Breve antologia delle migliori scemenze sui 30 anni di Mani Pulite.
“Mani Pulite svelò la corruzione, ma non la risolse” (Francesco Merlo, Repubblica). È il lodo Merlo-Senaldi: i giudici non devono processare i reati già commessi, ma quelli che verranno.
“Una storia di eccessi: troppi reati, troppo carcere, troppi accanimenti” (Merlo, ibidem). E quale sarebbe il numero perfetto dei reati e degli arresti, per evitare l’accanimento?
“Troppa complicità tra Pm e giornalisti. Ci portiamo dietro un finto giornalismo che spaccia per scoop i verbali di questura” (Merlo, ibidem). Si chiama cronaca giudiziaria, su cui campò per 30 anni Repubblica prima di mettersi in casa i Merlo.
“Cagliari, presidente Eni, si suicidò in prigione nel 134° giorno di quella carcerazione preventiva di cui, dopo 30 anni, in Italia si continua ad abusare” (Merlo, ibidem). Poi la vedova andò in Svizzera, svuotò il conto del martire, tornò con 13 miliardi di lire e li restituì all’Eni, ma questo è meglio non dirlo.
“Produsse negli indagati paura di essere arrestati e messi alla gogna, con la confessione come unica via d’uscita” (Marco Imarisio, Corriere). Quindi confessavano reati mai commessi e restituivano miliardi mai rubati. Furbi, loro.
“Tra i patteggiamenti si nascosero colpevoli ma anche innocenti che vollero solo uscire di scena e di galera preventiva” (Filippo Facci, Libero). Che volpi: concordavano anni di carcere senz’aver fatto nulla per uscire dalla galera preventiva ed entrare in quella definitiva. O forse erano innocenti, ma non lo sapevano: l’hanno scoperto da Facci.
“30 anni fa il golpe dei pm. Ora comandano loro. La politica si è arresa senza condizioni” (Piero Sansonetti, Riformista). Ora ci sono persino dei politici che non rubano: vergogna.
“Mani Pulite ha indebolito la Giustizia… Il bilancio di questi 30 anni è fallimentare” (Carlo Nordio, Messaggero). In effetti c’era pure un pm a Venezia che non ne azzeccava una.
“Ripristinare l’art. 68 della Costituzione come fu pensato nel 1947” (rag. Claudio Cerasa, Foglio). Cioè com’è adesso: uno scudo contro eventuali processi ai parlamentari per le loro idee, non per i loro furti.
“Azione politica per defenestrare cinque partiti, tutti di centrodestra. Poi arrivò mio fratello” (Paolo Berlusconi, Giornale). E lui, l’altro fratello, già arrestato (e poi tre volte condannato) per gravi reati, cominciò a finir dentro pure al posto suo.
“Ora i partiti smettano di candidare magistrati” (Luciano Violante, magistrato eletto deputato nel Pci, Pds, Ds dal 1979 al 2008, Giornale). A saperlo prima, ci risparmiavamo pure Violante.
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