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martedì 18 ottobre 2022

Mini turbina eolica, è il futuro delle rinnovabili: di cosa si tratta? - Paola Ferraro

 

Mini turbina eolica portatile, strumento smart innovativo per semplificare la vita di tutti: vediamo come funziona.

Una mini turbina eolica pronta all’uso ovunque ci si trovi. All’interno della corsa alla transizione energetica che coinvolge tutta Europa e il mondo, le fonti rinnovabili ispirano continue innovazioni tecnologiche. Il vento è una delle fonti più sfruttate nelle sperimentazioni e nelle applicazioni.

Le pale eoliche come sappiamo, utilizzano l’energia del vento per produrre energia elettrica pulita. La loro installazione è ormai capillare sul territorio italiano e non solo, ma le loro dimensioni sono a volte davvero impressionanti. La ricerca prosegue a velocità spedita per migliorare anche le tecnologie esistenti risolvendo i limiti di spazio e dimensioni e avvicinare i prodotti agli usi più domestici.

La turbina eolica portatile: la porti e la usi dove vuoi.

turbina eolica portatile ricaricabile
Turbina ricaricabile (foto da Facebook)

Per risolvere il problema delle dimensioni delle pale eoliche si è pensato a produrre apparecchi piccoli e portatili per il consumo di tutti. Parliamo di una mini turbina eolica grande come un phon, quindi portatile. In definitiva è un aereogeneratore in grado di produrre energia elettrica grazie al vento.

Il fatto che sia piccola e trasportabile ovunque la rende estremamente versatile per chi ama viaggiare senza rinunciare alle comodità tecnologiche. Il dispositivo è in grado di produrre energia per caricare diversi device, come smartphone, pc, tablet. Ha la capacità di ricaricare uno smartphone in circa venti minuti.

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Si chiama Shine Turbine e pesa solo un chilo. Grande poco più di un phon ha una turbina da 40 watt e la capacità di immagazzinare 12mila mAH nella batteria a ioni. La sua particolarità è poter essere ricaricata anche attraverso la modalità tradizionale del collegamento ad una presa elettrica qualunque.

Versatile e leggera a piena capacità può ricaricare sino a 4 smartphone grazie anche alle sue porte USB che consentono la contemporaneità. Funziona anche in condizioni di brezza leggera e bastano 8 Km/h di energia eolica, ideale per chi ama viaggiare e stare outdoor dove spesso si è distanti dalle fonti elettriche tradizionali. E si infila in uno zaino pronta in due minuti a erogare energia.

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https://www.orizzontenergia.it/2022/10/16/mini-turbina-eolica-futuro-rinnovabili/

venerdì 18 marzo 2022

Come l’energia eolica potrebbe alimentare la Terra…18 volte. - Dan Jørgense

 

di Dan Jørgense  “Quante volte deve un uomo guardare in alto prima che possa vedere il cielo?” È una citazione da una famosa canzone di Bob Dylan. Amo questa frase perché mi ricorda che a volte ciò di cui abbiamo bisogno è in realtà proprio davanti ai nostri occhi. Sosterrò che è anche il caso del cambiamento climatico. In realtà possiamo sostituire alcune delle più grandi fonti del problema, petrolio, carbone e gas, con qualcosa che abbiamo in abbondanza: il vento.

Nel mio paese, la Danimarca, stiamo facendo proprio questo. Siamo un piccolo paese con una piccola popolazione. Se non l’avete ancora visitato, per favore fatelo. Siamo tutti persone amichevoli. Purché non critichiate la nostra nazionale di calcio.

Nulla rende un danese orgoglioso come sapere che qualcosa che abbiamo fatto fa una differenza positiva nel mondo. Storicamente parlando, abbiamo fatto la differenza in passato. 1000 anni fa, i miei connazionali controllavano la maggior parte del nord Europa. Sono sicuro ne abbiate sentito parlare. Uomini grandi e grossi, elmetti, barbe, capelli lunghi. I Vichinghi.

Ora porto avanti l’idea oggi che per combattere il cambiamento climatico, dobbiamo in realtà imparare dai vichinghi. Ma prima di arrivare a questo, dobbiamo andare da un’altra parte. Direi andare indietro nel tempo. Non fino all’epoca dei vichinghi ai tempi d’oro di Aroldo I “Dente Azzurro” Gormsson, ma agli anni ’70 durante la crisi petrolifera in Danimarca. Non a una fortezza vichinga, ma a una piccola bottega, in un fienile, in una fattoria, in un villaggio in Danimarca.

Vi presento Henrik Stiesdal. Non è ancora un ingegnere esperto e di successo. Ha 19 anni, è un giovane. Si è posto una sfida. Ha pensato, “E se potessi costruire una turbina eolica che produce elettricità?” E sapete cosa? L’ha costruita.

Più tardi, è riuscito a costruirne una grande che poteva rifornire la sua famiglia di elettricità economica e a buon mercato nel mezzo della crisi. E poco dopo, altre fattorie hanno chiesto a Henrik di costruire una turbina anche per loro. E lui l’ha fatto. E alla fine ha in effetti venduto il progetto a una compagnia chiamata Vestas. Potreste averne sentito parlare perché sono i più grandi produttori di turbine nel mondo oggi.

Molte cose sono successe da quanto Henrik e altri pionieri hanno fatto i primi passi negli anni 70. Nel 1991, abbiamo costruito il primo parco eolico in alto mare del mondo chiamato Vindeby. Undici turbine, alte 54 metri. Era considerata una pietra miliare. Erano enormi. Oggi, ovviamente, sembrano piccolissime.

Questo, in foto, è Kriegers Flak. È il più grande parco eolico offshore in Danimarca adesso. 72 turbine, alte 188 metri, ciascuna di esse. Per darvi un paragone, è il doppio dell’altezza della Statua della Libertà.

Ogni volta che una di quelle turbine ha una rotazione delle pale, crea abbastanza elettricità da caricare più di 1400 telefoni cellulari. Il parco stesso copre la domanda di energia elettrica di 600.000 case.

Quindi la storia dell’energia eolica in Danimarca è la storia di come una turbina, in una fattoria, ha innescato una trasformazione che ha influenzato l’intero paese. Noi, certamente, ora speriamo, per quanto piccoli siamo, di poter innescare una trasformazione che interesserà anche altri paesi. Siamo un capofila verde, ma dobbiamo fare di più perché allo stesso tempo, ci classifichiamo al primo posto in UE, o almeno tra uno dei più grandi produttori di petrolio, in UE. Questo deve cambiare. L’anno scorso, il governo danese e il parlamento danese hanno preso una decisione importante. Abbiamo deciso di fissare una data finale all’estrazione di petrolio e gas nel 2050 e cancellare immediatamente tutte le future tornate di concessione di licenza.

Non è stata una decisione facile. Quando abbiamo preso la decisione, eravamo il più grande produttore di petrolio in UE. Ma la ragione per cui lo abbiamo fatto, anche se era costoso, era che dovevamo mostrare al mondo che ci sono davvero alternative al petrolio e al gas.

Alcuni di voi staranno pensando che sembra ottimo, ma come lo farete? Cosa fate i giorni nei quali non soffia il vento? E per quanto riguarda le parti del nostro sistema energetico che non possono essere elettrificate? Sicuramente non si può far volare un aereo jet senza carburante? Sicuramente non si può far navigare una grande nave container senza bunker oil? Ma in realtà, si può.

Questo è un elettrolizzatore.

La foto viene da una visita che ho fatto a una fabbrica in Danimarca qualche settimana fa. Quindi non è un prototipo, non è un modello in un laboratorio. È una macchina funzionante, è un prodotto commerciale. Che cosa fa? Trasforma l’elettricità in idrogeno. E questo, amici, è un punto di svolta. Perché ci rende possibile risolvere due problemi che abbiamo con l’energia eolica. Uno, possiamo ora immagazzinare l’energia per quando il vento non soffia. E due, possiamo ora decarbonizzare parti del nostro sistema energetico che non potevamo decarbonizzare prima. Perché l’idrogeno può essere trasformato in carburanti verdi. Immaginatelo. Il vento nel Mare del Nord è trasformato da una turbina in elettricità. L’elettrolizzatore la trasforma in idrogeno, e l’idrogeno è allora trasformato in carburanti verdi sostenibili che possiamo usare per far navigare le navi e volare gli aerei. So che sembra fantascienza, ma è in realtà solo scienza.

Per fare ciò nella scala che ci serve, avremo bisogno di molta energia rinnovabile. Avremo bisogno di espandere enormemente la nostra capacità di vento offshore. E in Danimarca, stiamo facendo proprio quello. Una parte molto importante di quella strategia è costruire la prima isola energetica del mondo.

80 chilometri al largo nel mare, le dimensioni di 64 campi da calcio, il più grande investimento in infrastrutture nella storia danese. Stiamo letteralmente cambiando la mappa del nostro paese. Centinaia di turbine eoliche. Quando completamente costruito, sarà in grado di generare 10 gigawatt di elettricità verde. 10 gigawatt, è abbastanza per coprire la domanda di 10 milioni di famiglie. È molto più di quanto serva in Danimarca, che è positivo, perché allora li possiamo usare per produrre l’idrogeno, per produrre i carburanti verdi, e li possiamo esportare in altri paesi e così aiutarli a decarbonizzare il loro sistema energetico.

Alcuni di voi stanno probabilmente pensando, “Che cosa c’entra questo con i vichinghi?” Ma sapete a cosa è dovuto il successo dei vichinghi? Come sono riusciti ad arrivare in Groenlandia? Come sono riusciti a navigare fino in America 500 anni prima di Colombo? Il loro segreto? Hanno sfruttato il vento. Hanno impiegato uno sforzo tremendo per creare vele efficienti, e impiegavano per fare una vela lo stesso tempo che per costruire una nave, e era altrettanto importante. E questo mi porta al mio punto principale. Dobbiamo, come hanno fatto i vichinghi 1000 anni fa, cambiare il mondo trovando nuovi e più efficienti metodi per sfruttare l’energia. Questa volta, con dei tagli di capelli leggermente migliori…e la motivazione che risiede nel fatto che questa potrebbe essere la nostra più grande opportunità di fare una differenza positiva nel combattere il cambiamento climatico.

Alcuni vi diranno che un piccolo paese non può fare una grande differenza. Non sono d’accordo. Quando un giovane come Henrik ha potuto fare la differenza per un intero paese, perché non credere anche che un paese come la Danimarca possa fare la differenza per il mondo intero? Non possiamo farlo da soli, ma possiamo fare molto. Innovando, creando nuove tecnologie e nuove soluzioni, sfruttando qualcosa che è molto più grande di noi, le forze della natura.

Se chiedete all’Agenzia Internazionale dell’Energia, vi diranno che il vento al largo ha il potenziale per coprire l’attuale domanda di elettricità del mondo intero, non una, non due, 18 volte. Quindi quando andrete in Danimarca, incontrerete una danese. Dopo aver detto qualcosa di carino sulla nostra nazionale di calcio, provate a chiederle, “Come pensi che dovremmo risolvere la crisi climatica?” È probabile che risponda, “La risposta, amico, sta letteralmente soffiando nel vento.”

Tedx di Dan Jørgensen, Ministro per il clima, l’energia e i servizi pubblici della Danimarca, incaricato di ridurre le emissioni del paese del 70% entro il 2030 e di chiudere la sua industria petrolifera.

Laura Coronella, Translator, Anna Cristiana Minoli, Reviewer

https://beppegrillo.it/come-lenergia-eolica-potrebbe-alimentare-la-terra-18-volte/?fbclid=IwAR1iWfwFjCvUJZtFa5Uom7DUz5oGMwHh4NRo3KT8YmGb9dk-AvLGShCpVCE

martedì 13 aprile 2021

Rinnovabili, l'India adesso sfida la Cina. - Carlo Pizzati. -

 

Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, le emissioni inquinanti dell'India non verranno da strutture già esistenti ma da quelle che sono da costruire: trasporti, industrie e palazzi che ancora non esistono. E questa può essere una grande opportunità per creare sistemi più puliti. Un piano di investimenti sul clima potrebbe generare 24 milioni di posti di lavoro in 15 anni. E lanciare la grande sfida energetica alla Cina.

CHENNAI - In India il 38% dell'energia viene generata dalle tecnologie rinnovabili. L'obiettivo degli accordi di Parigi è di arrivare al 40% entro il 2030.  Ma il nuovo obiettivo è di arrivarci anche prima e arrivare al 57% entro il 2027, con 275 GigaWatt di rinnovabili, 72 GW di energia idroelettrica, 15 GW di nucleare e 100 GW da altre fonti a emissioni zero. E con questi numeri il premier Narendra Modi lancia la sfida alla Cina di Xi Jinping. Secondo le previsioni dell'Agenzia internazionale per l'energia, le emissioni inquinanti dell'India non verranno da strutture già esistenti ma da quelle che sono da costruire: trasporti, industrie e palazzi che ancora non esistono. Questa può essere una grande opportunità per creare sistemi più puliti, come già stanno facendo il territorio del Ladakh, lo stato del Sikkim e del Kerala e città come Chennai e Bangalore.

Utilitaria elettrica della Reva per le vie di Bangalore 

Ma la domanda che consegue è sempre: quale sarà il costo per la crescita economica? Da più parti emergono studi che tendono a dimostrare che la riduzione delle emissioni in diversi settori porterebbe non solo a una popolazione più sana, ma anche a un'economia più solida. Uno dei primi risultati di un'accelerata verso le energie alternative e rinnovabili sarebbe quello di conservare più acqua. Le attuali centrali elettriche indiane consumano molta acqua per i sistemi di raffreddamento. Secondo i dati del World Resources Institute dell'India, la svolta verso le rinnovabili potrebbe diminuire il consumo di acqua da 2,5 miliardi di metri cubi l'anno a 1 miliardo di metri cubi entro il 2050. Ovviamente le riduzioni di anidride carbonica ridurrebbero anche l'inquinamento che in India, secondo uno studio della rivista Lancet, nel 2019 ha causato 1 milione e 700 mila morti, il 18% dei morti totali.  Il tasso di mortalità per inquinamento all'aria aperta è aumentato del 115 per cento.

La decisione politica sulle energie alternative tiene sempre a mente non solo i benefici, ma anche l'impatto sull'occupazione. Secondo i dati del World Resources Institute, un piano di investimento intensivo sul clima potrebbe generare 24 milioni di posti di lavoro in 15 anni. Questo se si punta, ad esempio, sulla produzione di auto elettriche, elettricità più pulita ed elettrolisi a idrogeno. Scomparirebbero lavori di manutenzione e riparazione, ma se ne creerebbero di nuovi sia con lo stimolo statale sia grazie a un aumento dei consumi, vista la prevista crescita demografica del Paese.

Smog a Nuova Dehli 

"Di quali tecnologie avremo bisogno e a quale costo?" si chiede Ulka Kelkar, direttrice del programma climatico del World Resources Istitute indiano. "Secondo il modello economico applicato nel nostro studio, che comprende i maggiori settori ed esamina gli effetti combinati di diverse politiche da qui al 2050, l'impatto maggiore arriverà da un incremento dell'elettrificazione e dall'utilizzo dell'idrogeno come carburante nelle industrie del cemento, ferro, acciaio e chimica." Il risultato immediato sarebbe una limitazione della dipendenza dal petrolio, ma quindi anche da un calo delle entrate fiscali legate all'utilizzo di questo carburante. Questo potrebbe essere recuperato con una "tassa sul carbone" che incentiverebbe a ridurre ulteriormente le emissioni. Bisogna considerare che entro il 2030 l'India diventerà la nazione con più abitanti al mondo, un miliardo e mezzo, superando quindi la Cina, che si prevede arriverà a 1 miliardo e 460 milioni. Più popolazione (e più caldo con il riscaldamento globale) significa anche una maggiore richiesta energetica.

Una squadra di esperti del settore elettrico dell'Università di Santa Barbara, guidati dall'americano di origini indiane Ranjit Deshmukh, è convinta che l'India dovrebbe quindi incrementare gli sforzi per le energie rinnovabili anche per una convenienza economica. Dopo aver analizzato a fondo l'utilizzo elettrico in tutta l'India, considerando cambiamenti climatici stagionali e l'infrastruttura del fabbisogno energetico, questo gruppo di esperti ha dimostrato come le rinnovabili non riusciranno a evitare l'impiego di carbone e gas naturali, ma potranno incidere nel limitarle seriamente, contenendo anche le emissioni inquinanti. "Gran parte dei Paesi come l'India," ha spiegato il professor Deshmukh, "hanno avuto storicamente emissioni basse in confronto alle nazioni più industrializzate, quindi il nostro studio punta a dimostrare che le energie rinnovabili sono un'alternativa più conveniente dal punto di vista economico, e che vale quindi la pena investire in esse."

Il costo dell'energia eolica e solare, e anche quello di stoccaggio delle batterie, sta diminuendo talmente velocemente che oggi è più conveniente adottare le tecnologie verdi invece di quelle convenzionali più inquinanti, a prescindere dalle motivazioni di tutela dell'ambiente. Per dimostrarlo, la squadra di Santa Barbara ha creato un modello dettagliato che replica il sistema elettrico indiano. Sono state prese in considerazione tutte le variabili, comprese le previsioni di un incremento di richiesta in futuro e la variabilità delle condizioni atmosferiche che impattano sull'eolico e il solare, cosa che  rende necessario continuare ad appoggiarsi su sistemi più tradizionali di fonti di energia per garantire la continuità di servizio.

Anche se la crescita delle fonti di energia rinnovabile non eliminerà del tutto al dipendenza dalle centrali al carbone o di gas naturale potrà però ridurne seriamente l'utilizzo. "Più fonti di energia rinnovabile si installano," ha spiegato Deshmukh, "meno spesso ci si dovrà appoggiare alle centrali al carbone". Oltre all'energia solare, non disponibile però la notte, l'India può fare affidamento sui venti della stagione dei monsoni, che varia a seconda delle due coste, est e ovest, e ciò consentirebbe di chiudere più centrali al carbone nelle stagioni ventose. Secondo i calcoli degli studiosi di Santa Barbara, affidandosi più massicciamente alle alternative verdi in realtà l'India potrebbe arrivare a 600 GW di capacità con le rinnovabili entro il 2030, con un possibile lieve incremento di costo sui consumatori e in alcuni casi invece con un decremento dei costi.

LaRepubblica

domenica 14 febbraio 2021

Eolico, la Calabria blocca tutte le autorizzazioni.

 

L'assessore regionale all'ambiente comunica di aver disposto la sospensione di tutte le autorizzazioni per gli impianti eolici e gli elettrodotti.

In una nota pubblicata sul portale istituzionale della Regione si legge che. "Nelle more dell'approvazione del Piano paesaggistico della Regione Calabria, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, 'Codice dei beni culturali e del paesaggio', l'assessore regionale alla Tutela dell’ambiente, Sergio De Caprio, ha disposto la sospensione di tutte le autorizzazioni per gli impianti eolici e gli elettrodotti, in quanto rappresentano una violenza alla bellezza della Regione e allo sviluppo del turismo".

Si specifica, inoltre, che è stato contestualmente "avviato un tavolo tecnico interdipartimentale per definire l'efficienza ecologica del marchio di qualità dell'energia rinnovabile regionale, come previsto dalla legge regionale n. 25 del 19 novembre 2020" [la legge in realtà è datata 10 novembre 2020, NdR].

Al momento non è chiaro se questa iniziativa, di cui la nota rappresenta l'unica testimonianza ufficiale, sarà accompagnata da specifiche disposizioni normative.

Quel che è certo, invece, è che questa vera e propria moratoria sull'eolico contrasta con tutte le disposizioni comunitarie e nazionali sulla promozione delle fonti rinnovabili.

Non è un caso, infatti, che sino ad oggi, tutti i tentativi di blocco delle autorizzazioni disposti dalle Regioni siano finiti con una inevitabile bocciatura da parte della Corte costituzionale. Basti solo ricordare, tra gli esempi più recenti e clamorosi, la sentenza (20 giugno 2018, n. 177) con cui la Consulta aveva dichiarato illegittima la moratoria campana sull'eolico del 2016.

https://www.nextville.it/news/43905/eolico-la-calabria-blocca-tutte-le-autorizzazioni/


venerdì 11 ottobre 2019

Energia eolica senza pale più potente del 60% grazie alle vibrazioni: la rivoluzionaria invenzione di una start up spagnola. - Roberta De Carolis




Non solo tramite pale: l’energia eolica si può ricavare anche dalle vibrazioni indotte dal vento. E con potenza che può superare del 60% quella della tecnologia convenzionale. Vortex Tacoma, l’innovativa turbina brevettata dalla start up spagnola Vortex Bladeless, ha superato i primi test in ambiente reale e punta ad essere commercializzata il prossimo anno.
Bladeless, letteralmente “senza pale”: la start up spagnola è così chiamata proprio perché la turbina brevettata, Vortex Tacoma, trasforma l’energia del vento in elettrica senza l’utilizzo delle comuni pale eoliche che, pur essendo efficienti in molti casi, possono creare diverse problematiche ambientali, come quelle molto discusse ai danni degli uccelli marini.
La tecnologia, in particolare, sfrutta il fenomeno delle risonanza, che in questo caso “amplifica” il naturale fenomeno chiamato ‘Vortex Shedding’. L’innovativa turbina consiste infatti in un cilindro fissato verticalmente con un’asta elastica che oscilla in un determinato range di frequenze, calcolato in modo che i vortici che si formano naturalmente attorno al cilindro risultino “amplificati” dal suo moto.
Per dirla in un modo poetico ma in realtà del tutto scientifico, il cilindro entra in risonanza con il vento, e quindi l’energia che il sistema raccoglie è quella di un “vento amplificato” (in fisica il fenomeno è chiamato ‘Vortex Induced Vibration’).
Idea che, stando alle ultime stime, può aumentare del 60% la potenza generata dalle comuni pale eoliche (e più efficiente anche degli attuali pannelli solari), con l’ulteriore vantaggio di essere meno impattante per l’ambiente circostante in quanto di dimensioni più contenute.
“L’attuale tecnologia delle turbine eoliche deve sostenere livelli di carico molto diversi a velocità del vento variabili – si legge sul sito di Vortex Bladeless – il che comporta importanti requisiti meccanici di componenti come ingranaggi, cuscinetti e altri. Le molteplici parti mobili sono costantemente soggette ad usura, il che comporta elevati costi di manutenzione. Le turbine eoliche senza pale eliminano completamente gli elementi meccanici che possono subire l’usura per attrito”.
Costi più bassi (fino all’80%), minore impatto sull’ambiente, più efficienza (una turbina di 2.5 m produce una potenza stimata di 100w una volta installata): è la rivoluzione dell’eolico? Forse presto per dirlo, anche perché la tecnologia non ha ancora del tutto terminato la fase di sviluppo (attualmente stimata al 95% di completamento), quindi è corretto mantenersi cauti.
Ma non manca molto alla verifica sul campo, perché la tecnologia, i cui lavori sono iniziati nel 2014 e che hanno dato i primi incoraggianti risultati nel 2017, dovrebbe essere commercializzata entro la fine del prossimo anno.
Il lavoro è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

lunedì 1 luglio 2019

Mafia e politica, l’imprenditore Nicastri collabora con i pm, tremano Roma e Palermo. - Rino Giacalone


Vito Nicastri agli arresti domiciliari mentre parla con il figlio Manio e con Francesco Arata, figlio dell’ex consulente di Salvini per l’Energia, Paolo.

Il re dell’eolico, considerato finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro, è legato ad Arata, ex consulente di Salvini per l’energia.

Parla Vito Nicastri, l’imprenditore di Alcamo delle energie rinnovabili ritenuto tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, e si allarga l’inchiesta della Procura di Palermo sugli affari del duo Arata - Nicastri che sta facendo tremare Roma e Palermo per il coinvolgimento dell’ex sottosegretario Armando Siri, vicinissimo al ministro Matteo Salvini, e di un paio di assessori e dirigenti regionali della giunta Musumeci in Sicilia.
Agenti della Direzione investigativa antimafia di Trapani stamane hanno eseguito un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari firmata dal gip Nicastro nei confronti di un dirigente regionale, Giacomo Causarano, uno dei vertici dell’assessorato all’energia, indagato per corruzione per una presunta mazzetta da 500 mila euro, e di Antonello Barbieri, imprenditore milanese indagato per intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione, ex socio di Nicastri.
La svolta nelle indagini è dovuta alla decisione di Nicastri di collaborare con la giustizia. Un duro colpo per il clan mafioso di Messina Denaro. Nicastri starebbe svelando i segreti dell’area grigia della mafia, quella dove i colletti bianchi e i politici intrecciano i legami d’affari con i boss. Secondo le indagini della Dia di Trapani e coordinate dai pm Guido e De Leo, i due arrestati di oggi si sarebbero messi a disposizione di Nicastri, pur conoscendo il livello dei contatti di questi con Cosa nostra. In carcere restano i due Arata, padre e figlio, e i Nicastri, padre e figlio. Ai domiciliari c’è Alberto Tinnirello, ex dirigente dell’assessorato regionale all’Energia. Secondo la procura di Palermo il ruolo dei dirigenti regionali sarebbe stato anche quello di creare difficoltà ai concorrenti di Nicastri nel campo dell’energia eolica.

https://www.lastampa.it/2019/07/01/italia/limprenditore-nicastri-collabora-con-i-pm-tremano-roma-e-palermo-lhQJwEVPcb9K23tqyu02SM/pagina.html?fbclid=IwAR0F_u2Uwwv0d264qpfNU5REzHyX7AxkIebSPfxYI-1laIpCH3twJDHoG04

mercoledì 12 giugno 2019

Corruzione, arrestati Paolo Arata e il figlio: “Soci occulti del re dell’eolico Nicastri, finanziatore di Messina Denaro”.

Corruzione, arrestati Paolo Arata e il figlio: “Soci occulti del re dell’eolico Nicastri, finanziatore di Messina Denaro”

L'ex consulente della Lega per l'energia ed ex deputato di Fi è accusato anche di autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Il gip rileva un "elevato rischio di infiltrazioni di Cosa nostra" nei loro affari. Nella tranche dell'inchiesta finita a Roma è indagato l'ex sottosegretario leghista Siri, che avrebbe preso 30mila euro per presentare un emendamento con modifiche degli incentivi al mini-eolico.

Paolo Arata, ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Fi, e il figlio Francesco sono stati arrestati con le accuse di corruzioneautoriciclaggio e intestazione fittizia di beni su richiesta della Dda guidata da Francesco Lo Voi. Per gli inquirenti, i due sono soci occulti dell’imprenditore trapanese dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto dai magistrati tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Gli Arata sono indagati da mesi per un giro di mazzette alla Regione siciliana – dagli 11mila ai 115mila euro l’una – che coinvolge anche Nicastri, tornato in cella già ad aprile perché dai domiciliari continuava a fare affari illegali. Le tangenti avrebbero favorito Nicastri e il suo socio occulto nell’ottenimento di autorizzazioni per i suoi affari nell’eolico e nel bio-metano. La Procura ha disposto anche il sequestro di otto società che operano nel campo delle energie rinnovabili.
Una tranche dell’inchiesta nei mesi scorsi è finita a Roma perché stando ad alcune intercettazioni gli Arata avrebbero pagato una mazzetta da 30mila euro all’ex sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri. Che in cambio avrebbe presentato un emendamento, poi mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico, settore in cui l’ex consulente del Carroccio aveva investito.
Oltre che nei confronti dei due Arata il gip di Palermo Guglielmo Nicastro ha disposto l’arresto per Nicastri, la cui la misura è stata notificata in carcere in quanto già detenuto, e per il figlio Manlio, indagati pure loro per corruzione, auto riciclaggio e intestazione fittizia. A Nicastri, di cui la Procura ha recentemente chiesto la condanna a 12 anni per concorso in associazione mafiosa, il gip non ha dato l’aggravante dell’aver favorito Cosa nostra che, invece, gli era stata contestata dai pm. Nella misura cautelare però il gip lancia l’allarme “sull’elevato rischio di infiltrazioni di Cosa nostra” negli affari degli Arata e dei Nicastri. Ai domiciliari è finito poi l’ex funzionario regionale dell’Assessorato all’Energia Alberto Tinnirello, accusato di corruzione. Gli altri indagati nell’ambito dell’operazione della Dia di Palermo sono Giacomo Causarano, Francesco Isca e Angelo Giuseppe Mistretta.
“Arrestato Arata. Corruzione e mafia vanno combattute con durezza”, ha commentato in un tweet il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. “Ora in Regione Sicilia chi aveva dato concessioni per i due parchi eolici in questione con grande leggerezza dovrà fornire risposte!”.

venerdì 19 aprile 2019

Siri indagato, la tela dell’ex deputato Arata per arrivare alle istituzioni: assessori, un ex ministro e Micciché. - Giovanna Trinchella

Siri indagato, la tela dell’ex deputato Arata per arrivare alle istituzioni: assessori, un ex ministro e Micciché

C'è un groviglio di corruzioni che ha portato gli investigatori della Dia fino al cuore del governo. Il "gruppo Arata/Nicastri", così lo definiscono gli inquirenti, quando l'imprenditore dell'eolico è finito nei guai, ha potuto far affidamento "sulla importante rete di rapporti istituzionali" di Arata "per trovare canali privilegiati di interlocuzione con organi politici regionali siciliani.

C’è un groviglio di corruzioni – svelate da una primigenia indagine antimafia della Procura di Palermo sull’imprenditore Francesco Isca – che ha portato gli investigatori della Dia fino al cuore del governo con la notifica al senatore leghista Armando Siri dell’informazione di garanzia per corruzione. Ma ci sono soprattutto nomi che parlano di una vecchia politica in dialogo con il malaffare e in alcuni casi anche indirettamente con la mafia: una tela, stando all’Antimafia, costruita da Franco Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia. A scorrere le otto pagine del decreto di perquisizione della Dda di Palermo saltano agli occhi i nomi del boss latitante Matteo Messina Denaro, ma anche di un esponente politico di spicco come Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, già ministro e con responsabilità di governo con Berlusconi premier, di Alberto Dell’Utri, fratello gemello di Marcello ex senatore di Forza Italia, quest’ultimo ai domiciliari per scontare una condanna per concorso esterno, e Calogero Mannino, ex ministro democristiano, coinvolto e assolto nel processo sulla Trattativa.
Perché compaiono tutti questi nomi – nessuno di loro è indagato – nell’inchiesta di Palermo? Perché Franco Paolo Arata, già presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile, autore del programma di governo della Lega sull’Ambiente, l’uomo che – stando ai pm di Roma – avrebbe corrotto il sottosegretario leghista con la promessa o la consegna di 30mila euro, si attiva in modo da trovare ascolto e intercessioni per gli affari di Vito Nicastriimprenditore dell’eolico finito ai domiciliari con l’accusa di aver contribuito alla latitanza del boss di Castelvetrano. Senza contare le “bustarelle”, soldi e il lavoro per un figlio, andate a tre dipendenti pubblici per passare informazioni sulle pratiche e concedere una autorizzazione alla costruzione di impianti di produzione di energia alternativa delle società del duo Nicastri/Arata “soci” nel grande affare delle energie rinnovabili in Sicilia. Anche attraverso i loro figli, Manlio Nicastri e Paolo Francesco Arata, anche loro indagati.
Chi è l’imprenditore Vito Nicastri, i pm: “Spregiudicato e pregiudicato”. Partendo dagli affari di Francesco Isca, considerato vicino alle famiglie mafiose Musso e Crimi, i pm di Palermo svelano un primo legame economico tra Nicastri e Isca. Poi entra in scena Arata e gli investigatori scoprono “un reticolo di società” facenti capo alla famiglia Arata, “ma partecipate occultamente da Nicastri, vero regista delle strategie imprenditoriali” e definito dall’ex politico “la persona più brava dell’eolico in Italia”. Il re del vento “oltre ad aver un’indubbia competenza e abilità in tale settore – sottolineano gli inquirenti nell’informazione di garanzia – è un imprenditore pregiudicato e spregiudicato“. Condannato in via definitiva per corruzione e truffa aggravata a Nicastri, prima di finire ai domiciliari, nel 2012 era stata applicata la misura di prevenzione personale e nei suoi confronti era stato emesso anche un provvedimento di confisca. Nonostante questo e nonostante Nicastri – da oggi in carcere – fosse finito ai domiciliari per l’appoggio “all’amico di Castelvetrano”, i legami con Arata non si sono spezzati. L’ex deputato e suo figlio “non hanno avuto alcuna esitazione a proseguire un rapporto societario di fatto con il detenuto Nicastri, architettando molteplici escamotage per consentire una continua, e  a volte anche diretta, interlocuzione con il ‘re dell’eolico’ nonostante le prescrizioni imposte a Nicastri, ripetutamente e gravemente violate” per “portare avanti i molteplici progetti imprenditoriali e le connesse azioni delittuose”.
Il “gruppo Arata/Nicastri” e i contatti con i politici.
Scrivono poi i pm: “Gli Arata, attraverso la società Alqantara… hanno acquisito partecipazioni nella Etnea srl (operante nel settore del mini-eolico, con dieci turbine già produttive), nella Solcara srl (titolare di sei torri mini-eoliche già produttive), nella Solgesta srl (partecipata, prima al 50%, poi interamente, da Solcara srl, impegnata in due progetti di costruzione di impianti di produzione di bio-metano), nella Bion srl (fotovoltaico) e nell’Ambra Energia srl (fotovoltaico)”. Tutte società che “appaiono partecipate occultamente” da Nicastri. Ma non solo la Solgesta, come emerge da alcune intercettazioni, “è da considerarsi partecipata occultamente anche da Francesco Isca“.
Il “gruppo Arata/Nicastri”, così lo definiscono gli inquirenti, quando quest’ultimo è finito nuovamente nei guai, ha potuto far affidamento “sulla importante rete di rapporti istituzionali” di Arata “per trovare canali privilegiati di interlocuzione con organi politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al ‘bio-metano'”. Ed è così che inizia l’elenco delle personalità contattate – ma che risultano estranee alle indagini – da Arata come l’assessore regionale alle Energie “Alberto Pierobon  grazie all’intervento di Gianfranco Micciché, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri“. Poi, quando “l’epicentro della fase amministrativa” è diventato l’assessorato al Territorio e Ambiente (per la verifica di assoggettabilità del progetto alla VIA, valutazione di impatto ambientale) “Arata è riuscito ad interloquire direttamente con l’assessore regionale Territorio e Ambiente Salvatore Cordaro” e  “tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto Assessorato, dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino”. La Dia sentirà come persone informate sui fatti Miccichè, Pierobon e Cordaro.
Nell’assessorato alle Energie Arata e Nicastri trovano in due dipendenti che si “prodigano” a fornire informazioni sulle pratiche per loro in cambio di bustarelle. Un’altra sponda arriva in un dipendente del Comune di Calatafimi che stando, agli inquirenti ha incassato 115mila euro sul proprio conto nel corso di tre anni bonifici provenienti dalla Quantas (riconducibile a Nicastri) per aver rilasciato le autorizzazioni per la costruzione delle torri mini-eoliche della Etnea, società che nel dicembre 2015 aveva acquistato la Quantas. Ma al “gruppo” non bastava ed è per questo che a un certo punto probabilmente hanno puntato su Roma.

giovedì 14 aprile 2016

Le Hawaii presentano il piano per divenire rinnovabili al 100%.

Le Hawaii presentano il piano per divenire rinnovabili al 100%

La principale utility dello Stato americano spiega come passare ad un’alimentazione completamente a base di rinnovabili entro il 2045. 

(Rinnovabili.it) – Meno di 30 anni per divenire completamente sostenibile sotto il profilo energetico. Questa la scommessa delle Hawaii, che si candida così a divenire banco di prova per l’indipendenza energetica degli USA. La principale utility energetica dello Stato, la HECO, ha presentato al regolatore un nuovo piano di sviluppo che punta diritto all’obiettivo del 100% di energie rinnovabili entro il 2045. Il programma, elaborato assieme alle sue controllate Maui Electric e Hawaii Electric Light Company, è stato presentato ufficialmente la scorsa settimana e si concentra in gran parte sulla modernizzazione della rete e, naturalmente, sulle fonti alternative come il fotovoltaico e l’energia eolica.

Secondo HECO, le Hawaii hanno già raggiunto oltre il 23% di energie rinnovabili nella produzione del 2015, e il percorso verso il 100% è a portata di mano. Cinque saranno le direttive perseguite per non mancare il bersaglio (il cui programma sarà comunque aggiornato ogni 5 anni):

– L’implementazione di una smart grid con l’installazione di una rete wireless moderna,         contatori intelligenti e altre tecnologie finalizzate ad ammodernare la rete elettrica esistente e migliorare l’integrazione delle risorse energetiche distribuite.
– L’emissione bandi per proposte di progetti  focalizzati sull’energia rinnovabile, con una capacità complessiva di oltre 350 MW da sviluppare entro il 2022.
– L’implementazione di comunità basate sull’energia rinnovabile, al fine di consentire ai clienti che non possono permettersi di istallare un impianto fotovoltaico domestico di riceverne comunque i benefici.
– Studiare e sviluppare sistemi di  immagazzinamento dell’energia, sia su scala utility, che a livello domestico.
– Favorire una maggiore penetrazione del fotovoltaico integrato su i tetti delle abitazioni.

Il piano si concentrerà anche su microreti e gas naturale; secondo le previsioni elaborate al computer per il 2045, il mix hawaiano dovrebbe includere: 1.215 MW di tetti solari,  36 MW di fotovoltaico in feed-in-tariff, 872 MW di fotovoltaico su scala utility, 529 MW di energia eolica onshore, 800 MW di energia eolica off-shore, 21 MW di energia idroelettrica e 118 MW di energia geotermica.

sabato 5 dicembre 2015

Le mini-pale eoliche di Gianluigi, 20 anni, comprate per 5,5 milioni. - Nicola Di Turi

Le pale eoliche da mettere sul tetto

Gp Renewable inglobata in Air Group Italy grazie all'investimento di una cordata americana: i dispositivi prodotti nella sede di Casarano arriveranno negli Stati Uniti.

Le turbine salentine spiccano il volo. Comincia col vento in poppa, il 2015 di Gp Renewable. La startup del 20enne Gianluigi Parrotto, di cui ci eravamo già occupati, è stata rilevata per 5,5 milioni di euro da quattro investitori americani riuniti sotto le insegne della società Air Group. 
I mini impianti eolici prodotti a Casarano, così, sbarcheranno presto anche negli Stati Uniti. E la startup fondata un anno fa dal 20enne salentino, presto cederà il passo alla nuova Air Group Italy S.p.a., che ingloberà la vecchia società, che aveva chiuso il suo primo anno d’attività in linea con le previsioni e forte di un fatturato da 1,3 milioni di euro. «Per noi era un’occasione importante. Avremo queste persone al nostro fianco per molto tempo. A 20 anni sentivo di avere bisogno di una spalla forte su cui poggiare, soprattutto essendo partito senza un euro», spiega al Gianluigi Parrotto. Il fondatore di Gp Renewable rivestirà il ruolo di presidente del cda della nuova società, che avrà sede proprio a Casarano, mentre la holding principale del gruppo Air resterà in Svizzera, a Lugano. Sabato scorso a Casarano si è tenuta la cerimonia di presentazione della nuova società, con il passaggio di consegne celebrato anche dall’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Loredana Capone.

La holding Air Group, così, garantirà lo sbarco sul mercato americano e arabo, dopo aver versato una quota d’ingresso nel capitale di GpRenewable di 5.5 milioni di euro, rilevando la startup del 20enne Parrotto al primo anno di attività. Ma l’iniezione di liquidità del fondo americano non servirà solo a sviluppare il business delle mini turbine eoliche per uso domestico. «Il fondo Air ci aiuterà a esportare le turbine negli Stati Uniti, e la produzione resterà totalmente made in Salento, dal momento che abbiamo interrotto anche i nostri rapporti con gli impianti di Brescia. Ma nascerà anche un incubatore d’impresa, che sarà ospitato in un complesso di capannoni da 700 mq a Casarano. Abbiamo deciso di rilevarlo e concedere i capannoni in comodato d’uso gratuito ad aziende innovative del territorio», racconta l’imprenditore pugliese. L’idea, insomma, è quella di impiegare parte dei fondi - circa 1,5 milioni di euro - per rilevare le strutture e costituire un polo dell’innovazione nel Salento, con la costituenda società nel ruolo di finanziatore dei progetti più innovativi. E con una quota d’ingresso da 10 mila euro, sarà possibile anche partecipare al capitale della nuova società. «Inizialmente cercavamo solo una soluzione per esportare all’estero. Poi a dicembre il fondo ci ha proposto di rilevare la società e abbiamo ceduto il controllo di Gp Renewable. Tra dipendenti e collaboratori la nuova società assorbirà tutte e 37 le figure professionali che hanno collaborato finora con noi, mentre puntiamo sul nuovo polo dell’innovazione per attrarre aziende che avevano delocalizzato all’estero lasciando la Puglia», ragiona il 20enne Parrotto.

L’area che verrà concessa in comodato d’uso gratuito alle aziende sarà inaugurata a fine gennaio, mentre il fondo d’investimenti americano è attivo nel settore energetico ad ampio raggio, anche sui combustibili fossili. Gp Renewable lo scorso anno aveva commercializzato circa 100 mini turbine in tutta Italia (5 kw ciascuna, 2,5 metri di altezza, 1,5 di diametro, 100 kg di peso), suscitando anche qualche polemica sulle prestazioni promesse (11 mila kwh prodotti all’anno in condizioni ottimali, dati in linea però con turbine inglesi paragonabili per prestazioni e dimensioni del prodotto, che produrrebbero da 9 mila a 18 mila kwh/anno). «Il sistema mini-eolico Savonius è vecchio di 90 anni, non ho inventato nulla di nuovo. Ma prima esistevano generatori che raggiungevano la potenza di picco a oltre 4 mila rotazioni per minuto, mentre i nostri dispositivi oggi lo fanno già a 135 rpm. Anche le auto sono vecchie, ciononostante si producono modelli più veloci in tutto il mondo», conclude Parrotto. Le mini turbine salentine, invece, spiccano il volo verso gli Stati Uniti. Col vento in poppa.