Inchiesta del procuratore aggiunto Monteleone sul caso della ragazzina morta domenica sera nella zona di Valle Aurelia dopo essere caduta dal nono piano. Polizia al lavoro su telefonino e pc per verificare alcuni messaggi ricevuti.
Dietro la decisione di togliersi la vita ad appena 13 anni lanciandosi dal nono piano di un condominio a Roma, potrebbe nascondersi una storia di bullismo e vessazioni. E’ il sospetto della Procura di Roma che sulla vicenda, avvenuta nel tardo pomeriggio di domenica nella zona di Valle Aurelia, hanno avviato una indagine ipotizzando il reato di istigazione al suicidio. Al momento il procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, è contro ignoti ma gli inquirenti hanno avviato una attività istruttoria ad ampio raggio per cercare di accertare il contesto in cui si è consumata la fine tragica della ragazzina. “E’ cresciuta in una famiglia in cui i genitori stavano attraversando un momento di crisi, come accade spesso – spiega chi indaga all’Ansa – ma dall’analisi del suo cellulare potrebbe emergere una realtà diversa”. Il riferimento è ai tanti messaggi trovati su un social network frequentato dalla minorenne in cui emergono insulti, frasi offensive. Parole cariche di odio scritte da utenti “anonimi” che prendono pesantemente di mira la 13enne. Qualche amica avrebbe però tentato anche di difenderla, schierandosi con lei, scrivendo messaggi pubblici di solidarietà e invitando i bulli a desistere, a farla finita. Ma quei comportamenti vessatori dei cyberbulli non sarebbero finiti e avrebbero potuto indurre la ragazza, secondo l’ipotesi dei pm, a farla finita.
I magistrati hanno affidato le indagini agli agenti del commissariato Aurelio che analizzeranno il telefonino e il pc della ragazza per cercare di risalire all’autore o agli autori dei messaggi e, parallelamente, proseguiranno nelle audizioni di parenti e amici al fine di delineare il “vissuto” della giovane.
La storia della ragazzina di Valle Aurelia non è l’unico episodio di questo tipo su cui sono al lavoro i pm di Roma del pool dei reati contro la persona. Verifiche infatti sono state disposte per il caso legato al tentato suicidio di una bimba di 10 anni avvenuto alcuni giorni fa. Il fatto risale al 25 settembre e la tragedia è stata evitata grazie all’intervento di due agenti della Direzione Centrale della Polizia Criminale che attratte da un capannello di persone che guardavano verso l’alto e dalle urla di aiuto di un’anziana donna, hanno subito capito la gravità della situazione. Entrate nell’appartamento e hanno afferrato la bimba evitando che si lanciasse nel vuoto.
Io non so quale sia stata la vera causa del folle gesto, ma temo fortemente per questa generazione che oserei chiamare "di cristallo". A questi ragazzi, che vivono di tecnologia, manca l'istruzione per l'uso, manca la capacità di reazione, manca la stima di se stessi, hanno costante bisogno di consenso, senza il quale non si sentono gratificati. Manca, forse, l'appoggio morale, una presenza stabile. La nostra è una società malata, priva di contenuti, dedita al consumo, all'apparire, all'estetica.
E non per colpa dei nuclei familiari o, quantomeno, non tutta, molta colpa è da attribuire alla società che costringe i nuclei a ritmi stressanti e frustranti nei quali c'è poco tempo da dedicare nel dovuto. C.
E non per colpa dei nuclei familiari o, quantomeno, non tutta, molta colpa è da attribuire alla società che costringe i nuclei a ritmi stressanti e frustranti nei quali c'è poco tempo da dedicare nel dovuto. C.