venerdì 14 ottobre 2016

Dario Fo.

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Dario Fo è stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo e attivista italiano. Wikipedia
Data di nascita24 marzo 1926, Sangiano

mercoledì 12 ottobre 2016

Nino Di Matteo, allarme sulla sicurezza del pm della Trattativa. Csm valuta trasferimento.

Nino Di Matteo, allarme sulla sicurezza del pm della Trattativa. Csm valuta trasferimento

Il pubblico ministero non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento né avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi. La Commissione deciderà, dopo aver nuovamente sentito il magistrato nelle prossime settimane.

Le minacce di Matteo Messina Denaro in una lettera, quelle di Totò Riina intercettato in carcere. Sembrava che l’allarme sicurezza per il lavoro e la vita di Nino Di Matteo, pm anche nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, fosse scemato. Invece ci sarebbero nuove intercettazioni che hanno innescato l’esigenza di valutare anche un trasferimento per motivi di sicurezza. Il magistrato, dopo una nota inviata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi al Csm, è stato convocato a Palazzo dei marescialli. Di Matteo – per cui era stato deciso l’utilizzo di un bomb jammer – ha avuto un lungo colloquio con il vice presidente Giovanni Legnini e poi è stato ascoltato dalla Terza Commissione. Durante l’audizione si è discusso dei fatti che comporterebbero un aggravamento dei rischi relativi alla sua sicurezza, che sarebbero emersi appunti da recenti intercettazioni.
L’ipotesi a cui starebbe lavorando il Csm è un trasferimento per ragioni di sicurezza, forse alla Procura nazionale antimafia. Di Matteo non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento né avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi. La Commissione deciderà, dopo aver nuovamente sentito il magistrato nelle prossime settimane.
Anche l’anno scorso il Csm aveva offerto a Di Matteo un trasferimento per ragioni di sicurezza, ma lui aveva rifiutato l’offerta di Palazzo dei marescialli, nella speranza di risultare intanto vincitore di un concorso per la Procura nazionale antimafiaAlla fine la sua candidatura venne bocciata e il pm impugnò, senza successo, la decisione davanti al Tar, accusando il Csm di avergli inflitto una “ingiusta mortificazione”, sottovalutando il suo “ineccepibile e solidissimo” curriculum.
In quella occasione i componenti della Terza Commissione avevano però escluso (anche se non si arrivò a una delibera) di poter destinare Di Matteo alla procura guidata da Franco Roberti per ragioni di sicurezza e dunque al di fuori di un regolare concorso: perché l’istituto consentirebbe il passaggio solo tra posti omologhi, cioè di pari grado, e non a uffici superiori, come la Dna. Un’obiezione che stavolta si tenderebbe a superare. Ancora la scorsa estate Di Matteo si era visto escludere dal concorso per l’assegnazione di due posti di aggiunto alla Procura nazionale antimafia. A tradirlo un passo falso: il mancato rispetto delle formalità richieste perché la sua domanda potesse essere presa in considerazione dal Csm. La sua domanda era stata giudicata inammissibile dal Consiglio giudiziario di competenza con sorprendenti le motivazioni: non ha allegato alla domanda “l’attestazione dell’avvenuta richiesta del parere attitudinale”. Mentre “avrebbe redatto l’autorelazione senza avvalersi del modulo prescritto dal nuovo Testo Unico sulla dirigenza”. Ma c’è una via ancora aperta: non sono ancora scaduti i termini per la partecipazione a un concorso ordinario per cinque posti da sostituto.

lunedì 10 ottobre 2016

Montecarlo, il raduno dei vescovi nell'hotel da 200 euro a notte. - Giuliano Zulin


«Vorrei una chiesa povera per i poveri». 
Questa è una delle frasi manifesto di papa Francesco. 
Tutti i suoi comportamenti sono infatti coerenti con questo motto. 
Evita mondanità, dorme in un appartamento umile, non perde occasione di stare dalla parte degli ultimi. 
È un chiodo fisso, per Bergoglio, la povertà. Durante il Conclave «avevo accanto a me il cardinale arcivescovo di San Paolo Hummes.
Quando le cose diventavano “pericolose” lui mi confortava e quando i voti sono arrivati a due terzi - ha raccontato l’attuale pontefice - lui mi ha abbracciato dicendomi: “Non dimenticare i poveri”. E subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi… Francesco, uomo della povertà, uomo che ama e custodisce il Creato». 

Chissà però cos’hanno custodito i vescovi europei durante questo fine settimana. Si sono riuniti per eleggere il loro nuovo presidente. Ha vinto un italiano: Angelo Bagnasco, attuale numero uno della Cei. Ma la cosa che più colpisce è il luogo del summit: Montecarlo. Non la bellissima Montecarlo vicino a Lucca. Montecarlo, principato di Monaco, quella dove i vip se la godono dalla mattina alla sera, dove le tasse sono più che favorevoli, dove si incontrano i banchieri d’affari, dove i profughi non esistono né tanto meno i poveri.
Ogni luogo della Terra è benedetto dal Signore, ma un conto è Assisi, un altro è il Novotel al 16 di Boulevard Princesse Charlotte, a pochi isolati dal Casinò, ma soprattutto accanto (è il civico 14) alla casa che segnò la fine politica di Gianfranco Fini, quella ceduta a prezzi di favore dalla fondazione An al cognato Giancarlo Tulliani.
Nel paese umbro, patria di San Francesco, si può mangiare e bere bene, rilassarsi e purificarsi dalle scorie di questa società caotica. Il contrario di Montecarlo, dove le tentazioni sono ovunque. Perché il famoso centro è proprio bello e mitico per questo: è il sogno proibito di ogni essere umano. Un paradiso in terra, il contrario del paradiso di cattolica tradizione.
Perché i vescovi europei hanno deciso di incontrarsi nel principato monegasco e non, ad esempio, a Calais? Banalmente perché sono stati invitati da sua eminenza Monsignor Bernard Barsi, arcivescovo del Principato. Quindi immaginiamo che abbia pagato lui il soggiorno di quattro giorni, iniziato giovedì alle 15.30 fino alla celebrazione eucaristica di stamattina alle 10.30. I prezzi del Novotel non sono proprio accessibili a tutti: nel sito si legge che le tariffe partono da 200 euro a notte. E la descrizione che si legge nella pagina web dell’albergo non è proprio in linea con l’idea di “chiesa povera”: «Situato nel cuore di Monaco, a Monte Carlo, questo hotel in stile avanguardista offre camere moderne, spaziose e climatizzate, alcune con vista mare o sulla rocca, sulla spiaggia o sul porto con yacht. Rilassatevi nel centro fitness, con una sauna o bagno turco, oppure nella piscina all’aperto».
Le prime parole di Bagnasco, fresco vincitore del Gran Premio di Montecarlo, sono state rivolte all’Europa: non abbia timore della Chiesa cattolica e delle Chiese cristiane e sia accogliente… Secondo me l’Europa deve offrire a tutti i suoi cittadini, vecchi e nuovi, compresi anche i tanti immigrati, non soltanto una organizzazione materiale, sociale, politica, economica, ma innanzitutto un patrimonio di valori spirituali alti che sono i suoi ma che non escludono nessuno».

Valori alti, come quelli del Novotel di Montecarlo.





Una così, in Italia, ha riscritto la Costituzione. - Andrea Scanzi

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E niente: non ci arriva. Non ce la fa. Gliel’ha detto anche l’enigmatico guru Jim Messina che, quando parla, fa più danni della grandine. Ma lei niente. Madama Boschi, Nostra Signora delle Gengive Disattese, ci delizia ormai ogni giorno. Ieri, pur di farci votare sì, è arrivata a dire che “con la nuova Carta l’Italia sarà più sicura e combatteremo il terrorismo”. Delirio continuo. Il massimo, però, è accaduto due giorni fa. La professoressa Urbinati, fiera sostenitrice del no, l’ha affossata così: “Ministro Boschi, mi spieghi la sua riforma senza leggere. Mi racconti l’articolo 70: con parole sue, però”. Ovviamente la simpatica Boschi non ha risposto. Per forza: è sempre lei, la compagna di classe che tutti purtroppo abbiamo avuto.
Quella che non faceva mai sciopero, che non ti passava mai i compiti, che ascoltava Eros Ramazzotti perché “è romantico” e che andava sempre volontaria alle interrogazioni. Si piazzava alla lavagna e ripeteva a pappagallo pagine intere del libro di testo. Qualsiasi libro di testo. Senza averci capito una beata mazza. E a quel punto bastava una domanda qualsiasi (fuori protocollo) del professore per cortocircuitarla tragicamente. 

Ecco: una così, in Italia, ha riscritto la Costituzione. Agile, in scioltezza. Daje.
Da facebook.com/Andrea-Scanzi

Bonus 500 euro ai 18enni, ‘impossibile ottenere credenziali necessarie per usarlo’.

Bonus 500 euro ai 18enni, ‘impossibile ottenere credenziali necessarie per usarlo’

A neanche un mese dal debutto di www.18app.it, il marketplace virtuale su cui in teoria si possono acquistare libri, cd, biglietti per cinema e teatro, ingressi a musei e monumenti eccetera, alcuni ragazzi segnalano di non essere riusciti a ottenere lo Spid dai provider di identità digitali accreditati: "Aspettano maggiori disposizioni dal governo". Intanto le scuole sono alle prese con la rendicontazione del bonus per i docenti.

Come da copione, il meccanismo per ottenere il bonus di 500 euro per i consumi culturali introdotto dal governo Renzi per i 574mila ragazzi che compiono 18 anni nel 2016 sta mostrando le corde. A nemmeno un mese dal gran debutto di www.18app.it, il marketplace virtuale su cui in teoria si possono acquistare libricd,biglietti per cinema e teatro, ingressi a musei e monumentieccetera. Il nodo è quello che, leggendo la procedura da seguire per poter spendere il bonus, era facile prevedere: per prima cosa bisogna ottenere da uno dei quattro provider di identità digitali accreditati (PosteTimInfocert e Sielte) le credenziali Spid, quel “sistema pubblico di identità digitale” che nei piani del governo dovrà diventare l’unica modalità di accesso ai servizi online della pubblica amministrazione.

Peccato che, come raccontato da Il Mattino, diversi neo maggiorenni si siano sentiti rispondere dai provider che “aspettano dal governo maggiori disposizioni” e per ora non sono in grado di fornire le credenziali. Così, dopo i ritardi nell’avvio – si pensi che il bonus è stato varato con la legge di Stabilità di fine 2015 ma il sito ad hoc è online solo da metà settembre, in fase beta, e per i primi quindici giorni ha funzionato solo come collettore di adesioni degli esercenti – ora i ragazzi si scontrano con un ulteriore ostacolo. Insormontabile, visto che senza Spid non si può ottenere né spendere il bonus. Nessuna spiegazione, per ora, dall’esecutivo.

Osservata la nascita di una quasiparticella.

Rappresentazione artistica di una quasiparticella (fonte: IQOQI/Harald Ritsch)Rappresentazione artistica di una quasiparticella (fonte: IQOQI/Harald Ritsch)


Fenomeno ultraveloce, tipico della materia in condizioni estreme


Per la prima volta e' stata osservata in diretta la nascita di una quasiparticella, un fenomeno che è caratteristico della materia quando si trova in condizioni estreme, per esempio a temperature molto basse. Ci e' riuscito il gruppo dell'Accademia austriaca delle scienze guidato da Rudolph Grimm e il risultato e' pubblicato sulla rivista Science.

Le quasiparticelle sono fenomeni che si manifestano solo in particolari condizioni, ad esempio quando la materia si trova a temperature estremamente basse oppure nei materiali semiconduttori. In situazioni come queste accade che la materia si comporti come se contenesse particelle che interagiscono fra loro molto debolmente. Ad esempio il movimento di un elettrone in un materiale semiconduttore è disturbato dall'interazione con gli altri elettroni, anche se si comporta approssimativamente come un elettrone che attraversa uno spazio libero senza essere perturbato.

Per rendere l'idea Grimm paragona la quasiparticella a uno sciatore che affronta una discesa avvolto da una nube di cristalli di neve: insieme formano un sistema che ha proprieta' diverse da quelle di uno sciatore che affronta una discesa liberamente e da solo. Rispetto alle particelle tradizionali, inoltre, le quasiparticelle hanno una velocità eccezionale, tanto che la loro esistenza può durare appena qualche millesimo di miliardesimo di secondo (attosecondo).

Per riuscire a catturarne una 'in diretta', i ricercatori hanno costruito una sorta di trappola fatta di particelle infinitamente piccole (quanti) di gas ultrafreddi, ricreando in questo modo l'ambiente ideale per studiare i fenomeni fisici che avvengono quando la materia si trova in condizioni estreme.


http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/fisica/2016/10/09/osservata-la-nascita-di-una-quasiparticella_95ff7ccb-c99e-42dc-a0d8-9d594f9bf308.html?idPhoto=1

sabato 8 ottobre 2016

Beni sequestrati alla mafia Azione disciplinare sui giudici. - Giovanni Bianconi

Silvana Saguto (Ansa)
Silvana Saguto (ANSA)


L’iniziativa del ministro Orlando per «gravi violazioni». Per Silvana Saguto 20 capi d’incolpazione per altrettante presunte violazioni accertate in parte dalla Procura di Caltanissetta, che l’ha indagata per corruzione e altri reati, e in parte dal Guardasigilli.

Venti capi d’incolpazione per altrettante presunte violazioni accertate in parte dalla Procura di Caltanissetta, che l’ha indagata per corruzione e altri reati, e in parte dall’Ispettorato del ministero della Giustizia. Un elenco di illeciti che occupa dieci pagine sottoscritte dal Guardasigilli Andrea Orlando, che ha avviato l’azione disciplinare contro la giudice Silvana Saguto, già presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, «attualmente collocata fuori ruolo a seguito di sospensione cautelare» decisa dal Consiglio superiore della magistratura. Con la comunicazione al procuratore generale della Cassazione e al Csm, il ministro riporta d’attualità la contestata gestione dei beni sottratti ai boss mafiosi scoperchiata un anno fa dall’inchiesta, ancora in corso, degli inquirenti nisseni. In attesa delle loro conclusioni, Orlando ha tratto le sue.

L’azione disciplinare non si limita alla Saguto.

L’azione disciplinare non si limita alla Saguto. Riguarda anche due giudici che lavoravano nella sua sezione, ora trasferiti in altri uffici siciliani, anch’essi inquisiti a Caltanissetta: Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte. Inoltre il ministro ha attivato la stessa procedura nei confronti dei giudici Lorenzo Nicastro e Emilio Alparone, tuttora in servizio a Palermo, per provvedimenti considerati illeciti e adottati quando lavoravano nello stesso settore.

«Leso decoro dell’istituzione giudiziaria»

La ex presidente delle Misure di prevenzione è accusata di aver leso «la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato e dell’istituzione giudiziaria» attraverso reiterati comportamenti e omissioni ritenute «gravi». Il primo riguarda il ritardo nella definizione dei decreti, alcuni attesi dalle parti per oltre mille giorni (più di tre anni) e altri non ancora depositati quando la Saguto lasciò il servizio, dopo 900 e più giorni. Al contrario, al momento di decidere una determinata amministrazione giudiziaria, la Saguto ha impiegato appena due giorni, ma con altrettante violazioni: decreto «privo di motivazione, adottato in luogo del tribunale collegiale e senza parere del pubblico ministero». Un’altra contestazione si riferisce all’assegnazione di un incarico e all’assunzione in un esercizio commerciale sequestrato, toccati al fratello e al figlio di una cancelliera legata alla Saguto «da rapporti di amicizia». Nonostante i due fossero sospettati «di un ammanco di 26.000 euro dalla cassa dello stesso esercizio ». E ancora: l’autorizzazione alla scissione di una società immobiliare da cui sarebbe scaturito il dissequestro di un terreno con «immobile bifamiliare» successivamente acquisito da due coniugi che avrebbero sopravanzato gli altri creditori, con relativo «ingiusto vantaggio patrimoniale»; il tutto deciso senza aver informato il pubblico ministero per il necessario parere.

Gli addebiti.

La lista prosegue con mancate astensioni e liquidazioni di parcelle ingiustificate o senza la preventiva verifica, insieme ad altri fatti accertati durante l’ispezione ministeriale. I magistrati indagati a Caltanissetta e sospesi o trasferiti dal Csm hanno già rivendicato davanti all’organo di autogoverno la correttezza del proprio operato, ma il ministro della Giustizia è giunto a conclusioni opposte. Con l’obiettivo di restituire credibilità al contrasto giudiziario alla mafia, che passa anche nell’aggressione ai beni dei boss. Di qui la necessità, sostenne Orlando quando scoppiò lo scandalo, «di perseguire le condotte che hanno offuscato il lavoro di tanti valenti magistrati».