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sabato 4 settembre 2021

Inasprite le pene per i piromani: il dipendente pubblico perde il lavoro. - Nicoletta Cottone

 

In Italia gli incendi hanno mandato in fumo 158mila ettari di bosco. La più colpita è la Sicilia.

In Italia negli ultimi 8 mesi sono andati a fuoco 158mila ettari di bosco, pari a tre grandi città italiane messe insieme, Roma, Napoli e Milano. Le fiamme hanno distrutto decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea, ma anche oliveti e pascoli. Dati dell'European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, che fornisce informazioni sugli incendi a partire dal 2008, ripresi in un dossier su incendi e desertificazione presentato da Europa Verde. Una autentica catastrofe alla quale hanno fatto fronte i Vigili del fuoco con oltre 100mila interventi boschivi, con un aumento del 75% negli ultimi tre mesi. Solo in Sicilia nel 2021 sono andati a fuoco oltre 78mila ettari, ma anche in Calabria sono bruciati 36mila ettari, in Sardegna 21mila ettari. Una escalation di fuoco che, secondo le stime di Coldiretti, costa all’Italia circa un miliardo di euro fra opere di spegnimento, bonifica e ricostruzione.

Inasprite le sanzioni amministrative e penali.

Proprio per far fronte a questa emergenza il Governo ha varato nel Consiglio dei ministri del 2 settembre un decreto legge che inasprisce le sanzioni amministrative e penali, oltre a ridisegnare la governance della prevenzione degli incendi e a stanziare le risorse finanziarie per potenziare la capacità operativa dello Stato nella lotta ai roghi. Ed è previsto il potere sostitutivo delle regioni se i comuni non provvedono ad aggiornare nei tempi previsti il catasto dei terreni incendiati.

Reclusione fino a 12 anni se chi appicca il fuoco doveva tutelare il territorio.

Viene intrododotta una specifica aggravante se chi appicca il fuoco è chi avrebbe il compito di tutelare il territorio: prevista la reclusione da sette a dodici anni. Le pene sono diminuite dalla metà a due terzi per che si adopera per evitare «che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori», o per chi, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, «provvede concretamente alla messa in sicurezza e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi». Le pene previste dal presente articolo sono diminuite da un terzo alla metà per chi «aiuta concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell’individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti». In pratica la misura vuole colpire gli interessi degli autori degli illeciti e incentivare la collaborazione con le indagini, favorendo condotte indirizzate alla riparazione del danno causato.

Confisca degli animali se il proprietario è condannato.

La nuova normativa prevede che in caso di trasgressione al divieto di pascolo venga sempre disposta la confisca degli animali «se il proprietario ha commesso il fatto su soprassuoli delle zone boscate percorsi da incendio in relazione al quale il medesimo è stato condannato, nei dieci anni precedenti, per il reato di cui all'articolo 423-bis, primo comma, del codice penale». L’articolo della legge quadro già prevedeva sanzioni amministrative per le violazioni (per ogni capo, non inferiore a lire 60.000 e non superiore a lire 120.000 e nel caso di trasgressione al divieto di caccia non inferiore a lire 400.000 e non superiore a lire 800.000).

Il dipendente pubblico colpevole perde il lavoro.

Il codice penale prevede già che chiunque causi un incendio in boschi, selve, foreste o in vivai forestali destinati al rimboschimento sia punito con la reclusione da quattro a dieci anni. E se l’incendio è cagionato per colpa, la pena è la reclusione da uno a cinque anni.

Pene aumentate se dall’incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette e aumentate della metà, se dall’incendio deriva «un danno grave, esteso e persistente all’ambiente». Ora il decreto legge aggiunge una pena accessoria per il dipendente pubblico condannato per incendio doloso ad almeno due anni di reclusione: è prevista l’estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione e l’interdizione da cinque a dieci anni dalla possibilità di prestare servizi nell’ambito della lotta agli incendi.

Vietata per tre anni la raccolta dei prodotti del sottobosco.

La legge quadro già prevede che boschi e pascoli arsi dal fuoco non possano avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni. Il nuovo decreto legge aggiunge che è vietata per tre anni la raccolta dei prodotti del sottobosco.

Quando scatta la confisca dei beni.

Il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri prevede l’inserimento nel codice penale di un articolo, il 423-quater, che stabilisce che, in caso di condanna o di applicazione della pena richiesta dalle parti, «è sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose che servirono a commettere il reato, salvo che appartengano a persone estranee al fatto». Se la confisca non è possibile «il giudice individua beni di valore equivalente di cui il condannato abbia anche indirettamente o per interposta persona la disponibilità e ne ordina la confisca. I beni confiscati e i loro eventuali proventi sono messi nella disponibilità della pubblica amministrazione competente e vincolati all’uso per il ripristino dei luoghi». La norma prevede però che la confisca non si applica se l’imputato ha « efficacemente provveduto al ripristino dello stato dei luoghi».

Introdotta la definizione di incendio di interfaccia-urbano.

Vista la grande quantità di incendi che lambiscono le aree urbane, nella legge quadro sugli incendi boschivi, la 353/2000, viene inserita la definizione di “incendio di interfaccia-urbano”, le aree dove «il sistema urbano e quello rurale si incontrano e interagiscono, potendo venire rapidamente a contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile».

IlSole24Ore

    venerdì 16 aprile 2021

    Reato per l’addetto alla vigilanza del negozio che perquisisce il sospetto ladro. - Patrizia Maciocchi

     

    Scatta l’usurpazione della funzione pubblica, e la condanna è senza attenuanti per le modalità odiose e prevaricatrici della condotta. Solo l’autorità di pubblica sicurezza può perquisire.

    Scatta il reato di usurpazione della funzione pubblica a carico dell’addetto alla vigilanza del grande magazzino che perquisisce i sospetti ladri. La Cassazione (sentenza 14054) conferma la condanna per il reato, previsto dall’articolo 347 del Codice penale, a carico dell’imputato, impiegato presso il negozio Decatlhon, con mansioni di portiere e addetto alla vigilanza. Alla base della condanna una perquisizione tanto “scrupolosa” alla ricerca della refurtiva da essere estesa alla biancheria intima. Iniziativa che era costata al ricorrente l’iniziale contestazione di violenza sessuale, che il primo giudice aveva qualificato come violenza privata e la Corte d’Appello definitivamente derubricato in usurpazione di una funzione pubblica.

    I limiti dell’addetto alla vigilanza.

    Solo gli agenti possono, infatti, fare le perquisizioni, mentre gli addetti alla vigilanza devono limitarsi a controllare gli ingressi con possibilità di bloccare chi non è munito di regolare scontrino. A denunciare lo “zelante” controllore gli stessi ragazzi fermati, che avevano descritto l’imputato e lo avevano riconosciuto da una foto, essendo stati a diretto contatto con lui nel corso della perquisizione che si era svolta in un bagno dell’esercizio commerciale. La Cassazione avalla anche la scelta, compiuta dai giudici di merito, di negare le attenuanti generiche, per la gravità dei fatti e in particolare «per le modalità odiose e prevaricatrici della condotta».

    IlSole24Ore

    domenica 11 aprile 2021

    La roulette Russa.

     

    La roulette russa è reato e come tale va condannato.
    Anche Astrazeneca è una roulette russa, ma è obbligatorio accettarlo, chi lo rifiuta non si vaccina...
    Ma anche vietare il vaccino a chi rifiuta Astrazeneca è reato, in quanto il vaccino è obbligatorio.
    Che si fa allora?
    Si accetta il vaccino e se si verifica qualche contrarietà, come la morte del vaccinato con Astrazeneca, si ricorre in tribunale e si obbliga chi ha obbligato ad accettare il suddetto vaccino al versamento di un buon risarcimento economico ai congiunti del malcapitato "obbligato", ucciso da un triste gioco: la roulette russa considerato reato se lo commette un comune mortale, diventato un obbligo se imposto dal governo.
    Semplice, non credete?

    Cetta.

    mercoledì 25 novembre 2020

    La sterzata della Francia sulla tutela del clima: “Arriva il reato di ecocidio”. - Luana De Micco

     

    La proposta di due ministri. Nell'ordinamento entreranno due tipi di contestazioni: la prima è un “reato generale di inquinamento” per danni gravi all'ambiente, la seconda è un “reato per la messa in pericolo grave dell'ambiente”. Previste multe fino a 4,5 milioni e anche la reclusione.

    La Francia si prepara ad introdurre nel suo codice penale il concetto di “ecocidio”: inquinare e compiere azioni gravi contro l’ambiente diventeranno dunque reati. L’annuncio è arrivato sulle pagine del settimanale della domenica, Le Journal du Dimanche (JDD), che ha pubblicato un’intervista a due dei ministri, della Giustizia e dell’Ecologia, Éric Dupont-Moretti e Barbara Pompili (nella foto). Parigi fa dunque un passo avanti per rispondere ai problemi legati al cambiamento climatico e anche alle attese della Convenzione cittadina sul clima, un’assembla di 150 francesi dai 16 agli 80 anni, estratti a sorte, che era stata riunita nel 2019 sulla scia del successo delle marce dei giovani per il clima del movimento Fridays For Future promosso da Greta Thunberg. In nove mesi di dibattiti, la Convezione aveva partorito più di 150 proposte di misure, anche molto concrete, da mettere sul tavolo di Emmanuel Macron per rendere più verde la società francese con un obiettivo ben preciso: ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2023. Il 29 giugno scorso il presidente francese aveva ricevuto all’Eliseo i 150 cittadini assicurando loro che avrebbe ripreso la maggior parte delle loro proposte (146 in tutto) per portare avanti la “transizione ecologica e solidale” del paese. Una delle misure più forti dunque la creazione di un reato di ecocidio che molto presto dovrebbe diventare realtà. Di reati di fatto, hanno spiegato i due ministri al JDD, ne saranno istituiti due. Il primo è un “reato generale di inquinamento” per danni gravi all’ambiente “che sarà sanzionato con pene dai tre ai dieci anni di reclusione – hanno spiegato Dupont-Moretti e Pompili – in funzione che si sia in presenza di un’infrazione per imprudenza, di una violazione deliberata di un obbligo o di un’infrazione intenzionale”. Le multe andranno dai 375.000 ai 4,5 milioni di euro. Il secondo è un “reato per la messa in pericolo grave dell’ambiente” che “intende penalizzare chi mette in pericolo in modo deliberato l’ambiente violando le norme in vigore”. La pene prevista è di un anno di reclusione e 100.000 euro di multa.

    Il reato riguarderà per esempio quelle fabbriche che “scaricano dei prodotti che non hanno un’incidenza concreta immediata sull’ambiente, ma di cui si teme che possano mettere in pericolo l’ambiente, i pesci e gli ecosistemi”. I due nuovi reati saranno iscritti nella legge sin dalla prossima settimana. “Oggi c’è chi sceglie di inquinare perché gli costa meno che pulire. Le cose cambieranno”, ha aggiunto Éric Dupont-Moretti. Molto enfaticamente Barbara Pompili, intervenuta anche alla radio FranceInfo, ha detto: “Il braccio della legge si abbatterà finalmente su tutti i banditi dell’ambiente, tutti quelli che gli recano danno o senza farlo apposta, o perché lo hanno voluto o perché hanno fatto una scelta intenzionale”.

    Diverse associazioni, come France Nature Environnement, hanno visto nell’annuncio dei ministri un progresso nella politica ambientale del paese. Altre invece hanno fatto notare che il governo ha rivisto al ribasso, soprattutto sul piano delle sanzioni, le ambizioni del progetto inizialmente proposto dalla Convezione cittadina per il clima che, per esempio, puntava a multe molto più salate, fino a colpire il 20% del fatturato globale delle aziende colte in fallo. Il militante ecologista Cyril Dion ha lanciato a sua volta una petizione online per ricordare a Macron gli impegni presi a giugno con i francesi, raccogliendo in alcuni giorni più di 260.000 firme. Dion ricorda un sondaggio dell’istituto Harris per il quale nove francesi su dieci ritengono che sia “urgente” intervenire in favore del clima.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/24/la-sterzata-della-francia-sulla-tutela-del-clima-arriva-il-reato-di-ecocidio/6014398/

    martedì 13 marzo 2018

    Compravendita senatori, indagine della Corte dei Conti sul danno di immagine causato da Berlusconi all’Italia.

    Compravendita senatori, indagine della Corte dei Conti sul danno di immagine causato da Berlusconi all’Italia

    L'indagine è partita dopo la fine del processo penale, che ha visto il leader di Forza Italia prescritto. In primo grado era stato condannato a tre anni per la corruzione dell'ex senatore Sergio De Gregorio, che prese 3 milioni per passare dall’Idv al centrodestra e far cadere Prodi. La magistratura contabile potrebbe chiedergli di risarcire lo Stato per le conseguenze, tra cui l'aumento dello spread.

    Il “privato corruttore” Silvio Berlusconi – come lo ha definito la sentenza di appello che ha sancito la prescrizione del reato – rischia di dover risarcire di tasca propria lo Stato per il “danno di immagine” e gli effetti sullo spread. Lo scrivono Il Tempo e il sito di Repubblica, dando conto di un’indagine della Corte dei Conti del Lazio sui 3 milioni di euro versati nel 2006 dall’ex premier al senatore Sergio De Gregorio per farlo passare dall’Idv al centrodestra e far cadere il governo di Romano Prodi, che aveva vinto le elezioni ma a Palazzo Madama aveva una maggioranza debole.
    L’indagine, scrive il quotidiano di Largo Fochetti, è partita dopo la fine del processo penale. Che ha visto Berlusconi prescritto in appello dopo che, in primo grado, era stato condannato a tre anni per corruzione in concorso con l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola. I giudici di secondo grado avevano comunque sancito che l’ex premier “ha pacificamente agito come privato corruttore e non certo come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni” in quanto “le dazioni di denaro effettuate da Berlusconi, tramite Lavitola, a De Gregorio sono state effettuate quale corrispettivo della messa a disposizione del senatore e, quindi, della sua rinuncia a determinarsi liberamente nelle attività parlamentari di sua competenza, e non certo come mero finanziamento al Movimento Italiani nel Mondo. Tant’è vero che il 24 gennaio 2008, votando la sfiducia alla maggioranza della quale solo quattro mesi prima faceva parte, De Gregorio contribuì a mettere la parola fine al secondo esecutivo guidato da Romano Prodi”.

    La Corte dei Conti indaga sugli effetti di quella manovra sul differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i corrispettivi tedeschi, che dopo la caduta di Prodi si allargò da 43 punti fino ai 522 del novembre 2011, alla fine del quarto governo Berlusconi. La magistratura contabile potrebbe chiedere al leader di Forza Italia di compensare il Paese per quel danno, scrive Repubblica, oltre a chiedere “fino al doppio del valore della tangente pagata o intascata” da un pubblico ufficiale o da un dipendente della pubblica amministrazione.
    Nuovi guai per il collezionista di reati...
    Non sa resistere, se intravede un possibile reato da commettere, lo commette!

    venerdì 18 novembre 2016

    Fisco: indagato a Roma Alfio Marchini.

    Alfio Marchini © ANSA


    Sono 23 i provvedimenti della Procura di Roma nell'inchiesta che ha portato oggi a una serie di perquisizioni presso un gruppo di societa' collegate alla Methorios Capital spa.


    C'è anche Alfio Marchini tra i 23 indagati della Procura di Roma nell'inchiesta che ha portato oggi a una serie di perquisizioni presso un gruppo di societa' collegate alla Methorios Capital spa, direttamente collegata all'ex candidato sindaco della capitale.  Nei confronti di tutti gli indagati il reato contestato e' quello di concorso in false comunicazioni sociali delle societa' quotate, in ordine ai bilanci (consolidato e di esercizio) della Methorios chiusi al 31 dicembre 2014 e 2015. Marchini, in particolare, e' sotto inchiesta per lo stesso reato riferito al bilancio, chiuso al dicembre 2015, della societa' Imvest spa. Il procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli, è stato avviato dopo la denuncia presentata il 4 ottobre scorso da Andrea Suriano, vicepresidente del cda e consigliere di Methorios e tra gli indagati, "da cui emerge - si legge nel decreto di perquisizione - un grave ed univoco quadro indiziario in ordine alla commissione dei reati", riferiti all'approvazione di bilanci di societa' quotate all'Aim Italia. Dalle verifiche "è emerso che nei bilanci e altre comunicazioni dirette ai soci e al pubblico sono stati consapevolmente esposti fatti materiali non rispondenti al vero e che e' stata omessa la comunicazione al mercato di fatti materiali rilevanti circa la situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Methorios"


    domenica 29 maggio 2016

    Abolizione della prescrizione del reato.



    Abolire la prescrizione del reato significa accorciare i tempi delle cause. 
    Senza prescrizione, infatti, gli avvocati della difesa non chiederebbero continui rinvii delle udienze e non cercherebbero cavilli per allungare i tempi ed arrivare alla famigerata prescrizione.
    Inserendo la prescrizione abbiamo solo imbastardito il concetto di giustizia.


    Cetta

    mercoledì 19 settembre 2012

    Come la mettiamo? Questi li conosciamo tutti!



    (AGI) - Roma, 17 set. - Va condannato chi fa il saluto romano, inneggiando al razzismo e al fascismo. 
    La sesta sezione penale della Cassazione ha per questo confermato la pena inflitta dalla Corte d'appello di Firenze ad un 50enne che, in concorso con altre persone, durante una "pubblica riunione", aveva effettuato il saluto romano scandendo "slogan inneggianti al razzismo e al regime fascista". 
    La Suprema Corte, con la sentenza n.35549 depositata oggi, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'uomo, secondo cui non vi era certezza che il soggetto ritratto nelle foto da cui era scaturita l'indagine fosse proprio lui. Nelle fotografie, infatti, era raffigurato un uomo con il "capo coperto da un cappello, una sciarpa sul volto e un giubbotto imbottito": il riconoscimento dell'imputato si era basato sulla testimonianza di un poliziotto, che aveva dichiarato di conoscerlo "dal 1990". La Cassazione, confermando la condanna, ha rilevato che "il giudice d'appello ha fondato il proprio convincimento sulla circostanza che gli imputati erano soggetti gia' noti alle forze di Polizia (in particolare alla Digos e alle Questure della Toscana) per la loro partecipazione ad altre manifestazioni del genere" e che il ricorrente "era pluripregiudicato e, percio', anche sotto questo profilo, era noto alle forze di Polizia". I giudici del merito, conclude la Suprema Corte, "hanno poi posto in rilievo come l'imputato avesse la parte inferiore del volto (dal naso in giu') coperta da una sciarpa, che non ne impediva il riconoscimento da parte di chi gia' lo conoscesse".

    http://www.agi.it/cronaca/notizie/201209171543-cro-rt10160-cassazione_e_reato_fare_il_saluto_romano