Ora che il “nonno delle istituzioni” vuole traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale e finalmente ce lo fa sapere, il pensiero corre commosso e deferente alle cheerleader e groupies – volgarmente dette “giornalisti” e “politici” – che da febbraio ci rompono timpani e scatole con “SuperMario fino al 2023”, “Lista Draghi alle elezioni”, “Agenda Draghi fino al 2028”, “Ma che dico 2028: a vita!”, e poi i mercati, lo spread, il Pil, l’Economist, l’Europa, l’America, l’Oceania lo vogliono tutti lì a salvarci in saecula saeculorum. Ora l’oggetto dei loro ardori, “cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”, interrompe bruscamente i loro orgasmi: lui o un altro fa lo stesso, uno vale uno, contano i partiti (ma non erano falliti?) e il Parlamento (costretto a votare il Bilancio fra Natale e S. Stefano). Da oggi cominceranno a dire che Draghi deve lasciare il governo con la stessa perentorietà con cui fino a ieri dicevano che non doveva muoversi sennò morivamo tutti e niente più soldi Ue. Stiamo parlando di “giornalisti” che fanno la standing ovation come nemmeno i nordcoreani con Ciccio Kim e si felicitano per la trovata del “nonno” (un anno fa per molto meno strillavano alla “casalinata”); e di “politici” che gli votano le leggi senza leggerle, figurarsi se non lo eleggono al Colle. O se si accorgono che racconta frottole sulla nuova Irpef (penalizza i più poveri), sui vaccini dei Migliori (si stava meglio coi Peggiori), sul Superbonus (le truffe non le fanno le leggi, ma i truffatori), sull’evasione (vedi condono), sulla sua indifferenza alle ambizioni personali (e allora perché molla con 150 morti al giorno?), sulla maggioranza che deve restare unita per votare il capo dello Stato, cioè lui, sennò addio governo (ma il governo cade proprio perché lui vuol fare il capo dello Stato).
Sapevamo – e scrivevamo – fin dall’inizio che questa ammucchiata avrebbe fatto poco e sarebbe durata pochissimo, quindi non saremo noi a piangerne la dipartita. Ma vorremmo sapere come va a finire. Il nonno dice che o va al Quirinale o torna a casa. Quindi, nel suo nome, si apre la seconda crisi in dieci mesi in piena pandemia e si fa un altro governo con un premier a scelta fra tre ectoplasmi di cui a stento si riconosce la voce: Franco, Cartabia e Colao. Sicuro che siano in grado di tenere a bada l’Armata Brancaleone nell’ultimo anno di legislatura, cioè di campagna elettorale? O qualcuno non si sfilerà, tipo la Lega, lasciando i sadomasochisti M5S e Pd a donare altro sangue? O si vota in anticipo, in barba al dogma dell’Italia che non può votare causa Covid&Pnrr? O i partiti, in un sussulto di dignità, impallinano il nonno e lo mandano ai giardinetti?
Ps. B. intanto si porta avanti: ieri è diventato bisnonno.
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