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giovedì 12 settembre 2024

Rocky Necropolis of Pantalica - Syracuse, Sicily, Italy. - Anny Nguyen

 

Necropoli Rocciosa di Pantalica - Siracusa, Sicilia, Italia :
Il sito è composto da due elementi separati, contenenti notevoli vestigia risalenti all'epoca greca e romana. La necropoli di Pantalica contiene oltre 5.000 tombe tagliate nella roccia vicino alle cave di pietra aperte, la maggior parte delle quali risalenti al XIII-VII secolo a.C.
Anche le vestigia dell'era bizantina rimangono nell'area, in particolare le fondamenta dell'Anaktoron (Palazzo del Principe). L'altra parte della proprietà, l'antica Siracusa, include il nucleo della fondazione della città come Ortygia dei greci di Corinto nell'VIII secolo a.C.

lunedì 8 gennaio 2024

DISCRIMINIZIONE ENERGETICA SU BASE REGIONALE E BOLLETTE ALTISSIME. - Giovanni Balba

 

DISCRIMINIZIONE ENERGETICA SU BASE REGIONALE E BOLLETTE ALTISSIME :
La Sicilia produce molta più energia di quella che consuma, sacrificando paesaggio, suolo e presto anche il mare. Il surplus produttivo viene esportato, ma il costo dell'energia per i siciliani rimane sempre molto alto.
La Sicilia paga di più l'energia, per come viene tassata (applicando il valore del PARAMETRO OMEGA, parametro differenziato per area geografica, una maggiorazione applicata al prezzo dell'energia a titolo di garanzia di pagamento).
La produzione regionale non porta nessun beneficio in BOLLETTA.
I siciliani pagano bollette sempre più alte e la produzione di energia regionale non incide a beneficio del consumatore siciliano . La produzione è considerata nazionale mentre il consumo è considerato regionale.
Siamo Nazione quando produciamo e Regione quando consumiamo.
BOLLETTE ALTISSIME
GRAZIE ALLA DISCRIMINIZIONE ENERGETICA SU BASE REGIONALE
Elaborazione dati Ing. Francesco Martino
Il post va condiviso, la gente deve sapere.
Nessuno parlerà di questo.


mercoledì 26 luglio 2023

Sicilia, Palermo, 25 luglio 023.

 

Questa foto mostra la fatica di chi ha dovuto porre rimedio alle imprese innaturali e dannose perpetrate da scapestrati senza cervello e dignità.

Quelli della foto sono eroi, quelli che hanno appiccato gli incendi sono esseri inutili e dannosi per la società.

Cetta

venerdì 14 aprile 2023

Isola delle femmine tra storia e leggende. - Mariafrancesca

Foto: 1 Immagini gratis di Sicilia Isola Delle Femmine - pixabay

La fondazione del Comune di Isola delle Femmine risale al 1854. In quell’anno la borgata di pescatori che viveva nei pressi della Tonnara appartenente al Comune di Capaci divenne un Comune indipendente.

La città prende il nome dall'omonimo isolotto. Riguardo al toponimo (cioè al nome del luogo), ed in particolare all'espressione delle Femmine, vi sono diverse ipotesi e leggende. Secondo una nota ipotesi sull’ isolotto vi era un carcere femminile. Tale ipotesi era giustificata dalla presenza di un edificio che si erge sull’isolotto. Dai reperti storico-archeologici è emerso the tale edificio non è mai stato né una prigione, né un castello, bensì una torre difensiva. In epoca romana Plinio il Giovane in una lettera a Traiano racconta che sull'isolotto risiedevano bellissime fanciulle che si offrivano in premio al vincitore della battaglia.

Secondo un’altra leggenda vicino all’'isolotto dimorano alcune sirene, poiché il rumore di una fortissima corrente marina proveniente da Nord–Ovest ricorda i sibili di queste mitologiche creature. Infine, la leggenda più famosa racconta di 13 donne ottomane, che dopo aver commesso gravi colpe, furono abbandonate dai propri mariti su una barca (senza marinaio) e lasciate alla deriva. La corrente marina le trasportò sull'isolotto dove vissero felici per poco meno di un decennio. Tuttavia i mariti, pentiti del loro gesto, le cercarono e le ritrovarono dopo 7 anni. Fecero pace e inizialmente rimasero sull’isolotto. Successivamente si spostarono sulla terraferma dove in onore della pace fatta fondarono il Comune di Capaci (per la pace).

Secondo un’altra ipotesi toponomastica l’espressione delle Femmine è la storpiatura, l’italianizzazione del nome del governatore bizantino Eufemio, che cercò di rendere autonomi i siciliani dal governo di Costantinopoli. Infine un'altra ipotesi è che il toponimo abbia avuto origine dalla parola araba fim, che significa imboccatura, alludendo all’imboccatura esistente tra la costa e l'isolotto. Gli archeologi hanno rilevato la presenza umana fin dal Neolitico. Tuttavia i reperti archeologici (sia terreni che subacquei) più rilevanti riguardano l'età punico-romana. Fin dai tempi più antica la principale attività di sussistenza della popolazione locale è sempre stata la pesca. Infatti negli anni ‘80 è stata attestata sull'isolotto la presenza di vasche, appartenenti ad un stabilimento per la lavorazione del pesce e dove gli antichi romani preparavano il garum, una gustosa salsina di pesce.

Nel XII secolo i pescatori fondarono un borgo marinaro avente una tonnara, vicino alla quale sorse una chiesa, destinata al culto di questi ultimi. Il Re Guglielmo II donò tale tonnara al vescovo di Monreale, e successivamente divenne proprietà e sede della famiglia Bologna. Oggi è la sede municipale. Ad Isola vi sono due torri di avvistamento: la Torre di dentro, e la Torre di fuori. La torre di dentro, situata sulla terraferma, ha una pianta circolare e risale al 1388. Essa probabilmente è stata edificata preesistente. Infatti da alcuni documenti storici è emerso che nel 1176 vi era una torre, chiamata Tonnarella monta a leva, destinata alla difesa della tonnara situata nel golfo di Capaci. Tale torre venne donata dal re Guglielmo II alla chiesa di Monreale. L’odierna torre in terra avente una pianta circolare è stata edificata in tufo ed è dotata di due piani, raggiungibili attraverso una scala. Al piano di sotto vi trovava una cisterna che raccoglieva l'acqua piovana, il piano superiore venivano utilizzato come deposito per le armi. La torre sull'isolotto, detta torre di fuori, è stata i edificata nel ‘600 dall'architetto Camillani, che divenne famoso per aver realizzato la fontana di piazza Pretoria a Palermo. Cosi come la terra di dentro, anche la terra di fuori fu realizzata in tufo e su 2 piani, ma essa ha una pianta quadrata.

Di tale torre oggi rimane solo un rudere. Infatti dai raccanti e dalle fotografie degli abitanti locali è emerso che nel ’43 tale torre fu utilizzata come bersaglio durante gli allentamenti militari dagli alleati. La torre fu bombardata sia dai cannoni, che i soldati azionavano sulla terra, sia dagli aerei militari. Quando venne fondato il comune di Isola, la popolazione nativa era di circa 1000 abitanti. Dopo la sua fondazione ci fu un incremento demografico. Tuttavia, agli inizi del Novecento molti isolani emigrarono in America a bordo di alcune barche dette Capaciote, e fondarono un nuovo borgo nei pressi di San Francisco. La popolazione riprese a crescere dal 1965, quando i palermitani presero l'abitudine di trasferirsi ad Isola per le vacanze estive.

Agli inizi negli anni Sessanta i palermitani presero l'abitudine di trasferirsi ad Isola per le vacanze estive. Inoltre, ancor prima della seconda guerra mondiale le famiglie avevano l'abitudine di fare dei pic-nic domenicali sull'isolotto e di saliere sul terrazzo nella torre di fuori per danzare. Tale isolotto si trova a circa 800 metri di distanza dalla terra ferma. Esso è un’attrazione presenta un’elegante forma più o meno ovale a causa delle attività erosive dell’acqua e del vento. Su tale isolotto i pastori in età moderna portavano le loro pecore a pascolare. Secondo la popolazione locale esse producevano dell’ottimo latte da cui si produceva una squisita ricotta. Per tutelare, proteggere e valorizzare il patrimonio paesaggistico di tale città.

Nel 1997 fu istituita dalla Regione Siciliana la riserva naturale orientata di Isola delle Femmine gestita dalla LIPU; nel 2003 il ministero dell’ambiente istituisce l'area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine. Oltre alla valorizzazione ed alla tutela del patrimonio paesaggistico e delle specie di animali presenti sul territorio, lo scopo di tali istituti è anche promuovere il territorio dal punto di vista economico e le attività di ricerca scientifica.  

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/isola-delle-femmine-storia-leggende.html?fbclid=IwAR1iHd-wD41je6GYnVg77Tf2mDYPYARiETxlsmVoA9GCRkzxGO-zDWjxjLw

domenica 12 giugno 2022

Sicilia, importante scoperta archeologica: rinvenuto un insediamento preistorico.

 

Importante scoperta archeologica in Sicilia durante un sopralluogo per la realizzazione di una discarica: è stato infatti rinvenuto in insediamento preistorico, di rilevanza archeologica nazionale.

Importante scoperta archeologica in Sicilia, e per la precisione a Carcaci, piccola frazione del Comune di Centuripe. Nei pressi dell’abitato è stato infatti scoperto un insediamento preistorico di rilevanza archeologica nazionale, ancora tutto da studiare. La scoperta è avvenuta durante un sopralluogo del sindaco di Centuripe, Salvatore La Spina, e di alcuni volontari di associazioni del paese, in un’area collinare di proprietà privata nei pressi del quale la Srr Catania provincia nord realizzerà una discarica pubblica di alto valore ecologico.

Al momento è emerso un complesso cimiteriale composto da un sistema di nove tombe a camera, scavate nella roccia. Quelle di forma rettangolare risalgono molto probabilmente all’età del ferro, mentre quelle a forma circolare all’età del bronzo. Altre, invece, sono di certo ancora più antiche. È però probabile che emergano altre testimonianze antiche dell’insediamento: attorno al complesso cimiteriale rimane ancora molto da scavare e, fa sapere il Comune di Centuripe, si presuppone la presenza di un antico villaggio ancora da scavare. Le immagini del luogo sono state già segnalate alla soprintendenza di Enna.

Esente da particolari vincoli, la zona, adiacente a un territorio appartenente al comune di Randazzo, è tuttavia attraversata da un’infrastruttura idrica (che da Ancipa e Pozzillo porta acqua nel Simeto e a Catania) e da diversi ruscelli. Il progetto interessa terreni privati, perlopiù pascoli biologici, nelle contrade Quartodanaro e Bauze dell’isola amministrativa di Spanò, “exclave” randazzese fra Bronte, Centuripe, Regalbuto e Troina.

Per il sindaco di Centuripe, Salvatore La Spina, “l’eccezionale scoperta aggiunge valore al ricco patrimonio archeologico già presente nel nostro territorio. Trovo assurdo che si possa concepire e pianificare una struttura del genere, senza aver prima controllato il territorio, già importante, non solo dal punto di vista ecologico ma soprattutto agricolo e zootecnico. Oltre 500 persone vivono intorno all’area designata per la realizzazione della discarica e migliaia di capi, tra ovini e bovini, pascolano su quei terreni. Un danno incalcolabile per l’economia e per l’agricoltura del territorio. Che ancora nel 2022 si pensi delle discariche in luoghi densamente agricoli, non ha alcun senso. Pronti, quindi, insieme ai comuni limitrofi, agli allevatori ed agli agricoltori della zona, a lottare contro questo sfregio all’ambiente”.

Di seguito alcune immagini del sito appena scoperto.


giovedì 7 ottobre 2021

Recovery, il flop della Sicilia: 31 progetti bocciati su 31 per i sistemi di irrigazione. Dalla Regione accuse a Patuanelli, che risponde: “Requisiti non rispettati”. Ecco tutti gli errori. - Luisiana Gaita e Manuela Modica

 

Date di verifica mancanti, durate di intervento superiori al consentito, assenza di valori fondamentali. Quella siciliana è l'unica regione che si è vista rispedire tutti i piani per ottimizzare l'irrigazione dei campi agricoli. Musumeci ne fa una questione territoriale: "Favorito il Nord". Eppure la Calabria ha avuto 20 approvazioni. Tantissimi buchi su 23 criteri stringenti, costruiti in accordo con le Regioni e su cui il ministero dell'Agricoltura aveva creato un help desk. Le opposizioni in regione attaccano: "Inadeguati, siamo già i peggiori in assoluto". Ma non tutto è perduto.

Sono le primissime battute del Recovery plan, e la Sicilia incassa già il suo primo flop. Perfino con clamore: su 31 progetti ammessi, 31 progetti sono stati bocciati dal ministero dell’Agricoltura. Si tratta di una prima tranche di investimenti per ammodernare o mettere in sicurezza i sistemi di irrigazione dei campi agricoli. E la Sicilia, che aveva chiesto più di 400 milioni di euro, non avrà neanche un centesimo. L’unica regione d’Italia ad ottenere solo bocciature e a restare all’asciutto, anche in senso letterale, è il caso di dire. Inanellando invece un lungo elenco di veri e propri strafalcioni che però non ha frenato le prime, infuocate, reazioni del governo regionale andato subito all’attacco diretto del ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli: “Con quale criterio e come si è proceduto alla selezione?” si chiedeva immediatamente dopo avere appreso la notizia della bocciatura, lo scorso lunedì, l’assessore siciliano all’agricoltura, Toni Scilla. E si rispondeva: “È chiaro che qualcosa non quadra. Il ministro Patuanelli scade in valutazioni sommarie a tutto svantaggio della Sicilia, e non è la prima volta che lo fa”. Ma il resoconto nel dettaglio mostra errori come quello di non avere indicato la data di progettazione in ben 12 progetti, mentre per altri 12 non è stata inserita la data di durata dei lavori. Per 27 progetti, invece, non è stata neanche inserita la data di verifica. Lo stesso ministro Patuanelli, rispondendo durante il question time a un’interrogazione sui progetti per l’ammodernamento delle reti irrigue nell’ambito del Pnnr, con particolare riferimento al Mezzogiorno, ha spiegato che nessuno dei progetti presentati dalla Sicilia è risultato ammissibile “per motivi meramente tecnici” specificando, ad esempio, che “17 progetti presentavano una durata di intervento e realizzazione delle opere superiore ai 30 mesi. Abbiamo delle scadenze – ha commentato Patuanelli – che non sono derogabili, come è noto”. Ma è solo la punta dell’iceberg. Basti pensare che nella lista ci sono anche due progetti (ente attuatore è il Consorzio di Bonifica di Siracusa) da 4,3 e 4,8 milioni di euro che non rispettano 16 criteri su 23. In pratica si fa prima a dire quali sono stati rispettati (sette). Il progetto di Gela, da 31 milioni, per la rete irrigua dell’invaso Gibbesi, non risponde a 13 criteri. A 12 criteri non rispondono altri due progetti che riguardano Gela (da 19 e 15 milioni di euro) e altrettanti in provincia di Catania (per 4,8 e 4,3 milioni). Poi ci sono altri 5 progetti a Trapani (quasi 8 miliardi, 8,2, 4,3 e 5,2 miliardi) e ancora a Siracusa (4,6 miliardi) che non rispondono a 11 criteri. E poi ci sono altri 19 progetti che non rispondono a un numero di criteri che varia dall’uno agli 8.

E questo solo per citare alcuni dei problemi che hanno consegnato il record di bocciature alla Sicilia. Record che ha scatenato le prime reazioni al vetriolo, con l’assessore Scilla che nonostante questi dati ha continuato ad attaccare il ministro: “Ricordiamo il tentativo di scippare fondi del Programma di sviluppo rurale. Un atteggiamento ostile, che registriamo per l’ennesima volta, e che ci porterà ad effettuare le dovute verifiche e valutazioni”. Ancora più duro il presidente siciliano, Nello Musumeci che addirittura scomoda un conflitto territoriale: “È una vergogna nel Pnrr continuare a guardare a progetti del Centro-Nord e non a quelli del Sud e della Sicilia. Non è un problema di risorse, ma di progettualità. E la Regione Siciliana ha priorità davanti alle quali il governo nazionale si gira dall’altra parte”. Reazioni a caldo, a inizio settimana, poi riviste. Fino a chiedere, ieri, un incontro al ministro. Mentre Scilla ha passato tutto il pomeriggio rinchiuso in una riunione fiume con i suoi dirigenti per capire dove risiedano le responsabilità di un tale flop, in vista dell’appuntamento di questa mattina in commissione Attività produttive all’Assemblea regionale siciliana, dov’è stato convocato per riferire sulle bocciature. D’altronde a poco serviva appellarsi a un ipotetico sbilanciamento a favore del Nord, considerando che la Calabria ha avuto sì 16 progetti bocciati ma ha potuto incassare anche 20 approvazioni. Ma nell’attesa che si scovino le responsabilità, anche Gaetano Armao, assessore all’Economia, ha puntato il dito contro i criteri di valutazione, perché non erano stati discussi con le Regioni: “Non c’è mai stato alcun confronto in conferenza stato-regioni, e il problema è più generale: o si incardina tutto secondo legge o il ministero va avanti coi suoi parametri e con una gestione del tutto autonoma al di fuori dei normali iter”. Tutta colpa dei criteri, dunque. Erano 23 in tutto e secondo Patuanelli erano “gli stessi adottati nell’ambito del programma nazionale di sviluppo rurale 2014-2020 e concordati con le Regioni e province autonome nel 2015″.

Una risposta che smentisce il governo siciliano che all’esordio sul recovery plan è già nella bufera. “Siamo alle prime battute e siamo già i peggiori in assoluto”, commenta Luigi Sunseri consigliere regionale del M5s. E continua: “Se il governo non è in grado di rispettare criteri, peraltro già stabiliti in conferenza stato-regione, non lo deve dire ora, doveva saperlo e dirlo prima, dal dettaglio emergono non solo errori ma gravi illiceità”. “Se questa è la prima, non voglio vedere le altre. Ed è inutile buttarla in caciara menzionando un conflitto col Nord”, interviene, invece, Valentina Zafarana, membro per i Cinquestelle in commissione Attività produttive, dove stamattina Scilla dovrà riferire. “Strafalcioni terrificanti e per l’ennesima volta registriamo come non ci sia nessun membro di questo governo in grado di ammettere le proprie responsabilità e scusarsi con i cittadini”, commenta anche Claudio Fava. “La responsabilità per questo clamoroso flop è evidentemente ascrivibile alla inadeguatezza degli apparati regionali e al mancato coordinamento da parte del governo”, sottolinea Cleo Li Calzi, responsabile del dipartimento regionale Pnrr del Pd. Ma d’accordo con Li Calzi c’è lo stesso Armao che dai banchi del governo lancia l’allarme: “Abbiamo senza dubbia urgenza di reclutare personale di alto livello, dopo che negli anni passati si è spinto per i pensionamenti, siamo in grande difficoltà: la mia proposta, a questo punto, è di attingere agli ultimi concorsi lanciati da Brunetta con il quale sto dialogando”. “Armao dice una cosa vera – ribatte Sunseri – la Regione non è in grado e andrebbe commissariata”.

In effetti, in molti casi si tratta di errori e lacune banali. La nota ufficiale del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) spiega che per l’87% dei progetti candidati (27 progetti) non è stata inserita la data della verifica. E questo vale anche per il progetto con l’importo maggiore, quello da 63 milioni di euro per la sostituzione delle condotte in amianto a Dittaino, in provincia di Catania. Per venticinque progetti (l’80,6%) il valore inserito nel campo ‘Superficie totale dell’area attrezzata sottesa all’intervento (ha)’ è pari a zero. Tra questi il progetto da 39,1 milioni ad Agrigento per utilizzare le acque delle dighe Prizzi e Gammauta con l’alimentazione a cascata della vasca Alta Martusa di Cartabellotta e potenziare il sistema di irrigazione dell’area di Ribera. Per 24 progetti, alla voce ‘Verifica progetto’ è stato scritto no, contrariamente a quanto indicato. Per 23 progetti è stato inserito il valore ‘0’ nel campo ‘Misuratori al Prelievo Installati a titolo dell’investimento’. Per 19 progetti non è ammissibile il valore inserito sullo stato delle autorizzazioni (le opzioni erano ‘da acquisire o da rinnovare entro 6 mesi’ e ‘acquisite e in corso di validità). Tra questi, per 14 progetti non è stato inserito alcun valore. Per altri 14 non è stato rispettato il criterio che riguarda la data di progettazione che, in 12 casi, non è stata proprio inserita, mentre in altri due casi è antecedente al 2016. Diciassette progetti, invece, non rispettano il criterio della durata dei lavori. Tra questi, per 12 progetti non è stato inserito alcun valore, per altri 5 la durata contrattuale dei lavori è superiore a 30 mesi.

Insomma un disastro. A maggior ragione alla luce di quanto ha dichiarato il ministro durante il question time: “Ricordo che dopo aver condiviso con le regioni i criteri di ammissibilità, abbiamo attivato un help desk con 118 faq di risposta e un dialogo costante con chi stava inserendo i progetti per aiutare ed evitare la commissione di errori”. Già. E allora potrà la Regione Sicilia porre rimedio al pasticcio? “Su questo ovviamente siamo disponibili a far rimediare – ha spiegato il ministro – per esempio a chi ha barrato un numero sbagliato. E sempre nel rispetto di chi ha già fatto le cose in modo corretto”. Ma ci sono altri due aspetti che il ministro affronta nel suo intervento. Intanto le risorse nazionali a disposizione per il sistema irriguo. Come a dire: c’è un altro treno, per chi perderà questo. “Ci sono 440 milioni di finanza messi sulle leggi di Bilancio dei prossimi anni – ha spiegato – che non sono soggette ai tempi del Pnrr”. E c’è un’altra questione su cui riflettere: “Alcuni consorzi e alcuni enti che sono vigilati dalle Regioni non hanno avuto la capacità tecnica di presentare i progetti. Potremo aiutarli con le risorse nazionali”.

ILFQ

sabato 4 settembre 2021

Inasprite le pene per i piromani: il dipendente pubblico perde il lavoro. - Nicoletta Cottone

 

In Italia gli incendi hanno mandato in fumo 158mila ettari di bosco. La più colpita è la Sicilia.

In Italia negli ultimi 8 mesi sono andati a fuoco 158mila ettari di bosco, pari a tre grandi città italiane messe insieme, Roma, Napoli e Milano. Le fiamme hanno distrutto decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea, ma anche oliveti e pascoli. Dati dell'European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, che fornisce informazioni sugli incendi a partire dal 2008, ripresi in un dossier su incendi e desertificazione presentato da Europa Verde. Una autentica catastrofe alla quale hanno fatto fronte i Vigili del fuoco con oltre 100mila interventi boschivi, con un aumento del 75% negli ultimi tre mesi. Solo in Sicilia nel 2021 sono andati a fuoco oltre 78mila ettari, ma anche in Calabria sono bruciati 36mila ettari, in Sardegna 21mila ettari. Una escalation di fuoco che, secondo le stime di Coldiretti, costa all’Italia circa un miliardo di euro fra opere di spegnimento, bonifica e ricostruzione.

Inasprite le sanzioni amministrative e penali.

Proprio per far fronte a questa emergenza il Governo ha varato nel Consiglio dei ministri del 2 settembre un decreto legge che inasprisce le sanzioni amministrative e penali, oltre a ridisegnare la governance della prevenzione degli incendi e a stanziare le risorse finanziarie per potenziare la capacità operativa dello Stato nella lotta ai roghi. Ed è previsto il potere sostitutivo delle regioni se i comuni non provvedono ad aggiornare nei tempi previsti il catasto dei terreni incendiati.

Reclusione fino a 12 anni se chi appicca il fuoco doveva tutelare il territorio.

Viene intrododotta una specifica aggravante se chi appicca il fuoco è chi avrebbe il compito di tutelare il territorio: prevista la reclusione da sette a dodici anni. Le pene sono diminuite dalla metà a due terzi per che si adopera per evitare «che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori», o per chi, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, «provvede concretamente alla messa in sicurezza e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi». Le pene previste dal presente articolo sono diminuite da un terzo alla metà per chi «aiuta concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell’individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti». In pratica la misura vuole colpire gli interessi degli autori degli illeciti e incentivare la collaborazione con le indagini, favorendo condotte indirizzate alla riparazione del danno causato.

Confisca degli animali se il proprietario è condannato.

La nuova normativa prevede che in caso di trasgressione al divieto di pascolo venga sempre disposta la confisca degli animali «se il proprietario ha commesso il fatto su soprassuoli delle zone boscate percorsi da incendio in relazione al quale il medesimo è stato condannato, nei dieci anni precedenti, per il reato di cui all'articolo 423-bis, primo comma, del codice penale». L’articolo della legge quadro già prevedeva sanzioni amministrative per le violazioni (per ogni capo, non inferiore a lire 60.000 e non superiore a lire 120.000 e nel caso di trasgressione al divieto di caccia non inferiore a lire 400.000 e non superiore a lire 800.000).

Il dipendente pubblico colpevole perde il lavoro.

Il codice penale prevede già che chiunque causi un incendio in boschi, selve, foreste o in vivai forestali destinati al rimboschimento sia punito con la reclusione da quattro a dieci anni. E se l’incendio è cagionato per colpa, la pena è la reclusione da uno a cinque anni.

Pene aumentate se dall’incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette e aumentate della metà, se dall’incendio deriva «un danno grave, esteso e persistente all’ambiente». Ora il decreto legge aggiunge una pena accessoria per il dipendente pubblico condannato per incendio doloso ad almeno due anni di reclusione: è prevista l’estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione e l’interdizione da cinque a dieci anni dalla possibilità di prestare servizi nell’ambito della lotta agli incendi.

Vietata per tre anni la raccolta dei prodotti del sottobosco.

La legge quadro già prevede che boschi e pascoli arsi dal fuoco non possano avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni. Il nuovo decreto legge aggiunge che è vietata per tre anni la raccolta dei prodotti del sottobosco.

Quando scatta la confisca dei beni.

Il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri prevede l’inserimento nel codice penale di un articolo, il 423-quater, che stabilisce che, in caso di condanna o di applicazione della pena richiesta dalle parti, «è sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose che servirono a commettere il reato, salvo che appartengano a persone estranee al fatto». Se la confisca non è possibile «il giudice individua beni di valore equivalente di cui il condannato abbia anche indirettamente o per interposta persona la disponibilità e ne ordina la confisca. I beni confiscati e i loro eventuali proventi sono messi nella disponibilità della pubblica amministrazione competente e vincolati all’uso per il ripristino dei luoghi». La norma prevede però che la confisca non si applica se l’imputato ha « efficacemente provveduto al ripristino dello stato dei luoghi».

Introdotta la definizione di incendio di interfaccia-urbano.

Vista la grande quantità di incendi che lambiscono le aree urbane, nella legge quadro sugli incendi boschivi, la 353/2000, viene inserita la definizione di “incendio di interfaccia-urbano”, le aree dove «il sistema urbano e quello rurale si incontrano e interagiscono, potendo venire rapidamente a contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile».

IlSole24Ore

    lunedì 12 luglio 2021

    Covid, 4 regioni verso la zona gialla: Sicilia, Campania, Marche e Abruzzo. - Nicoletta Cottone













    La variante Delta corre in tutta Europa, in Italia diventerà presto prevalente. Le regioni chiedono la modifica dei parametri.

    La variante Delta corre in tutta Europa e anche in Italia i contagi risalgono. Nel Paese l’impatto della variante Delta ha quasi raggiunto il 30% e viaggia verso il 70% che secondo le simulazioni dovrebbe essere raggiunto nel mese di agosto. Con gli attuali, contestati, parametri in vigore già quattro regioni viaggiano verso la zona gialla: Abruzzo, Campania, Marche e Sicilia. Attualmente fra i parametri sotto la lente del ministero della Salute e del Cts c’è l’incidenza del nuovo coronavirus ogni 100mila abitanti: se superano i 50 casi si passa in zona gialla. Scatta l’allarme con un combinato di contagi (Rt), superamento del 40% del tasso di occupazione delle aree mediche e del 30% quello delle terapie intensive.

    Sileri: «Al momento non c’è necessità di ritorno in zona gialla».

    Getta acqua sul fuoco il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ospite di “24 Mattina” su Radio24. «Al momento non vedo, con i numeri attuali, la necessità di un ritorno di alcune regioni in zona gialla. A oggi non c’è questo rischio, ma vediamo cosa accade nelle prossime settimane», ha detto il sottosegretario. «Abbiamo numeri bassi e non vedo al momento neanche il ritorno di restrizioni».

    La variante Delta diventerà prevalente.

    «É bellissimo vedere le piazza piene, però è chiaro che un numero crescente di contagi si osserverà come si è osservato in altri Paesi europei», ha detto Sileri ospite di ’24 Mattina’ su Radio24. «Io credo che la variante Delta diventerà prevalente e accadrà, purtroppo, molto prima. Temo per fine mese 3-4 volte i contagi che si sono oggi».

    Le pressioni per la modifica dei parametri.

    Sono già iniziate le discussioni fra regioni e governo e all’interno della maggioranza. Molti fanno pressione per una revisione dei parametri visto che i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive sono bassi. La richiesta è di cambiare il peso dei parametri, dando un maggiore importanza ai ricoveri rispetto ai casi positivi. I governatori sostengono che, con l’avanzare della campagna vaccinale, i parametri dovrebbero essere modificati. Perchè è vero che i contagi avanzano, ma reparti medici e terapie intensive sono bassi. Per ora il ministro della Salute Roberto Speranza non è sulla stessa linea d’onda delle regioni. Per lui è ancora troppo alto il numero degli italiani non immunizzati. I nuovi casi positivi si registrano soprattutto fra i non vaccinati, mentre per chi è vaccinato e si contagia le conseguenze più frammatiche sono prossime allo zero.

    La preoccupazione di Federalberghi.

    C’è preoccupazione fra gli albergatori che stanno assistendo a una ripartenza del turismo. «L’eventualità del passaggio di alcune regioni in zona gialla non la prendiamo neanche in considerazione e diciamo chiaramente che anche solo il possibile effetto annuncio rischia di creare una pioggia di disdette. É quello che vogliamo?», ha detto il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, al ’Giorno-Resto del Carlino-La Nazione’. «I dati di occupazione dei letti nei reparti covid resta bassissimo, per fortuna, e il generale Figliuolo sta facendo bene il suo lavoro e le vaccinazioni proseguono a un passo buono. Se cominciamo a mettere paura alle persone la gente non prenoterà più - aggiunge - se la situazione precipitasse davvero, cosa che nessuno si augura, si prenderanno dei provvedimenti ma dire ora che forse ad agosto qualche regione sarà gialla o arancione è masochismo. Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta».

    IlSole24Ore

    giovedì 8 luglio 2021

    La Sicilia devastata dagli incendi dolosi nel silenzio generale: così la transizione ecologica è a rischio. - Stephanie Brancaforte

     

    Oltre 400 incendi in Sicilia nelle ultime due settimane. Domenica 4 luglio 2021 l’area industriale di Melilli è stata distrutta dalle fiamme, che hanno rischiato di raggiungere anche un oleodotto e che hanno portato su Siracusa un pesante fumo nero e una pioggia di cenere.

    Nella Sicilia sud-orientale, aree residenziali, uliveti e agrumeti sono stati incendiati. Alcuni tratti autostradali si sono trasformati in muri di fuoco. Grandi distese di grano sono state date alle fiamme.

    Le città e i territori della Sicilia sono sotto aggressione continua, con attacchi che, per la frequenza e i luoghi, sembrano guidati da strategie criminali che stanno impoverendo sempre più il territorio.

    Nel 2021 la situazione è notevolmente peggiorata, e gli incendi sono stati appiccati intenzionalmente in tutta l’isola. Ma ciò che è stato preso di mira più intensamente è stata la rete di riserve, parchi e oasi naturali.

    Lunedì 5 luglio sono stati incendiati i preziosi pantani Granelli, all’estremità meridionale della Sicilia, gettando nel panico e nella confusione fenicotteri e uccelli migratori. Chissà quanti nidi di uccelli protetti sono andati in fumo con la distruzione del loro habitat. E assieme a loro migliaia di ore di impegno di chi ha voluto proteggere queste specie ed ecosistemi.

    La riserva naturale della Valle dell’Anapo, che ospita le necropoli di Pantalica (risalente all’età del bronzo), patrimonio dell’umanità designato dall’Unesco, è bruciata per giorni: una notizia che avrebbe dovuto avere risonanza internazionale.

    Le riserve naturali di Cava Grande del Cassibile e della Valle dell’Anapo sono annoverate tra i principali gioielli del costituendo Parco Nazionale degli Iblei, un progetto inviato a dicembre 2020 al Ministero dell’Ambiente e non ancora finalizzato e approvato. Oltre 12mila persone chiedono l’istituzione immediata del Parco Nazionale degli Iblei, per permettere maggiori tutele e la valorizzazione di queste zone importanti.

    Ad oggi l’unico parco nazionale in Sicilia è il Parco Nazionale di Pantelleria, istituito proprio dopo una lunga serie di roghi.

    È difficile esprimere a parole la sensazione di disperazione e panico che attanaglia molte parti della Sicilia. Sembra come se tutto fosse in fiamme o a rischio di incendio doloso.

    Con il Movimento Antincendio Ibleo, che aiuto a coordinare, ci rendiamo conto che qualcuno sta cercando di terrorizzarci, letteralmente. Infatti, una petizione chiede proprio di definire gli incendi dolosi come atti terroristici.

    Non sappiamo dove colpiranno i piromani, oppure lo possiamo intuire, ma mancano le forze per sorvegliare e proteggere le riserve a rischio. In molti casi non sappiamo chi siano o quale sia il loro movente, ma sentiamo di essere nelle mani di una grande conspiracy, una cospirazione della terra bruciata.

    Le nostre istituzioni sono state assenti e incompetenti – forse complici – mentre gli incendi infuriavano. Un vero e proprio ecocidio delle zone con più biodiversità d’Europa, che mette a rischio la sopravvivenza di specie animali e vegetali, alcune delle quali uniche in queste zone.

    A Pantalica la terra stessa bruciava, consumando le radici. C’è qualcosa nel sottosuolo che non possiamo vedere, che consuma quest’isola e mette in pericolo il suo presente e il futuro.

    Gli incendi che attraversano la Sicilia sono più frequenti e più gravi di quanto non abbiamo mai visto prima, e come attivisti ci chiediamo quale mano malvagia potrebbe causare questa devastazione. Chi li sta appiccando, e perché?

    Ci sono diverse teorie, e fino a quando le varie autorità giudiziarie non investiranno nelle inchieste approfondite, non si potrà dare una risposta certa.

    Stando a una prima teoria, in certe zone della regione la mafia dei pascoli sta cercando di impossessarsi di aree per sfamare le mucche. Fanno uso sistematico degli incendi ai fini di pascolo, senza alcun rispetto per i suoli, soggetti così ad erosione e conseguente depauperamento della Macchia mediterranea e a quello – estremo – della gariga, ultima difesa dalla desertificazione. Operano sotto gli occhi di tutti ma non sono ancora stati fermati. E terrorizzano la gente, nonostante le innumerevoli denunce. Si può ipotizzare che solo la presenza dell’esercito possa essere l’unica, valida, estrema soluzione.

    Secondo altre ricostruzioni, i campi di grano vengono dati a fuoco in certi territori quando i proprietari non pagano il pizzo. Terza teoria sull’origine dei roghi: i mezzi aerei di spegnimento (inclusi i famosi Canadair) sono gestiti da privati, una situazione che favorirebbe incentivi perversi e sprechi di denaro pubblico. Si dovrebbe passare alla gestione pubblica, come chiesto da 8mila persone.

    C’è poi una quarta ipotesi che potrebbe spiegare l’aggressione sistemica alle riserve naturali. Da vari anni si vocifera della privatizzazione della gestione di parchi, riserve, oasi ecc… Insomma, della gestione del demanio pubblico a favore degli appalti ai privati.

    Nulla vieta che questo disegno implichi anche la diffusione di fuochi, a fronte dei quali la Forestale si trova in difficoltà. Ma, invece di potenziare, ammodernare e riqualificare il pubblico, si pensa alla privatizzazione totale del bene comune, cosa che sicuramente aggraverebbe la gestione della situazione in materia di prevenzione e spegnimento degli incendi. I soldi del Pnrr sarebbero poi richiesti per potenziare questa forza privata.

    Una quinta teoria attribuisce l’origine degli incendi ad alcuni dipendenti precari stagionali della Forestale, addetti alle pulizie e alle opere boschive e strutturali dei terreni demaniali, nonché addetti allo spegnimento (in realtà la Forestale in Sicilia è nata anni Sessanta per motivi occupazionali). Gli incendi precoci (marzo-giugno), infatti, potrebbero spingere la Regione ad anticipare le assunzioni, che avvengono di norma dopo l’approvazione – sempre tardiva – del bilancio regionale. Alcuni anni fa ci sono state condanne per flagranza di reato in merito.

    In certi casi, l’incendio “scappa” a chi brucia frasche per “pulire” il terreno, anche se ci sarebbero modi per valorizzare invece di bruciare i resti agricoli. Chiaramente l’incuria del territorio e la mancanza di prevenzione tempestiva, come la non assunzione regolare dei forestali, ha favorito e continua a favorire gli incendi.

    Non c’è dubbio che gran parte di questi roghi siano dolosi. Non a caso, spesso divampano in zone molto difficili da raggiungere per i Vigili del fuoco. Sono pianificati ed eseguiti per causare il massimo danno.

    È difficile descrivere la profonda tragedia del perdere una valle con biodiversità unica e alberi maturi. L’ecocidio su vasta scala in Sicilia non solo continua senza sosta, ma prosegue nel silenzio quasi generale.

    Sappiamo tutti che, se non ci uniamo adesso per agire, presto vivremo in un deserto che sarà economicamente assai meno vivibile, avrà meno biodiversità, attirerà meno i turisti e sarà meno ospitale per noi stessi e per le future generazioni.

    Noi del Movimento Antincendio Ibleo siamo oltre 170 persone che vigilano sul territorio, alcune delle quali sono attive anche personalmente nello spegnimento degli incendi, me compresa. Nel nostro movimento affermiamo che “spegnere gli incendi è già un fallimento”. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi sulla prevenzione, sullo sviluppo della cultura del rispetto e sulla crescita del nostro ecosistema comune.

    I movimenti in Sicilia sono stati estremamente attivi quest’anno – scrivendo esposti e lettere, facendo comunicati e flash mob. Ma il governo regionale ancora non ha risposto alle numerose sollecitazioni della cittadinanza.

    Può sembrare strano che in Europa nel 2021 le persone imparino a combattere gli incendi con mezzi rudimentali come il battifuoco. E in effetti è davvero strano, ma siamo in una situazione straordinaria, che richiede una mobilitazione fisica più organizzata.

    Nelle ultime settimane i volontari sono intervenuti dozzine di volte, aiutando a spegnere fino a cinque o sei grossi incendi in un giorno. Spesso hanno controllato le fiamme fino a quando i mezzi di spegnimento ufficiali potevano arrivare sulla scena.

    Non si può pensare a una transizione ecologica in una terra bruciata. Abbiamo bisogno di un servizio forestale gestito bene, che possa proteggere i beni pubblici con le attrezzature necessarie. Il Parco Nazionale degli Iblei andrebbe costituito al più presto: sarebbe un risultato concreto per il governo nazionale.

    La gente esige che questo sia l’ultimo anno in cui accadano simili devastazioni. Vogliamo dedicare i nostri sforzi al rimboschimento e alla rinascita della nostra terra con la cooperazione di tutti gli abitanti di questa isola.

    TPI

    giovedì 3 giugno 2021

    Vaccini, da oggi campagna aperta a tutti. Ecco come ci si può prenotare Regione per Regione.

     

    Al via la fase della campagna di vaccinazione di massa, forte di venti milioni di dosi che arriveranno questo mese. Somministrazioni anche in azienda.

    I punti chiave


    È una sorta di “fine corsa” per la vaccinazione sulla base delle fasce di età, un sistema in parte già superato da alcune regioni con gli Open Day destinati ai più giovani. Al via invece la fase della campagna di vaccinazione di massa, con vaccinazioni a tappeto che potranno contare su venti milioni di dosi in arrivo questo mese (per dare l’idea da fine dicembre a fine maggio sono state consegnate 33 milioni di dosi). Da giovedì 3 giugno, dunque, secondo le indicazioni contenute in una circolare del commissario per l’Emergenza coronavirus Figliuolo, si allarga la “platea vaccinale”: chiunque vorrà vaccinarsi potrà farlo. Saranno utilizzati tutti i punti di somministrazione possibili (allo stato attuale sono 2662), a cui si aggiungeranno sempre da giovedì i 212 punti di somministrazione in azienda.

    Scatta il “liberi tutti” per le Regioni.

    Per le regioni è una sorta di “liberi tutti”: i sistemi di prenotazione dovranno allinearsi a questa novità. Anche in questo caso, tuttavia, le amministrazioni si muovono on ordine sparso. Alcune daranno la priorità ai 12-15enni, come l'Emilia Romagna, la Sicilia apre alle prenotazioni degli over-16, la Lombardia punta sulla fascia 12-29. Figliuolo ha chiesto di raggiungere «la massima copertura possibile di tutta la popolazione studentesca» prima del ritorno sui banchi di scuola a settembre.

    Friuli Venezia Giulia.

    In settimana la regione aprirà la prenotazioni a tutte le fasce di età.

    Alto Adige.

    Dal 3 giugno le prenotazioni per le vaccinazioni saranno possibili anche per gli altoatesini dai 16 ai 18 anni.

    Valle d’Aosta, Open Day AstraZeneca.

    Il 2 giugno c’è stato l’Astra Open Day, a cui hanno potuto aderire tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni.

    In Lombardia prenotazioni per fascia 12-29.

    Dalle ore 23 di mercoledì 2 giugno tutti i lombardi appartenenti alla fascia 12-29 potranno prenotare la propria vaccinazione. È quanto ha fatto sapere la vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti. «Potranno accedere al portale di Poste tutti coloro che hanno già compiuto i 12 anni - ha spiegato Moratti -. Come indicato da Aifa a questo target di popolazione sarà somministrato il vaccino Pfizer. L’inizio della possibilità di prenotarsi a partire dalle ore 23 è motivato dall’allargamento del target ai 12 anni e non ai 16 come precedentemente previsto».

    Piemonte: aperte le prenotazioni per gli over 30.

    Dal 2 giugno sono state aperte le prenotazioni per le persone con più di 30 anni (inclusi i nati nel 1991) e dal 3 giugno quelle per i giovani con più di 18 anni compiuti. Sono 100mila le vaccinazioni previste in azienda. Il Piemonte si muove per dare la priorità alle montagne. «In alta Valsesia, la prima vallata che ha aderito alla nostra campagna, sono già più di mille le persone vaccinate e nei giorni scorsi alle vette vercellesi si sono aggiunti molti altri territori impegnati nella vaccinazione delle varie fasce della popolazione», hanno messo in evidenza il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso e l'assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi. «Ora proseguiamo entrando nel vivo con un fitto calendario che ci permetterà, come da programma, di completare nella settimana del 14 giugno le vaccinazioni necessarie a rendere le nostre montagne un luogo sicuro per chi lo vive ogni giorno, ma anche per accogliere i tanti turisti che amano le vette piemontesi. Un grazie particolare alle Asl e ai nostri sindaci, che si sono già attivati per sensibilizzare i loro cittadini e ad aiutare coloro che ne avessero necessità ad aderire alla campagna sul portale regionale». La campagna del Piemonte “Montagne Covid free” rientra nel Piano vaccinale nazionale e richiama quanto previsto dalla circolare del 5 maggio 2021, trasmessa alla Conferenza delle Regioni da Figliuolo, sulle aree isolate e più difficilmente raggiungibili.

    Liguria ferma per ora ai quarantenni.

    Dal 31 maggio è partita la seconda chiamata volontaria per gli over 18 per il vaccino Astrazeneca e Johnson&Johnson promossa dalla Regione. Al momento la chiamata alle vaccinazioni è per i quarantenni.

    Emilia Romagna, priorità ai teenager.

    Dal 7 giugno in Emilia-Romagna aperture ravvicinate di prenotazioni del vaccino per fasce d’età, con priorità (dopo gli over 40) per i teen-ager. Il 7 e l’8 giugno si potranno infatti prenotare ragazzi tra 12 e 19 anni, prima ancora di over 30 e over 20. Una scelta precisa, ha spiegato la Regione, che va nella direzione di arrivare all’inizio dell’anno scolastico, a settembre 2021, con tutto il mondo della scuola vaccinato con prima e seconda dose, non solo insegnanti e collaboratori, ma anche quanti più ragazze e ragazzi possibili. Queste le altre date per lo scaglionamento di prenotazione per fasce d’età in regione: 9 e 10 giugno tocca ai 35-39enni; 11, 12 e 13 giugno spazio alla fascia 30-34; 14 e 15 giugno sono i giorni per chi ha tra i 25 e i 29 anni e infine dal 16 al 18 giugno si chiuderà con i 20-24enni. La vaccinazione dei ragazzi fragili tra i 12 e i 15 anni, che fino a ieri non potevano accedere a nessun vaccino, sarà invece gestita in maniera prioritaria e immediata dalle Asl già a partire da questi giorni, sottolinea la Regione, Asl che si faranno carico di chiamare direttamente questo target.

    Lazio continua con gli Open Day AstraZeneca.

    Dal 3 giugno il Lazio parte con la vaccinazione nelle aziende, e continua a organizzare “open day” per gli over 18 con AstraZeneca. Rimangono le convocazioni per età (si è arrivati fino al 1981, le prossime saranno per i nati dopo il 1982). Per gli over 12 la prenotazione sarà dal pediatra.

    L’Abruzzo apre alla vaccinazione dei 16enni.

    Dal 3 giugno tutti i cittadini che abbiano compiuto 16 anni potranno prenotarsi per il vaccino. La piattaforma sarà attiva dalle ore 14. Per la fascia di età tra i 12 e i 15 anni, invece, si attendono le indicazioni operative da parte della Struttura Commissariale.

    Molise: dal 5 giugno la fascia 20-29.

    Prenderanno il via il 3 giugno le adesioni alla campagna vaccinale per la fascia d’età 39-30 anni, mentre per quella che va dai 29 ai 20 le adesioni potranno essere inoltrate a partire da sabato 5 giugno.

    Marche: già aperti slot dai 40 anni in su.

    La regione ha aperto da vari giorni lo slot di prenotazione dai 40 anni in su (oltre alle altre fasce di età). Da domenica 30 maggio sono scattate le prenotazioni senza limiti di età (ma dai 16 anni in su) per persone con comorbidità. Dal 2 giugno e fino al 6 possono andare a vaccinarsi i maturandi, circa 14mila ragazzi, senza prenotazione, seguendo però l’ordine alfabetico.

    Umbria, tocca ai cinquantenni.

    Le pre adesioni sono state aperte a tutti fino ai 18 anni. Proseguono le vaccinazioni per le fasce d’età: tocca ai cinquantenni.

    Toscana, il 7 giugno aprono le prenotazioni per chi ha 16 anni.

    Già aperte le prenotazioni dei nati fino al 1983. La prenotazione per chi ha 16 anni compiuti ed è residente in inizierà il 7 giugno.

    In Veneto dal 3 giugno liberi tutti, al via over 12.

    «Dal 3 giugno via libera a tutti con l’apertura dell’agenda per le vaccinazione dai 12 ai 39 anni». Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia spiegando che saranno disponibili «700 mila prenotazioni, con agenda aperta fino al 4 agosto». Annunciato anche l’arrivo di 1.092.000 dosi entro la fine del mese,

    Dal 3 giugno in Puglia prenotazioni aperte ad under 40.

    La Regione Puglia darà attuazione alla circolare del commissario straordinario per l’emergenza Covid aprendo a tutte le fasce di età vaccinabili la prenotazione per il vaccino negli hub della Puglia a partire da giovedì 3 giugno. Quindi, da giovedì prossimo anche gli under 40 potranno prenotarsi. La fascia di popolazione compresa tra i 39 e i 16 anni età è pari a un milione di persone circa. Per non sovraccaricare i canali telematici e telefonici di prenotazione, le prenotazioni saranno sbloccate per fasce di età a scaglioni, il 3 giugno si inizierà con i nati dal 1982 al 1986; il 5 giugno toccherà ai pugliesi nati dal 1987 al 1991 e così via sino all’11 giugno quando potranno aderire alla campagna i nati dal 2002 al 2005. Le prenotazioni potranno avvenire tramite il sito www.lapugliativaccina.regione.puglia.it, i numero verde 800713931 (lunedì - sabato 8-20) o recandosi in farmacia.

    Basilicata: priorità ancora ad anziani e fragili.

    Dal 3 giugno la Regione recepirà le indicazioni del Commissario all’emergenza. La piattaforma - si è appreso dalla giunta regionale - sarà aperta ma in regione la priorità restano, per ora, le persone di età avanzate e fragili. In questi giorni si sta procedendo con gli ultrasessantenni e anche con coloro che hanno oltre 50 anni di età.

    La Calabria apre ai 12enni.

    Alle 16 del 3 giugno potranno accedere alla prenotazione tutte le persone a partire dai 12 anni di età, comprendendo anche i ventenni e gli over 30 che erano in attesa di essere inseriti.

    La Sicilia apre a prenotazioni tra 16 e 39 anni.

    Dal 3 giugno si aprono anche in Sicilia le prenotazioni per le vaccinazioni anti Covid per chi ha tra 16 e 39 anni. L’estensione della somministrazione del siero al nuovo target (che comprende oltre un milione e trecentomila persone) è stata autorizzata nell’ambito della campagna nazionale di immunizzazione. Verranno utilizzati i vaccini Pfizer e Moderna e, su base volontaria, anche Vaxzevria e Janssen (monodose).

    Campania, dalle 22 del 2 giugno via ad adesioni dai 12 anni.

    A partire dalle 22 del 2 giugno la piattaforma della Regione Campania apre per le adesioni alla campagna vaccinale ai cittadini dai 12 anni di età in su. Lo ha comunicato l’Unità di crisi regionale. Le relative convocazioni, nei prossimi giorni, sono ovviamente legate alla disponibilità dei vaccini e al progressivo completamento delle fasce di età per le quali la piattaforma era già aperta. Per la fascia di età 12-17 anni il vaccino che sarà somministrato è Pfizer. La Campania ha sperimentato con open day e progressive aperture vaccinali nelle settimane scorse - e negli ultimi giorni con i maturandi - l’ampliamento delle fasce interessate.

    Sardegna: dal 4 giugno fascia 16-39 anni.

    Da venerdì 4 giugno la platea dei soggetti vaccinabili nell’Isola si amplia con l’inclusione dei cittadini nella fascia d’età 16-39 anni: a partire dalle 12, tramite la piattaforma di Poste Italiane, saranno abilitati a prenotare la somministrazione delle dosi negli hub e nei centri vaccinali del territorio regionale.

    ANSA