Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, le emissioni inquinanti dell'India non verranno da strutture già esistenti ma da quelle che sono da costruire: trasporti, industrie e palazzi che ancora non esistono. E questa può essere una grande opportunità per creare sistemi più puliti. Un piano di investimenti sul clima potrebbe generare 24 milioni di posti di lavoro in 15 anni. E lanciare la grande sfida energetica alla Cina.
CHENNAI - In India il 38% dell'energia viene generata dalle tecnologie rinnovabili. L'obiettivo degli accordi di Parigi è di arrivare al 40% entro il 2030. Ma il nuovo obiettivo è di arrivarci anche prima e arrivare al 57% entro il 2027, con 275 GigaWatt di rinnovabili, 72 GW di energia idroelettrica, 15 GW di nucleare e 100 GW da altre fonti a emissioni zero. E con questi numeri il premier Narendra Modi lancia la sfida alla Cina di Xi Jinping. Secondo le previsioni dell'Agenzia internazionale per l'energia, le emissioni inquinanti dell'India non verranno da strutture già esistenti ma da quelle che sono da costruire: trasporti, industrie e palazzi che ancora non esistono. Questa può essere una grande opportunità per creare sistemi più puliti, come già stanno facendo il territorio del Ladakh, lo stato del Sikkim e del Kerala e città come Chennai e Bangalore.
Ma la domanda che consegue è sempre: quale sarà il costo per la crescita economica? Da più parti emergono studi che tendono a dimostrare che la riduzione delle emissioni in diversi settori porterebbe non solo a una popolazione più sana, ma anche a un'economia più solida. Uno dei primi risultati di un'accelerata verso le energie alternative e rinnovabili sarebbe quello di conservare più acqua. Le attuali centrali elettriche indiane consumano molta acqua per i sistemi di raffreddamento. Secondo i dati del World Resources Institute dell'India, la svolta verso le rinnovabili potrebbe diminuire il consumo di acqua da 2,5 miliardi di metri cubi l'anno a 1 miliardo di metri cubi entro il 2050. Ovviamente le riduzioni di anidride carbonica ridurrebbero anche l'inquinamento che in India, secondo uno studio della rivista Lancet, nel 2019 ha causato 1 milione e 700 mila morti, il 18% dei morti totali. Il tasso di mortalità per inquinamento all'aria aperta è aumentato del 115 per cento.
La decisione politica sulle energie alternative tiene sempre a mente non solo i benefici, ma anche l'impatto sull'occupazione. Secondo i dati del World Resources Institute, un piano di investimento intensivo sul clima potrebbe generare 24 milioni di posti di lavoro in 15 anni. Questo se si punta, ad esempio, sulla produzione di auto elettriche, elettricità più pulita ed elettrolisi a idrogeno. Scomparirebbero lavori di manutenzione e riparazione, ma se ne creerebbero di nuovi sia con lo stimolo statale sia grazie a un aumento dei consumi, vista la prevista crescita demografica del Paese.
"Di quali tecnologie avremo bisogno e a quale costo?" si chiede Ulka Kelkar, direttrice del programma climatico del World Resources Istitute indiano. "Secondo il modello economico applicato nel nostro studio, che comprende i maggiori settori ed esamina gli effetti combinati di diverse politiche da qui al 2050, l'impatto maggiore arriverà da un incremento dell'elettrificazione e dall'utilizzo dell'idrogeno come carburante nelle industrie del cemento, ferro, acciaio e chimica." Il risultato immediato sarebbe una limitazione della dipendenza dal petrolio, ma quindi anche da un calo delle entrate fiscali legate all'utilizzo di questo carburante. Questo potrebbe essere recuperato con una "tassa sul carbone" che incentiverebbe a ridurre ulteriormente le emissioni. Bisogna considerare che entro il 2030 l'India diventerà la nazione con più abitanti al mondo, un miliardo e mezzo, superando quindi la Cina, che si prevede arriverà a 1 miliardo e 460 milioni. Più popolazione (e più caldo con il riscaldamento globale) significa anche una maggiore richiesta energetica.
Una squadra di esperti del settore elettrico dell'Università di Santa Barbara, guidati dall'americano di origini indiane Ranjit Deshmukh, è convinta che l'India dovrebbe quindi incrementare gli sforzi per le energie rinnovabili anche per una convenienza economica. Dopo aver analizzato a fondo l'utilizzo elettrico in tutta l'India, considerando cambiamenti climatici stagionali e l'infrastruttura del fabbisogno energetico, questo gruppo di esperti ha dimostrato come le rinnovabili non riusciranno a evitare l'impiego di carbone e gas naturali, ma potranno incidere nel limitarle seriamente, contenendo anche le emissioni inquinanti. "Gran parte dei Paesi come l'India," ha spiegato il professor Deshmukh, "hanno avuto storicamente emissioni basse in confronto alle nazioni più industrializzate, quindi il nostro studio punta a dimostrare che le energie rinnovabili sono un'alternativa più conveniente dal punto di vista economico, e che vale quindi la pena investire in esse."
Il costo dell'energia eolica e solare, e anche quello di stoccaggio delle batterie, sta diminuendo talmente velocemente che oggi è più conveniente adottare le tecnologie verdi invece di quelle convenzionali più inquinanti, a prescindere dalle motivazioni di tutela dell'ambiente. Per dimostrarlo, la squadra di Santa Barbara ha creato un modello dettagliato che replica il sistema elettrico indiano. Sono state prese in considerazione tutte le variabili, comprese le previsioni di un incremento di richiesta in futuro e la variabilità delle condizioni atmosferiche che impattano sull'eolico e il solare, cosa che rende necessario continuare ad appoggiarsi su sistemi più tradizionali di fonti di energia per garantire la continuità di servizio.
Anche se la crescita delle fonti di energia rinnovabile non eliminerà del tutto al dipendenza dalle centrali al carbone o di gas naturale potrà però ridurne seriamente l'utilizzo. "Più fonti di energia rinnovabile si installano," ha spiegato Deshmukh, "meno spesso ci si dovrà appoggiare alle centrali al carbone". Oltre all'energia solare, non disponibile però la notte, l'India può fare affidamento sui venti della stagione dei monsoni, che varia a seconda delle due coste, est e ovest, e ciò consentirebbe di chiudere più centrali al carbone nelle stagioni ventose. Secondo i calcoli degli studiosi di Santa Barbara, affidandosi più massicciamente alle alternative verdi in realtà l'India potrebbe arrivare a 600 GW di capacità con le rinnovabili entro il 2030, con un possibile lieve incremento di costo sui consumatori e in alcuni casi invece con un decremento dei costi.
LaRepubblica