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mercoledì 2 ottobre 2019

Mafia, Vito Nicastri condannato a 9 anni. "Ha finanziato la latitanza di Messina Denaro".- Salvo Palazzolo

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Il "re" dell'eolico era accusato di concorso esterno. Da alcuni mesi collabora con i pubblici ministeri, ma ha sempre escluso rapporti con le cosche trapanesi. Condannato anche il fratello Roberto.

Il "re" dell'eolico, Vito Nicastri, l'imprenditore di Alcamo in affari con Paolo Arata, l'ex consulente di Matteo Salvini, è stato condannato oggi pomeriggio a nove anni di carcere dal gup di Palermo Filippo Lo Presti. Per concorso esterno in associazione mafiosa. I sostituti procuratori Gianluca De Leo, Giacomo Brandini e il procuratore aggiunto Paolo Guido gli contestavano di aver intrattenuto rapporti spregiudicati con esponenti delle cosche, quelli più vicini al superlatitante Matteo Messina Denaro, imprendibile dal giugno 1993. Per Nicastri, accusato dalla Dia di Trapani di intestazione fittizia e corruzione nell'ambito del caso Arata, è la prima condanna per mafia. Nonostante già negli anni scorsi avesse subito una maxi confisca di beni per un milione e trecento mila euro.

Da maggio, dopo l'arresto per la vicenda Arata, l'imprenditore collabora con i magistrati della procura di Palermo, ha svelato alcuni episodi di corruzione di pubblici funzionari, chiamando in causa il suo socio coculto Arata, ma ha sempre negato di avere avuto rapporti con esponenti mafiosi. Ora, questa sentenza lo smentisce. Il gup ha condannato anche il fratello di Vito, Roberto, pure lui a 9 anni, per concorso esterno in associazione mafiosa.


Era stato il pentito Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro, a svelare che Vito Nicastri avrebbe fatto avere "una borsa piena di soldi" agli uomini legati al latitante. L'anno scorso, il "re" dell'eolico era già agli arresti domiciliari, ma iniziò a fare affari con Paolo Arata, ex parlamentare di Forza Italia e allora consulente per l'energia della Lega. Affari che ad agosto sono stati raccontati nel corso di un incidente probatorio, al tribunale di Roma: Nicastri ha confermato di aver saputo di una mazzetta da 30 mila euro che il suo socio avrebbe promesso al sottosegretario Armando Siri, per piazzare un emendamento che doveva aprire le porte a molti finanziamenti. Per questo filone, indaga la procura di Roma, sotto inchiesta ci sono Arata e Siri, quest'ultimo rimosso dal presidente del Consiglio Giusepep Conte, nonostante le resistenze della Lega.


L'impero.
Negli anni Novanta, si vantava di essere uno dei pochi imprenditori puliti nel settore dell’energia alternativa. E invece era lui il perno del sistema di potere che ruotava attorno alle pale eoliche. Vito Nicastri, l’ex elettricista di Alcamo diventato in vent' anni un top manager, avrebbe avuto alle spalle uno sponsor potente: l’ultimo grande latitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro.
Per questa ragione, nel 2013, la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani gli aveva confiscato un impero economico: un miliardo e trecento milioni di euro, tanto valevano le 43 società di capitali che Nicastri utilizzava per gestire i suoi affari nel settore dell’eolico e del fotovoltaico; alcune con sede in Sicilia, altre in Lazio e Calabria. Sono passate tutte allo Stato. E con le società, anche un tesoro fatto da 98 beni immobili: Nicastri aveva investito in centinaia di terreni fra Trapani, Palermo e Reggio Calabria.

Per sé aveva fatto realizzare una sontuosa villa ad Alcamo, ma aveva acquistato anche decine di appartamenti e magazzini fra Trapani e Catanzaro. La confisca riguarda pure una grande passione di Nicastri: un catamarano di 14 metri per 8, costruito nel cantiere di Belleville, in Francia, nel 2009; è rimasto ancorato saldamente al porticciolo turistico di Castellammare del Golfo. L’imprenditore aveva una passione anche per le auto di grossa cilindrata, gli sono state sequestrate Mercedes e Audi. Infine, la Dia ha messo i sigilli a 60 rapporti finanziari, fra conto correnti, dossier titoli e polizze assicurative. Fu una delle confische più grande di tutti i tempi.


https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/10/01/news/mafia_vito_nicastri_condannato_a_9_anni_vicino_al_latitante_messina_denaro_-237431538/

lunedì 1 luglio 2019

Mafia e politica, l’imprenditore Nicastri collabora con i pm, tremano Roma e Palermo. - Rino Giacalone


Vito Nicastri agli arresti domiciliari mentre parla con il figlio Manio e con Francesco Arata, figlio dell’ex consulente di Salvini per l’Energia, Paolo.

Il re dell’eolico, considerato finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro, è legato ad Arata, ex consulente di Salvini per l’energia.

Parla Vito Nicastri, l’imprenditore di Alcamo delle energie rinnovabili ritenuto tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, e si allarga l’inchiesta della Procura di Palermo sugli affari del duo Arata - Nicastri che sta facendo tremare Roma e Palermo per il coinvolgimento dell’ex sottosegretario Armando Siri, vicinissimo al ministro Matteo Salvini, e di un paio di assessori e dirigenti regionali della giunta Musumeci in Sicilia.
Agenti della Direzione investigativa antimafia di Trapani stamane hanno eseguito un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari firmata dal gip Nicastro nei confronti di un dirigente regionale, Giacomo Causarano, uno dei vertici dell’assessorato all’energia, indagato per corruzione per una presunta mazzetta da 500 mila euro, e di Antonello Barbieri, imprenditore milanese indagato per intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione, ex socio di Nicastri.
La svolta nelle indagini è dovuta alla decisione di Nicastri di collaborare con la giustizia. Un duro colpo per il clan mafioso di Messina Denaro. Nicastri starebbe svelando i segreti dell’area grigia della mafia, quella dove i colletti bianchi e i politici intrecciano i legami d’affari con i boss. Secondo le indagini della Dia di Trapani e coordinate dai pm Guido e De Leo, i due arrestati di oggi si sarebbero messi a disposizione di Nicastri, pur conoscendo il livello dei contatti di questi con Cosa nostra. In carcere restano i due Arata, padre e figlio, e i Nicastri, padre e figlio. Ai domiciliari c’è Alberto Tinnirello, ex dirigente dell’assessorato regionale all’Energia. Secondo la procura di Palermo il ruolo dei dirigenti regionali sarebbe stato anche quello di creare difficoltà ai concorrenti di Nicastri nel campo dell’energia eolica.

https://www.lastampa.it/2019/07/01/italia/limprenditore-nicastri-collabora-con-i-pm-tremano-roma-e-palermo-lhQJwEVPcb9K23tqyu02SM/pagina.html?fbclid=IwAR0F_u2Uwwv0d264qpfNU5REzHyX7AxkIebSPfxYI-1laIpCH3twJDHoG04

domenica 28 aprile 2019

Rinnovabili, figli di Nicastri e Arata ricorrono al Riesame Chiesta restituzione di pc e telefoni sequestrati dalla Dia.



Manlio Nicastri e Francesco Arata sono tra gli indagati dell'inchiesta della procura di Palermo, che coinvolge anche il sottosegretario leghista Armando Siri. Per i magistrati, il gruppo avrebbe agito nell'interesse del re dell'eolico ritenuto vicino al boss Messina Denaro.


Restituire i computer e i cellulari sequestrati su disposizione del tribunale. Questa la richiesta fatta dai legali di Manlio Nicastri Francesco Arata, figli rispettivamente del re dell'eolico Vito - imprenditore ritenuto vicino a Matteo Messina Denaro e su cui pende una richiesta di condanna a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa - e Paolo,  ex deputato di Forza Italia e oggi consulente della Lega, che per i magistrati avrebbe portato avanti gli interessi di Nicastri.
A essere coinvolti nell'inchiesta, che coinvolge anche il sottosegretario leghista Armando Siri, sono gli stessi Manlio Nicastri e Francesco Arata. Per i magistrati entrambi hanno avuto un ruolo nell'attività di corruzione che si sarebbero registrate sia all'interno dell'assessorato regionale all'Energia che nel Comune di Calatafimi. Nel mirino della Dia sono finite mazzette per oltre 130mila euro. 
La famiglia Arata, per gli inquirenti, avrebbe inoltre fatto da prestanome per Nicastri, assumendo la titolarità di una piccola galassia di società attiva nel settore delle rinnovabili. Gli interessi di Nicastri - divenuto famoso per gli ingenti investimenti nell'eolico - ultimamente si sarebbero spostati su altre fonti alternative, come la produzione del biometano. Tale tecnologia è finita anche nel contratto di governo tra Lega e Movimento 5 stelle: a spingere affinché venisse fatto un riferimento alla necessità di investire in questo settore sarebbe stato il sottosegretario Siri. Per i magistrati, il senatore leghista avrebbe agito imbeccato da Arata in virtù del loro rapporto. L'ex parlamentare di Forza Italia sarebbe stato tra i principali sponsor di Siri per la nomina a sottosegretario.
https://meridionews.it/articolo/77176/rinnovabili-figli-di-nicastri-e-arata-ricorrono-al-riesame-chiesta-restituzione-di-pc-e-telefoni-sequestrati-dalla-dia/

Spero vivamente che i giudici respingano la richiesta. Questa gente, se verrà confermata e provata la colpevolezza contestata, va condannata a vita!