giovedì 22 settembre 2011

Caso Ruby, la Procura di Milano: “La Camera interferisce oltre la Costituzione”







L'attacco contenuto nel memoriale presentato per il conflitto di 
attribuzione davanti alla Consulta. Nel mirino, il voto parlamentare che 
avallò la versione di Berlusconi su Ruby "nipote di Mubarak".

Sul caso Ruby, ”la Camera si è arrogata il potere di interferire con l’esercizio del potere giudiziario al di fuori di qualsiasi previsione costituzionale”. Lo scrive l’avvocato Federico Sorrentino che, per conto del Procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha depositato alla Corte Costituzionale una memoria per chiedere che venga dichiarato inammissibile o infondato il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Parlamento sul processo che vede Silvio Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile.

“Il dubbio sollevato dalla Camera sulla possibile natura ministeriale di una delle condotte contestate al Presidente del Consiglio”, continua la memoria della Procura, “è tutto fuorché ‘ragionevole’ e pone in luce la sua tendenza a proteggere la persona del presidente del Consiglio piuttosto che la sua funzione”. In sostanza, la Procura contesta alla Camera di avere dato credito alla tesi che Berlusconi, quando telefonò alla Questura di Milano per liberare la ragazza, fosse davvero convinto che si trattasse della nipote dell’allora premier egiziano Mubarak. E quindi, nelle sue funzioni di presidente del consiglio, si sia adoperato per evitare un incidente diplomatico, fatto che sposterebbe la competenza al tribunale dei ministri. Ma per la Procura, questa “supposizione” avvallata dal voto parlamentare, è “pacificamente infondata”, “risibile” e “urta contro il comune buon senso”.

La Corte costituzionale, con un’ordinanza del 6 luglio 2011, aveva dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzioni tra i poteri dello Stato proposto dalla Camera dei deputati nei confronti del Tribunale di Milano, in merito alle indagini e alla successiva richiesta di giudizio immediato per concussione nei confronti del Presidente del Consiglio. Montecitorio aveva infatti chiesto di annullare tutti gli atti compiuti dalla magistratura milanese poichè “non spettava alla procura di Milano” avviare indagini nei confronti del premier.

Non si costituisce in giudizio , invece, l’ufficio dei giudici per le indagini preliminari. Nessuna polemica con i colleghi pm, assicura il vicepresidente dei gip Claudio Castelli. Sarebbe stato “superfluo”, afferma, perché “il nostro ufficio si è spogliato del fascicolo e non ha più nessun interesse al riguardo”. Il procedimento Ruby, infatti, è già approdato in aula.

Il premier è accusato di concussione per le telefonate fatte la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 in Questura a Milano per far sì che la giovane Ruby-Karima El Marough, fermata per un furto, venisse rilasciata e affidata al consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti.



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