Visualizzazione post con etichetta Parma. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Parma. Mostra tutti i post

giovedì 4 ottobre 2018

Corruzione sui farmaci: arrestato a Parma il professor Aversa, luminare dell'ematologia.

Corruzione sui farmaci: arrestato a Parma il professor Aversa, luminare dell'ematologia

Congressi scientifici organizzati per promuovere determinate medicine e concorsi truccati.

Franco Aversa, direttore della struttura complessa di Ematologia e del centro trapianti midollo osseo dell'azienda ospedaliera di Parma, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione Conquibus (denaro) condotta dal Nas di Parma su mandato della locale Procura.

I reati contestati ai 36 indagati sono corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d'ufficio, falso ideologico e truffa aggravata.


Oltre al dirigente medico, si trova ai domiciliari anche una imprenditrice perugina, Paola Gagliardini titolare della Centro servizi congressuali.

Applicate misure cautelari interdittive a carico di altri nove indagati tra medici universitari a Parma, fra cui Nicola Giuliani e Antonio Mutti (accusato di abuso d'ufficio e sospeso per un anno dall'insegnamento universitario e dall'esercizio della funzione di commissario nei concorsi pubblici) e rappresentanti del settore farmaceutico. Sequestrati 335mila euro provento delle condotte corruttive e del reato di truffa.

Tutti gli indagati.
Aversa è considerato un luminare italiano dell'ematologia, dipartimento che ha contribuito a fondare all'ospedale di Parma. Pioniere di innovative tecniche di trapianto di cellule staminali fino ad ottenere riconoscimenti internazionali per aver consentito, per la prima volta al mondo, il successo del trapianto anche tra soggetti non compatibili.

L'indagine, durata due anni dal 2015 al 2016 e avviata dopo la denuncia di un medico, ha evidenziato tre episodi di indebita induzione, cinque casi di corruzione e vari episodi di abusi d'ufficio con diramazioni in altre province.

Le reazioni del rettore Andreai e del dg del Maggiore Fabi.
Le case farmaceutiche coinvolte non hanno sede a Parma, alcune sono internazionali. A loro carico il Gip ha avviato le procedure per accertarne le responsabilità.


Al centro del sistema c'erano il professore universitario di fama internazionale e Gagliardini, referente di un ditta organizzatrice di eventi scientifico - formativi. Erano loro, per l'accusa, i vertici di una organizzazione che assicurava favori alle aziende farmaceutiche, report positivi o negativi per questo o quel medicinale, in cambio di sponsorizzazioni per convegni e contributi economici che finivano direttamente nelle tasche degli indagati.

Entrambi, infatti, con la complicità di altri professori e amministrativi universitari, medici, rappresentanti di aziende farmaceutiche, favorivano l'organizzazione di congressi scientifici durante i quali pubblicizzare i prodotti delle ditte che avevano sponsorizzato l'evento.

L'obiettivo - spiega il Nas guidato da Gianfranco Di Sario - era "adattare le prescrizioni di costosi farmaci per terapie salvavita secondo le esigenze e il profitto delle aziende farmaceutiche, promuovendone la divulgazione nei vari eventi congressuali, organizzati in violazione di norme e in contrasto con i principi di trasparenza e indipendenza scientifica".

Corruzione sanità, procuratore di Parma: "Come Tangentopoli, nulla è cambiato".

Un fenomeno non nuovo, già riscontrato ai tempi di Tangentopoli, ha ricordato il procuratore Alfonso D'Avino nel sottolineare come, a distanza di anni, la prassi illecita prosegua.

Per chi non aderiva alle sponsorizzazioni congressuali scattava la minaccia di ritorsioni, come il mancato inserimento dei medicinali nel prontuario dei farmaci o la mancata prescrizione nell'ambito delle attività ospedaliere. Mentre per le ditte generose veniva sostenuta la rimborsabilità dei farmaci presso le autorità regionali, al fine di favorirne le strategie economiche.

"Poco importa il contenuto tecnico del farmaco, conta il 'conquibus' cioè quello che può essere intascato. Per me collaborazione è io do una cosa a te e tu dai una cosa a me" il tenore delle intercettazioni di cui hanno parlato gli inquirenti nel corso della conferenza stampa convocata nel palazzo della Procura.

Così veniva promosso l'inserimento di taluni farmaci oncologici nel prontuario regionale per ampliarne la diffusione sul mercato e ricevere il finanziamento del sistema sanitario nazionale; "un meccanismo ben articolato per promuovere un prodotto invece di un altro".

Corruzione sui farmaci: arrestato a Parma il professor Aversa, luminare dell'ematologia

D'Avino ha tuttavia sottolineato che dall'inchiesta non sono emersi risvolti di pericolo per la salute pubblica. Il comandante dei carabinieri Salvatore Altavilla ha invece voluto scindere le responsabilità personali dei convolti dall'ateneo nel suo complesso.

Un altro filone riguarda i concorsi truccati per il conferimento di assegni di ricerca; le prove erano solo apparenti dato che già erano stati individuati i vincitori, persone vicine ad Aversa. Accertate le nomine pilotate della commissione di gara e redazione di falsi verbali in cui si dava atto di attività concorsuali che non era state effettuate.

A carico di Aversa anche il reato di truffa aggravata: il professore svolgeva attività professionale fuori provincia anche se aveva un rapporto di lavoro in esclusiva con l'ospedale di Parma.

Per l'azienda ospedaliera parmigiana si tratta di un nuovo scandalo dopo quello che ha portato all'arresto, mesi fa, di Guido Fanelli, esperto in cure palliative, al termine dell'operazione Pasimafi. L'allora capo della Procura parlò di "corruzione quasi permanente".


sabato 31 gennaio 2015

‘Ndrangheta, le cosche dopo vittoria M5S a Parma: “I comici si sono presi la città”. - Silvia Bia

‘Ndrangheta, le cosche dopo vittoria M5S a Parma: “I comici si sono presi la città”

Dalle intercettazioni dell'inchiesta della Dda di Bologna che ha portato all'arresto di 117 persone emerge la delusione dopo la vittoria di Federico Pizzarotti nel 2012. Indagato l'ex assessore di Forza Italia Bernini. 

Denaro e appalti pubblici in cambio di voti. Era questo l’accordo che gli affiliati della ‘ndrangheta avevano stretto con Giovanni Paolo Bernini, ex assessore di Forza Italia nella giunta di Pietro Vignali a Parma. E a quanto pare non solo con lui, visto che in altre elezioni l’appoggio delle cosche avrebbe garantito molte vittorie, come nei ricchi comuni del parmense Sala Baganza e Salsomaggiore. E proprio dalle intercettazioni emerge la delusione dopo la vittoria dei 5 Stelle con Federico Pizzarotti nel 2012. È  quanto si legge nelle carte dell’inchiesta della Dda di Bologna, che ha portato all’arresto di 117 persone legate alla cosca dei Grande Aracri tra Emilia e Lombardia.
L’appoggio a Bernini
Nell’inchiesta Aemilia Bernini risulta tra gli indagati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per lui il gip ha respinto la richiesta di arresto, evidenziando tuttavia gravi indizi di colpevolezza. Bernini è accusato di avere stretto un patto con gli emissari sul territorio parmense dei Grande Aracri e in particolare con Romolo Villirillo, finito in manette nell’operazione Aemilia, che coordinava la raccolta di voti da destinare ai politici vicini alla cosca o con i quali veniva stretto un patto. È questo il caso delle elezioni amministrative di Parma nel 2007, dove Bernini era candidato insieme al futuro sindaco Vignali nella lista “Per Parma con Ubaldi” e la cosca aveva deciso di investire proprio su di lui, tanto che l’azzurro risulterà, con 1721 preferenze, uno dei candidati più votati. Come si legge nelle pagine dell’ordinanza, dalle indagini eseguite dai carabinieri di Fiorenzuola d’Arda, risulta una “fitta rete di contatti tra il politico e alcuni qualificati esponenti della cosca”.
È la fine del 2006 quando Ubaldi sta per terminare il suo secondo mandato e il centrodestra è alla ricerca di un nome per guidare la città. Bernini, uomo dell’ex ministro Pietro Lunardi e presidente del consiglio comunale di Parma sotto Ubaldi, viene presentato a Villirillo da alcuni intermediari, Pietro Antonio Salerno e Giovanni Gangi, che lo descrivono come “persona potentissima”. Salerno dice a Villirillo: “…Questo qua, si deve candidare a sindaco a Parma! Ora noi abbiamo fatto un colloquio ed è una persona disponibilissima nel senso che, – ragà…- mi ha detto a me, -cosa è che volete? Io sono sindaco, che cosa è che volete da Parma? Di che cosa avete bisogno? Di lavoro? Venite da me!! Di un favore? Dovete mandare qualche…-” E ancora: “…Allora, ci ha chiesto questo un favore!! Se abbi…se abbiamo la possibilità, che è con Forza Italia, sotto a Berlusconi…”. Dalle conversazioni emerge come Bernini abbia chiesto il sostegno elettorale alle amministrative del maggio 2007 attraverso Villirillo. Quando a fine gennaio 2007 il centrodestra non ha ancora trovato l’accordo sul nome da candidare, i due vengono presentati di persona e viene garantito l’appoggio politico al candidato di Forza Italia attraverso “amici”, tra cui Francesco Lepera, residente a San Secondo Parmense, e Giuliano Frijio, detto “zio Gino”, imprenditore edile di Sala Baganza parmense (che non risulta indagato), legato all’ex consigliere regionale Pdl Luigi Giuseppe Villani e a Paolo Buzzi, ex vice sindaco di Parma e oggi consigliere comunale di Forza Italia.
Villirillo contatta Frijio per avere il suo benestare sull’appoggio a Bernini e questi acconsente, comunicando però anche la necessità di aiutare i politici cui è legato, Buzzi e Villani: “…dobbiamo dare una mano anche a loro…” La cosca però punta soprattutto su Bernini: “si deve fare il conto che ha già vinto!! Io ho parlato pure con le persone!! Deve farsi i conti che ha già vinto!!…”.
Lo scambio di favori tra il politico e la cosca comincia da subito: Bernini aiuta Villirillo a ottenere il certificato di cittadinanza italiana e in cambio gli uomini della ‘ndrangheta continuano a raccogliere voti per lui. “…Io sono stato con tutte le persone che sono a Parma, ho fatto la riunione apposta per te! E noi vi facciamo vedere i fatti, i risultati, non le chiacchiere!! Come gli abbiamo fatto vedere i risultati a Tedeschi!” (riferendosi all’elezione del sindaco di Salsomaggiore Terme, Massimo Tedeschi). Cominciano così le riunioni e i patti di voto tra i cutresi, come Giuseppe Pallone, Giuseppe Cortese, Francesco Lepera, e gli incontri anche alla presenza del candidato Bernini, che intanto versa sul conto di un prestanome 20mila euro a favore di Villirillo (che dice di aspettarne altri 30mila) e che si dice disponibile anche a coprire le spese di albergo e viaggio per portare alcuni parenti e amici dei cutresi a una riunione con lui. Su Bernini confluiscono anche i voti di Lepera, come riferisce Villirillo: “…Franco Lepera, che poi te lo dice, solo lui, personalmente gli ha raccolto 60 voti!…poi altri 35 glieli da Pallone…35…40…Altri…insomma fatti il conto ohi Piè, tra tutti noi e quelli che sono…un 180…200 voti al massimo!…”.
Il pacchetto di voti va a buon fine, tanto che il 12 giugno 2007, dopo il ballottaggio che aveva portato Vignali alla vittoria contro l’ex assessore regionale Alfredo Peri, Lepera contatta Villirillo per dirglielo: “Abbiamo vinto a Parma!”. Più tardi sempre Villirillo contatta zio Gino Frijio e si compiace del risultato: “…che è una vita, che dove vi mettete voi, avete sempre la vittoria!!”. Zio Gino riferisce inoltre i buoni risultati di Bernini e anche di Buzzi: “Paolo Buzzi quell’amico mio, dovrebbe fare il vice sindaco! Ma Bernini sicuramente farà sempre il capo di Forza Italia!”.
Nell’ordinanza della maxi inchiesta Aemilia il giudice sottolinea come non sia stata possibile udire la voce di Bernini e che dunque i fatti riferibili a lui siano sempre mediati dalla ricostruzione dei suoi interlocutori, che potrebbero avere enfatizzato i termini dell’accordo con il politico. “Detto altrimenti – si legge – non è possibile stabilire senza equivoci l’oggetto della condotta cui il Bernini si sarebbe impegnato ad adempiere” ed è anche per questo che per lui è stata respinta la richiesta di carcerazione e per il giudice non è ravvisabile il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Bernini, che nella giunta Vignali venne poi nominato assessore ai Servizi per l’infanzia, e che nel 2011 finì in manette per corruzione e tentata concussione, si è detto estraneo alle nuove accuse. In passato il suo nome era già finito in un’indagine della Dda di Napoli per avere incontrato nel 2003 insieme all’ex ministro Lunardi il boss dei casalesi Pasquale Zagaria, anche se per la vicenda non è mai stato indagato.
La tentata influenza sul voto del 2012 bloccata dai Cinque stelle
Con la caduta della giunta Vignali e l’azzeramento del centrodestra al potere, anche la ‘ndrangheta si ritrova spiazzata e cerca nuove alleanze. Dalle intercettazioni ambientali emerge come Alfonso Martino, detto “cagnolino” e referente dei Grande Aracri a Salsomaggiore (arrestato nell’inchiesta), e il cognato di Villirillo Domenico Olivo cerchino di indirizzare i voti della cosca verso il candidato del Pd e oggi consigliere comunale Pierpaolo Scarpino (che non risulta indagato) e che sostiene la coalizione con Vincenzo Bernazzoli sindaco. Ma zio Gino Frijio, che da sempre sostiene il centrodestra, blocca il tentativo perché Scarpino è “dell’altra sponda” politica, e cerca di portare il pacchetto di voti a Gianluca Armellini, nella lista Pdl che sostiene la candidatura di Paolo Buzzi, come si evince da una telefonata che lo stesso fa a un conoscente: “A Parma… ora stiamo dando una mano a Paolo a sindaco… ed a consigliere c’è Armellini… che Gianluca… è a Reggio in una banca no?… lo conosci a Gianluca no?…” dice, parlandogli di Buzzi, di Armellini e di Massimo Moine (che non sono indagati nella vicenda). “E poi abbiamo pure a Moine… no?… Massimo Moine… che è vice coordinatore… insomma… qua… ne abbiamo… però… insomma… noi come se… a consigliere… dobbiamo portare Armellini… perché se vincono… lui… hanno fatto i patti… ad assessore… Armellini… il Paolo…”
Ma le cose vanno diversamente e il Pdl non arriva nemmeno al ballottaggio. “Un terremoto”, lo definisce Frijio, che così decide di dare il suo appoggio al compaesano Scarpino, anche se poi a vincere saranno i Cinque stelle con Federico Pizzarotti. Il fratello di Scarpino, si legge negli atti, organizza una festa per ringraziare i sostenitori della campagna elettorale e tra gli invitati c’è anche zio Gino, che però in una telefonata commenta amaramente il risultato elettorale su Parma: “I comici… i comici!… si sono presi la città!…” si lamenta zio Gino con Luigi Villirillo, che infatti sottolinea di essere deluso dal risultato perché “avere un assessore in casa è un’altra cosa!”.
L’interessamento per le amministrative a Salsomaggiore e a Sala Baganza
Gli emissari parmensi dei Grande Aracri si erano interessati anche alle elezioni amministrative di Salsomaggiore nel 2006, che avevano portato alla vittoria del sindaco dei Ds Massimo Tedeschi (che non risulta indagato). Lo si evince dalle conversazioni su Bernini, quando si fa riferimento al risultato portato a Tedeschi nella cittadina termale, dove i rappresentanti delle cosche scelgono di volta in volta il candidato da sostenere a seconda degli interessi sugli affari e soprattutto per accaparrarsi appalti pubblici. Nel 2007 Romolo Virrillo riferisce al telefono ad Alfonso Martino che c’è un appalto per la ristrutturazione di scuole e gli suggerisce di incontrare il sindaco: “…Allora…eh…vedi che io ho parlato…io personalmente…con il Sindaco di Salsomaggiore!…Io ho parlato telefonicamente però!…Io personalmente!!…E mi ha detto che le sue segretarie… non gli hanno mai lasciato detto della tua presenza!! Ha detto di andare dalle sue segretarie e dirgli che sei -Alfonso Martino-…-L’amico di Romolo da Cutro!-…e vedi che subito ti fanno parlare con lui!! Già si sono segnati il nome tuo!!…Devi andare dalle segretarie -siccome eh…- gli dici -ho un appuntamento con…con il sindaco, sono Alfonso Martino, l’amico di Romolo, da Cutro, giù dalla Calabria!”.
Nel 2011 il copione si ripete anche per Sala Baganza, altro comune parmense, dove gli inquirenti riscontrano un interessamento della cosca alle elezioni che portarono alla riconferma di Cristina Merusi (che è estranea alla vicenda). Villirillo dopo il risultato invita Alfonso a ricordare a Frijio il loro contributo: “…ohi Gì… abbiamo fatto bella figura?…ti ho portato un bel risultato!.. mah… ma questo… dico io… un lavoretto… una cosa…. io ho la ditta… un po’ di lavoro non me lo deve dare? ho la ditta…”.