Il giornalista, ospite di Otto e mezzo su La7, durante una discussione con Marco Travaglio ha sostenuto che l'ex commissario all'emergenza avesse comprato troppi dispositivi, tali da soddisfare il fabbisogno nazionale "di qui al 2035". I dati invece dicono che sono state acquistate un totale di 4 miliardi e 796 milioni di mascherine (chirurgiche, Fffp2, Fffp3, ecc) e che finora alle Regioni ne sono state distribuite già 3 miliardi e 248 milioni.
“Quando è arrivato Draghi ha trovato che Conte e Arcuri avevano ordinato e acquistato mascherine per 763 settimane, 14 anni e mezzo”. A dirlo in tv è stato Paolo Mieli, giornalista, storico e conduttore tv che giovedì era ospite di Otto e mezzo su La7, insieme al direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Mieli ha sostenuto che il precedente commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, sostituito poi dal generale Figliuolo con il passaggio dal Conte 2 al governo Draghi, avesse acquistato un numero spropositato di mascherine, tale da soddisfare il fabbisogno nazionale “di qui al 2035“. I numeri, però, lo smentiscono: tra il 17 marzo 2020 e il 28 febbraio 2021, Arcuri ha acquistato un totale di 4 miliardi e 796 milioni di mascherine. È difficile stimare quale sia realmente il fabbisogno settimanale nazionale, ma un dato chiarisce inequivocabilmente come ci vorranno molto meno di 14 anni per utilizzarle: da marzo ad oggi, infatti, la Protezione Civile ha distribuito alle Regioni 3 miliardi e 248 milioni di mascherine in 15 mesi e mezzo.
Nel corso della discussione, Mieli ha insistito più volte sul dato delle “763 settimane” (di cui non è chiara la fonte) e ha aggiunto: “Un giorno faremo poi i conti“. I conti ufficiali però si possono fare anche subito, volendo: sono disponibili sul sito del governo, nella sezione dedicata appunto al Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19. Con lo scoppio della pandemia in Italia a cavallo tra fine febbraio e inizio marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dovette prevedere la presenza di un commissario con funzione di coordinamento, in particolare per l’acquisto di beni indispensabili nella lotta al Covid, tra cui appunto le mascherine. Il decreto del 17 marzo 2020 conferisce chiarisce che gli atti del commissario “sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione“. Tutti gli acquisti effettuati da Arcuri prima e Figliuolo poi, così come dalla Protezione Civile, sono quindi pubblici e disponibili a tutti.
Emerge appunto che nel suo anno da commissario Arcuri ha acquistato in totale 3,3 miliardi di mascherine chirurgiche, 634 milioni di mascherine per bambini, 340mila mascherine filtranti per la collettività, 238 milioni di Ffp3 e 234 milioni di Ffp2. Il totale arriva appunto a 4 miliardi e 796 milioni. La spesa totale? Due miliardi e 116 milioni di euro. Chiaramente il commissario non è l’unico a fare acquisti: ci sono anche le Regioni, Consip e la Protezione civile (che però da sola finora ne ha acquistate appena 223mila). Ma i 4,8 miliardi di mascherine acquistate da Arcuri sembrano essere congrue all’emergenza. L’Analisi distribuzione aiuti consultabile sul sito del Dipartimento della Protezione civile infatti riporta che nel corso della pandemia finora sono stati distribuite alle Regioni oltre 3 miliardi di mascherine. Ancora nell’ultima settimana, stando al portale, nonostante un trend in diminuzione sono state distribuite oltre 6,5 milioni di mascherine. Evidentemente quelle comprate da Arcuri non dureranno 14 anni, altrimenti Figliuolo sarebbe un pazzo ad aver già acquistato altri 15 milioni di pezzi.
ILFQ
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