Come si ferma lo Spread ? È bastato un “provocatorio” 2,4% di deficit, che lo Spread ha ricominciato a crescere.
Prevedibile come il sole che sorge all’alba.
A conferma che l’art.1 della Costituzione andrebbe cambiato, come abbiamo scritto durante la crisi istituzionale su Paolo Savona >>>QUI: “L’Italia è una Repubblica non democratica, fondata sulla schiavitù. La sovranità appartiene alla Finanza, che la esercita nelle forme e nei limiti dei mercati finanziari”.
I mercati finanziari hanno i carri armati capaci di sparare miliardi di moneta elettronica creata dal nulla dalle loro banche, non si possono affrontare senza sovranità monetaria e con i piedi incatenati all’enorme palla di ferro del debito pubblico.
Prima bisogna mettere in sicurezza il paese e le ricette le sanno anche i muri, ma non è di questo che vi vogliamo parlare: analizziamo nel dettaglio come si ferma lo Spread anche senza utilizzare la nostra sovranità monetaria e fiscale.
Facciamo finta, una volta tanto, che lo Stato sia come una famiglia e che quindi sia necessario ripagare il debito pubblico, altrimenti l’Italia va in default (ovviamente non è vero!).
Il ricatto del debito pubblico.
Giornali, tv, siti web, blog; non c’è forse argomento più dibattuto che non sia il debito pubblico italiano, la sua origine, il suo costo ed i problemi ad esso correlati.
Problemi perché è proprio attraverso il tema del debito che le istituzioni sovranazionali, come l’UE, BCE, FMI, Agenzie di Rating tendono ad influenzare le politiche economiche dell’Italia, che fino a prova contraria è e resta uno stato sovrano. Con la complicità di un sistema dell’informazione, ahimè assai poco affidabile, si prefigurano scenari apocalittici in caso di non rispetto dei parametri UE, di deficit eccessivi o di politiche economiche espansive ed anticicliche.
Questi organismi sovranazionali, non elettivi è come se dicessero agli italiani attraverso i media: “Va bene , avete votato chi vi pare, ma le politiche economiche dell’Italia le decidiamo noi, ponendovi dei vincoli esterni che siete obbligati a rispettare. Mettetevi l’anima in pace!”
Tutto ciò è offensivo e francamente inaccettabile, perche lo Stato non è come una famiglia. Infatti, come ha ammesso anche il senatore Alberto Bagnai pochi giorni fa, “lo Stato potrebbe tranquillamente emettere moneta per finanziarsi”. Non siamo ancora arrivati a tradurre questa possibilità in azione di Governo, ma è già un grande risultato che lo si ritiene possibile.
Quindi lo Stato ha ancora la sovranità monetaria e fiscale per emettere qualsiasi strumento che possa essere accettato per il pagamento delle tasse, per cui l’emissione dei titoli di stato non è l’unico modo che ha di finanziare la sua spesa.
Tra l’altro negli ultimi due anni, con il Quantitative Easing della BCE, la Banca d’Italia ha acquistato e detiene più di 400 mld di euro di titoli di stato italiani, dimostrando che il debito pubblico può essere sempre “monetizzato” non solo dallo Stato direttamente, ma anche attraverso una banca centrale. Quindi il debito pubblico si elimina creando nuova moneta. Punto.
Ma facciamo finta che il debito pubblico non possa essere monetizzato e che realmente l’unica soluzione è che lo Stato continui ad emettere nuovi titoli di stato per finanziare la sua spesa pubblica.
In questa ipotesi assurda, ma della quale sono convinti quasi tutti come fosse un dogma, cerchiamo di capire come viene attualmente gestito il debito pubblico e come si potrebbe migliorare per permettere allo Stato di non sprecare soldi e soprattutto di non essere ricattato, prestando il fianco allo spread ed ai mercati finanziari.
Come è composto il debito pubblico ?
Il debito pubblico è pari a circa 2.300 mld di euro, ma il totale dei titoli di stato emessi per finanziarlo è minore, pari a circa 1.900 mld di euro, che si dividono in:
- BOT , Buoni Ordinari del Tesoro scadenza a 3, 6 e 12 mesi;
- CTZ, Certificati del Tesoro Zero Coupon a 24 mesi;
- CCT, Certificati di Credito del Tesoro a 7 anni;
- BTP, Buoni del Tesoro Poliennali a 3, 5, 10, 15 e 30 anni.
Notiamo dal grafico sopra e dalla tabella sotto, che la stragrande maggioranza del debito italiano, viene finanziata mediante emissione di BTP, che hanno un rendimento maggiore, mentre risulta essere residuale la quota di BOT, CCT e CTZ, che hanno un rendimento molto minore.
A questo punto potremmo già porci una prima domanda; perché lo stato italiano si indebita con titoli a lunga scadenza, che pagano interessi molto alti e sono soggetti a speculazioni? In buona sostanza perché si preferisce emettere dei BTP a 5, 10, 30 anni con cedole elevate, piuttosto che CCT o CTZ che potrebbero essere collocati a tassi ben inferiori facendo così risparmiare allo Stato miliardi d’interessi?
Ma andiamo avanti.
Chi detiene il debito pubblico ?
In 30 anni il debito pubblico è passato da un totale di circa 500 mld di euro, a più di 2.300 mld di euro, ma, nello stesso periodo, abbiamo pagato più di 3.000 mld di euro di interessi.
Questa è stata la causa principale del suo aumento esponenziale, nonostante le politiche di austerity che sono state messe in atto soprattutto negli ultimi 10 anni e che non hanno risolto il problema, ma anzi lo hanno aggravato.
Ma ancora più grave è stato il fatto che nell’acquisto dei titoli di stato, i risparmiatori italiani hanno ceduto il passo a fondi, assicurazioni, banche ed investitori italiani e stranieri, per cui oggi l’Italia può essere ricattata e condizionata, nelle sue politiche economiche, dai cosiddetti mercati finanziari.
Infatti nel 1988 il debito era detenuto per il 57% da risparmiatori italiani, mentre il 39% da banche e fondi italiani e solo il 4% da stranieri.
La situazione invece nel 2018 è completamente ribaltata, perchè il debito è detenuto solo per il 6% da risparmiatori italiani, mentre il 62% da banche e fondi italiani ed addirittura il 32% da stranieri.
Pensate sia finita qui? Ed invece no. Per ultimo abbiamo tenuto la perla, la meraviglia finale: il meccanismo con il quale vengono collocati i titoli di stato sui mercati finanziari.
Tenetevi forte.
Come vengono collocati i titoli venduti dallo Stato?
Il collocamento si svolge sul mercato primario, a cui possono partecipare solo gli operatori accreditati, banche, sim, fondi. Il meccanismo di collocamento è un’ asta marginale, che funziona come segue.
Supponiamo che lo Stato debba collocare 100 miliardi di BTP; gli operatori, via telematica, fanno le loro offerte indicando prezzo di acquisto e quantità. La “Banca Amica” richiederà, ad esempio, 50 miliardi al prezzo di 98; la “Banca Fiducia” 40 miliardi al prezzo di 97; la “SIM Generosa” richiederà 30 miliardi al prezzo di 95 ; la “SIM Ottimo Affare” domanderà 30 miliardi a 92.
Le offerte pervenute vengono ordinate a cominciare dal prezzo più alto; 98, poi 97, poi 95 ed infine 92. Considerando le quantità, sarà completamente soddisfatta Banca Amica, Banca Fiducia e solo 10 miliardi andranno venduti a SIM Generosa. Il prezzo di collocamento finale dei BTP, uguale per tutti, sarà di 95, quello di Sim Generosa. Il “mercato “ quindi compra a 95 quello che a scadenza verrà ripagato a 100 ; 5% di utile.
Ovviamente chi paga questo utile è lo Stato che per far ciò tassa i cittadini e le imprese. Ma allora, perché si usa un meccanismo del genere e non si cambia con magari quello dell’asta dei Bot (asta competitiva) dove il prezzo di collocamento è più vantaggioso per lo Stato?
Ricapitolando: il debito pubblico è finanziato dallo Stato attraverso l’emissione di titoli. I titoli che vengono emessi sono principalmente BTP, che pagano gli interessi più alti in assoluto. Questi titoli sono acquistati soprattutto da banche ed investitori esteri e lo Stato italiano, collocandoli con asta marginale, assicura rendimenti elevati e senza rischio, impegnandosi poi a tassare gli italiani per pagare gli interessi passivi.
Vi viene il dubbio che quanto accade non sia svolto nell’interesse generale del Paese e del popolo, ma solo ed esclusivamente a favore del sistema bancario e del mercato finanziario?
Lasciamo stare in questa occasione il motivo “demenziale” per cui si è preferita l’asta marginale a quella competitiva e concentriamoci su cosa poter fare per sottrarci al demone del mercato, cioè cosa si potrebbe fare nell’immediato per ridurre i quasi 70 miliardi di euro di interessi passivi sul debito e contestualmente sottrarsi dalla logica dello spread.
Il risparmio degli italiani.
Qui introduciamo l’ultimo aspetto del nostro ragionamento, la ricchezza finanziaria degli italiani, perchè l’Italia non è solo ricca di un patrimonio ambientale, artistico e culturale, ma anche di “risparmio”.
Infatti ad oggi, la ricchezza finanziaria degli italiani è pari a circa 4.300 miliardi di euro, quasi 2 volte il debito pubblico e 2,5 volte il PIL.
Vediamo allora come viene utilizzato attualmente il risparmio degli italiani. Notiamo subito che solo una piccola parte di questo risparmio finisce nella voce “obbligazioni”, in cui ovviamente rientrano anche i titoli di Stato ma anche altre come quelle bancarie. In realtà le famiglie ed imprese italiane ne acquistano molto pochi, preferendo dirottare il proprio risparmio su azioni, fondi, assicurazioni e liquidità in conto corrente.
Quello che servirebbe è riconquistare la fiducia dei risparmiatori italiani, offrendo loro una serie di soluzioni per loro interessanti, per convincerli a dirottare sui titoli di stato i loro risparmi.
Soluzioni concrete e realizzabili per fermare lo Spread
Obiettivo di qualsiasi Governo dovrebbe essere quello di evitare i ricatti e le ritorsioni dei mercati finanziari, facendo in modo che i titoli di stato siano acquistati principalmente per tutelare il risparmio e non per fare speculazione, avendo anche come risultato non secondario che gli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico rimangono in Italia.
1) Consolidare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia.
Abbiamo già visto ed analizzato tutte modalità con le quali il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia si può rendere inoffensivo, evitando la necessità che lo Stato rimborsi quei titoli di stato alla scadenza, costringendo la nostra banca centrale a ricomprarli sui mercati finanziari anziché direttamente dallo Stato perché vietato dall’art.123 del TFUE https://comedonchisciotte.org/volete-cancellare-consolidare-o-sterilizzare-il-debito-pubblico-ce-solo-limbarazzo-della-scelta/.
Il metodo più semplice è il consolidamento dei Titoli di Stato detenuti da Banca d’Italia, più di 400 mld di euro, che diventerebbero un “debito irredimibile”.
2) Dichiarare che i Titoli di Stato hanno valenza fiscale.
I Titoli di Stato di nuova emissione possono essere dichiarati anche a valenza fiscale, cioè i detentori dopo la scadenza potranno scegliere, in alternativa al pagamento in euro da parte dello Stato, di utilizzare i titoli come “sconto” per la riduzione delle tasse. In questo caso, al valore nominale del titolo potrà essere aggiunto un interesse pari a quello del titolo, applicato per il periodo che va dalla scadenza fino al giorno del suo effettivo utilizzo come detrazione fiscale.
In questo modo si evitano le speculazioni finanziarie al ribasso, perchè si riduce notevolmente il rischio di perdere il capitale in quanto, se anche lo Stato non dovesse rimborsare il titolo alla scadenza, si potrà utilizzare il titolo anche per pagare le tasse. In pratica sarebbe una garanzia ulteriore soprattutto per gli investitori ed i risparmiatori italiani.
3) Utilizzare una banca pubblica per acquistare titoli di stato.
Creare una o più banche pubbliche che possano ricevere prestiti dalla BCE a tasso negativo dello 0,40% e con essi comprare titoli di stato, in modo da far rientrare in ambito pubblico gli interessi pagati dallo Stato, come fa anche la Germania con le sue banche pubbliche. In questo modo si riduce notevolmente il costo degli interessi, che ammontano oggi a circa 65 mld di euro l’anno.
4) Aste competitive, utilizzando Banca d’Italia come “parcheggio”.
Collocare i titoli solo attraverso aste competitive, perchè, come dice Cottarelli “Si potrebbe pensare che il sistema dell’asta competitiva sia necessariamente migliore per il venditore perché fa incassare più soldi…”. Passando dal meccanismo di collocamento con asta marginale a quello con asta competitiva, essendo sicuramente meno conveniente per gli investitori, si potrebbe verificare l’ipotesi che non tutti i titoli vengono acquistati.
In questo caso si può anche utilizzare la Banca d’Italia come “parcheggio” per i titoli invenduti, che saranno collocati in aste successive fino al completo collocamento sul mercato. Anche questo è un comportamento che la Germania fa da tempo, e questo è un altro dei motivi per cui lo Spread aumenta.
5) Privilegiare i CCT rispetto ai BTP.
Considerato che, come correttamente evidenziano da altri esperti in investimenti finanziari, come Giovanni Zibordi e Guido Grossi, nel 2018 “Gestioni patrimoniali, unit linked, fondi obbligazionari hanno avuto rendimento NEGATIVO tra -1% e -1,5%. Se lo Stato offrisse CCT con rendimenti netti dell’1% ci sarebbe esodo in massa da questi prodotti costosi delle banche e ci finanzierebbe il deficit senza bisogno di investitori esteri”. Basterebbe quindi poco per convincere i risparmiatori italiani a cambiare la destinazione dei propri risparmi.
Tanto semplice quanto praticabile.
Lo Stato smette di emettere BTP e inizia a collocare al loro posto, CCT e CTZ che sono immuni dallo spread e che con un rendimento dell’1%, permetterebbe di dirottare gran parte della disponibilità finanziaria degli italiani su questi titoli, eliminando gli acquisti da parte di investitori stranieri che non troverebbero più i titoli di Stato appetibili a fini speculativi.
6) Conti Individuali di Risparmio
Interessante anche la proposta del Governo di istituire i CIR, Conti Individuali di Risparmio, un particolare tipo di conto corrente finalizzato all’acquisto di titoli di stato da parte dei risparmiatori italiani, che potrà avere agevolazioni fiscali in modo da incentivare questo tipo di investimento.
Conclusioni
Abbiamo quindi molte soluzioni concrete e realizzabili per ridurre l’impatto del debito pubblico ed evitare i ricatti dei mercati finanziari, anche nell’ipotesi di fare finta che lo Stato sia come una famiglia e che quindi il debito pubblico debba essere ripagato.
Pensiamo per un momento, cosa potremmo fare se ricominciassimo ad usare la sovranità monetaria e fiscale che lo Stato ha ancora … ma questa la teniamo per la prossima puntata.
La moneta deve essere di proprietà dei cittadini e libera dal debito.
Fabio Conditi – Presidente dell’associazione Moneta Positiva
Stefano Di Francesco – VicePresidente dell’associazione Moneta Positiva
Fonte: www.comedonchisciotte.org del 02.10.2018