore per lui, a questo punto e questa età: ossia dare un esempio eclatante, cambiare la sua vita, rinunciare alla contesa, al potere, al mondo, alle fidanzate, per ritirarsi all’estero a vivere serenamente dedicandosi a tutto ciò che sembra aver trascurato sinora, a ciò che può dare progettualità e splendore alla vita anche nella sua fase finale. 

Ma restando terra terra, la cosa più sensata da fare, per B, sarebbe concludere un baratto in questi termini: “Voi combinatemi e garantitemi una vendita a prezzo vantaggioso delle mie aziende familiari, e io mi ritiro dalla politica e me ne vado con la mia famiglia a vivere all’estero, dove fisserò la mia dimora in un paese da cui non ci sia estradizione. E voi potrete finire in pace di mangiarvi l’Italia, pardon, di far mangiare l’Italia dai vostri burattinai stranieri del Bilderberg, Grillo permettendo. Però spero che vi faccia un culo così!” 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12240

I 4 DELL’APOCALISSE. - Piero La Porta



La minaccia di bombardare la Siria anche senza mandato delle NU ha almeno due scopi: 1) saggiare la capacità/volontà di reazione di Russia e Cina; 2) presentarsi alla conferenza di pace sulla Siria col colpo in canna.

La messa in scena degli attacchi col gas è successiva e strumentale a un piano più ampio preparato sin da luglio ( leggi qui) rivelato da Foreign Policy ( leggi qui).
Siamo alle manovre preliminari alla battaglia, quando il condottiero cerca di conquistare una posizione più favorevole sul campo, dalla quale sparare più agevolmente sul nemico allo scoperto e, in questo caso, arrivare da una posizione di forza alla conferenza di pace – se si farà – per la Siria.

Dopo aver cercato inutilmente una risoluzione favorevole nelle NU, vista  l’opposizione russa e cinese, dicono che si possa fare a meno della benedizione onusiana e, per questo scopo si sarebbero accontentati anche solo del cuore della pubblica opinione, come avvenne per bombardare Belgrado, infettando le coscienze degli europei con una massa di false notizie.


Questa volta tuttavia e ben prima di quanto si attendevano – a parte il gregge di imbecilli nel giornalismo italiano – il dubbio s’è fatto strada. Così nel web vengono a galla vecchie complicità della CIA con Saddam nel gasare le truppe iraniane ( leggi qui) e persino uno come Colin Powell  (quello delle patetiche fialette piene di nulla, mostrate balbettando al Consiglio di Sicurezza per giustificare l’attacco all’Iraq) persino Powell prende le distanze ( leggi qui) dal condottiero, Hussein Barak Obama, premio Nobel per la pace su cauzione, che ha fatto più morti lui in cinque anni che Augusto Pinochet in venticinque. E non gli bastano.
I quattro cavalieri – Obama, Cameron, Hollande e la Merkel – sognano un ordine mondiale i cui effetti sinora sono: disordine economico, disordine sociale, disordine politico e guerra alle viste. Nessuno di questi effetti è loro sgradito né inatteso: come tutti i grandi criminali politici della storia sono convinti di poter cavalcare l’Apocalisse e uscirne trionfanti.
Dei quattro la più furba è la culona ex funzionario della Germania comunista, la cui solida formazione politica è ben evidente, nella sua capacità di evitare ogni coinvolgimento di immagine e purtuttavia tenere dietro ai tre cavalieri che le fanno da battistrada.
La Germania, in cambio d’un prezzolato ruolo proconsolare in Europa, svende gli interessi della UE alla costellazione anglosassone, riconoscendo agli Usa quello che un tempo fu la prerogativa del papato: l’unzione dell’Imperatore. La Francia è scherano della Germania.
Obama e Cameron perseguono lo scopo strategico di assicurare l’incontrastato potere del sistema dollaro/sterlina e la sua esclusiva centralità nel mercato dell’energia.
La tensione nel nord Africa, nel vicino Oriente, in particolare in Siria, è dunque funzionale al quadruplice scopo di: 1) rendere più difficoltosi i commerci euromediterranei con la Cina; 2) tenere artificiosamente alto il prezzo del petrolio, tendenzialmente verso i 200 dollari al barile, per rendere concorrenziali le scisti canadesi-statunitensi e i giacimenti del mare del Nord; 3) imporsi come protettori delle pipeline verso l’Europa; 4) mettere le mani sui giacimenti nel Mediterraneo orientale.

Ciò che non hanno calcolato i quattro delinquenti – o piuttosto hanno calcolato benissimo – è che i loro piani hanno come esito finale una terza guerra mondiale che farà impallidire le precedenti due messe insieme.
In realtà, questa strategia di tensione, continuata e crescente, logora prima di tutto proprio gli Stati Uniti. La politica estera di Obama ha bruciato ogni credibilità e ogni credito morale accumulato in precedenza dagli Usa. Nello stesso tempo il premio Nobel per la pace non è in grado di mantenere le promesse elettorali di coesione sociale interna, da quando il consueto dilemma “burro o cannoni” si è risolto a vantaggio di Goldman Sachs e del sistema militare industriale, potente, incontrastato, trasudante hitech, tuttavia incapace d’una visione politica che vada oltre la spallata, la cannonata o il colpo di lupara dal drone che vola a 16mila metri.
Non di meno chi si augura un crollo degli Stati Uniti non trova le mie simpatie, sebbene io sia convinto che questo crollo, avanti di questo passo, è più prossimo di quanto si possa immaginare, così come accadde per l’Unione sovietica.
L’impero sovietico finì con qualche guerricciola locale. La fine dell’impero statunitense sarebbe una sciagura incalcolabile; scatenerebbe quantità di appetiti da farci rimpiangere largamente quello che stiamo vivendo ora. Fameliche ambizioni si manifesterebbero in Asia e in Africa,  come in  Europa orientale e centrale, nel Mediterraneo come nel Golfo persico, in America latina come ai Poli: un caos globale.
Tutto perché quattro imbecilli sono giunti al potere, osannati da un mondo che aspira a essere corrotto con loro e almeno quanto loro.  

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