L'ex sottosegretario è indagato da parte della procura di Roma perché si sarebbe fatto corrompere dallo stesso ex deputato di Forza Italia. "Guarda che l' emendamento passa", diceva Arata il 10 settembre dell' anno scorso, mentre il suo telefonino - trasformato in trojan dalla Dia di Trapani - registrava ogni parola. Il riferimento era per una norma al decreto "rinnovabili" che avrebbe portato milioni di finanziamenti al mini eolico.
“Siri ci lavora un secondo per guadagnare trentamila euro“. Parola di Francesco Arata, l’ex deputato di Forza Italia, ora detenuto nel carcere di Regina Coeli. Accusato di essere in affari con Vito Nicastri, il re dell’eolico considerato un finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro, Arata è l’uomo che fa finire nei guai l’ex sottosegretario della Lega. Siri è indagato da parte della procura di Roma perché si sarebbe fatto corrompere da Arata con una mazzetta da trentamila euro. “Guarda che l’ emendamento passa“, dice Arata il 10 settembre dell’ anno scorso, mentre il suo telefonino – trasformato in trojan dalla Dia di Trapani – registrava ogni parola. Il riferimento era per una norma al decreto “rinnovabili” che avrebbe portato milioni di finanziamenti al mini eolico. “L’emendamento è importante. Sono milioni per noi l’emendamento, che cazzo”, dice Arata. Quell’emendamento non passerà mai”.
L’intercettazione, riportata da Repubblica, è agli atti dell’ ordinanza che il 12 giugno ha portato in carcere Arata e i Nicastri. Ma non si tratta dell’intercettazione integrale: i dialoghi, infatti, sono ancora coperti da parecchi omissis e oggetto di valutazione da parte della procura di Roma. È l’allegato I–44 del rapporto Dia di Trapani con numero di protocollo 2567 del 26 aprile del 2019. Secondo il giornalista Salvo Palazzolo, dietro quell’omissis, è celata anche la frase di Arata, riferita a Siri, “Io gli do 30 mila euro“. È a causa di quel dialogo che il procuratore aggiunto Paolo Guido ha inviato ai colleghi della Capitale la parte dell’inchiesta che riguarda Siri. I riferimenti di quell’intercettazione sono importanti, visto che in fase d’indagini, il quotidiano La Verità aveva ipotizzato l’inesistenza di quel dialogo.
L’inchiesta per corruzione, però, aveva portato alla revoca delle deleghe di sottosegretario per Siri. “Siri è un carissimo amico, ma proprio caro“, diceva sempre Arata. “Armando – continuava – è uno che ama la Sicilia”. Sempre l’ex deputato di Forza Italia raccontava quando Siri gli aveva fatto un altro favore: “Il biometano l’ho fatto inserire anche nel programma tra Lega e Cinque Stelle, proprio da Armando Siri”. In quel periodo Arata stava lavorando proprio per creare un impianto di biometano in provincia di Trapani: “A Gallitello, la cosa si è fermata perché i Cinque Stelle ci contestano. Non ci possono contestare, perché io l’ ho fatto inserire, li ho fottuti, l’ho fatto inserire nell’ accordo di governo”. Anche ai vertici della Regione siciliana Arata vantava entrature di primissimo livello, come ha raccontato il dirigente Salvatore D’Urso: “Arata si presentava come ex deputato nazionale e referente nazionale per il centrodestra delle problematiche energetiche. Mi parlava dei suoi rapporti con esponenti di vertice della Lega, come Siri e Giorgetti, con i quali sosteneva di essere in familiarità al punto che qualche giorno dopo sarebbero stati ospiti a casa sua”.
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