La magistratura contabile si dice preoccupata per la "flessione che si è registrata negli ultimi anni nelle potenzialità operative espresse dell’apparato di controllo, ripetutamente distolto dalle ordinarie attività". E auspica una riduzione del tetto ai pagamenti in contante e un maggiore utilizzo delle banche dati, non solo per le verifiche successive ma anche nella fase dell’adempimento spontaneo.
Ridurre la soglia dei pagamenti in contanti, che a 3.000 euro “appare alquanto elevata e poco coerente con i pagamenti ordinariamente effettuati dai consumatori”. Estendere le ritenute fiscali concesse a chi paga con sistemi tracciabili. E, in attesa della lotteria degli scontrini che dopo vari rinvii sarà operativa dal prossimo gennaio, esplorare altri incentivi alla moneta elettronica.
A partire da “sistemi di estrazione in tempo reale di premi collegati all’operazione di pagamento”. Secondo la Corte dei Conti sono queste le carte che il governo potrebbe giocarsi per aumentare l’efficacia della lotta all’evasione, in vista di una legge di Bilancio da almeno 30 miliardi. Positivo il giudizio sulla fatturazione elettronica, ma con molti caveat legati all’esonero delle partite Iva che aderiscono alla flat tax. Sullo sfondo c’è la preoccupazione per la “flessione che si è registrata negli ultimi anni nelle effettive potenzialità operative espresse dell’apparato di controllo, ripetutamente distolto dalle ordinarie attività dal susseguirsi di misure straordinarie quali voluntary disclosure 1 e 2, reiterate ‘rottamazioni’ delle cartelle, chiusura delle liti fiscali pendenti, ecc”.
La Corte, nel focus contenuto nel Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica, parte dai dati sull’evasione. Che in Italia supera i 100 miliardi l’anno raggiungendo “livelli non comparabili con quelli degli altri Paesi sviluppati”. Per esempio nella “sconfortante classifica del tax gap stimato per l’Iva” la Commissione europea per il 2016 “colloca l’Italia al terzo poco onorevole posto della graduatoria, preceduta soltanto dalla Romania e dalla Grecia”. Per questo motivo “è del tutto ovvio come l’azione di contrasto dell’evasione fiscale debba costituire un elemento centrale nella complessiva strategia di salvaguardia dei conti pubblici e di rilancio dell’economia attraverso la riduzione del carico fiscale“.
La lista delle strategie con cui perseguire l’obiettivo di ridurre l’evasione va dall’uso delle tecnologie “in chiave soprattutto preventiva e persuasiva e non solo ai fini dei controlli successivi”, alle misure “volte a far emergere spontaneamente le basi imponibili”, fino a una “più equilibrata e razionale disciplina delle conseguenze che derivano dall’inadempimento degli obblighi di legge, oggi troppo spesso interpretati da una parte dei contribuenti in chiave meramente esortativa piuttosto che di vera e propria violazione delle regole”. Avviata la fatturazione elettronica, “non andrebbero trascurati i benefici che potrebbero derivare, in termini di emersione di basi imponibili occultate e di innalzamento del livello complessivo della legalità economica, da una revisione degli attuali limiti di utilizzazione del contante” rivisti al rialzo dal governo Renzi “e degli obblighi di pagamento tracciato per talune operazioni nonché, più in generale, da misure volte a favorire l’impiego di strumenti di pagamento elettronico”.
Lotteria degli scontrini e premi a estrazione per chi paga con carta – Da questo punto di vista, nel gennaio 2020 dovrebbe partire la “lotteria dei corrispettivi”, che consentirà, attraverso l’inserimento del codice fiscale nello scontrino, di partecipare a estrazioni mensili e annuali “caratterizzate da premi di rilevante entità”: fino a 1 milione di euro stando alle bozze del decreto attuativo. L’auspicio è che, in analogia a quanto già avvenuto in Paesi che si caratterizzavano per livelli di evasione marcati (è il caso, in particolare, del Portogallo), l’incentivo valga a diffondere la corretta contabilizzazione dei corrispettivi.
In più “potrebbero essere esplorate ulteriori misure di incentivazione dei pagamenti mediante carte di debito o di credito direttamente ad opera degli operatori finanziari, introducendo sistemi di estrazione in tempo reale di premi collegati all’operazione di pagamento, in particolar modo nei casi di pagamenti effettuati a favore di operatori economici di contenute dimensioni, presso i quali si osserva una più frequente violazione degli obblighi di emissione del documento fiscale”. Secondo il rapporto “un sistema direttamente governato dagli operatori finanziari avrebbe il pregio di poter fornire immediata risposta sia all’esercente che al consumatore, esercitando su entrambi una forte spinta ad utilizzare il mezzo di pagamento elettronico. Altri strumenti, pur sempre legati alla tecnologia, attengono all’utilizzazione più efficace delle banche dati e, segnatamente, dell’archivio dei rapporti finanziari“, finora utilizzato “solo marginalmente ai fini del contrasto dell’evasione”. Oggi “sembra prefigurarsi un uso più ampio di tale banca dati, ma pur sempre finalizzato allo svolgimento di analisi di rischio per i successivi controlli. Tale impostazione appare riduttiva rispetto alle potenzialità dello strumento, che potrebbe essere opportunamente utilizzato in via sistematica e persuasiva già nella fase dell’adempimento spontaneo“.
“Esonero di chi aderisce alla flat tax è un vulnus” – La fatturazione elettronica, secondo la Corte, “può portare a un sensibile ridimensionamento del fenomeno evasivo”, ma l’esonero concesso ai professionisti e commercianti che hanno scelto il regime forfetario allargato è “un vulnus per almeno tre ordini di ragioni”. Per prima cosa “si è determinata una vasta zona d’ombra nel sistema appena avviato, data la numerosità dei contribuenti interessati”. In secondo luogo, “l’obiettivo di collocarsi e permanere entro il limite stabilito per il regime forfetario potrebbe determinare un ulteriore incentivo al nero o, comunque, indurre a un rinvio del momento di contabilizzazione di ricavi e compensi”. In terzo luogo, “per il soggetto rientrante in tale regime verrebbe meno l’interesse a documentare le componenti passive del reddito, beneficiando egli di un abbattimento forfetario che prescinde dall’effettività dell’onere sostenuto”.
La Corte ricorda poi che da luglio per le imprese con ricavi superiori a 400mila euro e dal gennaio 2020 per tutte le altre imprese partirà l’obbligo di contabilizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi, il cosiddetto scontrino elettronico. E avverte che occorre che “il processo di telematizzazione non subisca rinvii e venga confermato il calendario di attivazione già previsto e ribadito nel Def” e “va mantenuta, superando prevedibili sollecitazioni, l’inclusione delle imprese in regime forfetario nell’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi dal prossimo gennaio”.
Indebolita la capacità operativa dell’amministrazione fiscale – Altri aspetti sui quali viene auspicata una riflessione riguardano il “regime giuridico che disciplina gli obblighi dichiarativi”: l’estensione dell’istituto del ravvedimento, “oggi possibile senza limiti di tempo e anche dopo l’avvio dell’indagine tributaria, ha fatto perdere di rilievo il momento della dichiarazione, senza che ciò sia stato controbilanciato da una maggiore capacità operativa dell’Amministrazione fiscale, la cui intensità di azione è, al contrario, risultata negli ultimi anni indebolita. Ed è proprio il funzionamento dell’Amministrazione fiscale che costituisce il terzo aspetto della strategia di riduzione dell’evasione, insieme all’uso delle tecnologie e delle banche dati e alla salvaguardia del principio dell’adempimento spontaneo, sul quale continuano a fondarsi i moderni sistemi fiscali”.