Casta - Durante la semifinale dell’Italia.
Quella volta lì, con gli italiani incollati ai destini della Nazionale, il governo Berlusconi pensò bene di varare il decreto salva-ladri per liberare dalle patrie galere i poverelli di Tangentopoli, altro che magie alla Roberto Baggio. E così, quel lontano 13 luglio 1994, pare oggi un ricorso della storia, ché stasera – mentre l’Italia di Roberto Mancini si gioca un biglietto per la finale agli Europei – in 700 ex senatori si giocano la partita della vita: la restituzione dei vitalizi tagliati appena due anni fa e oggetto di una valanga di ricorsi accolti già in primo grado dai “giudici” interni guidati dal più berlusconiano di tutti, Giacomo Caliendo.
Ora si disputa il finale di partita di fronte all’altro forzista Luigi Vitali, che presiede la commissione di appello: ore 19, il fischio di inizio a Palazzo Madama, salvo sorprese dell’ultima ora. Perché c’è già stato un rinvio, ma l’occasione è ghiotta causa ridotta attenzione da tifo pallonaro. E pure per il pressing dell’Associazione degli ex parlamentari, che in settimana ha tirato addirittura in ballo il capo dello Stato Sergio Mattarella lamentando che al Senato e soprattutto alla Camera si fa melina sulla loro pelle e soprattutto sul loro portafogli.
“Al Senato la sentenza di primo grado della Commissione contenziosa è stata impugnata – le parole del presidente Antonello Falomi durante l’assemblea annuale dell’associazione – Non ripeto, in questa sede, il giudizio che abbiamo dato su quell’impugnativa, e sulla connessa decisione del Consiglio di garanzia (ossia l’organismo di appello, ndr), di sospendere, in attesa della conclusione del giudizio, gli effetti della sentenza di primo grado. Il dibattimento tra le parti è terminato ormai da tre mesi, ma la sentenza non è ancora intervenuta, nonostante le nostre continue sollecitazioni”. Durante l’assemblea degli ex parlamentari, Falomi ha denunciato anche “la campagna di odio e denigrazione” perpetrata ai danni dei vitaliziati. Per poi ricapitolare lo stato dei ricorsi: nonostante il piccolo dispiacere di non aver riavuto il malloppo subito all’esito della sentenza Caliendo di primo grado, al Senato la faccenda sembrava in verità mettersi benissimo. Ma poi è deflagrato il caso Formigoni con polemiche annesse: la restituzione del vitalizio ai condannati come il Celeste da parte dell’organismo presieduto da Vitali – grazie ai voti decisivi dei due giudici leghisti, che hanno fatto finire nel tritacarne Matteo Salvini – è, a suo dire, la probabile ragione dello slittamento della decisione sul taglio degli assegni, che dovrà esser decisa nella stessa sede.
“Per l’Associazione degli ex parlamentari, la sentenza che ha eliminato la revoca del vitalizio a Formigoni è ineccepibile”, ha spiegato Falomi auspicando che quei “giudici”, a dispetto delle polemiche che ne sono seguite, siano coerenti. Ossia che non pensino alle ricadute elettorali e restituiscano loro l’agognato malloppo: fatto 30, si faccia anche 31 in quel Senato dove regna Maria Elisabetta Alberti Casellati.
E alla Camera? Roberto Fico pare un osso più duro talché bisogna usare la clava. Perché, stando a Falomi, è accusato di “assistere impassibile, se non complice, a comportamenti che dovrebbe censurare e a violazioni delle regole che dovrebbe far rispettare”. Il presidente della Camera dei deputati avrebbe “lasciato correre, senza battere ciglio, dichiarazioni pubbliche di autorevolissimi esponenti parlamentari che tentavano apertamente di condizionare l’operato dei componenti degli organi di autodichia. Altrettanta inerzia vi è stata, da parte del presidente della Camera, nell’assicurare il rispetto del Regolamento di tutela giurisdizionale di fronte a un Consiglio di giurisdizione chiaramente inadempiente: a due anni e mezzo dal deposito di circa 1400 ricorsi contro il ricalcolo retroattivo con metodo contributivo dei vitalizi e degli assegni di reversibilità il Consiglio di giurisdizione non ha ancora pronunciato la sentenza di primo grado”. Ed ecco allora l’appello a Mattarella perché faccia sentire la sua voce o anche meno, basta che intervenga in favore di Lorsignori. Per i quali, quella sui vitalizi è la linea del Piave: altro che difesa di un privilegio, qui è in ballo l’onore del Parlamento. Patrioti.
ILFQ
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