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lunedì 26 agosto 2024

Domus de janas - Sardegna

Le domus de janas sono tombe preistoriche scavate nella roccia tipiche della Sardegna prenuragica.

Si trovano sia isolate, che in grandi raggruppamenti formati anche da più di 40 tombe. A partire dal Neolitico recente fino all'età del bronzo antico (4400–2000 a.C.) queste strutture contraddistinguevano tutte le zone dell'isola, ad eccezione della Gallura.

Ne sono state scoperte più di 2.400, circa una ogni 10 chilometri quadrati in media, e si ipotizza che molte rimangano ancora da trovare. Sono spesso collegate tra loro a formare dei veri e propri cimiteri sotterranei, con in comune un corridoio d'accesso (dromos) ed un ingresso a volte molto spazioso e con un soffitto alto.

In italiano il termine sardo domus de janas (variante meridionale) è stato tradotto in «case delle fate», essendo le janas delle figure mitologiche tipiche del folclore regionale, simili a creature femminili dai poteri magici.[1]

Le domus de janas in altre zone dell'isola sono conosciute anche con il nome di forrus, forreddus, concheddas, grutas.[2]

Datazione.

Gli archeologi sostengono che le prime domus de janas siano state scavate intorno alla metà del IV millennio a.C. durante il periodo in cui sull'isola si sviluppò la Cultura di San Ciriaco (Neolitico recente 3400-3200)[3]. Con la Cultura di Ozieri (Neolitico finale 3200-2800) si diffusero in tutta la Sardegna (ad eccezione di gran parte della Gallura[4]). Le genti di cultura Ozieri erano laboriose e pacifiche, dedite all'agricoltura e con una particolare religione che aveva una corrispondenza nelle lontane isole Cicladi. Adoravano il Sole e il Toro, simboli della forza maschile, la Luna e la Madre Mediterranea, simboli della fertilità femminile. Statuine stilizzate della Dea Madre sono state ritrovate in queste sepolture e nei luoghi di culto.

Le diverse architetture.

 Le grotticelle sono state edificate su costoni in cui affiorava la roccia viva, una vicino all'altra così da formare nel tempo delle vere e proprie necropoli. Anche se presenti in altri siti mediterranei, sull'isola acquistano un carattere di unicità e straordinarietà per l'accurata lavorazione, per i caratteristici aspetti architettonici e le ricche decorazioni che richiamano quelle che furono le case dei vivi (ma su scala ridotta, si pensa, più o meno alla metà), dando una precisa idea di come in realtà fossero costruite le case dei paleosardi cinquemila anni fa. Si possono perciò trovare grotticelle a forma di capanna rotonda con il tetto a forma di cono, ma anche con spazi rettangolari e a tetto spiovente, provviste di porte e di finestre. Le pareti poi venivano spesso ornate con simboli magici in rilievo, rappresentanti corna taurine stilizzate, spirali ed altri disegni geometrici[5]. Piuttosto numerose sono infatti le rappresentazioni naturalistiche o schematiche della testa taurina, o delle sole corna, che «testimoniano il culto di una divinità principio di rigenerazione per i defunti in quanto simbolo della vita e della potenza fecondatrice. Accanto alla decorazione in rilievo compare anche quella incisa e quella dipinta, quest'ultima documentata in particolare nella celebre tomba di Mandra Antine di Thiesi. Compaiono motivi lineari e geometrici, quali zig-zagspirali, dischi, talvolta di grande valore simbolico»[6].

Inumazione.

Seguendo particolari riti, il defunto veniva trasferito da quella che durante la sua vita fu la sua casa abituale, in un'altra casa, secondo un antico principio ideale - proprio di queste genti - che presupponeva la continuità eterna dell'essere umano.

I corpi venivano deposti in posizione fetale e - si pensa - venissero dipinti con ocra rossa, così come le pareti della tomba stessa. Accanto alle spoglie venivano deposti oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto e si pensa anche che venisse lasciato del cibo per il viaggio ultraterreno. Nel tempo i corredi funebri venivano rimossi per far luogo a nuove deposizioni e questa usanza ripetuta nei secoli ha impedito una miglior conoscenza del fenomeno e per questa ragione le ipotesi che le domus de janas fossero destinate ad un unico gruppo familiare resta non provata[6].

L'archeologo Giovanni Lilliu su questo argomento ha scritto che: «...i cadaveri erano sepolti, non di rado, sotto bianchi cumuli di valve di molluschi. Ma tutti portando con sé strumenti e monili della loro vita terrena: punte di frecce di ossidiana, coltelli e asce di pietra, ma anche collane, braccialetti ed anelli di filo di rame ritorto, e tante ceramiche». Altre ipotesi sostengono che il corpo veniva lasciato all'aperto per scarnificarsi e solo dopo, quando era ridotto ad uno scheletro, veniva riposto nelle grotticelle.

L'utilizzo nel tempo.

Per quelle domus più complesse gli archeologi pensano ad un disegno costruttivo unitario seguendo una particolare planimetria a forma di T o a forma di croce. L'accesso è costituito da un lungo corridoio che immette in una anticella per poi raggiungere una cella centrale sulla quale si affacciano le varie cellette funerarie. Oltre alla cultura di San Ciriaco e a quella di Ozieri, anche le successive culture prenuragiche utilizzarono le domus de janas. Sporadicamente furono occupate anche durante la Civiltà nuragica ed in età storica. Il caso più conosciuto e quello della necropoli di Sant'Andrea Priu a Bonorva, utilizzata pure in periodo romano e poi come chiesa in quello bizantino, quando fu più volte intonacata e dipinta con affreschi dedicati alle storie della Vergine, alla vita di Cristo e degli apostoli.

I vari complessi sepolcrali.



I raggruppamenti più consistenti sono il complesso ipogeico di Anghelu Ruju[7] presso Alghero, costituito da 36 ipogei, quello di Montessu a Villaperuccio, quello di Sant'Andrea Priu,[8] nei dintorni di Bonorva, quello di Puttu Codinu a Villanova Monteleone[9]. Altre presenze di Domus de janas non meno importanti per estensione ed interesse archeologico si trovano in altre aree della Sardegna. Alcuni di essi, come per esempio il complesso ipogeico di Pimentel in Trexenta, non sono stati completamente scavati e sono ancora parzialmente interrati.

Scavi e studi.

Nel 1904 Antonio Taramelli aveva condotto uno scavo presso la Necropoli di Anghelu Ruju che è stato considerato il primo di ampio respiro e che aveva prodotto esiti apprezzabili[12], pubblicati nel 1909[13]Giovanni Pinza e Antonio Taramelli sono stati i primi a dare una definizione a questi monumenti e il documentato inquadramento nel panorama culturale del Mediterraneo[14]

Candidatura Unesco.

Nel 2021 le domus de janas sono state candidate alla lista dei patrimoni dell'umanità[15], ed a Dicembre 2023 la regione Sardegna in collaborazione con vari enti (Soprintendenza regionale della Sardegna, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna e Direzione regionale musei Sardegna) ha firmato un protocollo d'intesa per sostenere la candidatura[16][17]. Nello specifico, sono state candidate diverse domus de janas situate nei comuni di: ArdauliAlgheroAnelaArzachenaBonorvaCastelsardoCheremuleGoniMamoiadaMoresOlienaOlmedoOniferiOssiOzieriPauPorto TorresPutifigariSassariSediloSennoriVillanova MonteleoneVillaperuccio e Villa Sant'Antonio[18].


https://it.wikipedia.org/wiki/Domus_de_janas

martedì 30 luglio 2024

Un pozzo sacro di 3.500 anni che sfida ogni spiegazione. - Deslok

 

Questo pozzo sacro, costruito con un’incredibile conoscenza della geometria, dell’ingegneria e dell’astronomia, fu eretto da una misteriosa civiltà circa 3.500 anni fa.

Uno dei siti antichi più incredibili d’Europa si trova in Sardegna, Italia, in pochi conoscono l’esistenza di questo posto. L’antico monumento fa parte di un insediamento nuragico e si ritiene risalga ad almeno 3.000-3.500 anni fa.

Alcuni dicono che questo antico sito ospita la più impressionante pietra scolpita con precisione nel Mediterraneo. Altri sostengono che la sua precisione, bellezza e forma ricordano l’antica lavorazione egizia o quella delle culture pre-Inca in Perù. La verità è che il sito ospita un vero capolavoro.

Un pozzo sacro di 3.500 anni che sfida ogni spiegazione

Il Pozzo Sacro di Santa Cristina è un’antica struttura ritenuta l’espressione più alta e sofisticata dell’antica civiltà nuragica. Costruito con massi di pietra incredibilmente precisi e perfettamente posizionati, il sito è ancora più affascinante se consideriamo la geometria perfetta incorporata al suo interno.

Il Pozzo Sacro è stato costruito con un orientamento da Nord-Nordovest a Sud-Sudovest. Tre elementi distinti compongono il Pozzo Sacro. Tutti e tre sono stati accuratamente costruiti e cesellati. C’è l’atrio, il vano scala e la camera ipogea. Due di questi tre sono elementi esterni, l’atrio e il vano scale. Il capolavoro architettonico è visibile osservando il vano scala trapezoidale. Questo pozzo sacro è uno dei pozzi meglio conservati dell’isola.

Caratteristiche astronomiche del Pozzo Sacro.

Sebbene avvolto nel mistero come molte altre strutture antiche, il Pozzo Sacro ha alcune caratteristiche specifiche che sembrano puntare verso uno scopo astronomico. Uno è che negli equinozi il sole illumina l’interno del pozzo.

La luce del sole penetra perfettamente all’interno, riflettendosi sull’acqua. La seconda e forse più affascinante caratteristica è che ogni diciotto anni e sei mesi, quando la Luna raggiunge il suo punto più alto nel cielo, la luce lunare attraversa l’apertura del pozzo, illuminandone l’interno.

I suoi costruttori sono avvolti nel mistero.

Il Pozzo Sacro diventa ancora più suggestivo se all’equazione aggiungiamo che la civiltà che lo ha costruito, la cultura nuragica, è completamente avvolta nel mistero. Nonostante abbiano costruito monumenti incredibili e massicci, non hanno lasciato documenti scritti che possano dirci di più su di loro.

È impressionante che, sebbene i nuragici fossero costruttori così prolifici, non siano mai stati trovati documenti scritti su di loro. Infatti, gli unici documenti scritti di cui disponiamo che menzionano la civiltà nuragica provengono dalla letteratura romana e greca. Anche così, la maggior parte degli esperti ritiene che molti dei resoconti scritti siano considerati di natura mitologica.

Cosa sono i nuraghi?

nuraghi sono le costruzioni più caratteristiche di questa antica cultura. Un nuraghe non è altro che una torre in pietra costruita con muratura ciclopica. Per erigere le torri, i costruttori usavano blocchi di pietra poligonali e li posizionavano uno sopra l’altro.

Su alcune torri, gli antichi costruttori usavano fango e malta per tenere in posizione le pietre. Tuttavia, le torri sono caratterizzate dall’uso di pietre tagliate uniformemente, un metodo chiamato stile isodomico.

Le torri che costruirono testimoniano che la civiltà nuragica era estremamente avanzata. Sulla base di stime, si ritiene che questa antica civiltà abbia eretto in Sardegna tra le sette e le ottomila torri di pietra.

Il semplice numero di torri suggerisce che queste persone fossero architetti, ingegneri e progettisti altamente avanzati.

https://www.hackthematrix.it/un-pozzo-sacro-di-3-500-anni-che-sfida-ogni-spiegazione/?fbclid=IwY2xjawEVmPlleHRuA2FlbQIxMAABHRIOTc_HDEsnK0RmXrQwzAd9mbHIeg3EokoOpyWt2mks0VrWbRkL7fT_5Q_aem_1V38BHjciW1CZkN00sU8bw

domenica 21 luglio 2024

Monte D'accoddi. Sardegna. - Minerva Elidi Wolf

 

Trovo sempre grande soddisfazione ogni qual volta apprendo determinate notizie.
Una carissima amica sarda mi informa che finalmente alcuni ricercatori stiano effettuando studi sulla costruzione dell'altare chiamato Monte D'accoddi.
Quello che, dalle mie ricerche ho sempre ribadito sia non un semplice altare ma uno Ziggurat, e non uno Ziggurat qualunque, ma il primo progenitore, ossia il progenitore zero.
Certo è che, se il crogiolo rinvenuto in uno scavo a Siddi sia antecedente all'anno 5000 a.c. come da prova carbonio eseguito sopra il materiale organico che lo avvolgeva ed ora in attesa di ulteriori dati dal centro nazionale di ricerca di Bruxelles, le mie teorie sarebbero finalmente avvalorate da prova certa.
Trovo ancora difficile comprendere del perché gli archeologi di ieri e di oggi, siano ancora improntati dell'idea che gli antichi sardi prenuragici non fossero in grado di navigare e non avessero un alfabeto scritto, eppure perfino in Egitto, grazie alla testimonianza impressa migliaia di anni fa con geroglifi che, non solo ne descrivono la provenienza, ossia gli Shardana, guerrieri navigatori tanto temuti e rispettati dal Faraone fino a diventarne la sua guardia reale.
Ma nonostante tutto, i guerrieri noti come i giganti di Monte Prama, sembra non diano interesse storico basti pensare che solo il dieci per cento è stato scavato nel sito di maggior interesse.
Ora, che sia stata una civiltà terrestre o come presumo io, associata alla storia degli Anunnaki e di conseguenza ai visitatori del pianeta X, meglio conosciuto dai Sumeri come Nibiru, perché ostinarsi ancora a dire che erano un popolo di cacciatori che sconoscevano la scrittura ed erano in grado di navigare?
Naturalmente le critiche negative sulle mie ricerche non sono mancate, in particolare modo dagli archeologi Sardi, ma sapere che ricercatori e grandi studiosi come i D.ri Biglino e Malaga, abbiano le stesse teorie non fa' che accrescere la mia voglia di ricerca e studi.
Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, trovate il tutto nel mio libro intitolato Shardana guerrieri di Nibiru.






















domenica 5 settembre 2021

Green pass, perché ora vale per 12 mesi e quanto dura la protezione del vaccino. - Marzio Bartoloni

 

Il Parlamento ha appena allungato di 3 mesi la vita dei certificati verdi. Ma al momento non esistono certezze sulla durata della protezione del vaccino.

Il Parlamento ha appena allungato la vita dei nostri green pass che conquistano 3 mesi in più e dunque dureranno 12 mesi invece dei nove previsti finora. Al momento però non esistono certezze sulla durata della protezione del vaccino che sembrerebbe cambiare in base anche a chi sono gli immunizzati. Non è un caso che la terza dose del vaccino sarà somministrata ai pazienti più fragili già tra un mese, come annunciato dal ministro della Salute Speranza, ben prima dei 12 mesi di durata previsti dal “nuovo” green pass. Ma per il resto della popolazione non c’è questa urgenza, come ha appena detto l’Ema.

L’allungamento del green pass.

La novità è arrivata con le modifiche approvate dalla commissione Affari sociali della Camera al decreto che ha esteso l’impiego del certificato verde dallo scorso agosto. Provvedimento che da lunedì 6 settembre sarà in aula della Camera per il prima via libera. La misura come detto prevede che i nuovi e i vecchi green pass dureranno 12 mesi invece di nove, non solo quelli ottenuti attraverso la vaccinazione ma anche quelli in tasca ai guariti di Covid che hanno fatto, come previsto, una sola dose del vaccino. Tra l’altro tra le modifiche approvate in commissione c’è anche quella che consente di ottenere il green pass non solo attraverso tamponi e test antigenici, ma anche con i tamponi salivari (ma come per gli altri test il green pass in questo caso durerà 48 ore).

La durata a 12 mesi.

Ma perchè allungare di tre mesi il green pass? Il vaccino dunque protegge almeno fino a un anno? Finora per queste domande non esistono risposte certe anche se diverse pubblicazioni scientifiche evidenziano la caduta della risposta anticorpale nella popolazione più fragile, come gli immunodepressi . Anche dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, arrivano delle prime indicazioni che aiutano a fare chiarezza. L’Ema proprio nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità della terza dose, ma solo per i pazienti più fragili, mentre per il resto della popolazione è stata chiara: «Sulla base delle prove attuali, non è urgente la somministrazione di dosi di richiamo dei vaccini Covid-19 alle persone già completamente vaccinate nella popolazione generale», ha spiegato l’Agenzia insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Come dire che lo scudo offerto dal vaccino ancora funziona per la stragrande maggioranza degli immunizzati. Anche se alcuni Paesi si stanno portando avanti, tra tutti Israele che ha iniziato già a somministrare la terza dose a tutti (partendo però dagli anziani). Lì però le vaccinazioni sono iniziate prima, già a dicembre 2020.

Quanto protegge dunque il vaccino?

Le vaccinazioni in Italia sono partite a gennaio 2021 per i sanitari e a febbraio per gli over 80. Dunque un anno non è ancora trascorso. Fatto sta però che pubblicazioni scientifiche ed esperti -a partire dal Comitato tecnico scientifico - cominciano a sostenere la necessità di una terza dose almeno per una porzione di vaccinati perché come ha spiegato anche Giorgio Palù, presidente dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e membro del Cts il ciclo previsto attualmente «non protegge sufficientemente i soggetti immunodepressi, i trapiantati, i pazienti oncoematologici, i dializzati», ma «anche i soggetti anziani» che dovrebbero essere considerati immunodepressi. Ecco perché per queste categorie la somministrazione della terza dose partirà prima di un anno e cioè già dopo 8-9 mesi dalla precedente immunizzazione. Per il resto della popolazione invece la terza dose, se ci sarà, arriverà più tardi. Nasce anche da qui la decisione di allungare il green pass a 12 mesi. Con una postilla: su questa materia non ci sono punti fermi e i cambiamenti, in base alle evidenze scientifiche in continua evoluzione, possono essere sempre dietro l’angolo.

IlSole24Ore

sabato 4 settembre 2021

Inasprite le pene per i piromani: il dipendente pubblico perde il lavoro. - Nicoletta Cottone

 

In Italia gli incendi hanno mandato in fumo 158mila ettari di bosco. La più colpita è la Sicilia.

In Italia negli ultimi 8 mesi sono andati a fuoco 158mila ettari di bosco, pari a tre grandi città italiane messe insieme, Roma, Napoli e Milano. Le fiamme hanno distrutto decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea, ma anche oliveti e pascoli. Dati dell'European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, che fornisce informazioni sugli incendi a partire dal 2008, ripresi in un dossier su incendi e desertificazione presentato da Europa Verde. Una autentica catastrofe alla quale hanno fatto fronte i Vigili del fuoco con oltre 100mila interventi boschivi, con un aumento del 75% negli ultimi tre mesi. Solo in Sicilia nel 2021 sono andati a fuoco oltre 78mila ettari, ma anche in Calabria sono bruciati 36mila ettari, in Sardegna 21mila ettari. Una escalation di fuoco che, secondo le stime di Coldiretti, costa all’Italia circa un miliardo di euro fra opere di spegnimento, bonifica e ricostruzione.

Inasprite le sanzioni amministrative e penali.

Proprio per far fronte a questa emergenza il Governo ha varato nel Consiglio dei ministri del 2 settembre un decreto legge che inasprisce le sanzioni amministrative e penali, oltre a ridisegnare la governance della prevenzione degli incendi e a stanziare le risorse finanziarie per potenziare la capacità operativa dello Stato nella lotta ai roghi. Ed è previsto il potere sostitutivo delle regioni se i comuni non provvedono ad aggiornare nei tempi previsti il catasto dei terreni incendiati.

Reclusione fino a 12 anni se chi appicca il fuoco doveva tutelare il territorio.

Viene intrododotta una specifica aggravante se chi appicca il fuoco è chi avrebbe il compito di tutelare il territorio: prevista la reclusione da sette a dodici anni. Le pene sono diminuite dalla metà a due terzi per che si adopera per evitare «che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori», o per chi, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, «provvede concretamente alla messa in sicurezza e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi». Le pene previste dal presente articolo sono diminuite da un terzo alla metà per chi «aiuta concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell’individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti». In pratica la misura vuole colpire gli interessi degli autori degli illeciti e incentivare la collaborazione con le indagini, favorendo condotte indirizzate alla riparazione del danno causato.

Confisca degli animali se il proprietario è condannato.

La nuova normativa prevede che in caso di trasgressione al divieto di pascolo venga sempre disposta la confisca degli animali «se il proprietario ha commesso il fatto su soprassuoli delle zone boscate percorsi da incendio in relazione al quale il medesimo è stato condannato, nei dieci anni precedenti, per il reato di cui all'articolo 423-bis, primo comma, del codice penale». L’articolo della legge quadro già prevedeva sanzioni amministrative per le violazioni (per ogni capo, non inferiore a lire 60.000 e non superiore a lire 120.000 e nel caso di trasgressione al divieto di caccia non inferiore a lire 400.000 e non superiore a lire 800.000).

Il dipendente pubblico colpevole perde il lavoro.

Il codice penale prevede già che chiunque causi un incendio in boschi, selve, foreste o in vivai forestali destinati al rimboschimento sia punito con la reclusione da quattro a dieci anni. E se l’incendio è cagionato per colpa, la pena è la reclusione da uno a cinque anni.

Pene aumentate se dall’incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette e aumentate della metà, se dall’incendio deriva «un danno grave, esteso e persistente all’ambiente». Ora il decreto legge aggiunge una pena accessoria per il dipendente pubblico condannato per incendio doloso ad almeno due anni di reclusione: è prevista l’estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione e l’interdizione da cinque a dieci anni dalla possibilità di prestare servizi nell’ambito della lotta agli incendi.

Vietata per tre anni la raccolta dei prodotti del sottobosco.

La legge quadro già prevede che boschi e pascoli arsi dal fuoco non possano avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni. Il nuovo decreto legge aggiunge che è vietata per tre anni la raccolta dei prodotti del sottobosco.

Quando scatta la confisca dei beni.

Il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri prevede l’inserimento nel codice penale di un articolo, il 423-quater, che stabilisce che, in caso di condanna o di applicazione della pena richiesta dalle parti, «è sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose che servirono a commettere il reato, salvo che appartengano a persone estranee al fatto». Se la confisca non è possibile «il giudice individua beni di valore equivalente di cui il condannato abbia anche indirettamente o per interposta persona la disponibilità e ne ordina la confisca. I beni confiscati e i loro eventuali proventi sono messi nella disponibilità della pubblica amministrazione competente e vincolati all’uso per il ripristino dei luoghi». La norma prevede però che la confisca non si applica se l’imputato ha « efficacemente provveduto al ripristino dello stato dei luoghi».

Introdotta la definizione di incendio di interfaccia-urbano.

Vista la grande quantità di incendi che lambiscono le aree urbane, nella legge quadro sugli incendi boschivi, la 353/2000, viene inserita la definizione di “incendio di interfaccia-urbano”, le aree dove «il sistema urbano e quello rurale si incontrano e interagiscono, potendo venire rapidamente a contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile».

IlSole24Ore

    sabato 29 maggio 2021

    Zona bianca, cosa si può fare dal 1° giugno: salta il coprifuoco, resta obbligo della mascherina. - Nicoletta Cottone

     

    I punti chiave

    Italia verso la fascia bianca. Si inizia con tre regioni: dal 31 maggio in zona bianca Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna. Il 7 giugno sarà la volta di Abruzzo, Liguria e Veneto. Poi, il 14 giugno, in bianco anche Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Umbria e provincia autonoma di Trento. Ecco un piccolo vademecum con domande e risposte su cosa si può fare in zona bianca e cosa no.

    BAR

    É consentita la consumazione al banco nei bar? La consumazione al banco è consentita, ma è necessario assicurare una distanza interpersonale di almeno un metro tra i clienti.

    CENTRI COMMERCIALI.

    I centri commerciali sono aperti nel fine settimana? Sì, i centri commerciali sono stati riaperti nei fine settimana dal 22 maggio 2021, anche in zona gialla. Le riaperture hanno interessato gli esercizi commerciali all’interno dei mercati e dei centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali e altre strutture assimilabili.

    CENTRI CULTURALI, SOCIALI E RICREATIVI.

    Possono riaprire i centri sociali e culturali? É previsto che in zona bianca possano restare aperti centri culturali, centri sociali e centri ricreativi. Riaperture che invece in zona gialla scatteranno dal 1° luglio.

    COPRIFUOCO

    In zona bianca resta in vigore il coprifuoco? No, il coprifuoco non è in vigore in fascia bianca, quindi si può liberamente circolare.

    DISCOTECHE

    Posso andare in discoteca? Sì, ma senza ballare. Si potrà ascoltare la musica, mangiare o bere, ma resta vietato ballare.

    DISTANZIAMENTO

    É ancora previsto il rispetto del distanziamento? Sì, resta in vigore l’obbligo di distanziamento interpersonale, con l’obiettivo di evitare gli assembramenti. Resta l’uso obbligatorio della mascherina all’aperto quando non si può mantenere la distanza e al chiuso nei luoghi pubblici. Prevista la sanificazione nei luoghi chiusi e una corretta aerazione.


    FESTE

    Posso organizzare una festa? Sì, si possono organizzare feste, comprese quelle che si tengono dopo le cerimonie civili e religiose. Gli ospiti dovranno però essere in possesso del green pass che spetta al completamento del ciclo vaccinale. L’ultimo decreto del governo Draghi del 18 maggio ha sancito che la certificazione verde spetta anche a 15 giorni dalla somministrazione della prima dose di Astrazeneca, Pfizer o Moderna (valida fino all’effettuazione della seconda dose). Altrimenti per il pass verde occorre avere il certificato di avvenuta guarigione dal Covid-19 o di fine isolamento, certificazione rilasciata dalla struttura ospedaliera in cui è avvenuto il ricovero, dalla Asl o dai medici di medicina generale. Altrimenti è necessario produrre il referto con risultato negativo di un tampone eseguito nelle 48 ore precedenti l’evento. Il nuovo decreto del 18 maggio ha portato a 9 mesi la validità del green pass per chi ha completato il ciclo vaccinale. Mentre è stato deciso di rilasciare una certificazione anche a coloro che hanno effettuato solo la prima dose. In zona gialla le feste sono permesse dal 15 giugno.

    GIOCO

    Sono aperte le sale giochi? Sì, in zona bianca sono aperte sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò. Riaperture che invece in zona gialla avverranno il 1° luglio.

    MASCHERINA.

    Devo portare ancora la mascherina? Sì, anche in zona bianca resta l’obbligo di usare la mascherina, all’aperto quando non si può mantenere la distanza e al chiuso nei luoghi pubblici. Non hanno l'obbligo di indossare le mascherine i bambini di età inferiore ai sei anni, le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina e chi deve comunicare con un disabile in modo che non cosnete l’uso della mascherina. Esentate anche le persone che stanno svolgendo attività sportiva.

    PARCHI DI DIVERTIMENTO

    Posso portare i miei figli in un parco di divertimento? Sì, in area bianca possono stare aperti parchi tematici e di divertimento. In zona gialla invece riapriranno il 15 giugno.

    RISTORANTI

    Quali sono le regole per mangiare al ristorante? Al momento si riapre subito anche al chiuso, ma nel rispetto dei protocolli vigenti. Quindi tavoli al massimo per 4 persone, a meno che i commensali non siano conviventi (allo studio un allentamento della misura). É necessario adottare misure per evitare assembramenti al di fuori del locale. Viene raccomandato l’accesso tramite prenotazione (ma è consentito anche senza se gli spazi lo consentono. I tavoli devono essere disposti garantendo ai clienti una distanza di almeno un metro. I clienti devono indossare la mascherina, tranne quando bevono o mangiano. Deeve essere favorita la consultazione di menù online o plastificati (e quindi disinfettabili dopo l’uso) o cartacei a perdere. Al termine di ogni servizio devono essere pulite e disinfettate tutte le superfici. Resta l’obbligo di esporre un cartello che indichi il numero massimo di persone che possono essere contemporaneamente presenti nei locali. Dal 1° giugno anche in area gialla sarà consentito il consumo di cibi e bevande anche all'interno dei locali.

    SCI

    Posso andare a sciare? Sì, gli impianti dei comprensori sciistici hanno riaperto dal 22 maggio 2021, anche in zona gialla, nel rispetto linee guida adottate.

    ZONA BIANCA.

    Come viene stabilito l’ingresso in zona bianca? Sono in zona bianca le regioni che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso, dove si manifesta una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti. Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto, comprese le manifestazioni fieristiche, i congressi, le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, e la partecipazione di pubblico agli eventi e alle competizioni sportive. La modifica delle misure è esaminata dal Tavolo tecnico permanente al ministero dellla Salute, composto da un rappresentante del Comitato tecnico-scientifico, da un rappresentante dell'Istituto superiore di sanità e da un rappresentante delle regioni e province autonome interessate.

    IlSole24Ore