Dalle intercettazioni dell'inchiesta della Dda di Bologna che ha portato all'arresto di 117 persone emerge la delusione dopo la vittoria di Federico Pizzarotti nel 2012. Indagato l'ex assessore di Forza Italia Bernini.
Denaro e appalti pubblici in cambio di voti. Era questo l’accordo che gli affiliati della ‘ndrangheta avevano stretto con Giovanni Paolo Bernini, ex assessore di Forza Italia nella giunta di Pietro Vignali a Parma. E a quanto pare non solo con lui, visto che in altre elezioni l’appoggio delle cosche avrebbe garantito molte vittorie, come nei ricchi comuni del parmense Sala Baganza e Salsomaggiore. E proprio dalle intercettazioni emerge la delusione dopo la vittoria dei 5 Stelle con Federico Pizzarotti nel 2012. È quanto si legge nelle carte dell’inchiesta della Dda di Bologna, che ha portato all’arresto di 117 persone legate alla cosca dei Grande Aracri tra Emilia e Lombardia.
L’appoggio a Bernini
Nell’inchiesta Aemilia Bernini risulta tra gli indagati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per lui il gip ha respinto la richiesta di arresto, evidenziando tuttavia gravi indizi di colpevolezza. Bernini è accusato di avere stretto un patto con gli emissari sul territorio parmense dei Grande Aracri e in particolare con Romolo Villirillo, finito in manette nell’operazione Aemilia, che coordinava la raccolta di voti da destinare ai politici vicini alla cosca o con i quali veniva stretto un patto. È questo il caso delle elezioni amministrative di Parma nel 2007, dove Bernini era candidato insieme al futuro sindaco Vignali nella lista “Per Parma con Ubaldi” e la cosca aveva deciso di investire proprio su di lui, tanto che l’azzurro risulterà, con 1721 preferenze, uno dei candidati più votati. Come si legge nelle pagine dell’ordinanza, dalle indagini eseguite dai carabinieri di Fiorenzuola d’Arda, risulta una “fitta rete di contatti tra il politico e alcuni qualificati esponenti della cosca”.
Nell’inchiesta Aemilia Bernini risulta tra gli indagati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per lui il gip ha respinto la richiesta di arresto, evidenziando tuttavia gravi indizi di colpevolezza. Bernini è accusato di avere stretto un patto con gli emissari sul territorio parmense dei Grande Aracri e in particolare con Romolo Villirillo, finito in manette nell’operazione Aemilia, che coordinava la raccolta di voti da destinare ai politici vicini alla cosca o con i quali veniva stretto un patto. È questo il caso delle elezioni amministrative di Parma nel 2007, dove Bernini era candidato insieme al futuro sindaco Vignali nella lista “Per Parma con Ubaldi” e la cosca aveva deciso di investire proprio su di lui, tanto che l’azzurro risulterà, con 1721 preferenze, uno dei candidati più votati. Come si legge nelle pagine dell’ordinanza, dalle indagini eseguite dai carabinieri di Fiorenzuola d’Arda, risulta una “fitta rete di contatti tra il politico e alcuni qualificati esponenti della cosca”.
È la fine del 2006 quando Ubaldi sta per terminare il suo secondo mandato e il centrodestra è alla ricerca di un nome per guidare la città. Bernini, uomo dell’ex ministro Pietro Lunardi e presidente del consiglio comunale di Parma sotto Ubaldi, viene presentato a Villirillo da alcuni intermediari, Pietro Antonio Salerno e Giovanni Gangi, che lo descrivono come “persona potentissima”. Salerno dice a Villirillo: “…Questo qua, si deve candidare a sindaco a Parma! Ora noi abbiamo fatto un colloquio ed è una persona disponibilissima nel senso che, – ragà…- mi ha detto a me, -cosa è che volete? Io sono sindaco, che cosa è che volete da Parma? Di che cosa avete bisogno? Di lavoro? Venite da me!! Di un favore? Dovete mandare qualche…-” E ancora: “…Allora, ci ha chiesto questo un favore!! Se abbi…se abbiamo la possibilità, che è con Forza Italia, sotto a Berlusconi…”. Dalle conversazioni emerge come Bernini abbia chiesto il sostegno elettorale alle amministrative del maggio 2007 attraverso Villirillo. Quando a fine gennaio 2007 il centrodestra non ha ancora trovato l’accordo sul nome da candidare, i due vengono presentati di persona e viene garantito l’appoggio politico al candidato di Forza Italia attraverso “amici”, tra cui Francesco Lepera, residente a San Secondo Parmense, e Giuliano Frijio, detto “zio Gino”, imprenditore edile di Sala Baganza parmense (che non risulta indagato), legato all’ex consigliere regionale Pdl Luigi Giuseppe Villani e a Paolo Buzzi, ex vice sindaco di Parma e oggi consigliere comunale di Forza Italia.
Villirillo contatta Frijio per avere il suo benestare sull’appoggio a Bernini e questi acconsente, comunicando però anche la necessità di aiutare i politici cui è legato, Buzzi e Villani: “…dobbiamo dare una mano anche a loro…” La cosca però punta soprattutto su Bernini: “si deve fare il conto che ha già vinto!! Io ho parlato pure con le persone!! Deve farsi i conti che ha già vinto!!…”.
Villirillo contatta Frijio per avere il suo benestare sull’appoggio a Bernini e questi acconsente, comunicando però anche la necessità di aiutare i politici cui è legato, Buzzi e Villani: “…dobbiamo dare una mano anche a loro…” La cosca però punta soprattutto su Bernini: “si deve fare il conto che ha già vinto!! Io ho parlato pure con le persone!! Deve farsi i conti che ha già vinto!!…”.
Lo scambio di favori tra il politico e la cosca comincia da subito: Bernini aiuta Villirillo a ottenere il certificato di cittadinanza italiana e in cambio gli uomini della ‘ndrangheta continuano a raccogliere voti per lui. “…Io sono stato con tutte le persone che sono a Parma, ho fatto la riunione apposta per te! E noi vi facciamo vedere i fatti, i risultati, non le chiacchiere!! Come gli abbiamo fatto vedere i risultati a Tedeschi!” (riferendosi all’elezione del sindaco di Salsomaggiore Terme, Massimo Tedeschi). Cominciano così le riunioni e i patti di voto tra i cutresi, come Giuseppe Pallone, Giuseppe Cortese, Francesco Lepera, e gli incontri anche alla presenza del candidato Bernini, che intanto versa sul conto di un prestanome 20mila euro a favore di Villirillo (che dice di aspettarne altri 30mila) e che si dice disponibile anche a coprire le spese di albergo e viaggio per portare alcuni parenti e amici dei cutresi a una riunione con lui. Su Bernini confluiscono anche i voti di Lepera, come riferisce Villirillo: “…Franco Lepera, che poi te lo dice, solo lui, personalmente gli ha raccolto 60 voti!…poi altri 35 glieli da Pallone…35…40…Altri…insomma fatti il conto ohi Piè, tra tutti noi e quelli che sono…un 180…200 voti al massimo!…”.
Il pacchetto di voti va a buon fine, tanto che il 12 giugno 2007, dopo il ballottaggio che aveva portato Vignali alla vittoria contro l’ex assessore regionale Alfredo Peri, Lepera contatta Villirillo per dirglielo: “Abbiamo vinto a Parma!”. Più tardi sempre Villirillo contatta zio Gino Frijio e si compiace del risultato: “…che è una vita, che dove vi mettete voi, avete sempre la vittoria!!”. Zio Gino riferisce inoltre i buoni risultati di Bernini e anche di Buzzi: “Paolo Buzzi quell’amico mio, dovrebbe fare il vice sindaco! Ma Bernini sicuramente farà sempre il capo di Forza Italia!”.
Il pacchetto di voti va a buon fine, tanto che il 12 giugno 2007, dopo il ballottaggio che aveva portato Vignali alla vittoria contro l’ex assessore regionale Alfredo Peri, Lepera contatta Villirillo per dirglielo: “Abbiamo vinto a Parma!”. Più tardi sempre Villirillo contatta zio Gino Frijio e si compiace del risultato: “…che è una vita, che dove vi mettete voi, avete sempre la vittoria!!”. Zio Gino riferisce inoltre i buoni risultati di Bernini e anche di Buzzi: “Paolo Buzzi quell’amico mio, dovrebbe fare il vice sindaco! Ma Bernini sicuramente farà sempre il capo di Forza Italia!”.
Nell’ordinanza della maxi inchiesta Aemilia il giudice sottolinea come non sia stata possibile udire la voce di Bernini e che dunque i fatti riferibili a lui siano sempre mediati dalla ricostruzione dei suoi interlocutori, che potrebbero avere enfatizzato i termini dell’accordo con il politico. “Detto altrimenti – si legge – non è possibile stabilire senza equivoci l’oggetto della condotta cui il Bernini si sarebbe impegnato ad adempiere” ed è anche per questo che per lui è stata respinta la richiesta di carcerazione e per il giudice non è ravvisabile il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Bernini, che nella giunta Vignali venne poi nominato assessore ai Servizi per l’infanzia, e che nel 2011 finì in manette per corruzione e tentata concussione, si è detto estraneo alle nuove accuse. In passato il suo nome era già finito in un’indagine della Dda di Napoli per avere incontrato nel 2003 insieme all’ex ministro Lunardi il boss dei casalesi Pasquale Zagaria, anche se per la vicenda non è mai stato indagato.
Bernini, che nella giunta Vignali venne poi nominato assessore ai Servizi per l’infanzia, e che nel 2011 finì in manette per corruzione e tentata concussione, si è detto estraneo alle nuove accuse. In passato il suo nome era già finito in un’indagine della Dda di Napoli per avere incontrato nel 2003 insieme all’ex ministro Lunardi il boss dei casalesi Pasquale Zagaria, anche se per la vicenda non è mai stato indagato.
La tentata influenza sul voto del 2012 bloccata dai Cinque stelle
Con la caduta della giunta Vignali e l’azzeramento del centrodestra al potere, anche la ‘ndrangheta si ritrova spiazzata e cerca nuove alleanze. Dalle intercettazioni ambientali emerge come Alfonso Martino, detto “cagnolino” e referente dei Grande Aracri a Salsomaggiore (arrestato nell’inchiesta), e il cognato di Villirillo Domenico Olivo cerchino di indirizzare i voti della cosca verso il candidato del Pd e oggi consigliere comunale Pierpaolo Scarpino (che non risulta indagato) e che sostiene la coalizione con Vincenzo Bernazzoli sindaco. Ma zio Gino Frijio, che da sempre sostiene il centrodestra, blocca il tentativo perché Scarpino è “dell’altra sponda” politica, e cerca di portare il pacchetto di voti a Gianluca Armellini, nella lista Pdl che sostiene la candidatura di Paolo Buzzi, come si evince da una telefonata che lo stesso fa a un conoscente: “A Parma… ora stiamo dando una mano a Paolo a sindaco… ed a consigliere c’è Armellini… che Gianluca… è a Reggio in una banca no?… lo conosci a Gianluca no?…” dice, parlandogli di Buzzi, di Armellini e di Massimo Moine (che non sono indagati nella vicenda). “E poi abbiamo pure a Moine… no?… Massimo Moine… che è vice coordinatore… insomma… qua… ne abbiamo… però… insomma… noi come se… a consigliere… dobbiamo portare Armellini… perché se vincono… lui… hanno fatto i patti… ad assessore… Armellini… il Paolo…”
Ma le cose vanno diversamente e il Pdl non arriva nemmeno al ballottaggio. “Un terremoto”, lo definisce Frijio, che così decide di dare il suo appoggio al compaesano Scarpino, anche se poi a vincere saranno i Cinque stelle con Federico Pizzarotti. Il fratello di Scarpino, si legge negli atti, organizza una festa per ringraziare i sostenitori della campagna elettorale e tra gli invitati c’è anche zio Gino, che però in una telefonata commenta amaramente il risultato elettorale su Parma: “I comici… i comici!… si sono presi la città!…” si lamenta zio Gino con Luigi Villirillo, che infatti sottolinea di essere deluso dal risultato perché “avere un assessore in casa è un’altra cosa!”.
Con la caduta della giunta Vignali e l’azzeramento del centrodestra al potere, anche la ‘ndrangheta si ritrova spiazzata e cerca nuove alleanze. Dalle intercettazioni ambientali emerge come Alfonso Martino, detto “cagnolino” e referente dei Grande Aracri a Salsomaggiore (arrestato nell’inchiesta), e il cognato di Villirillo Domenico Olivo cerchino di indirizzare i voti della cosca verso il candidato del Pd e oggi consigliere comunale Pierpaolo Scarpino (che non risulta indagato) e che sostiene la coalizione con Vincenzo Bernazzoli sindaco. Ma zio Gino Frijio, che da sempre sostiene il centrodestra, blocca il tentativo perché Scarpino è “dell’altra sponda” politica, e cerca di portare il pacchetto di voti a Gianluca Armellini, nella lista Pdl che sostiene la candidatura di Paolo Buzzi, come si evince da una telefonata che lo stesso fa a un conoscente: “A Parma… ora stiamo dando una mano a Paolo a sindaco… ed a consigliere c’è Armellini… che Gianluca… è a Reggio in una banca no?… lo conosci a Gianluca no?…” dice, parlandogli di Buzzi, di Armellini e di Massimo Moine (che non sono indagati nella vicenda). “E poi abbiamo pure a Moine… no?… Massimo Moine… che è vice coordinatore… insomma… qua… ne abbiamo… però… insomma… noi come se… a consigliere… dobbiamo portare Armellini… perché se vincono… lui… hanno fatto i patti… ad assessore… Armellini… il Paolo…”
Ma le cose vanno diversamente e il Pdl non arriva nemmeno al ballottaggio. “Un terremoto”, lo definisce Frijio, che così decide di dare il suo appoggio al compaesano Scarpino, anche se poi a vincere saranno i Cinque stelle con Federico Pizzarotti. Il fratello di Scarpino, si legge negli atti, organizza una festa per ringraziare i sostenitori della campagna elettorale e tra gli invitati c’è anche zio Gino, che però in una telefonata commenta amaramente il risultato elettorale su Parma: “I comici… i comici!… si sono presi la città!…” si lamenta zio Gino con Luigi Villirillo, che infatti sottolinea di essere deluso dal risultato perché “avere un assessore in casa è un’altra cosa!”.
L’interessamento per le amministrative a Salsomaggiore e a Sala Baganza
Gli emissari parmensi dei Grande Aracri si erano interessati anche alle elezioni amministrative di Salsomaggiore nel 2006, che avevano portato alla vittoria del sindaco dei Ds Massimo Tedeschi (che non risulta indagato). Lo si evince dalle conversazioni su Bernini, quando si fa riferimento al risultato portato a Tedeschi nella cittadina termale, dove i rappresentanti delle cosche scelgono di volta in volta il candidato da sostenere a seconda degli interessi sugli affari e soprattutto per accaparrarsi appalti pubblici. Nel 2007 Romolo Virrillo riferisce al telefono ad Alfonso Martino che c’è un appalto per la ristrutturazione di scuole e gli suggerisce di incontrare il sindaco: “…Allora…eh…vedi che io ho parlato…io personalmente…con il Sindaco di Salsomaggiore!…Io ho parlato telefonicamente però!…Io personalmente!!…E mi ha detto che le sue segretarie… non gli hanno mai lasciato detto della tua presenza!! Ha detto di andare dalle sue segretarie e dirgli che sei -Alfonso Martino-…-L’amico di Romolo da Cutro!-…e vedi che subito ti fanno parlare con lui!! Già si sono segnati il nome tuo!!…Devi andare dalle segretarie -siccome eh…- gli dici -ho un appuntamento con…con il sindaco, sono Alfonso Martino, l’amico di Romolo, da Cutro, giù dalla Calabria!”.
Gli emissari parmensi dei Grande Aracri si erano interessati anche alle elezioni amministrative di Salsomaggiore nel 2006, che avevano portato alla vittoria del sindaco dei Ds Massimo Tedeschi (che non risulta indagato). Lo si evince dalle conversazioni su Bernini, quando si fa riferimento al risultato portato a Tedeschi nella cittadina termale, dove i rappresentanti delle cosche scelgono di volta in volta il candidato da sostenere a seconda degli interessi sugli affari e soprattutto per accaparrarsi appalti pubblici. Nel 2007 Romolo Virrillo riferisce al telefono ad Alfonso Martino che c’è un appalto per la ristrutturazione di scuole e gli suggerisce di incontrare il sindaco: “…Allora…eh…vedi che io ho parlato…io personalmente…con il Sindaco di Salsomaggiore!…Io ho parlato telefonicamente però!…Io personalmente!!…E mi ha detto che le sue segretarie… non gli hanno mai lasciato detto della tua presenza!! Ha detto di andare dalle sue segretarie e dirgli che sei -Alfonso Martino-…-L’amico di Romolo da Cutro!-…e vedi che subito ti fanno parlare con lui!! Già si sono segnati il nome tuo!!…Devi andare dalle segretarie -siccome eh…- gli dici -ho un appuntamento con…con il sindaco, sono Alfonso Martino, l’amico di Romolo, da Cutro, giù dalla Calabria!”.
Nel 2011 il copione si ripete anche per Sala Baganza, altro comune parmense, dove gli inquirenti riscontrano un interessamento della cosca alle elezioni che portarono alla riconferma di Cristina Merusi (che è estranea alla vicenda). Villirillo dopo il risultato invita Alfonso a ricordare a Frijio il loro contributo: “…ohi Gì… abbiamo fatto bella figura?…ti ho portato un bel risultato!.. mah… ma questo… dico io… un lavoretto… una cosa…. io ho la ditta… un po’ di lavoro non me lo deve dare? ho la ditta…”.
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