Visualizzazione post con etichetta Fotovoltaico. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fotovoltaico. Mostra tutti i post

martedì 28 marzo 2023

Energie Rinnovabili, cambia tutto entro il 2040: cosa succederà. Claudia Anania

 

Entro il 2040 dovrebbe cambiare ogni cosa sul fronte delle energie rinnovabili, ecco cosa accadrà in particolare.

Non si fermano i pronostici sul futuro dell’energia e soprattutto sul ruolo delle rinnovabili da qui a qualche anno. Una situazione necessaria, dal momento che non solo le attuali fonti si presentano come inquinanti ma anche particolarmente dispendiose – un dato reso più che mai evidente dalla crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina.

Proprio per questo è stato necessario iniziare ad accelerare un po’ i tempi e cercare di capire entro quanto avverrà effettivamente il cambiamento e saremo in grado di utilizzare fonti pulite e rinnovabili per arginare sia il problema inquinamento che quella dell’aumento dei prezzi.

Secondo gli esperti ad oggi si pensa che potrebbe cambiare tutto entro il 2040, ma cosa succederà in concreto?

Energie rinnovabili, cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni

Come anticipato, sono diversi i fattori che hanno portato ad uno studio ancora più approfondito sulle energie rinnovabili in modo tale da poterli sostituire a quelle oggi utilizzate il prima possibile. L’aumento dei prezzi, il tema dell’inquinamento ma anche la consapevolezza che le energie non rinnovabili si esauriranno presto hanno portato ad un maggior impiego di risorse per cercare di rendere disponibili le fonti rinnovabili prima di quanto avevamo previsto.

Proprio grazie a questa spinta ad oggi si parla della possibilità di ottenere circa il 25% dell’energia mondiale dalle rinnovabili entro il 2035questa soglia salirà al 40% entro il 2040. Tra i maggiori paesi che si sono impegnati a raggiungere questo obiettivo troviamo anche in Italia, che ormai da tempo ha parlato della volontà di riuscire a sostentare la richiesta di energia esclusivamente con fonti rinnovabili entro il 2030.

Energie rinnovabili, quali sono quelle su cui faremo affidamento

Negli ultimi anni si è spesso parlato dei famosi impianti fotovoltaici, che oggi si possono installare perfino sui balconi per riuscire a produrre una parte dell’energia richiesta in casa ogni giorno. Bisogna però tener presente che non si tratta dell’unica soluzione valida che possiamo utilizzare anche nell’ottica di ridurre il problema dell’inquinamento ambientale.

In particolare si potrà fare affidamento (e in parte già accade) sull‘energia eolica – ovvero quella prodotta a partire dal vento – idroelettrica, ad oggi considerata la più efficiente, e infine quella geotermica, prodotta a partire dal nucleo della Terra.

Si parla inoltre anche di bioenergia (prodotta a partire dagli scarti di organismi biologici), mareomotricecinetica (sfruttando dunque il movimento umano) e l’energia delle centrali a idrogeno – in realtà oggi ibrida perché usa fonti sia rinnovabili che non rinnovabili, ma che in futuro produrrà idrogeno soltanto tramite energia solare.

https://www.newsecologia.it/2023/03/24/energie-rinnovabili-cambia-tutto-entro-il-2040-cosa-succedera/

domenica 27 febbraio 2022

Il fotovoltaico da balcone come alternativa al gas e contro il caro bollette. - Roberta De Carolis

 

La guerra in Ucraina ci sta mettendo di fronte ai nostri errori. Eppure le soluzioni, almeno per far fronte alla crisi energetica, c’erano e ci sono ancora: le rinnovabili. Il fotovoltaico si può addirittura istallare sul balcone. La tecnologia davvero non può essere più la scusa ora.

Esiste un fotovoltaico molto “casalingo” ma non meno efficiente e molto efficace contro il caro bollette: è quello da balcone, che prevede l’installazione di innovative celle fotovoltaiche bifacciali sui parapetti da esterno irraggiati dal sole. Non quindi sul tetto dell’edificio, proprio “in casa nostra”.

Non tutte le abitazioni sono adatta ad installare il classico fotovoltaico da edificio, quello che normalmente si costruisce sul tetto. In questi caso un compromesso può essere il fotovoltaico da balcone, ovvero un singolo pannello solare da 1,2 kW/h o da 2,4 kW/h, che può essere posizionato ovunque sul balcone purchè ci sia una sufficiente irradiazione solare, e che può anche essere spostato tramite una struttura mobile su ruote.

Come funziona il fotovoltaico da balcone.

Sul balcone i pannelli solari hanno un meccanismo di funzionamento molto simile a quelli installati sui tetti degli edifici. L’impianto si collega normalmente alla rete della corrente domestica determinando una potenza aggiuntiva.

È quindi necessario anche in questo caso avere un contatore bidirezionale, ovvero uno che non misuri solo i consumi ma anche l’energia immessa in rete, in quanto, installando un impianto fotovoltaico, si diventa produttori (oltre che consumatori) di energia.

E anche con i fotovoltaico da balcone non è richiesta un’autorizzazione (a meno che non si viva in un centri storico italiano coperto da vincolo paesaggistico): basterà comunicare l’impianto mediante il modello unico per il fotovoltaico.

Tutti gli impianti fotovoltaici da balcone sono inoltre dotati di una batteria per l’immagazzinamento di energia, necessaria ad intervenire in caso di minore produzione “al momento” e di maggiore consumo (es. nelle ore solari).

Vantaggi e limiti del fotovoltaico da balcone.

Una famiglia di 3-5 persone, considerati i consumi a cui ormai siamo abituati, non può coprire il proprio fabbisogno energetico con un unico impianto da balcone. Ma averlo resta un utilissimo metodo per aiutare l’ambiente e le nostre bollette (e in questo momento ne abbiamo bisogno più che mai).

Con la potenza tipica installata e la conseguente energia accumulata in una giornata di sole pieno, infatti, i pannelli fotovoltaici da balcone possono arrivare ad alimentare contemporaneamente un PC per circa 2-3 ore, una TV, l’aspirapolvere fino a 30 minuti e 8 lampadine a basso consumo.

E sulle bollette tutto questo sarà più che evidente.

Naturalmente installare un impianto fotovoltaico da balcone ha un costo. Facendo un giro in rete ci si rende conto che per un singolo impianto è necessario investire una media di 1500 euro, a cui dovremmo aggiungere i costi di manodopera se non siamo in grado di montarlo autonomamente.

Potremmo comunque usufruire delle detrazioni fiscali pari al 50% fruibili in dieci anni.

In un momento storico in cui abbiamo paura di restare senza energia dovremmo tutti, davvero, scegliere di autoprodurla (anche se i nostri governi non sembrano voler andare in questa direzione).

https://www.greenme.it/ambiente/energia/fotovoltaico-da-balcone-caro-bollette/

lunedì 9 agosto 2021

«Gli impianti fotovoltaici non sottraggano terreno alla produzione agricola».













REGGIO EMILIA. «La Regione Emilia Romagna è a favore dell’impiego massivo delle energie rinnovabili, ma non possiamo però permetterci il consumo di suolo agricolo per la realizzazione degli impianti fotovoltaici, che devono essere posizionati sui tetti, in sistemi agrivoltaici in cave dismesse e in tutti quei siti che non sottraggono terreno alla produzione agricola. A livello mondiale i terreni fertili sono in diminuzione e dobbiamo preservare quelli del nostro territorio per avere un’agricoltura strutturata, forte e competitiva». Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi nel firmare, alla presenza del presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli, del direttore regionale Marco Allaria Olivieri e del delegato Coldiretti Giovani Impresa Emilia Romagna Andrea Degli Esposti, la petizione lanciata in tutta Italia da Coldiretti Giovani Impresa a tutela del suolo agricolo, chiedendo alle istituzioni di investire nelle fonti alternative di energia senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’agricoltura e la bellezza unica dei nostri territori, che andrebbero compromessi senza una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra.

I giovani agricoltori della Coldiretti propongono che le Regioni e gli enti locali identifichino nelle aree da bonificare, nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive anche agricole, il luogo idoneo all’installazione del fotovoltaico per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili. Il consumo di suolo agricolo destinato al fotovoltaico a terra – afferma Coldiretti Giovani Impresa – minaccia il futuro alle nuove generazioni di agricoltori.

Gazzetta di Reggio

domenica 15 luglio 2018

Come funzionano le persiane fotovoltaiche.

Persiane solari

Risulta difficile crederci, ma i due terzi dell’energia elettrica nel nostro paese viene utilizzata per consumi domestici, residenziali e commerciali – e non a fini industriali come si ritiene normalmente. E in media ogni casa in Italia riceve dal sole ben dieci volte tanta energia quanta ne consuma al suo interno.
Le persiane fotovoltaiche sono un sistema estremamente razionale per sfruttare al massimo l’irraggiamento. Sono costituite da celle solari convenzionali (in silicio policristallino) posizionate su una struttura simile a quelle tradizionali – meglio se capace di orientarsi automaticamente sul suo asse verticale e/o a livello di alette in modo che la parte fotoattiva rimanga sempre esposta al sole e sia possibile massimizzare la prestazione.
Il loro funzionamento è diverso da quello del pannello fotovoltaico classico: mentre questo viene installato su un edificio, le persiane fotovoltaiche sono integrate, sia a livello architettonico che energetico. Spieghiamo meglio: il pannello solare produce energia elettrica continua e la riversa nella rete elettrica, con la necessità di convertirla in corrente alternata – e conseguente aggravio dei costi.
Le persiane fotovoltaiche, invece, producono corrente continua che può alimentare direttamente tutta una serie di dispositivi (computer, caricabatterie) e di elettrodomestici come frigorifero, lavatrice, condizionatore ecc. Questi infatti, funzionano a corrente continua (normalmente sono muniti di un trasformatore che trasforma la corrente AC della rete in corrente CC).
Le persiane fotovoltaiche sono collegate mediante fili a una scheda elettronica con interfaccia grafica come quella che vedete qui sotto che monitora sia il contributo energetico delle ante della persiana che quello della corrente elettrica sulla linea di casa: nei momenti in cui la luce solare non è sufficiente (ad esempio, quando è buio o le persiane sono chiuse), il fotovoltaico non riesce a sopperire al fabbisogno dell’abitazione ed è quindi necessario prelevare dalla rete elettrica la piccola parte di energia che serve per compensare la caduta del fotovoltaico o per stabilizzare le prestazioni.

Interfaccia monitor persiane fotovoltaiche
Quanto costano le persiane fotovoltaiche? Bisogna sommare il costo della struttura e dei componenti elettronici con quello dei moduli fotovoltaici, che però negli ultimi anni si è abbattuto del 50% ed è assolutamente competitivo con quello dell’energia classica.
Ad esempio, se volessimo alimentare un frigorifero interamente con l’energia derivante dalle persiane fotovoltaiche, servirebbero 50 celle (costo pari a 80 euro). Per una lavatrice ne occorrono 40 (costo: 63 euro). Per un condizionatore, una delle apparecchiature più energivore, servono 145 celle (costo: 230 euro). Il condizionatore è particolarmente adatto a essere alimentato in questo modo, perché serve proprio quando il sole batte più forte e in questo modo il suo consumo può essere totalmente abbattuto senza costi aggiuntivi in bolletta.
Leggi anche: 

venerdì 1 luglio 2016

Emendamenti DDL concorrenza bocciati: l’ennesimo attacco alle rinnovabili? - Roberta De Carolis

ddl concorrenza

DDL concorrenza: il Senato boccia gli emendamenti all’articolo 33-bis ‘Misure in materia di rimodulazione delle componenti fisse e variabili degli oneri di rete e di sistema’, che miravano, stando alle parole di proponenti e sostenitori, a  ridurre gli oneri di sistema a carico dei consumatori e permettere il pieno accesso delle fonti rinnovabili nel mercato.
A gennaio 2018 sarà abolito il mercato di tutela e a quel punto 25 milioni di utenti dovranno scegliere un fornitore, altrimenti si troveranno inseriti nel cosiddetto ‘mercato di salvaguardia’ e per molti questo comporterà l’aumento del costo dell’energia del 40%.
Gli emendamenti all’articolo 33-bis del DDL, sostengono i proponenti, erano stati presentati proprio per frenare gli effetti di tale riforma e favorire fonti di energia alternative a quelle fossili, incentivando in particolare la generazione distribuita con una proporzionalità tra costi ed energia prelevata dalla rete, ma il Senato ha detto no.
È l’ennesimo attacco alle rinnovabili? L’abbiamo chiesto alle associazioni di categoria e a quelle dei consumatori. E mentre il fronte delle rinnovabili, in particolare il fotovoltaico (la tecnologia più consolidata per l’autoconsumo), è unanime sul dissenso, il mondo dei consumatori si divide.
IL FRONTE DELLE RINNOVABILI
Agostino Re Rebaudengo, Presidente asso Rinnovabili:
La bocciatura dell’emendamento al DDL Concorrenza che avrebbe salvaguardato lo sviluppo della generazione distribuita, ponendo un limite allo spostamento degli oneri generali dalle parti variabili alle parti fisse, conferma una volta di più lo scollamento del Governo Renzi tra le parole, improntate al sostegno della green economy, e i fatti, ostinatamente contrari.
Se non si interverrà al più presto, prelevare tanta o poca energia dalla rete non farà più differenza, perché comunque i costi da sostenere non saranno più proporzionati ai consumi. Una mossa senza senso: anziché premiare le imprese che investono in impianti in autoconsumo ed efficienza energetica, il Governo le punisce!
Giorgio Ruffini, Presidente Azione Energia Solare:
É di tutta evidenza che questo governo sta proseguendo imperterrito nella realizzazione di un disegno molto articolato di ostacolo alle rinnovabili e nel contempo di aumento dell’importo delle bollette luce e gas degli italiani. Si tratta di un mosaico subdolo, composto da una serie infinita di tessere, che però sono tutte finalizzate al raggiungimento degli obiettivi sopra citati.
Il primo passo è stato lo spostamento di gran parte dei costi dalla componente energia alla componente fissa, composta da oneri di rete e di sistema.  Questo ha fatto si che, a fronte di una diminuzione del costo dei combustibili fossili di oltre il 50%, l’importo delle bollette degli italiani sia diminuito di quei pochi punti percentuali, sufficienti a consentire al governo di spacciare questa vergogna, come il raggiungimento di un obiettivo prestigioso.
La recente bocciatura degli emendamenti al DDL concorrenza, volti a riequilibrare questi parametri, raggiunge un triplice scopo:
1. Rendere meno conveniente il risparmio energetico, l’autoproduzione di energia ed i sistemi fotovoltaici con accumulo;
2. Consentire grossi guadagni ai produttori di energia fossile a gennaio 2018 quando l’abolizione del mercato di maggior tutela getterà 25 milioni di utenti nelle fauci del “libero mercato” del quale tutto si può dire, fuorché che sia libero;
3. Far apparire meno esoso al consumatore l’aumento del costo della quota energia, che si avrà quando i combustibili fossili ricominceranno a salire
…e intanto gli italiani pagano e tacciono.
I CONSUMATORI CHE DICONO NO
Stefano Zerbi, portavoce Codacons:
Il DDl Concorrenza continua a non convincere i consumatori. Dopo l’assurdità della scatola nera obbligatoria su tutte le automobili che determinerà aggravi di spesa per i cittadini, e l’addio al mercato tutelato nel settore dell’energia, una nuova nube si profila all’orizzonte, alimentata dalla bocciatura dell’emendamento sulle fonti rinnovabili, che avrebbe determinato risparmi in bolletta per le famiglie.
Proprio allo scopo di ridurre gli oneri di sistema a carico degli utenti e facilitare l’accesso delle fonti di energia rinnovabili nel mercato, sono stati presentati alcuni emendamenti al ddl concorrenza, in particolare l’ Art. 33-bis ‘Misure in materia di rimodulazione delle componenti fisse e variabili degli oneri di rete e di sistema’, che tuttavia è stato bocciato nel corso della discussione al Senato.
Il nostro paese resta ancorato alle fonti di energia tradizionali, in primis il petrolio, con costi elevati per le famiglie e ripercussioni sull’ambiente. A differenza di altri paesi europei, l’Italia non ha saputo “rinnovarsi” e, come dimostra il ddl concorrenza, c’è ancora una netta ostilità verso le fonti alternative di energia.
A farne le spese sono soprattutto gli utenti, che, attraverso le bollette, finanziano oneri di sistema e reti di distribuzione e approvvigionamento che nulla hanno a che vedere con il “green”. Ancora una volta in materia di ambiente la classe politica si limita alle belle parole che, purtroppo, non trovano alcun riscontro nella realtà.
I CONSUMATORI DUBBIOSI
Marco Vignola, Responsabile settore Energia e Ambiente Unione Nazionale Consumatori:
La nostra risposta è intermedia, né sì né no. Noi siamo assolutamente favorevoli allo sviluppo e all’aumento della quota di fonti rinnovabili e all’abbandono di un’economia basata sulle fonti fossili, visto quanto questa costa ai consumatori. Come associazione dei consumatori quindi cerchiamo di essere attenti a questi aspetti.
Oggi gli incentivi alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica, su cui noi puntiamo tantissimo, dovrebbero essere stabilizzati, ma sulle tecnologie che hanno davvero bisogno di aiuto per diventare economicamente vantaggiose.
Ormai alcune tecnologie rinnovabili sono consolidate e hanno dei costi che sono nettamente diminuiti nel corso del tempo, ed è ormai opinione comune che gli incentivi iniziali alle fonti rinnovabili sono stati troppo generosi, tanto che più volte si è pensato ad una rimodulazione.
Oggi, di fatto, questa situazione ha portato la spesa per gli incentivi alle fonti rinnovabili per i consumatori domestici a un quarto della bolletta elettrica, e quindi all’assurdo per cui una famiglia numerosa, monoreddito, che vive in un condominio, che non ha possibilità di ridurre i consumi né di installare un impianto fotovoltaico, finanzia in bolletta chi nel corso di questi anni ha potuto installare il suo impianto fotovoltaico o addirittura grossi produttori che hanno istallato impianti fotovoltaici sul territorio nazionale.
Questo poi ricade anche sulla questione gestione della rete: la grossa incidenza delle fonti rinnovabili ha mandato in frantumi quella che era l’idea di rete elettrica di paese che avevamo, e questo purtroppo ha dei costi che ricadono in bolletta.
Basta vedere gli aggiornamenti trimestrali e si vede come addirittura oggi c’è una speculazione sul dispacciamento, proprio perché le fonti rinnovabili, essendo aleatorie, hanno un intervento sulle politiche di dispacciamento che è difficile da controllare.
Dunque, per tutti questi motivi, è fondamentale che vengano ridiscussi, ridefiniti e riequilibrati gli oneri di sistema, a vantaggio, dal nostro punto di vista, di chi poi consuma questa energia, ovvero l’utente finale, naturalmente senza che questo impedisca la possibilità di diventare più efficienti.
Da questo punto di vista, ad esempio, la spinta all’utilizzo del vettore elettrico ci vede assolutamente favorevoli, perché oggi le tecnologie elettriche sono di gran lunga più efficienti. Con il vecchio modello di tariffa progressiva che avevamo non avevamo la convenienza che invece si potrebbe avere con la componente gas.

venerdì 29 aprile 2016

FOTOVOLTAICO: LE FINESTRE SEMI TRASPARENTI CHE PRODUCONO ENERGIA. - Roberta De Carolis

grafene pv

Pannelli fotovoltaici al grafene: ecco come realizzare delle finestre semi trasparenti in grado di produrre energia. L’idea, tutta italiana, potrebbe abbassare i costi di produzione delle celle solari e contribuire alla diffusione delle case intelligenti, dotate di dispositivi a “doppio utilizzo”, quali le finestre solari, con ulteriori probabili risparmi.
Le energie rinnovabili soffrono attualmente, oltre che di politiche poco lungimiranti, anche dei costi di produzione confrontati con le loro rese, rapporto che non consente loro di sostituirsi totalmente alle fonti di energia fossile, molto più inquinanti e comunque in esaurimento. Dal punto di vista tecnologico quindi lo sforzo più importante è di renderli il più economici possibile
Sotto questo punto di vista il grafene, la cui scoperta è risultata nell’assegnazione del Premio Nobel per la Fisica a Gejm e Novoselov, è molto promettente. È infatti un materiale che ha la particolare caratteristica di essere resistente come il diamante, ma flessibile come la plastica, ma soprattutto quella di essere particolarmente adatto alla riduzione in fogli sottilissimi. Pochissime quantità diventano quindi sufficienti per i più disparati utilizzi.
Da qui l’idea. “Dimostriamo che rivestimenti di “inchiostro al grafene” sono un metodo valido per la produzione di ampi moduli di celle solari Grätzel (particolari celle solari che usano come materiale attivo un colorante, N.d.R.)”scrivono gli autori, provenienti dall’Istituto Italiano di Tecnologia e dall’Università di Tor Vergata.
In poche parole la tecnica consiste nello “spruzzo di grafene” che forma così uno strato sottilissimo ma molto ampio dove può avvenire l’accumulo di energia, con risparmio di tempi e costi di produzione.
Non è comunque oro tutto quello che luccica. La sostenibilità ambientale del grafene è tuttora oggetto di studi, legati sia agli aspetti di salute che di smaltimento, soprattutto perché, essendo un materiale di nuova generazione,garanzie a lungo termine non sono ancora disponibili.
Tuttavia la grande versatilità dovuta alle sue stesse proprietà strutturali lascia ben sperare che il materiale possa adattarsi a strutture e modificazioni di composizione che lo rendano il più possibile eco-compatibile.
A breve termine il risultato ottenuto costituisce comunque un ottimo punto di partenza per lo sviluppo di tecnologie energetiche del futuro.
Leggi anche: 
http://www.metallirari.com/pannelli-solari-grafene-produrre-energia-dalla-pioggia/

La tecnologia nel settore procede a grandi passi, ma tutto viene sminuito, svalutato dalla mancanza di sensibilità dei governi assoggettati a chi produce energia devastante per il pianeta.

sabato 23 aprile 2016

I nemici delle rinnovabili. - Antonio Sciotto


Installazione di una pala eolica.  © Reuters

Il dossier. Le energie alternative crescono, ma non in Italia. Al palo per una scelta del governo Renzi. Secondo il Rapporto Irex le imprese nostrane investono soprattutto all’estero: «Da noi manca una politica definita, si procede per stop and go». Incentivi azzerati, leggi che si attendono per anni, autorizzazioni impossibili per ammodernare gli impianti: così l’esecutivo affossa le fonti pulite. 

Il mercato delle rinnovabili gode ottima salute, tanto che gli investimenti italiani sono aumentati del 31% nel 2015, ma soprattutto all’estero, in Africa e Sudamerica. Entro i nostri confini il settore vive al contrario un momento di stallo, e nonostante siano stati raggiunti gli obiettivi fissati dalla road map Ue (17% di produzione sul totale dell’energia e 40% sulla sola elettrica), ogni prospettiva di ulteriore sviluppo appare impossibile. Non solo perché sono stati azzerati gli incentivi, ma anche perché oneri fiscali e burocratici, leggi attese a lungo e mai varate, diventano ostacoli insormontabili: una scelta, o se vogliamo una “non” scelta, da imputare in gran parte al governo, che negli ultimi due anni ha trascurato e in alcuni casi anche vessato il comparto, nonostante a parole assicuri di includerlo tra le sue priorità.
A tracciare il quadro economico e di prospettiva delle energie rinnovabili è il Rapporto annuale Irex, La trasformazione dell’industria italiana delle rinnovabili tra integrazione e internazionalizzazione, realizzato dagli analisti della società di consulenza Althesys, coordinati dall’economista Alessandro Marangoni. Nel 2015, spiega lo studio, si sono registrate 140 operazioni, che hanno dato luogo a investimenti per 9,9 miliardi di euro, pari a 6.231 MegaWatt, +31,5% rispetto al 2014. Molto gettonato il settore eolico, con impianti realizzati soprattutto in Africa e Centro-Nord America, e solo per un quarto in Italia. Cresce l’idroelettrico, quasi del tutto realizzato all’estero. Scendono invece gli investimenti nel fotovoltaico (tutti comunque fatti all’estero) e nelle biomasse.
Secondo Marangoni, per un verso è «fisiologico» che le nostre imprese investano all’estero, perché «il mercato europeo è più maturo, e quindi in parte saturo, mentre i paesi cosiddetti emergenti si sviluppano sul piano demografico e dei consumi». In Italia però ci sono dei fattori specifici frenanti: «Oneri burocratici e fiscali più pesanti che nel resto della Ue, e poca chiarezza nella politica energetica. La Francia ad esempio – spiega l’economista di Althesys – pur essendo matura sul piano del nucleare, ha scelto negli ultimi due anni di investire sulle rinnovabili. Da noi, al contrario, si va per stop and go: prima una valanga di incentivi, che poi negli ultimi due anni sono stati tolti. Il che in sé si può anche fare: basta che non accada, come è avvenuto da noi, di varare misure retroattive, che hanno messo nei guai imprese che avevano già programmato gli investimenti».
Se si escludono gli ecobonus per le ristrutturazioni edilizie, che favoriscono solo i piccoli impianti domestici e commerciali, gli incentivi sono scesi ormai a zero. Zero per il fotovoltaico. Fine delle aste per le eoliche: le ultime si sono fermate al 2015, e non è stata mai fatta una legge per indirne di nuove.
Biomasse: restano in piedi incentivi solo per gli impianti più piccoli, il resto è stato cassato, interrompendo così una simbiosi virtuosa che si era instaurata con i produttori agricoli. Il biogas è praticamente scomparso, mentre il biometano avrebbe buone prospettive, se un infinito iter legislativo non avesse fatto arrendere chi voleva creare gli impianti.
Secondo Marangoni «se restiamo fermi alle condizioni attuali, non riusciremo a migliorare le performance realizzate negli anni passati». Se invece si tornasse a favorire le rinnovabili – «che non significa necessariamente incentivi» – si potrebbe arrivare nel 2030 a una percentuale del 50-55% sul totale dell’elettrico.
Lo stesso obiettivo «rinnovabili al 100%», tracciato ad esempio ieri dai Cinquestelle, non sarebbe impossibile per il 2050, magari con tecnologie che ancora non conosciamo: «È il target che si è posta la Danimarca – spiega l’economista di Althesys – Oggi è troppo difficile prevedere da qui a 35 anni, anche se è un obiettivo futuribile. Quello che possiamo dire per certo è che nei prossimi 10-15 anni non potremo sostituire del tutto il termoelettrico. E i sistemi di accumulo delle energie rinnovabili non sono ancora pienamente rispondenti alle esigenze di una completa autosufficienza».
Due le direttrici suggerite alla politica dalla società di consulenza nelle energie e ambiente: «Tornare a bandire nuove aste per l’assegnazione delle tariffe, con la possibilità anche di mettere una quantità di energia direttamente sul mercato, libera per gli scambi, senza passare per il Gse. In altri paesi sono stati sperimentati i cosiddetti Ppa, power purchase agreements, accordi di compravendita di energia tra soggetti privati».
Seconda operazione che sarebbe bene realizzare: «Permettere il riammodernamento degli impianti eolici e idroelettrici, semplificando le procedure autorizzative, oggi scoraggianti per le imprese». Non ci sarebbe bisogno di consumare un metro di nuovo suolo, perché gli impianti, oltretutto più efficienti, sorgerebbero sugli stessi siti di quelli vecchi.
«Oggi in Italia si producono circa 8 giga di fotovoltaico, 9 di eolico, 20-21 di idroelettrico e 2 di biomasse – conclude il professor Marangoni – Credo che le maggiori prospettive di sviluppo le abbia l’eolico, che in pochi anni potrebbe aumentare del 50%, arrivando a 14-15 giga. L’idroelettrico potrebbe crescere fino a 24-25 giga. Il fotovoltaico più che sulle grandi aree industriali potrebbe svilupparsi sugli edifici domestici e commerciali. Infine speriamo finalmente di avviare il biometano».

Record fotovoltaico nel 2015, ma i dati del 2016 sono pessimi.


Record fotovoltaico nel 2015, ma i dati del 2016 sono pessimi

Dopo il record fotovoltaico nel 2015, con l’8% di energia proveniente dal sole, l’Italia rischia di perdere il primato: primi dati del 2016 davvero pessimi.

(Rinnovabili.it) – Subito dopo aver festeggiato il primato mondiale italiano per il contributo del fotovoltaico al fabbisogno elettrico nazionale, rischiamo di dover dire già addio al titolo. Sì, perché a differenza dei dati dello scorso anno le prime stime relative al 2016 sono davvero poco incoraggianti. Dall’8% (dati Photovoltaic Power System Programme dell’Agenzia Internazionale dell’Energia) che ci ha garantito il record fotovoltaico mondiale nel 2015 siamo infatti passati a una media del 5,1% nei primi tre mesi dell’anno. Nello stesso periodo del 2015, tale dato si attestava invece introno al 5,7%. Queste almeno sono le rilevazioni effettuate da terna e pubblicate nel rapporto mensile di Marzo.

Record fotovoltaico italiano a rischio

Lo scorso anno l’Italia è risultata essere il paese dove l’energia prodotta grazie a pannelli fotovoltaici contribuisce di più a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, per una quota complessiva dell’8%. Al secondo e terzo posto si sono classificate invece Grecia e Germania, rispettivamente con percentuali del 7,4% e del 7,1%. Vista la media dei primi 3 mesi del 2016, se Grecia e Germania dovessero mantenere inalterati i livelli di consumi elettrici soddisfatti dal fotovoltaico l’Italia finirebbe facilmente al terzo posto della classifica.

Altre rinnovabili: bene eolico e geotermico, male idroelettrico

Il primo trimestre del 2016 è invece stato positivo per altre fonti di energia rinnovabile. L’eolico, in particolare, ha fatto registrare un +11,1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Stesso discorso anche per il settore geotermico, che ha visto un incremento della produzione pari al +3,5% nei primi 3 mesi del 2016.
Se il fotovoltaico ha fatto registrare un calo del -11,3%, una sorte perfino peggiore è invece toccata all’energia idroelettrica, che ha subito un calo nella produzione del -17,6%, da attribuire in gran parte alla forte siccità dell’ultimo trimestre.
Diminuendo così la produzione complessiva di energia da fonti rinnovabili a livello nazionale, cala di conseguenza anche il contributo del fotovoltaico, che passa dal 17,6% del primo trimestre 2015 al 16,6% del 2016.

Verso una battuta d’arresto

Sebbene per le rinnovabili i confronti da un anno con l’altro non siano affidabili al 100%, a causa delle differenti condizioni meteo che incidono molto sulla loro produzione, questi primi dati relativi al 2016 non sono incoraggianti. Nonostante il record per il fotovoltaico dello scorso anno, la situazione per le rinnovabili in Italia non è delle migliori. Sempre secondo stime Terna, nel 2015 la produzione complessiva di energia verde si attestava a quota 40,5% della produzione totale, in netto calo rispetto all’anno precedente (44,9%).
Il settore delle rinnovabili rischia quindi di subire una battuta d’arresto, soprattutto a causa della mancanza di un quadro normativo e politico che ne regoli e sostenga gli sviluppi. Secondo gli ambientalisti, troppo poco è stato fatto negli ultimi anni per favorire lo sviluppo delle energie alternative, mentre fin troppi incentivi sono stati riservati ai combustibili fossili. Per poter cambiare le cose è necessaria una netta inversione di tendenza: non solo da parte delle istituzioni, ma anche e soprattutto da parte dei singoli consumatori.

giovedì 14 aprile 2016

Le Hawaii presentano il piano per divenire rinnovabili al 100%.

Le Hawaii presentano il piano per divenire rinnovabili al 100%

La principale utility dello Stato americano spiega come passare ad un’alimentazione completamente a base di rinnovabili entro il 2045. 

(Rinnovabili.it) – Meno di 30 anni per divenire completamente sostenibile sotto il profilo energetico. Questa la scommessa delle Hawaii, che si candida così a divenire banco di prova per l’indipendenza energetica degli USA. La principale utility energetica dello Stato, la HECO, ha presentato al regolatore un nuovo piano di sviluppo che punta diritto all’obiettivo del 100% di energie rinnovabili entro il 2045. Il programma, elaborato assieme alle sue controllate Maui Electric e Hawaii Electric Light Company, è stato presentato ufficialmente la scorsa settimana e si concentra in gran parte sulla modernizzazione della rete e, naturalmente, sulle fonti alternative come il fotovoltaico e l’energia eolica.

Secondo HECO, le Hawaii hanno già raggiunto oltre il 23% di energie rinnovabili nella produzione del 2015, e il percorso verso il 100% è a portata di mano. Cinque saranno le direttive perseguite per non mancare il bersaglio (il cui programma sarà comunque aggiornato ogni 5 anni):

– L’implementazione di una smart grid con l’installazione di una rete wireless moderna,         contatori intelligenti e altre tecnologie finalizzate ad ammodernare la rete elettrica esistente e migliorare l’integrazione delle risorse energetiche distribuite.
– L’emissione bandi per proposte di progetti  focalizzati sull’energia rinnovabile, con una capacità complessiva di oltre 350 MW da sviluppare entro il 2022.
– L’implementazione di comunità basate sull’energia rinnovabile, al fine di consentire ai clienti che non possono permettersi di istallare un impianto fotovoltaico domestico di riceverne comunque i benefici.
– Studiare e sviluppare sistemi di  immagazzinamento dell’energia, sia su scala utility, che a livello domestico.
– Favorire una maggiore penetrazione del fotovoltaico integrato su i tetti delle abitazioni.

Il piano si concentrerà anche su microreti e gas naturale; secondo le previsioni elaborate al computer per il 2045, il mix hawaiano dovrebbe includere: 1.215 MW di tetti solari,  36 MW di fotovoltaico in feed-in-tariff, 872 MW di fotovoltaico su scala utility, 529 MW di energia eolica onshore, 800 MW di energia eolica off-shore, 21 MW di energia idroelettrica e 118 MW di energia geotermica.

venerdì 18 marzo 2016

FOTOVOLTAICO: CREATO IL 'TAPPETO' CHE PRODUCE ENERGIA PULITA. - Francesca Mancuso

tappeto fotovoltaico

Si srotola come un tappeto, si trasporta facilmente ed è in grado di portare energia elettrica pulita anche nelle aree più remote del mondo. È il nuovo pannello fotovoltaico Roll-Array. a caccia di fondi sulla piattaforma Crowdcube.
Renovagen ha sviluppato e brevettato questo sistema portatile. Fino a 10 volte più potente rispetto alle soluzioni già esistenti, lo speciale pannello è molto sottile ed è stato progettato per essere utilizzato in aree difficili da raggiungere, come quelle colpite da disastrati e calamità naturali.
Roll-Array può alimentare una struttura medica di 120 posti letto eliminando la necessità di grandi generatori diesel. Il “tappeto” fornisce 100kW di potenzapermettendo la creazione di vere e proprie centrali elettriche trasportabili. E tutto senza produrre un solo grammo di CO2.
Anche il montaggio è molto semplice e veloce visto che il tappeto fotovoltaico è già dotato di tutto ciò che occorre per il suo funzionamento: dai cavi di alimentazione integrati ai moduli fotovoltaici.
Renovagen Roll
Non solo questa tecnologia è di veloce installazione ma garantisce anche una riduzione dei costi del carburante e la quantità di emissioni per il trasporto. I tappeti solari infatti non hanno bisogno di speciali mezzi ma possono essere trasportati da un veicolo 4×4 collegato a un piccolo rimorchio e possono essere trasportati in container standard.
Secondo Renovagen, un parco fotovoltaico standard richiede 22 ore d'installazione, mentre questi tappeti si srotolano in appena 2 minuti. Sono anche dotati di batterie e inverter in modo da garantire energia anche nelle ore in cui il sole non c'è.
Rollarray Renovagen
Un'altra alternativa agli inquinanti generatori diesel.