Energia pulita? Si può. Lo scorso marzo l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha superato la richiesta del Paese.
Arriva un record dal Portogallo. E non ha a che fare con Cristiano Ronaldo, primo nome e argomento che ai più viene in mente se si parla della nazione lusitana. Questa volta il record ha a che fare con la sfera ambientale. Con le fonti di energia rinnovabili.
In Portogallo le rinnovabili superano il consumo totale.
Marzo 2018 sarà ricordato come il mese in cui l’energia pulita prodotta da fonti rinnovabili ha superato la richiesta totale del fabbisogno del Paese iberico.
Entriamo più nel dettaglio.
Pale eoliche a Sobral de Monte Agraco, in Portogallo
Calcolando la media mensile, si è andati a constatare che la produzione di energia derivante dal sole, piuttosto che dal vento, è stata superiore (il 103%), e quando non lo è stato – ad esempio mercoledì 7 marzo – ha comunque raggiunto il confortante dato dell’86%.
Numericamente, sono 4812 i GW prodotti contro i 4647 richiesti.
Non è corretto, tuttavia, parlare di un exploit. Dietro questo successo ambientale ci sono anni di progressi del settore, di investimenti, di aggiornamenti e sperimentazioni sul campo. Già da 3-4 anni si sono registrati percentuali vicine al 90% del fabbisogno mensile del Portogallo, segno di un costante progresso. Adesso se ne raccolgono i frutti.
Nel dettaglio, i maggiori contributi derivano dall’idroelettrico – che da solo vale più della metà dei dell’energia pulita prodotta – e l’eolico, garantito dai venti che spirano incessanti dall’Oceano Atlantico.
E non ci si vuole fermare qui.
Spostando il naso un po’ più in là, si stima che entro l’anno 2025 si smetterà di utilizzare il carbone per la produzione energetica, ed entro il 2040 le energie rinnovabili saranno sufficienti a soddisfare – sempre, costantemente – il fabbisogno del Portogallo, andando drasticamente ad intervenire sulle emissioni di CO2.
Entriamo più nel dettaglio.
Numericamente, sono 4812 i GW prodotti contro i 4647 richiesti.
Non è corretto, tuttavia, parlare di un exploit. Dietro questo successo ambientale ci sono anni di progressi del settore, di investimenti, di aggiornamenti e sperimentazioni sul campo. Già da 3-4 anni si sono registrati percentuali vicine al 90% del fabbisogno mensile del Portogallo, segno di un costante progresso. Adesso se ne raccolgono i frutti.
Nel dettaglio, i maggiori contributi derivano dall’idroelettrico – che da solo vale più della metà dei dell’energia pulita prodotta – e l’eolico, garantito dai venti che spirano incessanti dall’Oceano Atlantico.
E non ci si vuole fermare qui.
Spostando il naso un po’ più in là, si stima che entro l’anno 2025 si smetterà di utilizzare il carbone per la produzione energetica, ed entro il 2040 le energie rinnovabili saranno sufficienti a soddisfare – sempre, costantemente – il fabbisogno del Portogallo, andando drasticamente ad intervenire sulle emissioni di CO2.
Energia pulita in Italia?
Come i lusitani, anche il Bel Paese sta investendo in maniera massiva sulle rinnovabili, e condivide con lo Stato iberico la prospettiva del carbon free del 2025.
Tuttavia si è ancora lontani dal traguardo portoghese (e da altri Stati ad onor del vero, si pensi alla Penisola scandinava o alla Scozia, con percentuali anche qui vicine alla perfezione): allo stato attuale dalle fonti di energia alternative si copre solo un quinto della richiesta.
Estendendo il focus ai Paesi aderenti all’Unione Europea – comunque – l’Italia è il terzo Stato che genera energia pulita, con più di 10 punti percentuali, dopo Germania e Francia. Ma soprattutto è in linea con le direttive europee e con gli obiettivi fissati per il prossimo triennio.
C’è di più: la Strategia Energetica Nazionale, stipulata nel 2017, rappresenta un piano decennale adottato dall’Italia per meglio gestire la “rivoluzione energetica”
Il raggiungimento di questi scopi è legato a doppio filo con la modifica delle abitudini quotidiane di ogni singolo cittadino, dai loro consumi.
In Portogallo, evidentemente, si è raggiunta questa maturità sociale.
La strada intrapresa – anche dall’Italia e dagli italiani – appare altrettanto giusta.
Tuttavia si è ancora lontani dal traguardo portoghese (e da altri Stati ad onor del vero, si pensi alla Penisola scandinava o alla Scozia, con percentuali anche qui vicine alla perfezione): allo stato attuale dalle fonti di energia alternative si copre solo un quinto della richiesta.
Estendendo il focus ai Paesi aderenti all’Unione Europea – comunque – l’Italia è il terzo Stato che genera energia pulita, con più di 10 punti percentuali, dopo Germania e Francia. Ma soprattutto è in linea con le direttive europee e con gli obiettivi fissati per il prossimo triennio.
Il raggiungimento di questi scopi è legato a doppio filo con la modifica delle abitudini quotidiane di ogni singolo cittadino, dai loro consumi.
In Portogallo, evidentemente, si è raggiunta questa maturità sociale.
La strada intrapresa – anche dall’Italia e dagli italiani – appare altrettanto giusta.
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