Rame e grafene si uniscono in una carta termica innovativa che riscalda e deumidifica. Glasgow fa da apripista per un futuro più sostenibile.
A volte le grandi rivoluzioni si nascondono nelle piccole cose. Come un foglio di carta termica che, applicato alle pareti, può trasformare un intero edificio in un sistema di riscaldamento efficiente e sostenibile. A Glasgow, dodici edifici storici stanno facendo da pionieri in questo esperimento che potrebbe cambiare il futuro del riscaldamento domestico: una storia che parla di innovazione, sostenibilità e di come la tecnologia può aiutarci a vivere meglio.
La sfida della carta termica in Scozia
La Scozia ospita alcune delle case più antiche d’Europa, edifici che presentano sfide significative in termini di efficienza energetica e comfort abitativo. Secondo le stime delle autorità scozzesi, l’84% delle abitazioni utilizza ancora sistemi di riscaldamento basati su combustibili fossili, contribuendo in modo significativo alle emissioni di CO2.Il problema è particolarmente sentito a Glasgow, dove circa 70.000 appartamenti necessitano di soluzioni innovative per raggiungere gli obiettivi climatici della città. Il Scottish New Build Heat Standard ha già imposto l’integrazione di sistemi di riscaldamento ecologici nelle nuove costruzioni.
Per gli edifici esistenti, tuttavia, la sfida è più complessa. Per questo la speciale carta termica appena sviluppata può fare la differenza.
Come funziona questa innovazione.
La carta termica si basa su una tecnologia sorprendentemente semplice ma efficace. Il sistema utilizza bande di rame e grafene (si, proprio lui) integrate nel rivestimento, principalmente installato a soffitto. Quando viene attivato, il materiale emette radiazioni infrarosse che riscaldano gli ambienti in modo rapido ed uniforme.Il sistema è in grado di portare a temperatura gli spazi in un tempo compreso tra uno e tre minuti
Un vantaggio significativo di questa tecnologia è la sua capacità di combattere l’umidità e le muffe, problemi comuni nelle abitazioni storiche. Il progetto, finanziato dal programma Scotland Beyond Net Zero, sta testando l’efficacia di questa soluzione su edifici costruiti prima del 1919.
Monitoraggio e primi risultati.
L’efficacia della carta termica viene monitorata attraverso un sistema integrato che sfrutta l’Internet delle Cose (IoT) e l’intelligenza artificiale. Sensori specializzati raccolgono dati sulla ritenzione del calore e sul consumo energetico, mentre gli abitanti forniscono feedback sul comfort percepito.
I primi riscontri sono estremamente incoraggianti: i residenti riportano un miglioramento significativo del comfort termico e una distribuzione più uniforme del calore nelle abitazioni. Tuttavia, sarà necessario un periodo di osservazione più lungo per valutare pienamente l’efficacia e l’efficienza economica del sistema.
Carta termica per un futuro più sostenibile.
Questa sperimentazione potrebbe essere un passo importante verso la decarbonizzazione del settore residenziale. Nel Regno Unito, il riscaldamento degli edifici è responsabile di oltre il 36% delle emissioni totali di carbonio, una percentuale che richiede interventi urgenti e innovativi. In Europa parliamo del 20%, una cifra comunque non trascurabile.
Per questo, se i test continueranno a dare esiti positivi, la carta termica potrebbe offrire una soluzione praticabile anche oltre le mura di Glasgow. Specialmente per gli edifici storici dove le opzioni di riqualificazione energetica sono spesso limitate.
Le prospettive future
Il successo di questo progetto pilota potrebbe aprire la strada a una trasformazione più ampia nel modo in cui riscaldiamo le nostre case: la semplicità di installazione e l’efficacia del sistema lo rendono particolarmente interessante per le ristrutturazioni di edifici esistenti.
Il futuro del riscaldamento domestico sarà sempre più legato a soluzioni innovative e sostenibili: e sulla carta (termica, ovviamente) l’esperimento di Glasgow promette piuttosto bene.
Gianluca Riccio, direttore creativo di Melancia adv, copywriter e giornalista. Fa parte di Italian Institute for the Future, World Future Society e H+. Dal 2006 dirige Futuroprossimo.it , la risorsa italiana di Futurologia. È partner di Forwardto - Studi e competenze per scenari futuri.
L’incontro più sorprendente alla festa del Fatto è stato quello col ministro Crosetto.
Non perché è venuto: non è tipo che fugge dal confronto.
Ma per ciò che ha deciso di dirci, ben oltre ciò che gli avevamo chiesto.
Non solo ha difeso il Papa dalle deliranti accuse di putinismo lanciate da Kiev (“non è filorusso, può mediare e aiutare il percorso di pace”), ma ha anche rivelato impegnativi dettagli di diplomazia segreta:
“I ministri fanno cose anche senza dirle.
La missione di pace di Zuppi chi pensate che l’abbia aiutato a realizzarla, dando supporto per viaggio e sicurezza e premendo su Zelensky perché lo incontrasse?
Il guerrafondaio ministro italiano”.
E questo perché “siamo arrivati a un momento in cui la guerra non sembra avere soluzioni se non a lunghissimo tempo.
Alla politica spetta aprire varchi per cercare la pace”,
prima che la campagna elettorale Usa “già da marzo” cancelli l’Ucraina dall’agenda. Una bella svolta rispetto al mantra meloniano “armiamoli fino alla vittoria”.
Non che il governo abbia deciso di smettere di armarli, anzi continuerà.
Ma ha capito che la vittoria, cioè la sconfitta della Russia con la riconquista delle cinque regioni occupate appartiene al mondo dei sogni (o degli incubi, visto che moltiplicherebbe per mille il rischio nucleare).
Perciò Crosetto ha deciso di dire proprio ora una delle cose che si fanno ma non si dicono.
Poi ci sono quelle che non si dicono, ma si sanno.
Sabato, sempre alla nostra festa, il generale Mini – che dalla Toscana vede ciò che accade in Ucraina meglio di tanti che stanno in Ucraina – aveva citato gli ultimi terrificanti dati comunicati dal colonnello americano Douglas Macgregor, molto addentro al Pentagono:
in 18 mesi e mezzo le forze ucraine hanno perso 400mila uomini fra morti e feriti contro i 125mila di quelle russe, e solo negli ultimi due mesi (quelli della famosa controffensiva), l’esercito ucraino ha avuto 40-50 morti e 40-50mila feriti (di cui almeno 30mila amputati, che non potranno più tornare al fronte).
Più che le armi e le munizioni, stanno finendo gli uomini.
Infatti Macgregor sostiene che non solo gli ucraini non possono vincere neppure se dotati di aerei e missili a lunga gittata, ma non potrebbe riuscirci neanche l’intero Occidente se inviasse truppe sul campo.
Del resto Stoltenberg è ottimista perchè ora la controffensiva avanza al ritmo di “100 metri al giorno”:
dunque, per recuperare territori occupati vasti quasi quanto metà dell’Italia, dovrebbe durare qualche secolo.
Questi sono i dati e i fatti (e le fonti sono Usa e Nato, non la Russia): nessuno può più fingere di non conoscerli.
Chiunque invierà anche solo un fucile a tappo per prolungare la carneficina ne sarà complice.
Si hanno tutti ragione...hanno ragione gli industriali, hanno ragione gli albergatori, i ristoratori, i parrucchieri, ha ragione la chiesa, hanno ragione i ragazzi, i negozianti...hanno ragione tutti quanti, così non si può andare avanti.
Ripartire, uscire, bisogna tornare alla vita normale è vero, ma come? Le lamentele, le divisioni, le urla, gli insulti, servono a qualcosa? È forse colpa di Conte? Oppure del governo? Emergenza gestita male?
Ma voi cosa avreste fatto? Quali sono le vostre ricette? Perché in questo momento ci vogliono risposte, non imprecazioni e lamentele...ci tengono chiusi in casa, ci hanno privato della libertà...vero verissimo...ma invece di lamentarvi, diteci cosa fareste voi, aprireste tutto? E poi? Cosa accadrebbe? Avete studi di esperti che assicurano o ci rassicurano sul fatto che la pandemia non riesploderebbe?
l’Italia ha registrato il 90% dei decessi in più a marzo e aprile rispetto alla media dei cinque anni precedenti, il nostro Paese è il più colpito dalla pandemia, solo in Lombardia l’aumento dei morti è stato del 155% rispetto ai cinque anni precedenti, ben più impressionante il dato nella provincia di Bergamo che ha visto un aumento del 464%. Capite? Il 464% in più.
Questa purtroppo è la realtà dei fatti. In questo dramma non siamo certo soli: a New York, i morti sono aumentati del 200%, a Madrid del 161%. Negli altri Paesi europei, in Belgio ad esempio, l'aumento dei decessi è del 60%, poi la Spagna con il 51%, i Paesi Bassi con il 42% e la Francia con il 34%.
Questi purtroppo sono i numeri, questa la triste realtà...volete uscire? Lavorare? Ma non volete l'app per il tracciamento del virus...chiamate Angeli gli infermieri e i medici che rischiamo la vita tutti i giorni per salvare la nostra, ma tornando alla vita normale, non pensate che quegli angeli, tornerebbero a rischiare la vita, più di quanto facciano ora? E se i contagi tornassero ad aumentare?
E se si tornasse ad avere più di mille morti al giorno? Ma le avete dimenticate le bare portate via dall'esercito? Non ci sono posti letto per tutti, ma anche se ci fossero? Sarebbe un buon motivo per riaprire? Non abbiamo una cura e senza cura, i posti letto e i ventilatori, potrebbero salvarne qualcuna, ma la maggior parte dei nostri anziani, continuerebbe a morire. La malattia non ce la siamo cercata, purtroppo è arrivata e ci ha sconvolto le vite...volete bene a questo paese? Lo amate? Lo amate veramente? Allora smettete di pensare che ci sia una soluzione semplice, che ci sia una bacchetta magica, che si possa risolvere il problema con una formuletta magica...siamo uomini...siamo vulnerabili...ci ammaliamo... possiamo morire e lo scopo principale del governo è quello di evitarlo.
Il 23 aprile è arrivato, oggi sapremo se l'Europa è diventata quella sognata da Spinelli oppure è quel carrozzone dove tutti pensano a sé stessi, dove i paesi più ricchi sfruttano la loro posizione per indebolire gli altri stati e trarne un vantaggio economico. Quasi sicuramente oggi si troverà un accordo sugli Eurobond e Recoverybond, ma se non dovesse accadere? Oppure, se il 5 maggio la Corte Costituzionale tedesca, dovesse esprimersi contrariamente a immissioni di denaro e aiuti agli stati in difficoltà diversi dal MES? Cosa accadrà? Ci serve un piano B, si certo, ma quale? Usciamo dall'euro? Si ok è la soluzione che molti auspicano, ma come facciamo? Stampiamo una nostra moneta? Si ma non è che domani mattina la zecca di stato si mette a stampare moneta, ci vorrà del tempo e noi purtroppo tempo non ne abbiamo, sono bastati 45 giorni di chiusura per mettere in ginocchio il nostro paese, ci sono famiglie allo stremo aziende che non potranno neanche riaprire... Il debito che l'Italia ha nei confronti di investitori esteri ammonta a circa 860miliardi di euro (dati del sole24ore), il 36% circa del debito totale, come pagheremo quel debito? Con la nuova moneta? Ma i creditori la accetteranno? E quale sarà il cambio? Poniamo il caso che il cambio lira euro, sia quello che c'era nel 2000 tra la nostra moneta e il marco tedesco e cioè uno a mille, il nostro debito aumenterà di mille volte? E questa è la migliore delle ipotesi, perché se dovessimo prendere come termine il cambio lira euro arriveremo a circa duemila volte e per la precisione 1936,27. Una soluzione potrebbe essere quella di obbligare ogni italiano a comprare tutto il debito estero, sarebbero disposti gli italiani a farlo? Praticamente lo stato convertirebbe tutti i risparmi sui conti correnti degli italiani da euro in buoni del tesoro, questo sarebbe possibile visto che i soldi sui conti correnti italiani sono oltre 1370 miliardi...ma c'è un ma...sareste disposti a farvi prelevare tutti gli euro sui vostri conti e vederli tramutati in Buoni del tesoro? Non è che con i buoni puoi ci puoi fare la spesa, non li puoi mica spendere con il bancomat. Quei soldi saranno immobilizzati li e non si potrebbero spendere. Qualcuno potrebbe dire: visto che stampiamo moneta da soli, stampiamone di più, si certo stampiamo più moneta, ma più ne stampi e meno vale...e se vale di meno, ha meno potere d'acquisto e se ha meno potere d'acquisto tutto quello che compriamo all'estero, costerà molto di più. Quando c'era la lira eravamo costretti ad acquistare le merci estere in dollari perché la lira non la voleva nessuno...nessuno vuole una moneta che ha poco valore..importiamo merci per circa 175 miliardi di euro, cosa facciamo non importiamo più nulla? E sareste disposti a lasciare la macchina in garage perché non avete i soldi per comprare la benzina? Oppure rinunciare al cellulare o al computer? Il petrolio noi non lo abbiamo, come non produciamo TV, cellulari, PC ...vi ricordo che i vostri conti correnti sono svuotati perché siete stati costretti a comprarci i buoni del tesoro. Comunque tutto questo pippone di stamattina serve solo a dire che tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare, un mare di problemi, un oceano di problemi...si fa presto a dire: facciamo da soli, non è così facile, ci vuole un piano B, ma un piano B serio, non le chiacchere da bar...i problemi purtroppo non si risolvono con i post su Facebook o con un tweet...usciamo dall'euro.. Ok.. Stampiamo moneta... Ok...sono d'accordo, ma voglio sapere come... https://www.facebook.com/massimo.erbetti/posts/10217200213503056
Come si ferma lo Spread ? È bastato un “provocatorio” 2,4% di deficit, che lo Spread ha ricominciato a crescere.
Prevedibile come il sole che sorge all’alba.
A conferma che l’art.1 della Costituzione andrebbe cambiato, come abbiamo scritto durante la crisi istituzionale su Paolo Savona >>>QUI: “L’Italia è una Repubblica non democratica, fondata sulla schiavitù. La sovranità appartiene alla Finanza, che la esercita nelle forme e nei limiti dei mercati finanziari”.
I mercati finanziari hanno i carri armati capaci di sparare miliardi di moneta elettronica creata dal nulla dalle loro banche, non si possono affrontare senza sovranità monetaria e con i piedi incatenati all’enorme palla di ferro del debito pubblico.
Prima bisogna mettere in sicurezza il paese e le ricette le sanno anche i muri, ma non è di questo che vi vogliamo parlare: analizziamo nel dettaglio come si ferma lo Spread anche senza utilizzare la nostra sovranità monetaria e fiscale.
Facciamo finta, una volta tanto, che lo Stato sia come una famiglia e che quindi sia necessario ripagare il debito pubblico, altrimenti l’Italia va in default (ovviamente non è vero!).
Il ricatto del debito pubblico.
Giornali, tv, siti web, blog; non c’è forse argomento più dibattuto che non sia il debito pubblico italiano, la sua origine, il suo costo ed i problemi ad esso correlati.
Problemi perché è proprio attraverso il tema del debito che le istituzioni sovranazionali, come l’UE, BCE, FMI, Agenzie di Rating tendono ad influenzare le politiche economiche dell’Italia, che fino a prova contraria è e resta uno stato sovrano. Con la complicità di un sistema dell’informazione, ahimè assai poco affidabile, si prefigurano scenari apocalittici in caso di non rispetto dei parametri UE, di deficit eccessivi o di politiche economiche espansive ed anticicliche.
Questi organismi sovranazionali, non elettivi è come se dicessero agli italiani attraverso i media: “Va bene , avete votato chi vi pare, ma le politiche economiche dell’Italia le decidiamo noi, ponendovi dei vincoli esterni che siete obbligati a rispettare. Mettetevi l’anima in pace!”
Tutto ciò è offensivo e francamente inaccettabile, perche lo Stato non è come una famiglia. Infatti, come ha ammesso anche il senatore Alberto Bagnai pochi giorni fa, “lo Stato potrebbe tranquillamente emettere moneta per finanziarsi”. Non siamo ancora arrivati a tradurre questa possibilità in azione di Governo, ma è già un grande risultato che lo si ritiene possibile.
Quindi lo Stato ha ancora la sovranità monetaria e fiscale per emettere qualsiasi strumento che possa essere accettato per il pagamento delle tasse, per cui l’emissione dei titoli di stato non è l’unico modo che ha di finanziare la sua spesa.
Tra l’altro negli ultimi due anni, con il Quantitative Easing della BCE, la Banca d’Italia ha acquistato e detiene più di 400 mld di euro di titoli di stato italiani, dimostrando che il debito pubblico può essere sempre “monetizzato” non solo dallo Stato direttamente, ma anche attraverso una banca centrale. Quindi il debito pubblico si elimina creando nuova moneta. Punto.
Ma facciamo finta che il debito pubblico non possa essere monetizzato e che realmente l’unica soluzione è che lo Stato continui ad emettere nuovi titoli di stato per finanziare la sua spesa pubblica.
In questa ipotesi assurda, ma della quale sono convinti quasi tutti come fosse un dogma, cerchiamo di capire come viene attualmente gestito il debito pubblico e come si potrebbe migliorare per permettere allo Stato di non sprecare soldi e soprattutto di non essere ricattato, prestando il fianco allo spread ed ai mercati finanziari.
Come è composto il debito pubblico ?
Il debito pubblico è pari a circa 2.300 mld di euro, ma il totale dei titoli di stato emessi per finanziarlo è minore, pari a circa 1.900 mld di euro, che si dividono in:
BOT , Buoni Ordinari del Tesoro scadenza a 3, 6 e 12 mesi;
CTZ, Certificati del Tesoro Zero Coupon a 24 mesi;
CCT, Certificati di Credito del Tesoro a 7 anni;
BTP, Buoni del Tesoro Poliennali a 3, 5, 10, 15 e 30 anni.
Notiamo dal grafico sopra e dalla tabella sotto, che la stragrande maggioranza del debito italiano, viene finanziata mediante emissione di BTP, che hanno un rendimento maggiore, mentre risulta essere residuale la quota di BOT, CCT e CTZ, che hanno un rendimento molto minore.
A questo punto potremmo già porci una prima domanda; perché lo stato italiano si indebita con titoli a lunga scadenza, che pagano interessi molto alti e sono soggetti a speculazioni? In buona sostanza perché si preferisce emettere dei BTP a 5, 10, 30 anni con cedole elevate, piuttosto che CCT o CTZ che potrebbero essere collocati a tassi ben inferiori facendo così risparmiare allo Stato miliardi d’interessi?
Ma andiamo avanti.
Chi detiene il debito pubblico ?
In 30 anni il debito pubblico è passato da un totale di circa 500 mld di euro, a più di 2.300 mld di euro, ma, nello stesso periodo, abbiamo pagato più di 3.000 mld di euro di interessi.
Questa è stata la causa principale del suo aumento esponenziale, nonostante le politiche di austerity che sono state messe in atto soprattutto negli ultimi 10 anni e che non hanno risolto il problema, ma anzi lo hanno aggravato.
Ma ancora più grave è stato il fatto che nell’acquisto dei titoli di stato, i risparmiatori italiani hanno ceduto il passo a fondi, assicurazioni, banche ed investitori italiani e stranieri, per cui oggi l’Italia può essere ricattata e condizionata, nelle sue politiche economiche, dai cosiddetti mercati finanziari.
Infatti nel 1988 il debito era detenuto per il 57% da risparmiatori italiani, mentre il 39% da banche e fondi italiani e solo il 4% da stranieri.
La situazione invece nel 2018 è completamente ribaltata, perchè il debito è detenuto solo per il 6% da risparmiatori italiani, mentre il 62% da banche e fondi italiani ed addirittura il 32% da stranieri.
Pensate sia finita qui? Ed invece no. Per ultimo abbiamo tenuto la perla, la meraviglia finale: il meccanismo con il quale vengono collocati i titoli di stato sui mercati finanziari.
Tenetevi forte.
Come vengono collocati i titoli venduti dallo Stato?
Il collocamento si svolge sul mercato primario, a cui possono partecipare solo gli operatori accreditati, banche, sim, fondi. Il meccanismo di collocamento è un’ asta marginale, che funziona come segue.
Supponiamo che lo Stato debba collocare 100 miliardi di BTP; gli operatori, via telematica, fanno le loro offerte indicando prezzo di acquisto e quantità. La “Banca Amica” richiederà, ad esempio, 50 miliardi al prezzo di 98; la “Banca Fiducia” 40 miliardi al prezzo di 97; la “SIM Generosa” richiederà 30 miliardi al prezzo di 95 ; la “SIM Ottimo Affare” domanderà 30 miliardi a 92.
Le offerte pervenute vengono ordinate a cominciare dal prezzo più alto; 98, poi 97, poi 95 ed infine 92. Considerando le quantità, sarà completamente soddisfatta Banca Amica, Banca Fiducia e solo 10 miliardi andranno venduti a SIM Generosa. Il prezzo di collocamento finale dei BTP, uguale per tutti, sarà di 95, quello di Sim Generosa. Il “mercato “ quindi compra a 95 quello che a scadenza verrà ripagato a 100 ; 5% di utile.
Ovviamente chi paga questo utile è lo Stato che per far ciò tassa i cittadini e le imprese. Ma allora, perché si usa un meccanismo del genere e non si cambia con magari quello dell’asta dei Bot (asta competitiva) dove il prezzo di collocamento è più vantaggioso per lo Stato?
Ricapitolando: il debito pubblico è finanziato dallo Stato attraverso l’emissione di titoli. I titoli che vengono emessi sono principalmente BTP, che pagano gli interessi più alti in assoluto. Questi titoli sono acquistati soprattutto da banche ed investitori esteri e lo Stato italiano, collocandoli con asta marginale, assicura rendimenti elevati e senza rischio, impegnandosi poi a tassare gli italiani per pagare gli interessi passivi.
Vi viene il dubbio che quanto accade non sia svolto nell’interesse generale del Paese e del popolo, ma solo ed esclusivamente a favore del sistema bancario e del mercato finanziario?
Lasciamo stare in questa occasione il motivo “demenziale” per cui si è preferita l’asta marginale a quella competitiva e concentriamoci su cosa poter fare per sottrarci al demone del mercato, cioè cosa si potrebbe fare nell’immediato per ridurre i quasi 70 miliardi di euro di interessi passivi sul debito e contestualmente sottrarsi dalla logica dello spread.
Il risparmio degli italiani.
Qui introduciamo l’ultimo aspetto del nostro ragionamento, la ricchezza finanziaria degli italiani, perchè l’Italia non è solo ricca di un patrimonio ambientale, artistico e culturale, ma anche di “risparmio”.
Infatti ad oggi, la ricchezza finanziaria degli italiani è pari a circa 4.300 miliardi di euro, quasi 2 volte il debito pubblico e 2,5 volte il PIL.
Vediamo allora come viene utilizzato attualmente il risparmio degli italiani. Notiamo subito che solo una piccola parte di questo risparmio finisce nella voce “obbligazioni”, in cui ovviamente rientrano anche i titoli di Stato ma anche altre come quelle bancarie. In realtà le famiglie ed imprese italiane ne acquistano molto pochi, preferendo dirottare il proprio risparmio su azioni, fondi, assicurazioni e liquidità in conto corrente.
Quello che servirebbe è riconquistare la fiducia dei risparmiatori italiani, offrendo loro una serie di soluzioni per loro interessanti, per convincerli a dirottare sui titoli di stato i loro risparmi.
Soluzioni concrete e realizzabili per fermare lo Spread
Obiettivo di qualsiasi Governo dovrebbe essere quello di evitare i ricatti e le ritorsioni dei mercati finanziari, facendo in modo che i titoli di stato siano acquistati principalmente per tutelare il risparmio e non per fare speculazione, avendo anche come risultato non secondario che gli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico rimangono in Italia.
1) Consolidare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia.
Il metodo più semplice è il consolidamento dei Titoli di Stato detenuti da Banca d’Italia, più di 400 mld di euro, che diventerebbero un “debito irredimibile”.
2) Dichiarare che i Titoli di Stato hanno valenza fiscale.
I Titoli di Stato di nuova emissione possono essere dichiarati anche a valenza fiscale, cioè i detentori dopo la scadenza potranno scegliere, in alternativa al pagamento in euro da parte dello Stato, di utilizzare i titoli come “sconto” per la riduzione delle tasse. In questo caso, al valore nominale del titolo potrà essere aggiunto un interesse pari a quello del titolo, applicato per il periodo che va dalla scadenza fino al giorno del suo effettivo utilizzo come detrazione fiscale.
In questo modo si evitano le speculazioni finanziarie al ribasso, perchè si riduce notevolmente il rischio di perdere il capitale in quanto, se anche lo Stato non dovesse rimborsare il titolo alla scadenza, si potrà utilizzare il titolo anche per pagare le tasse. In pratica sarebbe una garanzia ulteriore soprattutto per gli investitori ed i risparmiatori italiani.
3) Utilizzare una banca pubblica per acquistare titoli di stato.
Creare una o più banche pubbliche che possano ricevere prestiti dalla BCE a tasso negativo dello 0,40% e con essi comprare titoli di stato, in modo da far rientrare in ambito pubblico gli interessi pagati dallo Stato, come fa anche la Germania con le sue banche pubbliche. In questo modo si riduce notevolmente il costo degli interessi, che ammontano oggi a circa 65 mld di euro l’anno.
4) Aste competitive, utilizzando Banca d’Italia come “parcheggio”.
Collocare i titoli solo attraverso aste competitive, perchè, come dice Cottarelli “Si potrebbe pensare che il sistema dell’asta competitiva sia necessariamente migliore per il venditore perché fa incassare più soldi…”. Passando dal meccanismo di collocamento con asta marginale a quello con asta competitiva, essendo sicuramente meno conveniente per gli investitori, si potrebbe verificare l’ipotesi che non tutti i titoli vengono acquistati.
In questo caso si può anche utilizzare la Banca d’Italia come “parcheggio” per i titoli invenduti, che saranno collocati in aste successive fino al completo collocamento sul mercato. Anche questo è un comportamento che la Germania fa da tempo, e questo è un altro dei motivi per cui lo Spread aumenta.
5) Privilegiare i CCT rispetto ai BTP.
Considerato che, come correttamente evidenziano da altri esperti in investimenti finanziari, come Giovanni Zibordi e Guido Grossi, nel 2018 “Gestioni patrimoniali, unit linked, fondi obbligazionari hanno avuto rendimento NEGATIVO tra -1% e -1,5%. Se lo Stato offrisse CCT con rendimenti netti dell’1% ci sarebbe esodo in massa da questi prodotti costosi delle banche e ci finanzierebbe il deficit senza bisogno di investitori esteri”. Basterebbe quindi poco per convincere i risparmiatori italiani a cambiare la destinazione dei propri risparmi.
Tanto semplice quanto praticabile.
Lo Stato smette di emettere BTP e inizia a collocare al loro posto, CCT e CTZ che sono immuni dallo spread e che con un rendimento dell’1%, permetterebbe di dirottare gran parte della disponibilità finanziaria degli italiani su questi titoli, eliminando gli acquisti da parte di investitori stranieri che non troverebbero più i titoli di Stato appetibili a fini speculativi.
6) Conti Individuali di Risparmio
Interessante anche la proposta del Governo di istituire i CIR, Conti Individuali di Risparmio, un particolare tipo di conto corrente finalizzato all’acquisto di titoli di stato da parte dei risparmiatori italiani, che potrà avere agevolazioni fiscali in modo da incentivare questo tipo di investimento.
Conclusioni
Abbiamo quindi molte soluzioni concrete e realizzabili per ridurre l’impatto del debito pubblico ed evitare i ricatti dei mercati finanziari, anche nell’ipotesi di fare finta che lo Stato sia come una famiglia e che quindi il debito pubblico debba essere ripagato.
Pensiamo per un momento, cosa potremmo fare se ricominciassimo ad usare la sovranità monetaria e fiscale che lo Stato ha ancora … ma questa la teniamo per la prossima puntata.
La moneta deve essere di proprietà dei cittadini e libera dal debito.
Fabio Conditi – Presidente dell’associazione Moneta Positiva
Stefano Di Francesco – VicePresidente dell’associazione Moneta Positiva
La nostra soluzione all'emergenza carceraria è stata presentata due mesi fa.
E' un piano sostenibile, senza finalità speculative, efficace. Sin dai primi mesi del nostro insediamento ci siamo impegnati per risolvere il problema del disumano sovraffollamento delle celle.
Il nostro progetto non prevede nuove carceri, ad eccezione di un istituto da 800 posti nell'area del napoletano/casertano. Non ci sono vendite e dismissioni. Abbiamo lavorato al recupero funzionale di edifici mal utilizzati e di sezioni chiuse, alla costruzione di nuovi padiglioni e alle riallocazioni di cubature. In questo modo è possibile aumentare la capacità di 22 mila posti, passando da 47040 a 69120 posti, entro il 2015.
Ovviamente per migliorare la situazione occorrono interventi legislativi a monte. La popolazione carceraria è composta per la maggior parte da immigranti, tossicodipendenti e persone in stato di custodia cautelare. E' evidente che bisogna agire sulle leggi che li riguardano e sulla depenalizzazione di reati meno gravi per risolvere veramente la questione.
Vogliamo una risposta seria e duratura al problema. E' solo attraverso soluzioni del genere che intendiamo interessarci alle condizioni del nostro Paese. https://www.facebook.com/roberto.fico.5?fref=ts