mercoledì 6 luglio 2011

Allarme pensioni, per il 42% dei giovani dipendenti non arriverà a 1.000 euro.


Roma - (Adnkronos) - La stima da uno studio Censis-Unipol: in molti si troveranno ad avere un reddito più basso di quello di inizio carriera. E la previsione riguarda solo i 'fortunati' con contratti fissi. Esclusi gli autonomi, gli atipici e i disoccupati. Sacconi: "Dati opinabili".

Roma, 6 lug. - (Adnkronos) - Il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno tra i 25 e i 34 anni andrà in pensione, nel 2050, con meno di 1.000 euro al mese. E' quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto 'Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' condotto dal Censis e dall'Unipol.

Attualmente, infatti, i giovani al lavoro che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro sono il 31,9%: ciò significa, si legge nel rapporto, "che in molti si troveranno ad avere una pensione pubblica più bassa del reddito di inizio carriera". Una previsione, questa, che riguarda i più "fortunati" cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato di lavoro con contratti standard; senza cioè contare quel milione di giovani autonomi o con contratti atipici e i due milioni di giovane che non studiano né lavorano, dice ancora il rapporto.

In Italia, d'altra parte, si legge ancora "il problema pensioni non è risolto": l'Italia, infatti è uno dei paesi più vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64, dice ancora lo studio Censis-Unipol, sarano più del 26% della popolazione totale, ci saranno, cioè, quattro milioni di persone non attive in più e due milioni di attivi in meno. Il sistema pensionistico dunque dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità.

"Se le riforme degli anni '90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema previdenziale, oggi preoccupa il costo sociale e la riduzione delle tutele per le generazioni future", dice ancora il rapporto sottolineando come a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% per il 2010, i lavoratori dipendenti, nel 2040, beneficieranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione, mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40%.

Scettico sui dati il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi per il quale "le proiezioni di questo tipo sono molto opinabili perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno puo' disegnare in un tempo di così straordinari cambiamenti". "Sono dati che non capisco, neanche la zingara saprebbe disegnare percorsi simili e io diffido da proiezioni di questo genere, anche se questo non significa sottovalutare l'esigenza di pensare al futuro", aggiunge sottolineando come "resta la necessità di organizzare forme di previdenza, di assitenza, di sanità complementari con modalità comunitarie".



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