Dure reazioni al provvedimento varato ieri dal governo. Il quotidiano dei vescovi: "Pagheranno tutti, tranne gli evasori". I giornali di centrodestra: "Stangata delle libertà". Critiche le opposizioni. Fiom pronta alla mobilitazione. Sul piede di guerra le province. E Mastella: "Via Benevento? Creiamo il Molisannio". Nove deputati Pdl annunciano emendamenti.
Province in trincea. Compatto anche il fronte delle province, dopo la annuncio del governo di voler sopprime quelle sotto i 300mila abitanti. "Non credo che il presidente della Repubblica possa permettere che si calpesti la Costituzione", commenta il presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti. " Servono soluzioni vere. Sopprimere 37 piccole Province porta un risparmio minimo e rende meno tutelate le periferie", il pensiero di Massimo Nobili, presidente Pdl della provincia di Verbano Cusio Ossola. Scherza invece il presidente della provincia di Isernia Luigi Mazzuto (Pdl)," Il solleone di Ferragosto dà alla testa e gioca brutti scherzi".
Critici i giornali di centrodestra. Non risparmiano critiche al provvedimento anche i giornali vicini alla maggioranza di centrodestra. "Il Giornale" parla di "brutta botta per il ceto medio" e si scaglia contro il cosiddetto 'contributo di solidarietà'. " Solidarietà verso chi? Verso chi ha amministrato male l'Italia per 40 anni e spendendo più di quanto fosse lecito, ha riempito di buchi il bilancio pubblico?", scrive Vittorio Feltri, che rincara: "Chi sono i geni che ci hanno ridotto così? Guardiamoli in faccia, guardiamoli in faccia e rifiliamo loro un calcio nel sedere. Gente del genere in Ungheria finirebbe in galera". Sulla stessa linea "Libero" che apre con il titolo a tutta pagina "La stangata delle libertà".
Di Pietro: "Possibile discussione ma no a polpette avvelenate". Sul fronte delle opposizioni Antonio di Pietro mette in guardia la maggioranza e si dice pronto a discutere sulla manovra approvata dal governo, ma si dichiara indisponibile "ad ingoiare qualsiasi polpetta avvelenata, in nome dell'emergenza". "A pagare sono i soliti noti e da questo punto di vista la manovra è di insopportabile iniquità", ha detto il leader Idv. "Da dove vengono i soldi veri, gli incassi significativi? dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, dalla quadruplicazione dei tempi di pagamento dei tfr per i lavoratori della pubblica amministrazione. Verranno soprattutto dai tagli agli enti locali che sono né più né meno che tagli alla spesa sociale, al welfare e ai servizi essenziali. Ci vuole la faccia tosta di questi governanti per dire che non hanno toccato istruzione e sanità. Cosa credono che affonderà grazie ai loro tagli?"
Finocchiaro (Pd): "Manovra squilibrata, ma porteremo nostre proposte". Timidi segnali di apertura, nonostante il forte dissenso, anche dal partito democratico. "Siamo molto critici con questa manovra che è squilibrata, non aiuta la crescita, e non fa pagare chi ha di più", spiega il capogruppo Pd in Senato Anna Finocchiaro. "Si colpiscono i redditi dichiarati e non le ricchezze. Noi porteremo le nostre proposte in Senato, e ci auguriamo che la maggioranza e il governo accettino i nostri suggerimenti. Ieri il presidente del Consiglio ha detto di non prevedere la fiducia. Sarebbe un gesto importante e responsabile.
Casini: "Opposizioni rispondano con serietà". Un richiamo alla responsabilità arriva da Pier Ferdinando Casini: "Con la manovra il governo chiama il Paese ad un "sacrificio immenso". A questo "le forze di opposizione devono corrispondere con grande serietà e senso dello Stato", dice il leader Udc. Poi l'attacco: "Dopo tre anni di inutili perdite di tempo e di patetiche rassicurazioni sulla condizione dell'italia, nel pieno di una tempesta finanziaria mondiale, il governo si è finalmente svegliato. Ma lo ha fatto tartassando i soliti noti che non evadono le tasse, il ceto medio e le famiglie, ed evitando quegli interventi strutturali di cui invece il Paese ha bisogno".
Briguglio (Fli): "Evidenti responsabilità di Berlusconi se arrivati a questo punto". Lascia una porta aperta anche il 'falco' di Futuro e Libetrtà Camerlo Briguglio: "Il Terzo Polo in parlamento metterà in campo un arsenale di idee e proposte per migliorare la manovra del governo, molte avanzate in tempi non sospetti dal presidente Baldassarri per conto di Fli, ma sia chiaro che le responsabilità di Berlusconi e del suo governo di averci portato a questo punto sono evidenti e sotto gli occhi degli italiani".
Vendola: "Atto di guerra contro l'Italia". A sinistra, parole di fuoco arrivano dal governatore pugliese Nichi Vendola che parla di "atto di guerra contro l'italia" puntando il dito contro le "misure punitive per gli enti locali". la "devastante riduzione di servizi sociali e di diritti, un colpo alla civiltà del lavoro. E nessuna scelta per la crescita e lo sviluppo". Per questo, secondo il leader di SeL, occorre "una reazione durissima". Ancora più pesante il giudizio di Oliviero Diliberto, segretario del Fdci-Federazione della Sinistra, secondo cui "siamo alla dismissione dello Stato".
Fiom e Cgil: "Subito mobilitazione". Sul fronte sindacale bocciatura senza se e senza ma dalla Fiom che annuncia una mobilitazione fino ad arrivare ad uno sciopero generale contro l'estensione "erga omnes" degli effetti dell'accordo siglato a fine giugno tra confindustria e sindacati sui contratti aziendali. L'intervento per legge sulla contrattazione "è un attacco senza precedenti al contratto collettivo nazionale del lavoro e apre alla libertà di licenziare - dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom - non serve per uscire dalla crisi anzi, si usa la crisi per cancellare i diritti e fare una legge 'ad aziendam', pro Fiat. Si tratta di una norma incostituzionale - sottolinea il leader delle tute blu - che va contro la carta europea dei diritti dell'uomo. Cosa inaccettabile, contro la storia sindacale del nostro Paese". Stesso invito arriva dal segretario della Cgil Susanna Camusso: "Abbiamo presentato la nostra proposta e sicuramente continueremo a presentarla alle commissioni parlamentari. Mi pare evidente che, per cambiare il segno di iniquità che c'è, ricorreremo alla mobilitazione".
I poliziotti: "Manovra penalizza la sicurezza". Sul piede di guerra anche il Sap, il sindacato dei poliziotti, che parla di manovra "penalizzante" per le forze dell'ordine, che vedono a rischio tredicesime, buonuscite e festività. "Se il cuore del presidente Berlusconi gronda sangue per aver messo le mani nelle tasche degli italiani - rileva Nicola Tanzi, segretario generale del Sap - figuriamoci in che condizioni sono gli appartenenti alle forze dell'ordine che, dopo i tagli degli ultimi tre anni, si ritrovano con una ennesima manovra finanziaria penalizzante per il comparto sicurezza, che promette di bloccare le buonuscite per due anni, che rischia di compromettere le nostre tredicesime se l'Amministrazione di p.s. non rispetterà i vincoli di bilancio e che accorpa nella giornata di domenica alcune festività come il primo maggio o il 2 giugno, quindi niente recupero riposo per chi lavora e niente pagamento della festività stessa". Pertanto, annuncia Tanzi, "la battaglia del sindacato non si fermerà neppure a ferragosto e concerteremo presto con le altre organizzazioni dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico azioni comuni per tentare, responsabilmente, di salvare il salvabile e, soprattutto, di garantire i diritti acquisiti agli appartenenti alle forze di polizia".
Cisal: "Evasori continueranno a farla franca". Insoddisfatto delle misure anche Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, la Confederazione Italiana sindacati Autonomi Lavoratori: "Sui tagli della politica si può fare ancora molto di più. E anche per il fisco, siamo ancora ai pannicelli caldi che consentono agli evasori incalliti di farla franca e a far pagare ancora ai soliti noti mettendo le mani sulle pensioni e con iniziative astruse come il blocco del Tfr e la messa in discussione delle tredicesime per il pubblico impiego".
Reteimprese: "Difficile equilibrio conti senza crescita". Forti perplessità arrivano anche da Rete Imprese Italia, l'associazione che raggruppa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, secondo cui il pareggio di bilancio è "un obiettivo fondamentale per il nostro paese ma, senza la crescita, rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici". Per il presidente Ivan Malvasi per la crescita "sono necessari interventi mirati e accompagnati da un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese appesantimenti del prelievo rendono meno competitive le aziende e più debole il paese. Non può essere dimenticato - ha sottolineato - Malvasi che le piccole imprese oggi sono sotto sforzo nei cambiamenti organizzativi, nella realizzazione di nuovi prodotti, nella ricerca di nuovi mercati. L'aumento della pressione fiscale rischia di compromettere questo impegno".
Marcegaglia: "Riforma pensioni per detassare il lavoro". Ma il presidente degli industriali Emma Marcegaglia, in un'intervista al Sole24ore rilancia: "Faccio una proposta a maggioranza e opposizione, il decreto verrà discusso in Parlamento, si sfrutti questo passaggio per modificare il punto essenziale di questa manovra unendo insieme rigore e sviluppo: si riformino le pensioni di anzianità. In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto dare una spinta allo sviluppo, a partire dalle infrastrutture". "Si può fare anche di più - avverte poi la presidente di Confindustria - con un piccolo aumento dell'Iva, anche un solo punto, che può valere fino a 6,5 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani. Bastano, come vede - dice rivolgendosi a Roberto Napoletano - pochi aggiustamenti per cambiare la faccia di questa manovra".
La provocazione di Mastella. "Creiamo il Molisannio". E per Benevento, candidata ad essere eliminata dal provvedimento del governo, Clemente Mastella avanza una proposta: "Riscrivere la geografia", annettendo, ad esempio, "le confinanti Valle Caudina e Valle Alifana" e "superare, così, la soglia dei 300mila abitanti evitando di rientrare tra quelle istituzioni sottoposte a cancellazione". Questa la 'ricetta' avanzata dal segretario nazionale dei Popolari per il Sud, che suggerisce anche un nome per il nuovo territorio il "Molisannio".
Censore (Pd): "Escamotage per salvare alcune province del nord". E sul taglio delle province, il consigliere regionale Pd in Calabria Bruno Censore denuncia: "Il testo predisposto dal ministro Tremonti non contempla il solo dato demografico quale elemento decisivo per la soppressione delle Province. Il testo, infatti, esenta da sforbiciate le Province con più di 3.000 km quadri di superficie. Il tutto, se consideriamo anche il silenzio della Lega sempre contraria all'abolizione degli Enti intermedi, mi lascia pensare che l'estensione territoriale rappresenta un espediente per salvare le piccole Province del Nord". Un 'trucco' che permetterebbe, secondo il consigliere di salvare province come Belluno, Grosseto e Sondrio (patria del ministro Tremonti), inferiori ai 300mila abitanti.
Nove deputati Pdl annunciano emendamenti. Si allarga intanto il fronte dei 'dissidenti' della maggioranza che si opporranno al testo appena approvato dal governo. Da quattro 2 sono diventati nove i depuati che prennunciano emendamenti al decreto che contiene la manovra aggiuntiva. Si tratta di Antonio Martino, Guido Crosetto, Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Giuseppe Moles, Giancarlo Mazzuca, Santo Versace, Alessio Bonciani, Deborah Bergamini. I nove parlamentari giudicano la manovra "poco convincente".
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