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domenica 25 agosto 2024

“Guardare all’Africa permette all’Italia di diventare hub energetico del Mediterraneo”. Parla il prof. Giuliano Frosini (Luiss)

 

La sicurezza energetica nazionale si costruisce attraverso un mix energetico che comprenda fonti tradizionali, rinnovabili e nucleare. Intervista al prof. Giuliano Frosini (Luiss)


La sicurezza energetica nazionale può essere osteggiata da numerosi fattori geopolitici, ambientali ed economici. Il recente conflitto tra Russia e Ucraina ha dimostrato quanto possa essere pericoloso affidare il proprio approvvigionamento energetico a un solo fornitore. Il rischio è quello di dover ricalibrare, in tutta fretta, il proprio mix energetico e di ritrovarsi a pagare un prezzo troppo alto. Delle alternative e delle soluzioni a queste problematiche ne abbiamo parlato, al Meeting di Rimini, con Giuliano Frosini, docente dell’Università Luiss.


La guerra tra Russia e Ucraina ha imposto al nostro paese di rivedere la propria politica di approvvigionamento energetico in generale e di gas in particolare. Quanto è cambiato il quadro dal 2022 a oggi?

Le guerre, così come le tensioni geopolitiche, generano dei problemi nell’approvvigionamento energetico e alla sicurezza energetica. La guerra russo – ucraina e le tensioni mediorientali hanno creato proprio queste difficoltà. In questi casi si corre ai ripari soprattutto per due motivi: tenere la luce accesa nelle case e non caricare troppo la bolletta dei consumatori. Per ottenere questi risultati si usano delle contromisure. Il Governo Draghi nel 2022 inserì un cap al prezzo del gas, che è servito soprattutto come deterrenza per i mercati impazziti. Ricordiamo che, a un certo punto, il prezzo per kilowattora nell’agosto del 2022 era arrivato a 140 euro quando normalmente è meno della metà.

Questo cap non è mai stato utilizzato ma è servito perché i mercati si sono tranquillizzati e siamo tornati a una situazione di normalità. I governi che si sono succeduti, anche quello attuale, hanno pensato di introdurre delle ulteriori contromisure, la più importante delle quali è di natura strategica, cioè trovare delle vie alternative. Oggi possiamo parlare dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo perché si guarda molto all’Africa, un grande mercato da cui possiamo acquistare gas ma anche energia elettrica prodotta a costi più bassi sulle coste del Maghreb, della Tunisia e dell’Algeria. Affinché questo avvenga dobbiamo essere noi a realizzare delle grandi infrastrutture cosa che impegna le politiche energetiche dei nostri grandi TSO italiani, Snam e Terna, che fanno un lavoro egregio da tanti anni. Ora, però, sono chiamati a un supplemento di investimento per realizzare queste grandi infrastrutture che possano metterci al sicuro. 

I paesi dell’area del Mediterraneo non sono, però, famosi per la stabilità. La relazione di scambio commerciale con il nostro paese può supportare quelle aree nel raggiungere una maggiore stabilità?

Sì, la realizzazione di grandi investimenti in quelle aree, sulla costa mediterranea ma anche nella fascia a ridosso dell’area sahariana, può aiutare quei paesi a trovare stabilità. Non ho una idea chiara di come sarà realizzato il Piano Mattei ma sono convinto che si possano fare delle sperimentazioni. Per esempio, se parliamo di Terna e di Snam, i costi delle grandi infrastrutture di collegamento possono essere messi a beneficio della tariffa energetica degli italiani. La prospettiva è che l’opera infrastrutturale la pagano i consumatori italiani a patto che, nel tempo, il consumatore paghi meno la risorsa energetica. Questi sono investimenti da centinaia di milioni di euro che possono rappresentare una fonte di sviluppo e di stabilizzazione di alcune aree. Si tratta soprattutto di una stabilità regolatoria.


Le energie rinnovabili permettono di ridurre la dipendenza delle importazioni di fonti fossili. Tuttavia, la diffusione delle rinnovabili è rallentata da diversi problemi, tra questi anche le procedure burocratiche. Crede che siano stati fatti dei passi in avanti?

Penso di sì. Però credo che questa materia sia trasversale rispetto al decisore pubblico espresso dalla rappresentanza politica. Cioè è un dato di fatto che il sistema energetico italiano è un buon sistema, rappresenta un’eccellenza nel panorama europeo e questo grazie anche a un’ottima regolazione. Le questioni burocratiche sono soprattutto le difficoltà autorizzative e le difficoltà nel realizzare i collegamenti. Però, nel corso del tempo abbiamo alloggiato una grande capacità green, il passo in avanti è notevole. Bisogna fare ancora e fare meglio, sburocratizzare ma anche convincere i territori che le strutture che producono energie rinnovabili possono essere relativamente poco impattanti e portare notevoli benefici.

Le energie rinnovabili richiedono tecnologie che necessitano di materie prime critiche e terre rare. Questo è un altro aspetto problematico.

Per realizzare queste strutture intelligenti ci vogliono materie prime critiche e terre rare che non sono nelle nostre immediate disponibilità. Quindi bisogna approvvigionarsi in mercati lontani e costosi. Cosa bisogna fare? Bisogna individuare la prospettiva di approvvigionamento nell’ambito della catena del valore di questi materiali, perché solo i paesi che saranno in grado di agganciare queste novità beneficeranno delle rinnovabili. Viceversa, il rischio è di pagare un costo molto più alto. 

Nel nuovo Pniec trova spazio per la prima volta il nucleare, quale contributo potrà dare alla sicurezza energetica nazionale in futuro? Anche in relazione alle sfide europee di riduzione della CO2.

Gli obiettivi europei sono sfide molto aggressive, se davvero vogliamo pensare di agganciarli al 2030 e al 2050 anche il nucleare può fare la sua parte. La questione è tecnica: abbiamo la possibilità di utilizzare una miscela di fonti tradizionali, come il gas, le rinnovabili e, se il nostro paese deciderà, il nucleare. Quest’ultimo è come un diesel, una volta avviato va per conto suo. Quindi il nucleare può rappresentare una baseline di produzione, le fonti alternative possono rappresentare la riserva. L’esempio arriva dalla Francia che è costretta a venderci energia nucleare a prezzo negativo perché altrimenti non saprebbe cosa farci. Dunque, secondo me può essere una strada. Non siamo più in una situazione in cui possiamo far guidare il nostro agire solo dagli obiettivi di transizione energetico – climatico, che sono importantissimi e vanno perseguiti con forza, dobbiamo però cercare di tenere aperte più strade, in modo che queste, adeguatamente miscelate, possano rappresentare una sicurezza per il nostro sistema di approvvigionamento energetico.


https://energiaoltre.it/guardare-allafrica-permette-allitalia-di-diventare-hub-energetico-del-mediterraneo-parla-il-prof-giuliano-frosini-luiss/

mercoledì 10 aprile 2024

Una gigante batteria di sabbia può immagazzinare energia per una città intera: la svolta in Finlandia. - Martina Di Paolantonio


Quando si parla di surriscaldamento globale, crisi climatica e inquinamento non si può non far riferimento alle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. Il mondo odierno, infatti, necessita di grandi quantità di energia per poter funzionare… peccato che la maggior parte di questa energia sia prodotta a partire da fonti fossili.

Negli ultimi anni l’emergenza climatica ha reso sempre più necessario il ricorso a fonti di energia alternative, rinnovabili e pulite. In tal senso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie sostenibili hanno fatto passi da giganti, arrivando a proporre prodotti quali i pannelli solari calpestabili oppure enormi batterie piene di sabbia che immagazzinano il calore.

Un’enorme batteria piena di sabbia può conservare l’energia per mesi

Ebbene sì, proprio una simile tecnologia è stata da poco presentata in Finlandia, per la precisione nella città di Pornainen. Lì la Polar Night Energy ha messo a punto un’enorme batteria di 13 metri di altezza per 15 metri di larghezza. Questo grande silos viene poi riempito con tonnellate di sabbia, in grado di immagazzinare calore ed energia per mesi.

Il suo funzionamento è semplice: durante i picchi di produzione l’energia in eccesso viene immagazzinata nella sabbia sotto forma di calore. In seguito il calore viene riconvertito in elettricità oppure usato per riscaldare gli edifici pubblici e privati connessi al sistema di teleriscaldamento locale. E in un posto freddo come la Finlandia una tecnologia simile può davvero fare la differenza!

Come si diffonderà l’uso di questa tecnologia?

La batteria è infatti in grado di erogare 1 MW di energia termica e di conservarne fino a 100 MWH, in altre parole si tratta del corrispettivo di una settimana di riscaldamento durante l’inverno o di 1 mese durante l’estate. Una tecnologia del genere ha un enorme potenziale dal punto di vista della sostenibilità: le emissioni di anidride carbonica possono ridursi anche del 70%, pur conservando inalterato il rifornimento energetico della città.

La batteria di sabbia, prodotta con materiali locali, presenta però alcune difficoltà nell’applicazione, una tra tutti la necessità di un sistema di teleriscaldamento urbano, che non è di certo presente in tutti i centri cittadini. La batteria di Pornainen è un primo passo verso la possibile diffusione di tecnologie simili, che potrebbero essere sfruttate anche in altri posti per ridurre considerevolmente le emissioni di gas serra.

https://www.orizzontenergia.it/2024/04/07/una-gigante-batteria-di-sabbia-puo-immagazzinare-energia-per-una-citta-intera-la-svolta-in-finlandia/

lunedì 8 gennaio 2024

DISCRIMINIZIONE ENERGETICA SU BASE REGIONALE E BOLLETTE ALTISSIME. - Giovanni Balba

 

DISCRIMINIZIONE ENERGETICA SU BASE REGIONALE E BOLLETTE ALTISSIME :
La Sicilia produce molta più energia di quella che consuma, sacrificando paesaggio, suolo e presto anche il mare. Il surplus produttivo viene esportato, ma il costo dell'energia per i siciliani rimane sempre molto alto.
La Sicilia paga di più l'energia, per come viene tassata (applicando il valore del PARAMETRO OMEGA, parametro differenziato per area geografica, una maggiorazione applicata al prezzo dell'energia a titolo di garanzia di pagamento).
La produzione regionale non porta nessun beneficio in BOLLETTA.
I siciliani pagano bollette sempre più alte e la produzione di energia regionale non incide a beneficio del consumatore siciliano . La produzione è considerata nazionale mentre il consumo è considerato regionale.
Siamo Nazione quando produciamo e Regione quando consumiamo.
BOLLETTE ALTISSIME
GRAZIE ALLA DISCRIMINIZIONE ENERGETICA SU BASE REGIONALE
Elaborazione dati Ing. Francesco Martino
Il post va condiviso, la gente deve sapere.
Nessuno parlerà di questo.


mercoledì 11 ottobre 2023

“È il pensiero che genera la materia” - LIDIA MARIA GIANNINI


“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia” asserisce il filosofo Giordano Bruno in pieno ‘500.  

Siamo in un momento alquanto critico per la storia umana, si assiste d’un tratto all’inesorabile crollo di quelle certezze universali sulle quali si erano fondati e consolidati nel corso del medioevo la conoscenza ed il sapere: l’Europa non è più il centro del mondo, il mondo non è più al centro dell’universo, tutto è nuovamente messo in discussione. La scoperta dell’America prima ha posto definitivamente fine all’Eurocentrismo, molteplici sono i popoli e molteplici le culture, e il “De revolutionibus” di Copernico irrompe infine sulla scena a incrementare confusione e disorientamento. “Maledetto sia Copernico!”, dirà Mattia Pascal, celebre protagonista del romanzo pirandelliano Il fu Mattia Pascal, “siamo o non siamo su un’invisibile trottolina, cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino impazzito che gira e gira, senza saper perché, senza pervenir mai a destino (…)? (…) Ormai noi tutti ci siamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell’infinita nostra piccolezza, a considerarci anzi men che niente nell’Universo”.  

È il 1900 e un autore quale Pirandello ha ancora ben presente una questione sorta secoli e secoli prima, c’è solo da immaginarsi quale fosse stata la portata della scoperta, o meglio dell’intuizione copernicana, nel 1400. È infatti un’intuizione quella di Copernico, il quale, analizzando i calcoli dei matematici e dei naturales, degli aristotelici, ravvede in essi un sì gran numero di discrepanze da tentare di operare una “sostituzione” ideale della terra con il sole, osservando, sgomento, come quelli stessi calcoli andassero in tal modo a convergere, come per magia. Egli stesso comprende la portata rivoluzionaria delle proprie teorie, bisognoso di trovare conforto interroga gli antichi pensatori, va alla ricerca di possibili riflessioni simili maturate, appellandosi con parziale sollievo ai pitagorici, i quali avevano individuato la presenza di un fuoco luminoso centrale intorno a cui dovevano muoversi vari corpi e dal quale sarebbero andati a dipendere vari fenomeni, e ad Eraclito, sostenitore della creazione dell’universo a partire da un grande fuoco primordiale.  

Fatto sta che – altro che maledetto Copernico – è proprio grazie a lui che gli uomini hanno potuto finalmente aprire gli occhi, abbandonare il dogmatismo, proiettarsi verso una nuova era. L’era della rivoluzione scientifica sarà quella che seguirà, era di filosofi e scienziati, che si porranno l’obiettivo di analizzare mondo e universo in maniera obiettiva e veritiera, che si metteranno alla prova nel tentativo di disvelare le leggi di natura così estremamente affascinanti e allo stesso tempo misteriose. Come giungere a conoscere le leggi intrinseche dei fenomeni? Come coglierne l’essenza? Quale metodo dovrà adottare la nuova scienza? 

Certo è che, passato lo sgomento iniziale, la terra non può essere di certo ritenuta un “granellino impazzito” privo di leggi, che ruolo avrebbe in tal modo la scienza? Gli interrogativi umani risulterebbero del tutto vani. Bernardino Telesio con il suo De rerum natura iuxta proria principia analizzerà l’aspetto finalistico della natura, le cui norme risulterebbero, a suo parere, da ricercare nella natura stessa. Nessun dio né demone a influenzare l’universo, la ragione perde con Telesio ruolo conoscitivo, al pari dell’anima, a favore della percezione sensoriale, unica capace di entrare in diretto contatto con il reale.  

Ma nulla si genera dal nulla, il mondo, gli uomini, la natura, è tutto così perfetto, così magico e razionalmente impeccabile. Ecco il motivo per cui il contemporaneo Bruno individuerà un “pensiero” generatore della materia, un’intelligenza superiore causa e principio dell’intero universo. La materia è materia animata, l’universo un grande organismo vivente al pari dei pianeti: Dio è in tutto, posizione panteistica, e tutto è espressione di Dio, secondo la visione panenteistica. Vero e proprio ilozoismo quello di Bruno nel considerare la natura dotata di un principio vitale intrinseco, coglibile tramite l'”eroico furore”, passione umana volta alla conoscenza, al superamento dei propri limiti, alla contemplazione del divino nel reale. Pur se i protagonisti della rivoluzione scientifica abbandoneranno del tutto eroici furori e vitalità, Bruno è considerato tra essi per la convinzione rivoluzionaria dell’esistenza di una pluralità di mondi e di un universo infinito, privo di centro o periferia. In realtà egli non sarà metodologico, non sarà neppure scienziato, ma sarà proprio la magia di Bruno la sua reale grandezza… 

Nel tentativo di stabilire un efficace metodo d’indagine, non affrontato concretamente da Bruno, Bacone nel 1620 pubblicherà il suo Novum Organum. Intento del pensatore, poiché anch’esso non sarà mai realmente scienziato, è operare una demolizione della logica aristotelica, puramente speculativa e astratta, contrapponendosi all’Organon di Aristotele. Necessario è “distruggere” gli idola, i pregiudizi propri della mente umana, per poi passare alla “costruzione” del sapere, adottando un metodo induttivo scientifico che, dall’esperienza particolare, giunga gradatamente a ipotesi universali, verificabili tramite esperimenti e un’accorta osservazione del reale. “Scientia est potentia”, “la scienza è potenza”: Bacone è fiducioso, è convinto che la scienza fornirà all’uomo la capacità di cogliere le essenze dei fenomeni, le loro cause prime, permettendogli di soggiogare la Natura e influenzarne il corso, perciò tralascerà il sapere matematico, esercitando la continua esperienza. Ciò che il filosofo non giungerà a comprendere è quanto, pur nella sua grandezza e pluralità di doti, l’uomo non potrà mai e poi mai avere una certezza delle cause originarie, fonte dei vari fenomeni, potrà formularne solo ipotesi, astrazioni, ma come sperimentarle?  

Inseguire l’essenza è cosa vana per la scienza, ce lo ricorda Galileo Galilei: l’uomo può unicamente limitarsi a indagare il “come” avviene un dato fenomeno, a analizzarlo a fondo, a stabilirne leggi fisiche, ma la sua causa prima resterà necessariamente un mistero. Galileo sarà il vero fondatore del sapere scientifico moderno: tutto ciò che si può affermare con certezza, sulla base di prove di verità. “Bruno credeva, Galilei sapeva”, dirà Karl Jaspers, filosofo e psichiatra del ‘900. Per Bruno le tesi copernicane sono una sorta di verità di fede, teme di ritrattarle, poiché asserirne la validità è la sua unica certezza: morrà, da martire. Galileo abiurerà, terminando il suo discorso con la celebre sentenza “Eppur si muove”. “La verità che io posso dimostrare può sussistere anche senza di me, essa è universalmente valida, non è storica, non dipende dal tempo”, continua Jaspers. Ed è proprio dimostrando che Galileo compirà il lento “funerale” della fisica aristotelica.  

“La natura è un libro scritto in caratteri matematici”, sostiene Galileo. La matematica riacquisisce quel ruolo di primaria importanza sottrattole in precedenza da Bacone. Potenziati strumenti quali il cannocchiale, lo scienziato giungerà a compiere osservazioni inaudite, abbattendo definitivamente le differenze qualitative tra mondo terrestre e mondo celeste e trovando giustificazione e spiegazione fisica alle intuizioni copernicane. La luna presenta avvallamenti e monti proprio come la terra, vi è una sostanziale unità tra mondo sub e sovra lunare; implausibile sarebbe pensare a un universo che si muova, in tempo diurno, con la sua immensa mole, intorno alla Terra; ben più plausibile sarebbe pensare a una terra che ruoti su se stessa, un moto rotatorio, combinato con quello traslatorio, considerando che “qualunque moto venga attribuito alla terra, è necessario che a noi, come abitatori di quella e in conseguenza partecipi del medesimo, ei resti del tutto impercettibile e come s’e’ non fusse”. Nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo Galileo esporrà principi fondamentali della fisica, il principio di inerzia, il principio di composizione del moto, il famoso principio di relatività, principi che permetterebbero agli esseri viventi di non avvertire alcun moto terrestre.  

Siamo giunti qui alla maturazione del sapere scientifico: la natura è movimento, le leggi della natura altro non sono che leggi del moto. “Un corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme”: Newton consegnerà dignità di status anche al moto, scardinando la tendenza aristotelica a ritenere i corpi tendenti unicamente alla quiete. Sono condizioni, queste, sperimentali, verificabili unicamente in presenza di determinate condizioni specifiche, ma fondamentali per spiegare l’evolversi dei fenomeni contingenti. Newton opererà consapevolmente una perfetta sintesi tra considerazioni galileiane e osservazioni di Keplero: il mondo di Newton è un mondo in cui vige la legge di gravitazione universale, un modo fatto di numeri e atomi, particelle con molta probabilità indivisibili, che si muovono nel vuoto secondo meccanismi ben precisi. Una visione meccanicistico-materialistica del reale che sarà abbracciata all’unanimità dagli scienziati nei secoli successivi.  

Ma proprio quando un sapere sembra una certezza, proprio come accaduto per la fisica aristotelica, ecco il sopraggiungere di nuove scoperte: all’interno dell’atomo vi sono una serie di particelle subatomiche, protoni, neutroni, elettroni, composte non di materia, bensì di energia! Heisenberg, De Broglie, Schrodinger, indagando la natura ondulatoria degli elettroni, daranno vita, nel corso del XX secolo, alla meccanica quantistica, basata sullo studio di quanti, discreti quantitativi energetici presenti in ogni singola particella della materia. La materia, dunque non sarebbe più materia, bensì energia? E da dove proverrebbe tale energia? Non possiamo qui ricorrere a alcun tipo di leggi. “L’universo comincia a sembrare più simile a un grande pensiero che non a una grande macchina”, dirà James Jeans, fisico e astronomo del ‘900. Ecco il magico della natura, quel principio vitale intrinseco in tutto presente, quella forza inesauribile che Bruno, nel lontano ‘500, aveva già individuato e con umiltà contemplato, grazie al proprio “eroico furore”. 

Lidia Maria Giannini

Foto di WikiImages, a cui vanno i nostri ringraziamenti, attinta da Pixabay

http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/04-40217313733.shtml

“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia” Giordano Bruno. - Stefano Scaccianoce

 

Guida pratica per la realizzazione del futuro.

Ben trovati, ci siamo lasciati con un semplice quesito matematico per calcolare approssimativamente il numero di pensieri che fino ad oggi abbiamo generato. Se avete fatto questa semplice moltiplicazione vi sarete resi conto dell’enorme quantità di pensieri finora prodotta.

Quindi noi pensiamo ogni giorno e se il pensiero è energia, possiamo renderci conto di quanta potenza potremmo gestire? Quanto bene potremmo fare alla nostra vita e a quella delle persone a noi collegate?

Producendo pensieri tristi, pessimisti, pensieri di sfiducia e di paura invece che cosa generiamo?

Il pensiero disciplinato, indirizzato al meglio con la nostra forza di volontà, produce gioia ed entusiasmo, genera nell’organismo una chimica che spinge ad azioni costruttive, coraggiose.

Conosciamo gli esercizi da mettere in pratica, uno su tutti la meditazione, discipliniamo quindi i nostri pensieri. Cogliamo le opportunità che ci si presentano per migliorare la nostra vita.

A volte, troppo spesso, entriamo in un circolo vizioso: i pensieri vanno in profondità a cercare conferme, pescano nel passato ricordi di situazioni che ci hanno visti tristi, abbattuti e iniziano a rafforzare questo tipo di energia. Questo come già detto è dovuto all’errato modo di percepire il tempo in 3ªD, come un loop.

I nostri pensieri producono vibrazioni energetiche che hanno una determinata frequenza. Sono una forza energetica capace di agire sul quotidiano, di innestarsi nella realtà. Tutta la realtà è una vibrazione.

Deve essere chiaro che il nostro pensiero condiziona il nostro sentire, l’umore, le azioni che siamo disposti a compiere.

Se voglio generare per me un buon futuro sarà determinante sganciare tutto il potenziale energetico di bassa frequenza che il loop temporale (i ricordi) genera in continuazione.

Per esempio, se ci focalizziamo sul pensiero costante che a noi le cose vanno sempre male, che siamo vittime di ingiustizie, emaniamo una certa frequenza energetica che si assesterà su frequenze simili. Questo farà sì che la realtà ci darà ragione e sarà facile che le cose continuino ad andare male.

Ma il passato esiste nel nostro vissuto e quindi nella nostra realtà, come facciamo a lasciar andare? Dobbiamo comprendere che ciò che ricordiamo è solamente la nostra interpretazione della realtà e sapere che le emozioni negative e le promiscue bloccanti hanno formato il pensiero negativo che cresce per anni, decenni fino a condizionare il nostro presente. Generiamo così sempre lo stesso futuro auto avverante ma se è una nostra interpretazione è possibile cambiarla, bonificarla, pulirla.

Concentrazione, disciplina, volontà, pazienza, fiducia, umiltà, amore verso il prossimo, assenza di giudizio, responsabilità sono alcuni dei più importanti strumenti per la gestione dei pensieri.

Quando il pensiero si disciplina, si potenzia la capacità di gestirlo, ci si concentra sulla nostra capacità di cambiare, cominciamo a essere consapevoli della possibilità di essere sereni. Se poi lo sosteniamo con la visualizzazione, le emozioni positive e le promiscue attivanti (seguirà a brevissimo un articolo che farà chiarezza sulle emozioni), la vibrazione prodotta sarà di alto livello e richiamerà vibrazioni della stessa tipologia.

Il pensiero determina il nostro agire questo è: dalle azioni nasce il destino e non il contrario.

Sul pensiero dobbiamo essere sempre attenti, mai abbassare la guardia.

Non permettiamo alla mente di tracciare il cammino, diventiamo noi i registi della nostra vita. Si tratta, come già detto, di creare buone abitudini.

Prendiamoci il nostro tempo, certo ma agiamo, non chiudiamo con la paura il cuore: da lì nasce il desiderio, i sogni sul futuro, la speranza. 

Dal prossimo articolo parleremo dei possibili futuri “planetari”.

Nel frattempo vi chiedo di applicarvi senza avere in mente nessun obiettivo, nessun traguardo. Spostate i vostri pensieri da negativi a positivi ogni qual volta ve ne rendete conto.

Solamente così si potrà diventare artefici del nostro futuro. Generare il nostro futuro agendo sul presente, semplicemente diventando consapevoli dei nostri pensieri.


https://uniupe.it/blog/pensiero-genera-materia

domenica 18 giugno 2023

Il Governo è in ritardo sull’indicazione delle fonti energetiche alternative...


Pubblichiamo il comunicato stampa dell'Osservatorio sulla Transizione Ecologica-PNRR - promosso da Laudato Sì, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Nostra, Ambiente e lavoro - dal titolo: "Il Governo è in ritardo sull’indicazione delle fonti energetiche alternative e non prevede nessuna consultazione con i portatori di interesse né la necessaria partecipazione alle scelte".


Il Governo ancora non indica, se non nel vago, quali siano le riforme e i progetti che intende sostenere e incentivare sia nel PNRR che nel nuovo capitolo del REPowerEU, un fondo di integrazione con l’obiettivo di assicurare la diversificazione delle forniture e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili, ricordando l’obiettivo della riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni climalteranti. Su questo argomento strategico per i comparti produttivi del nostro Paese il Governo non prevede la necessaria partecipazione alle scelte, nemmeno la consultazione dei portatori di interesse prevista dalla UE.

I progetti vanno realizzati entro agosto 2026: ritardare ancora può comprometterne la realizzazione, indispensabile per rafforzare la disponibilità energetica del Paese, ridurne i costi e decarbonizzare le attività produttive, in coerenza con il contrasto al cambiamento climatico.

I segnali della maggioranza, del Governo e dei Ministri responsabili delle scelte sono inquietanti. Il sequestro del carbonio nel sottosuolo (CCS) con soldi pubblici, bocciato dal Consiglio regionale dell’Emilia Romagna e da una call dell’UE, escluso dal PNRR rientra dalla finestra con il REPowerEU; il carbone forse uscirà prima del previsto, ma il governo vuole reintrodurre il nucleare in Italia stracciando i risultati di ben due referendum popolari.

Il Ministro Pichetto Fratin ha anticipato l’aggiornamento del Pniec ma senza la prevista consultazione dei portatori di interesse, ipotizzando un mix energetico al 2030, con due terzi di rinnovabili e un terzo di fossili, ma non perde occasione per dichiararsi per il ritorno al nucleare, senza alcun rispetto per il voto della maggioranza dei cittadini.

Facile intravvedere nel terzo di fossili il mantenimento, se non l’aumento, del metano, nella prospettiva di diventare un hub per l’Europa, che non dovrebbe esistere nella transizione energetica di alcun paese dell’UE. Il Governo sta preparando la reintroduzione dell’azzardo del nucleare da fissione. Si parla di fusione solo per confondere le idee, perché comunque non sarà disponibile prima di molte decine di anni.

Gli interessi che vogliono il nucleare da fissione non vanno sottovalutati, hanno lavorato da anni per la sua riabilitazione. Il nucleare da fissione sarebbe una scelta grave e sprezzante della volontà popolare e non potrebbe che trovare risposta in un nuovo referendum abrogativo, perché nulla è sostanzialmente cambiato - a cominciare dal problema irrisolto della sicurezza e delle scorie - da quando l’Italia ne è uscita per prima, per di più ora anche la Germania ha chiuso le sue centrali.

Gran parte delle centrali nucleari sono invecchiate e la terza generazione avanzata, la cosiddetta III+ (AP 1000, reattore PWR della Westinghouse, EPR PWR di Areva) sono un clamoroso fallimento senza dimenticare che l’EPR che Sarkozy voleva appioppare al Governo Berlusconi, respinto dal referendum del 2011, è passato a Flamanville da 3,2 miliardi di Euro a 19 come ha denunciato la Corte dei Conti francese.

Solo il salvataggio dello stato francese tramite EDF ha evitato il clamoroso fallimento di Areva. Miliardi di quella rovinosa avventura saranno recuperati dalla Francia tramite l’inserimento del nucleare, insieme al gas, nella “tassonomia verde”, a carico quindi di tutti i Paesi della UE. Un esito fortemente voluto e determinato al Parlamento di Strasburgo da tutta la Destra europea.

La IV generazione del nucleare da fissione è di là da venire, e, in ogni caso, sarà a carico dello stato, visto che da quando i sei progetti di reattori sono stati presentati nel 1999 dal Generation International Forum (GIF), nessun privato da 20 anni si è fatto avanti per produrre un prototipo industriale di potenza.

E’ auspicabile che la Destra al governo cominci a dubitare del nucleare. Le grandi centrali di potenza invecchiano prima di essere allacciate alla rete, i loro costi si moltiplicano per sei, la Generation IV che doveva subentrare resta sulla carta, né si può ripiegare sui reattori (Small Modular Reactor), “piccoli e sicuri” che semplicemente non lo sono ma moltiplicano i problemi. Per di più il numero di SMR per ottenere una potenza pari a quella di un EPR (1.600 MW) configura una disseminazione radioattiva di decine di piccoli impianti di 70-100 MW, come i due attualmente in esercizio sui 50 progettati. Questa filiera è militare, come la costruttrice Rolls Royce ha rivendicato dal Governo inglese.

Il nucleare è più vecchio del transistor, ha sottolineato il Nobel Giorgio Parisi, infatti i Reattori III+, Generazione IV, SMR sono tutti basati sugli stessi principi di funzionamento. Da quando la fissione nucleare è diventata impianto per la generazione elettrica le migliorie sono solo ingegneristiche, nessuno ha ripensato alla Fisica del Reattore per garantire la sicurezza della fissione in termini non solo di componenti e loro modifiche o di sala di controllo.

Il Governo è paralizzato nella realizzazione del Deposito nazionale per la bassa e media attività radioattiva. Si è tentato di aggirare il problema delle scorie ad “alta attività” stoccando tutto nella stessa area, allarmando ancora di più le popolazioni e facendoci così restare sotto infrazione della Commissione UE. La credibilità del governo sul nucleare è pari alla sua incapacità di dare attuazione ai Depositi per le scorie.

Mario AgostinelliAlfiero GrandiJacopo RicciMassimo SerafiniMassimo Scalia

Foto: https://it.freepik.com/foto-premium/mano-che-tiene-l-energia-solare-del-

sistema-ecologico-in-citta_3896415.htm

https://www.adista.it/articolo/70173

domenica 19 marzo 2023

Basilicata regina del Sud per le energie rinnovabili. - Massimo Brancati

 

Qui il maggiore accumulo in un anno: più 514 per cento.

POTENZA - Il 2022 è stato un anno d’oro per i sistemi di accumulo in particolare in Basilicata e nelle regioni del Sud. Il settore non solo è cresciuto ma ha stabilito nuovi record rispetto al passato. La Basilicata in un anno (2022) ha installato 1517 unità di energy storage (più 514%), per una capacità totale di 9 MWh (più 522%) e una potenza pari 18 MWh (più 512%). Complessivamente le unità sono 1880 con una capacità totale di 13 MWh e una potenza di 24 MHw. Sono numeri diffusi da Anie Federazione nell’ aggiornamento dedicato agli impianti di stoccaggio energetico in Italia. Il report è commentato positivamente dal gruppo Cestari che con base operativa a Moliterno, attraverso proprie società specializzate in Italia e all’estero, opera nel settore della produzione elettrica da fonti rinnovabili, realizzando impianti ecocompatibili e valutando gli impatti ambientali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie alimentate da fonti alternative di energia. Il presidente del gruppo, l’ing. Alfredo Carmine Cestari rileva l’accelerazione del comparto in tutta Italia.

Lo confermano i dati soprattutto delle regioni del Sud sempre nel 2022: Puglia 8.213 unità di energy storage (più 327%), per una capacità totale di 419 MWh (più 419%) e una potenza pari 100 MWh (più 395%); Campania 6327 unità di energy storage (più 325%), per una capacità totale di 41 MWh (più 324%) e una potenza pari 76 MWh (più 383%). Confrontando 2021 e 2022 si nota come i sistemi di accumulo siano passati da media di 3.000 nuove unità installate ogni mese ad una di ben 13.000 unità al mese. Pari ad una crescita del 333%. La quasi totalità dei sistemi di accumulo in Italia risulta abbinato ad un impianto fotovoltaico, per lo più di taglia residenziale.

Il merito va cercato nei bonus edilizi. Interventi come il celebre 110% o la detrazione del 50% hanno spinto gli acquisti, forti del meccanismo di sconto in fattura o cessione del credito. Un traino potente il cui blocco (fronte cessioni) oggi spaventa il comparto, rendendo incerto il futuro a breve termine. Il gruppo Cestari in proposito condivide le preoccupazioni espresse da Anie: «Se originariamente le previsioni 2023 per questo segmento di mercato erano positive, con il blocco della cessione del credito istituito con il Decreto Legge n. 11 del 16 Febbraio 2023 esse sono da rivedersi in forte ribasso», spiega Anie. «La prospettiva è un 2023 in cui si raccoglieranno i frutti degli investimenti già in corso prima dell’entrata in vigore del decreto, qualora si sbloccherà per esse la possibilità di cedere il credito agli istituti finanziari, mentre vi sarà un blocco dei nuovi investimenti, perché il cittadino e le imprese dovranno adattarsi al nuovo scenario normativo.

Sicuramente si prevede un forte rallentamento di questo segmento di mercato». L’incertezza normativa è il fattore che pesa di più sul comparto, ma per i sistemi di accumulo di piccola e media taglia un aiuto potrebbe arrivare a breve con le nuove norme sulle comunità energetiche rinnovabili. Ma anche i prezzi di mercato dell’energia elettrica oggi costituiscono una leva. Di qui l’impegno ribadito dal gruppo Cestari in direzione delle comunità energetiche rinnovabili.

Soprattutto il Sud – dice Cestari - è ricchissimo di comuni e borghi, spesso distanti dai grandi nuclei urbani e dalle grandi centrali. Creare una misura ad hoc per spingere la realizzazione di impianti diffusi in periferia, incentivando peraltro anche l’aggregazione di cittadini, aziende, enti locali ha un valore non solo di risparmio energetico ma anche etico, di stimolo alla coesione di cittadini e imprese ed attività produttive locali. È un’ulteriore opportunità di riscatto per il Sud.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/basilicata/1388348/basilicata-regina-del-sud-per-le-energie-rinnovabili.html

venerdì 18 marzo 2022

Come l’energia eolica potrebbe alimentare la Terra…18 volte. - Dan Jørgense

 

di Dan Jørgense  “Quante volte deve un uomo guardare in alto prima che possa vedere il cielo?” È una citazione da una famosa canzone di Bob Dylan. Amo questa frase perché mi ricorda che a volte ciò di cui abbiamo bisogno è in realtà proprio davanti ai nostri occhi. Sosterrò che è anche il caso del cambiamento climatico. In realtà possiamo sostituire alcune delle più grandi fonti del problema, petrolio, carbone e gas, con qualcosa che abbiamo in abbondanza: il vento.

Nel mio paese, la Danimarca, stiamo facendo proprio questo. Siamo un piccolo paese con una piccola popolazione. Se non l’avete ancora visitato, per favore fatelo. Siamo tutti persone amichevoli. Purché non critichiate la nostra nazionale di calcio.

Nulla rende un danese orgoglioso come sapere che qualcosa che abbiamo fatto fa una differenza positiva nel mondo. Storicamente parlando, abbiamo fatto la differenza in passato. 1000 anni fa, i miei connazionali controllavano la maggior parte del nord Europa. Sono sicuro ne abbiate sentito parlare. Uomini grandi e grossi, elmetti, barbe, capelli lunghi. I Vichinghi.

Ora porto avanti l’idea oggi che per combattere il cambiamento climatico, dobbiamo in realtà imparare dai vichinghi. Ma prima di arrivare a questo, dobbiamo andare da un’altra parte. Direi andare indietro nel tempo. Non fino all’epoca dei vichinghi ai tempi d’oro di Aroldo I “Dente Azzurro” Gormsson, ma agli anni ’70 durante la crisi petrolifera in Danimarca. Non a una fortezza vichinga, ma a una piccola bottega, in un fienile, in una fattoria, in un villaggio in Danimarca.

Vi presento Henrik Stiesdal. Non è ancora un ingegnere esperto e di successo. Ha 19 anni, è un giovane. Si è posto una sfida. Ha pensato, “E se potessi costruire una turbina eolica che produce elettricità?” E sapete cosa? L’ha costruita.

Più tardi, è riuscito a costruirne una grande che poteva rifornire la sua famiglia di elettricità economica e a buon mercato nel mezzo della crisi. E poco dopo, altre fattorie hanno chiesto a Henrik di costruire una turbina anche per loro. E lui l’ha fatto. E alla fine ha in effetti venduto il progetto a una compagnia chiamata Vestas. Potreste averne sentito parlare perché sono i più grandi produttori di turbine nel mondo oggi.

Molte cose sono successe da quanto Henrik e altri pionieri hanno fatto i primi passi negli anni 70. Nel 1991, abbiamo costruito il primo parco eolico in alto mare del mondo chiamato Vindeby. Undici turbine, alte 54 metri. Era considerata una pietra miliare. Erano enormi. Oggi, ovviamente, sembrano piccolissime.

Questo, in foto, è Kriegers Flak. È il più grande parco eolico offshore in Danimarca adesso. 72 turbine, alte 188 metri, ciascuna di esse. Per darvi un paragone, è il doppio dell’altezza della Statua della Libertà.

Ogni volta che una di quelle turbine ha una rotazione delle pale, crea abbastanza elettricità da caricare più di 1400 telefoni cellulari. Il parco stesso copre la domanda di energia elettrica di 600.000 case.

Quindi la storia dell’energia eolica in Danimarca è la storia di come una turbina, in una fattoria, ha innescato una trasformazione che ha influenzato l’intero paese. Noi, certamente, ora speriamo, per quanto piccoli siamo, di poter innescare una trasformazione che interesserà anche altri paesi. Siamo un capofila verde, ma dobbiamo fare di più perché allo stesso tempo, ci classifichiamo al primo posto in UE, o almeno tra uno dei più grandi produttori di petrolio, in UE. Questo deve cambiare. L’anno scorso, il governo danese e il parlamento danese hanno preso una decisione importante. Abbiamo deciso di fissare una data finale all’estrazione di petrolio e gas nel 2050 e cancellare immediatamente tutte le future tornate di concessione di licenza.

Non è stata una decisione facile. Quando abbiamo preso la decisione, eravamo il più grande produttore di petrolio in UE. Ma la ragione per cui lo abbiamo fatto, anche se era costoso, era che dovevamo mostrare al mondo che ci sono davvero alternative al petrolio e al gas.

Alcuni di voi staranno pensando che sembra ottimo, ma come lo farete? Cosa fate i giorni nei quali non soffia il vento? E per quanto riguarda le parti del nostro sistema energetico che non possono essere elettrificate? Sicuramente non si può far volare un aereo jet senza carburante? Sicuramente non si può far navigare una grande nave container senza bunker oil? Ma in realtà, si può.

Questo è un elettrolizzatore.

La foto viene da una visita che ho fatto a una fabbrica in Danimarca qualche settimana fa. Quindi non è un prototipo, non è un modello in un laboratorio. È una macchina funzionante, è un prodotto commerciale. Che cosa fa? Trasforma l’elettricità in idrogeno. E questo, amici, è un punto di svolta. Perché ci rende possibile risolvere due problemi che abbiamo con l’energia eolica. Uno, possiamo ora immagazzinare l’energia per quando il vento non soffia. E due, possiamo ora decarbonizzare parti del nostro sistema energetico che non potevamo decarbonizzare prima. Perché l’idrogeno può essere trasformato in carburanti verdi. Immaginatelo. Il vento nel Mare del Nord è trasformato da una turbina in elettricità. L’elettrolizzatore la trasforma in idrogeno, e l’idrogeno è allora trasformato in carburanti verdi sostenibili che possiamo usare per far navigare le navi e volare gli aerei. So che sembra fantascienza, ma è in realtà solo scienza.

Per fare ciò nella scala che ci serve, avremo bisogno di molta energia rinnovabile. Avremo bisogno di espandere enormemente la nostra capacità di vento offshore. E in Danimarca, stiamo facendo proprio quello. Una parte molto importante di quella strategia è costruire la prima isola energetica del mondo.

80 chilometri al largo nel mare, le dimensioni di 64 campi da calcio, il più grande investimento in infrastrutture nella storia danese. Stiamo letteralmente cambiando la mappa del nostro paese. Centinaia di turbine eoliche. Quando completamente costruito, sarà in grado di generare 10 gigawatt di elettricità verde. 10 gigawatt, è abbastanza per coprire la domanda di 10 milioni di famiglie. È molto più di quanto serva in Danimarca, che è positivo, perché allora li possiamo usare per produrre l’idrogeno, per produrre i carburanti verdi, e li possiamo esportare in altri paesi e così aiutarli a decarbonizzare il loro sistema energetico.

Alcuni di voi stanno probabilmente pensando, “Che cosa c’entra questo con i vichinghi?” Ma sapete a cosa è dovuto il successo dei vichinghi? Come sono riusciti ad arrivare in Groenlandia? Come sono riusciti a navigare fino in America 500 anni prima di Colombo? Il loro segreto? Hanno sfruttato il vento. Hanno impiegato uno sforzo tremendo per creare vele efficienti, e impiegavano per fare una vela lo stesso tempo che per costruire una nave, e era altrettanto importante. E questo mi porta al mio punto principale. Dobbiamo, come hanno fatto i vichinghi 1000 anni fa, cambiare il mondo trovando nuovi e più efficienti metodi per sfruttare l’energia. Questa volta, con dei tagli di capelli leggermente migliori…e la motivazione che risiede nel fatto che questa potrebbe essere la nostra più grande opportunità di fare una differenza positiva nel combattere il cambiamento climatico.

Alcuni vi diranno che un piccolo paese non può fare una grande differenza. Non sono d’accordo. Quando un giovane come Henrik ha potuto fare la differenza per un intero paese, perché non credere anche che un paese come la Danimarca possa fare la differenza per il mondo intero? Non possiamo farlo da soli, ma possiamo fare molto. Innovando, creando nuove tecnologie e nuove soluzioni, sfruttando qualcosa che è molto più grande di noi, le forze della natura.

Se chiedete all’Agenzia Internazionale dell’Energia, vi diranno che il vento al largo ha il potenziale per coprire l’attuale domanda di elettricità del mondo intero, non una, non due, 18 volte. Quindi quando andrete in Danimarca, incontrerete una danese. Dopo aver detto qualcosa di carino sulla nostra nazionale di calcio, provate a chiederle, “Come pensi che dovremmo risolvere la crisi climatica?” È probabile che risponda, “La risposta, amico, sta letteralmente soffiando nel vento.”

Tedx di Dan Jørgensen, Ministro per il clima, l’energia e i servizi pubblici della Danimarca, incaricato di ridurre le emissioni del paese del 70% entro il 2030 e di chiudere la sua industria petrolifera.

Laura Coronella, Translator, Anna Cristiana Minoli, Reviewer

https://beppegrillo.it/come-lenergia-eolica-potrebbe-alimentare-la-terra-18-volte/?fbclid=IwAR1iWfwFjCvUJZtFa5Uom7DUz5oGMwHh4NRo3KT8YmGb9dk-AvLGShCpVCE