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giovedì 12 settembre 2024

Rocky Necropolis of Pantalica - Syracuse, Sicily, Italy. - Anny Nguyen

 

Necropoli Rocciosa di Pantalica - Siracusa, Sicilia, Italia :
Il sito è composto da due elementi separati, contenenti notevoli vestigia risalenti all'epoca greca e romana. La necropoli di Pantalica contiene oltre 5.000 tombe tagliate nella roccia vicino alle cave di pietra aperte, la maggior parte delle quali risalenti al XIII-VII secolo a.C.
Anche le vestigia dell'era bizantina rimangono nell'area, in particolare le fondamenta dell'Anaktoron (Palazzo del Principe). L'altra parte della proprietà, l'antica Siracusa, include il nucleo della fondazione della città come Ortygia dei greci di Corinto nell'VIII secolo a.C.

sabato 17 ottobre 2020

Trovata anfora tombale nel Palermitano: "Forse c'è una necropoli del V secolo avanti Cristo" .

 

Trovata anfora tombale nel Palermitano: "Forse c'è una necropoli del V secolo avanti Cristo"
Il reperto è stato rinvenuto sulla strada provinciale 9 bis che collega Scillato con Collesano sulla scarpata a monte della strada, a seguito delle piogge. Indagini in corso. La soddisfazione di Orlando.

Trovata anfora tombale nel Palermitano: "Forse c'è una necropoli del V secolo avanti Cristo"

Gli archeologi della sezione per i Beni Archeologici di Palermo, diretti da Rosa Maria Cucco, hanno riportato alla luce una sepoltura a enchytrismòs, tipologia tombale che venne utilizzata in epoca punica, romana e paleocristiana, quando si ricorreva al seppellimento all'interno di grandi anfore. Le operazioni sono state messe a segno con l'aiuto del personale tecnico della Città Metropolitana di Palermo, direzione Viabilità.

Il reperto è stato rinvenuto sulla strada provinciale 9 bis che collega Scillato con Collesano sulla scarpata a monte della strada, a seguito delle piogge. "Si tratta di un oggetto di particolare interesse archeologico, che l’associazione Sicilia Antica di Scillato ha prontamente segnalato alla Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Palermo - dicono dagli uffici della Città Metropolitana -. Il sito si trova vicino alla zona archeologica di Himera luogo di grande interesse storico, teatro di due epiche guerre tra romani e cartaginesi". 

La sepoltura a enchytrismòs consisteva nel deporre il corpo all'interno di un vaso in terracotta (pithos) con il corpo in posizione rannicchiata. Le anfore venivano utilizzate, soprattutto per l’inumazione dei bambini. L’anfora, quando utilizzata per i bambini deceduti in tenera età, veniva tagliata di lungo per permettere l'inserimento del corpo; la parte tagliata era poi accostata e l’anfora deposta all'interno di una fossa. La sepoltura a enchytrismos risale all’Età Punica, compare durante l'ultima parte del sesto secolo avanti Cristo e resiste sino agli inizi del quarto secolo avanti Cristo: era realizzata con grandi anfore commerciali e vi erano inumati i bambini che, tra l'altro, venivano collocati in un'area ad essi dedicata all’interno della necropoli.

Durante l'Età Romana Imperiale, invece le anfore erano maggiormente utilizzate per l'inumazione dei defunti: la Tripolitana, l’Africana I e l’Africana II, che, nella loro destinazione d'uso originale, venivano impiegate per trasportare olio e altri prodotti, tra i quali una salsa di pesce di cui i Romani andavano particolarmente ghiotti, il garum. All’interno dell’anfora ritrovata è stata rinvenuta un’anfora piccola che serviva quale corredo d’accompagnamento del defunto. L’enchytrismòs per la sepoltura degli infanti prosegue in età paleocristiana, epoca durante la quale le anfore venivano spesso collocate nei loculi all'interno delle catacombe.

L'intervento dei tecnici con l'ausilio del personale della direzione viabilità della Città Metropolitana di Palermo, ha consentito l'importante ritrovamento che potrebbe portare allo sviluppo di una campagna di scavi per indagare sulla probabile presenza di una necropoli del quinto-sesto secolo avanti Cristo.

Queste le parole del sindaco metropolitano Leoluca Orlando: “Il ritrovamento di questo importante reperto storico è la conferma della fondamentale importanza della collaborazione tra gli enti, sia per la salvaguardia sia per la valorizzazione del nostro territorio”.

https://www.palermotoday.it/cronaca/anfora-tombale-necropoli-scillato-collesano.html?fbclid=IwAR16a5163RpIDailVpF3v9t2AXnVq6fB811UyttYhld9gxwW8kcPrUs5nTQ

mercoledì 13 settembre 2017

Bari vecchia, spunta una necropoli sotto la Muraglia: "Questi resti riscriveranno la storia". - Francesca Russi

Bari vecchia, spunta una necropoli sotto la Muraglia: "Questi resti riscriveranno la storia"

Archeologi e antropologi della sovrintendenza sono entrati in azione in strada Annunziata e hanno continuato gli scavi portando alla luce 15 sepolture, oltre a qualche reperto archeologico.

Si scava per realizzare la conduttura della fogna e si trova un'area cimiteriale. Succede a Bari vecchia, ai piedi della Muraglia, dove i lavori per il rifacimento della rete fognaria bianca, nera e idrica in strada Annunziata erano stati interrotti per il ritrovamento di uno scheletro. Archeologi e antropologi della sovrintendenza sono entrati in azione e hanno continuato gli scavi portando alla luce 15 sepolture, oltre a qualche reperto archeologico.
Bari vecchia, ecco la necropoli scoperta ai piedi della Muraglia.

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"L'esame antropologico stabilirà al meglio le classi d'età e tutto ciò che concerne lo studio dei resti appartenenti alla necropoli - ha evidenziato Francesca Radina, direttrice del Centro operativo per l'archeologia di Bari - Per questo motivo il lavoro effettuato in questi giorni è stato minuzioso, affidato a professionisti, in modo tale che nel momento in cui sarà realizzata la condotta questi dati non vadano persi, ma vengano recuperati. La necropoli potrebbe essere stata utilizzata anche in epoche più recenti, con l'accantonamento dei resti e il riutilizzo delle stesse aree per sepolture successive. Si tratta di dati che potrebbero risultare rilevanti per la ricostruzione della storia di Bari. Probabilmente sono risalenti a un periodo databile tra il tardo antico e il Medioevo, ovvero tra il VII e il X secolo. È chiaro che al di sotto potrebbero esserci reperti più antichi relativi a insediamenti precedenti, su cui Bari è stata poi costruita nel tempo. Pertanto, le attività di ricerca andranno avanti ancora per qualche giorno".

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Il cantiere sarà interessato da ulteriori scavi per altri 50 centimetri per giungere alla profondità minima necessaria per la posa delle tubature della rete di fogna bianca e nera. "La buona notizia di oggi è che la sovrintendenza ci ha assicurato che la tipologia di interventi archeologici non è ostativa all'esecuzione dei lavori previsti per la realizzazione della fognatura - ha commentato l'assessore comunale ai Lavori pubblici, Giuseppe Galasso - Le operazioni di scavo potranno essere più o meno rapide in base alla possibilità di rinvenire altri ritrovamenti: una eventualità che ci porterà a procedere con tecniche più attente, quelle appunto utilizzate dagli archeologi. In caso contrario andremo avanti molto rapidamente".

http://bari.repubblica.it/cronaca/2017/08/29/news/bari_vecchia_spunta_una_necropoli_sotto_la_muraglia_questi_resti_riscriveranno_la_storia_-174148222/#gallery-slider=174149068

domenica 2 aprile 2017

Archeologia. Scoperta a Dorgali una necropoli nuragica simile a quella di Mont'e Prama: il gigante di Dorgali e i teschi del paleolitico.


Una necropoli nuragica di tombe a pozzetto inviolate in un terreno che presenta una serie di frammenti simili a quelli del sito di Mont’e Prama. Oltre a frammenti di lastre di copertura dei sepolcri, fra i reperti più interessanti si notano pezzi di busto, di arco, di scudo, gomiti e piedi. Siamo nel territorio di Dorgali, lungo la strada provinciale 38, a circa 1 km dal villaggio nuragico di Serra Orrios. I lavori di ripristino del fondo stradale hanno portato alla luce anche alcune tombe a cremazione del tipo a cassetta di embrici e ad anfora segata. La datazione dei nuovi rinvenimenti rimane incerta ma sembra collocabile alla Prima età del Ferro per ciò che riguarda le tombe a inumazione, e a inizio età imperiale per quelle a cremazione. Per approfondire la ricerca sarà necessario ottenere le autorizzazioni per attivare un cantiere archeologico per rimuovere lo strato di terreno superficiale. Le fattezze della statua, secondo gli archeologi, richiamano quelle dell’arciere sulcitano, un bronzetto rientrato in patria dopo che era stato individuato in una vecchia foto polaroid che lo ritraeva nel bollettino delle acquisizioni del museo americano di Cleveland nel 1991, volume 78, n.3). Acquisito in maniera irregolare nell’anno 1991 dal Museum of Art, divenne l’emblema del museo stesso. Alla conclusione delle indagini, si appurò che il
manufatto fu il frutto di scavi clandestini avvenuti a Sant’Antioco. La nuova scoperta è di giovedì mattina e i reperti sono ancora nel cantiere, da dove saranno quanto prima trasferiti nei magazzini della Soprintendenza.
Il cantiere nei giorni scorsi era stato visitato dai tombaroli, il cui arrivo ha evidenziato un problema di sicurezza dell’area causando polemiche per la mancanza di un adeguato servizio di guardiania.
I frammenti della grande scultura di Dorgali sono diversi da quelli delle statue di Mont’e Prama, una quarantina, più o meno complete, scoperte finora e oggi esposte a Cagliari e Cabras. La particolarità del gigante sta nel fatto che è quasi intero, ma soprattutto nel fatto che la statua è una sorta di pezzo unico: si tratta di un arciere, ma è diverso dagli altri arcieri rinvenuti finora perché la mano che tiene l’arco è priva di quelle decorazioni in stile geometrico che caratterizzano i giganti di Mont’e Prama. Inoltre l’arco è poggiato sulla spalla sinistra.

La tipologia e il numero dei frammenti, così come il loro stato di conservazione, fanno di questo ritrovamento uno degli eventi culturali più importanti del 2017. La statua, di dimensioni monumentali, rappresenta la manifestazione di una civiltà che non ha uguali nel bacino occidentale del Mediterraneo e proietta nuova luce sull’arte e la cultura delle popolazioni della Sardegna.
Caratteristica è la resa del volto e in particolare degli occhi, identici a quelli delle sculture di Mont’e Prama: due cerchi concentrici, una fronte sporgente che scende su un naso stilizzato e pronunciato che rende lo sguardo della statua magnetico e severo.

Risultati immagini per necropoli nuragica simile a quella di Mont'e Prama:

Dallo scavo della necropoli, inoltre, sono emersi due teschi, conservati parzialmente, che potrebbero appartenere a una non meglio specificata e conosciuta specie umana. I teschi risalgono uno a 105.000 anni fa, l'altro a 125.000 anni fa e recano, mescolati, tratti caratteristici di altre specie umane conosciute, tra i quali i Neandertaliani. Al momento sono classificati semplicemente come appartenenti alla specie "Homo arcaico". I ricercatori hanno descritto i due reperti come dei veri e propri mosaici. I crani possono fornire notizie utilissime sull'evoluzione morfologica umana nel continente Europeo. Alcune caratteristiche sono simili a quelle degli antichi umani euroasiatici; altre caratteristiche somigliano agli umani contemporanei, altre ancora ai neandertaliani. Quest'analisi suggerisce l'esistenza di interconnessioni tra le popolazioni di tutta l'Eurasia durante il Pleistocene. La scatola cranica piuttosto grande di questi due antichi esseri umani esclude che si tratti di Homo erectus e altre specie note di ominidi. Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che possa trattarsi di un ramo dei Denisoviani, un gruppo umano conosciuto solo attraverso l'analisi del Dna di pochissimi resti: un dente e le ossa di un dito ritrovati nella Grotta di Denisova, in Siberia. L'esistenza dei Denisoviani, in effetti, è provata solo dal Dna prelevato da questi due reperti. I Denisoviani condividono elementi genetici sia con gli esseri umani moderni che con i Neanderthal, un'evidenza che ha spinto gli scienziati a credere che, a un certo punto della storia, siano coesistiti con gli esseri umani moderni.
Ora l'attenzione dei ricercatori è focalizzata sull'estrazione del Dna dai due teschi scoperti, anche se il Dna non può fornire informazioni circa la morfologia cranica di questi antichi uomini. Purtroppo, inoltre, su questi antichi teschi non sono stati trovati denti per cui non possono farsi dei raffronti con i denti recuperati nella Grotta di Denisova. Tuttavia l'estrazione e lo studio del Dna possono fornire risposte alla domanda se questi teschi appartengono o meno ad una sconosciuta specie umana.