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venerdì 8 ottobre 2021

Come abolire gli elettori dei 5s rimasti - Antonio Padellaro

 

chi tra voi, disorientato dai risultati elettorali, e dunque scombussolato da una profonda crisi esistenziale, non invocherebbe una guida spirituale, un mentore, un precettore severo ma giusto per rimettersi in carreggiata e procedere sulla retta via? È capitato a chi scrive di smarrire le cinque stelle e di vagare senza meta nella notte oscura, fino a quando di stella polare ne ha scorto una. Anzi due. Carlo Calenda e il Foglio. Sul primo cosa potremmo aggiungere alle lodi lusinghiere piovutegli addosso dopo la straordinaria performance capitolina? Una gloria nazionale, il Marcell Jacobs del riformismo pragmatico (o, se si preferisce, del pragmatismo riformista), dotato dello stesso sprint bruciante del campione olimpico (pure se il leader di Azione è giunto terzo su quattro ma fa niente). Mirabilia Urbis che quelli del Foglio intervistano in permanenza e che li ha costretti a “ragionare con pacata gagliardia” (loro che invece volevano scatenarsi in una rumba).

Adesso che il Terzo Prodigio, in cambio dell’appoggio a Roberto Gualtieri, pretende l’esclusione dal governo della città dei pentastellati (“che hanno lasciato un disastro epocale”), ci rivolgiamo fiduciosi al Foglio. Perché in quelle pagine così prodighe di perentorie esortazioni pedagogiche a uso dei più svantaggiati (“Salvini dove vai?”; “Caro Letta deciditi”; “Finita l’estate di Conte”, oltre all’immancabile “Meno male che Draghi c’è”), cerchiamo un’indicazione definitiva che sia anche un monito. Cosa fare dei residui elettori Cinquestelle? Di quei poveretti che incuranti della scomparsa del Movimento (certificata da voi e da Matteo Renzi che di irrilevanza se ne intende) continuano meccanicamente a vergare sulla scheda il simbolo zombie? Sembra, purtroppo, che sparsi in giro ce ne siano ancora alcuni milioni, ma se anche fossero soltanto mille o cento o dieci, diteci come sarebbe più misericordioso comportarsi per sottrarli a un sì crudele destino? Destinarli a dei corsi accelerati di rieducazione condotti dal professor Sabino Cassese? Privarli dell’elettorato attivo? Ignorare la loro presenza come Nicole Kidman con gli spettri di The Others? Caro Calenda, caro Foglio, mentre vi aspergete di Arrogance, la verità vi prego sui grillini.

ILFQ

giovedì 12 dicembre 2019

Dite qualcosa - Marco Travaglio

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Noi, detestando il potere, non invidiamo nessun politico. Ma, tra i politici che non invidiamo, quello che invidiamo di meno è Luigi Di Maio. È vero che se l’è cercata: nessuno l’ha obbligato nel 2017 a diventare il capo politico dei 5Stelle, poi a cumulare la carica con addirittura tre poltrone governative nel Conte1 (vicepremier, ministro del Lavoro e pure dello Sviluppo economico), né a scegliersi nel Conte2 il dicastero degli Esteri, che lo porta spesso fuori dall’Italia quando dovrebbe presidiarla palmo a palmo per metter ordine in quel casino (dis)organizzato che è il Movimento. Ma non lo invidieremmo neppure se restasse “soltanto” il capo del M5S che, fra tutte le forze politiche in campo, è la più complicata da guidare. Di Maio deve fare i conti ogni giorno con Grillo, Casaleggio jr., Rousseau e i suoi iscritti, e poi Di Battista, Fico, i malpancisti su questo o quel dettaglio, quelli al primo mandato che brigano per il secondo, quelli al secondo che trescano con la Lega per il terzo e così via. Invece, nella Lega, Salvini comanda e gli altri obbediscono. Idem la Meloni in Fratelli d’Italia e Renzi in Italia Viva. Il Pd, specie da quando s’è liberato di Renzi e Calenda, va col pilota automatico. Per quanto ammaccato, mantiene una rete territoriale di abitudini e potere che gli garantisce uno zoccolo duro intorno al 20%: tutta gente che ne ha viste troppe e digerisce tutto, anche senza un leader forte, tant’è che Zinga non si vede quasi mai e il partito sopravvive fingendosi morto. I 5Stelle, descritti per anni come un “partito personale” (di Grillo, o di Casaleggio, o di tutti e due), non sono mai diventati né un partito, né tantomeno personale. Ed è la loro fortuna e la loro maledizione. Fortuna perché mantengono una vivacità di dibattito interno sconosciuta agli altri. Maledizione perché, in una politica decisa da 4-5 capi, i 5Stelle appaiono gli unici eternamente rissosi e spaccati. Prova ne siano le demenziali fuoruscite di ieri dal gruppo del Senato verso la Lega, col pretesto di una questione ipertecnica – il celebre Mes – che 4 italiani su 5 non sanno neppure cosa sia e, da quando Salvini s’è accorto che esiste, che la Lega lo battezzò con B. e ci ha investito un mese di strepiti, ha solo perso consensi.

Può darsi che il M5S, una volta realizzato il grosso del suo programma – reddito di cittadinanza, spazzacorrotti, dl Dignità, taglio dei vitalizi e dei parlamentari, e ora (si spera) salario minimo, acqua pubblica, legge sul conflitto d’interessi e sulla departitizzazione della Rai e della sanità – e “grillizzato” la politica, abbia esaurito la sua funzione e sia destinato a rapida estinzione. “Biodegradabili”, dicevano Grillo e Casaleggio sr..


Ma può anche darsi che abbiano un futuro, sia pur molto diverso dal passato. Ed è qui che, oltre a non invidiare Di Maio, fatichiamo a capirlo. Dopo la débâcle
delle Europee e il cambio di alleanze del Conte2, un leader astuto avrebbe coinvolto tutte le anime del Movimento nella sua gestione: per condividere onori e oneri e tappare la bocca a chi passa le giornate a strillare tutto e il contrario di tutto, salvo poi lamentare la mancanza di democrazia interna. Invece il mille volte annunciato “nuovo assetto” interno somiglia tanto a Godot: tutti lo aspettano, nessuno sa chi sia né che faccia abbia né cosa voglia, lui fa sapere che oggi non verrà ma domani sì, e infatti non arriva mai. Idem per gli “stati generali” che dovrebbero ridisegnare gli obiettivi del nuovo M5S: si parla di marzo, mentre urgono subito. Anche perché non ci vuole uno scienziato per capire cosa serve: basterebbe ascoltare quel pazzo visionario di Beppe Grillo che, diversamente da chi sta nel palazzo, ha mantenuto le antenne, il fiuto e l’entusiasmo per intercettare gli umori della gente e lo spirito del tempo. Alla festa dei 10 anni a Napoli ha invitato tutti, eletti ed elettori, a guardare avanti con entusiasmo, fino a mandare affanculo chi è fermo ai vecchi schemi e anatemi. E nel recente blitz a Roma non s’è limitato a confermare l’alleanza col Pd e la leadership di Di Maio, ma nella diretta social al suo fianco ha ridettato le parole d’ordine dei nuovi 5Stelle: ambientalismo al passo coi tempi, tecnologie innovative, energie alternative, nuovi modelli di mobilità e produzione, riduzione di scorie, scarti e rifiuti, riconversioni industriali, redistribuzione delle ricchezze. Che sono poi da sempre i suoi cavalli di battaglia, la piattaforma su cui nacque il M5S. Invece ha raccolto altro attendismo e altra afasia.


Nessun’altra forza politica ha la fortuna di aver anticipato di 10 anni (Grillo di 30) i ragazzi di Greta e il boom dei verdi in tutt’Europa. Possibile che Di Maio&C. non avvertano questo vento di radicalità gentile che gonfia le vele ai movimenti di piazza, dai Fridays for Future alle Sardine? Che aspettano a parlare a queste persone, anziché attardarsi in polverose narrazioni da vecchi notabili democristiani del Sud, in difesa di chi paga e incassa in contanti e dei ladruncoli allergici al Pos annidati fra le partite Iva? Ma lo capiscono o no che i piccoli e medi evasori non voteranno mai per loro, perché si fidano molto di più di chi li garantisce da una vita? E che fuori da quel piccolo mondo antico c’è un paio di generazioni post-ideologiche come loro che attendono soltanto un segnale? Hanno la fortuna di esser nati “né di destra né di sinistra”, ma si stanno trasformando in un guazzabuglio di gente di destra e di sinistra che ogni giorno litiga sul restare col Pd o tornare con la Lega (auguri). Il tutto mentre la narrazione del Pd muore di noia e quella della Lega perde colpi perché il Cazzaro Verde non sa dire altro che “elezioni subito” e “fuori i negri”. I voti che Salvini perde a destra li intercetta la Meloni, ma quelli post-ideologici, più che nel centrosinistra, potrebbero traslocare nei 5Stelle. Se i 5Stelle ritrovassero la parola.


https://www.facebook.com/TutticonMarcoTravaglioForever/photos/a.438282739515247/2965276956815800/?type=3&theater

domenica 27 ottobre 2019

L’ora del cretino. - Marco Travaglio

Siccome la mamma dei cretini è sempre incinta, pare che i “malpancisti” 5Stelle stiano aspettando con ansia una bella sconfitta oggi in Umbria per chiedere domani a Casaleggio (che non si sa cosa c’entri) un’assemblea in cui “ridiscutere tutto”. Per “malpancisti” s’intendono ex ministri e (specialmente) ministre che a settembre hanno scoperto improvvisamente insanabili dissensi da Di Maio per il più nobile degli ideali: hanno perso la poltrona. Da allora non fanno che rilasciare dichiarazioni e interviste, ma soprattutto a insufflare maldicenze all’orecchio dei retroscenisti dei giornaloni sempre a caccia di “rivolte”, “scissioni”, esodi di massa. Mai un’autocritica o una proposta di linee politiche o di leader alternativi. Si limitano a frignare, rosicare, fare le faccette malmostose, secernere bile, seminare zizzania. Cosa vogliano – a parte il recupero delle cadreghe – non lo sa nessuno, tantomeno loro.
Il fatto che i 5Stelle, precipitati al 17% alle Europee e poi più giù per l’alleanza con la Lega e tornati sopra al 20% col governo giallorosa, non li riguarda. Il fatto che un anno fa fossero lì a parlare di condoni, spread alle stelle, procedure di infrazione, porti chiusi (per finta) e ruberie leghiste, mentre ora hanno ottenuto il taglio dei parlamentari, le manette e altri dissuasori anti-evasione, salvato il reddito di cittadinanza e la blocca-prescrizione che Salvini voleva cancellare, non li tange. Il fatto di essere protagonisti di un governo senza impresentabili, guidato da un premier serio come Conte che ha ricompattato il movimento dopo anni di duelli fra Di Maio, Fico, Di Battista&C., e ha riportato Grillo in prima linea, non li smuove. L’idea di avere alleati che li rispettano anziché umiliarli pubblicamente e fregarli sottobanco come il Cazzaro Verde, non li rallegra, anzi li irrita. Accusano Di Maio di comandare da solo proprio quando ha smesso di farlo, mentre quando lo faceva gli leccavano i piedi dalle loro poltrone. Ora che ha gestito una crisi potenzialmente mortale coinvolgendo tutti, dagli altri big ai gruppi parlamentari agli iscritti, e ottenendo il massimo possibile, ne chiedono la testa, come se avessero pronto un Cavour o un Churchill da mettere al suo posto. Pare che non abbiano digerito l’alleanza civica in Umbria e non vogliano replicarla nelle altre regioni al voto: oh bella, pensano di vincere da soli, dopo aver perso in 10 anni di vita tutte le Regionali? E come sperano di far rieleggere sindache forti come Raggi e Appendino, senza dialogare col Pd su governatori forti (e presentabili) come Bonaccini in Emilia ed Emiliano in Puglia? Il problema dei “malpancisti” non è la pancia. È la testa.
Il commento di una lettrice - Viviana ha detto:
Intanto che malpancisti del M5S cercano difetti inesistenti per far fuori il proprio partito a cui evidentemente si sono iscritti per sbaglio o per usarlo come trampolino per altri futuri professionali, prosegue indisturbata l’ascesa allucinante di Salvini col plauso e l’aiuto dei media.
Non è la prima volta che uno che sembra un cretino ma è un delinquente sale al potere aizzando odio contro un nemico e parlando alla pancia della gente di cose quasi rudimentali fatte apposta per sembrare ‘uno de noantri’.
La storia passa ma i dittatori e i cretini rimangono.
E i peggiori vanno al potere suppergiù con gli stessi intramontabili sistemi per addestrare pecore e capre.
Nemmeno servirà Report, visto solo da un paio di milioni di italiani mentre tanti si sono scusati dicendo che non lo avevano visto ma nemmeno hanno cercato di informarsi.
Domani avremo la seconda puntata di Report su Rai3 e scopriremo altre nefandezze a carico del presunto innocente Salvini.
Intanto abbiamo scoperto chi lo finanzia e gli permette di fare manifestazioni di piazza con maxischermo, pulman gratis con accluso pacco viveri e 50 € a testa, e di averee una cricca di influencer modernissimi con i più moderni sistemi di analisi delle masse, di propaganda occulta e di hacker addestrati a penetrare nei social.
Dopo 14 mesi passati a farsi propaganda in giro per l’Italia a spese dello Stato, con 70 giorni di presenza al Governo mentre gli altri hanno lavorato 5.791 giorni e una sola presenza su 22 convegni Ue sui flussi migratori, di fronte allo Stato italiano Salvini ha la faccia di dichiarare che la Lega non ha soldi per rimborsare i 49 milioni rubati da Bossi, si rifiuta di essere parte civile contro chi ha rubato al suo partito, riesce non si sa come a farsi dilazionare la resa del bottino in 89 anni, premia con vera faccia tosta il ladro Bossi facendolo senatore, ma, stranamente, dopo tante dichiarazioni di miseria, spende cifre iperboliche in propaganda e salta fuori che è finanziato da una rete di neonazisti la cui etica fa rabbrividire,che vuole resuscitare la dittatura hitleriana in Europa e lega ricchissimi oligarchi russi al 5° uomo più ricco del mondo americano per diffondere un cristianesimo da Ku Klux Klan fatto di misoginia, omofobia, creazionismo, razzismo, manipolazione delle masse, propaganda becera, antidemocrazia e uso strumentale e perverso della religione… .insomma tutto un armamentario fanatico e allucinante, che ci farebbe arretrare di qualche secolo.
Nonostante questa pericolosità sfacciata e super evidente criminosità, il bravo e democraticissimo popolo elettorale italiano lo fa salire al primo posto per gradimento e questo Paese, che presume di essere democratico, civile, cattolico e moderno, rischia di farci tornare ai tempi della Santa Inquisizione o delle camice brune hitleriane.
E nessuno fa nulla per contrastarlo????!!!!!

venerdì 13 luglio 2018

Governo balneare. - Carlo Bertani



Mattina d’Estate, quartiere periferico: cerco disperatamente un bar aperto, nel chiasso di stridii e rumori di autobus, per trascorrere un’ora e mezza. Niente di speciale: ho portato la macchina dal meccanico. E arriva lei, inaspettatamente, Sooror, da Tehran: la radio nazionale iraniana che, ogni tanto, mi chiama per un’intervista. Mi obbliga ad affrontare una situazione che continuo a rimuovere, quella dello strano connubio fra la forza politica più “vecchia” della repubblica e la più giovane. Fra un M5S che è nato da una costola di una sinistra becera, assolutista e orgogliosa del nulla che ha creato e, dall’altra, gli eredi delle “corna verdi”, Pontida, l’ampolla di acqua del “sacro” Po…e 50 milioni spariti nel nulla.

Di là della questione della cinquantina sparita – inutile: Bossi è sempre stato un ciarlatano, già ai tempi del sen. Miglio (che era di tutt’altra pasta) ed i figli l’hanno fottuto mica male, Lega Ladrona… – c’è poco da cincischiare. Serve a poco – come giustificazione – ricordare che gli altri hanno fatto peggio: sembra di riascoltare Craxi nel famoso discorso alla Camera, “Se qualcuno non sapeva nulla, si alzi, adesso!”
Ma qual è il futuro della Strana Alleanza?

In realtà, stiamo vivendo uno spezzone di Prima Repubblica: i governi balneari, Leone, sempre lui quando scoppiava la canicola ed i problemi s’accavallavano.
Perché, ad onor del vero, è stato fatto poco o nulla, a parte continuare in una strana ed eterna campagna elettorale.

La “questione migranti” è stata, in qualche modo, affrontata però, a capire veramente quel che è successo, tutto continua come prima. Qualche nave rimandata al mittente, altre che invece hanno avuto il “via libera” per sbarcare…ma, sul fronte europeo, nulla è cambiato. Macron continua a “fare il buliccio con il culo degli altri” – come usa dire a Genova – e la Merkel ha, semplicemente, detto “no” alla mobilità dei migranti in Europa: dove sbarcano, restano.
Gli austriaci, sempre servizievoli nei confronti dei loro padroni tedeschi, hanno abbozzato “Se mai, chiudiamo il Brennero” (anche se spiace un po’, per l’ambaradan logistico che andrà a succedere…100 euro in più per TIR, acc…) Conte crede d’aver capito una cosa, gli spagnoli un’altra, gli ungheresi un’altra ancora…così va l’Europa, “tutti assieme, in ordine sparso”.
Insomma, a fronte di una possibile crisi politica tedesca, che l’Italia vada a farsi fottere. Gliene potesse fregar di meno: tanto, andiamo al mare in Italia, poi si vedrà.

Quel “si vedrà” racchiude tutta la suspense della situazione, la storia di un governo nato non certo bene, obbligato a prendersi sul gobbo ministri che già furono di Monti, altri che hanno fatto lingua in bocca con Berlusconi. Paura, paura ad esprimere quello che gli italiani hanno veramente detto a Marzo: un “basta!” lungo milioni di chilometri, forte come milioni di decibel, profondo come milioni di metri. 
Ora, se Salvini pensa veramente che quel che raccontano i sondaggi sia realtà – ossia se saranno voti – sta prendendo una badilata di quelle che ti spianano il muso. Sta condensando in un nuovo contenitore i medesimi voti, che furono di Fini, di Casini, di Buttiglione…oggi (ancora per poco) di Berlusconi e di sua pochezza (in peso numerico) Meloni. Fuori da lì, c’è poco: perché?

Poiché la storia della Destra italiana non è una storia d’intelletto, creativa: era già tutto perso al tempo di Ezra Pound o, se vogliamo, di Benedetto Croce, “sua filosofica indecisione”. Non elabora nulla, salvo triturare nel frullino i medesimi valori “adattati” al contesto odierno.
E’ sempre – parliamo di valori – la “maggioranza silenziosa” che fu di Montanelli, il “poderoso” centro-destra del ’94, ossia un fiume di valori che mi ricordano i versi di una vecchia canzone: “Vecchia, piccola borghesia…”
Al contrario della sinistra – che dai tempi “sovietici” è riuscita a riciclarsi nei valori di Blair, ossia quelli del neo-liberismo: avrebbe fatto meglio a “ripensare” una sinistra europea più combattiva e, soprattutto, “pensante” – la destra ha “trovato” (si fa per dire) per strada un imprenditore dei media come Berlusconi. Il quale ha confezionato una “frittura” di tutto ciò che la vecchia destra conservatrice e reazionaria conteneva. E lo ha rilanciato sulle Tv. Niente d’eccezionale, però ha funzionato.
Potrà funzionare di nuovo?

A mio avviso, no. Perché?
Il “fenomeno Berlusconi” è irripetibile, e Salvini non è certo l’erede di Berlusconi (meglio Renzi, senz’altro) e batte sempre sullo stesso chiodo, senza fantasia. Migranti, migranti, migranti…prima gli italiani…certo, però qualcuno comincia a dire: se quei soldi li avete presi, dovete restituirli, altrimenti siete nella stessa risma del PD, di FI, di Fini, dei vari centristi, ecc, ecc.
E qui c’è poco da dire (anche se i media ci hanno provato): il M5S ha avuto una decina di “infedeli” che hanno truffato sui rimborsi degli stipendi parlamentari. Una decina, in tutto – subito cacciati – ma era una questione interna, di accordi interni al partito: non hanno mai preso un euro dei rimborsi elettorali che loro spettavano.
Se, domani, Salvini chiederà “modifiche” al decreto Dignità (già, di per sé, poco “dignitoso”), suggerite da Berlusconi, lo scontro sarà già nell’Autunno, ma non credo che avverrà.

I nodi verranno al pettine quando dovranno affrontare il “nocciolo duro” dei loro programmi: la Flat Tax ed il Reddito di Cittadinanza. Perché sono riforme “pesanti” in termini di miliarduzzi, entrambe.

Personalmente, non capisco la Flat Tax: in un’Italia che è ai primi posti per sperequazione sul reddito (l’indice di Gini), riduciamo le aliquote ad una sola, due al massimo? A parte – trucchi da avvocaticchi a parte per ingannare la Consulta – che la Costituzione recita, all’art 53 “Il sistema tributario é informato a criteri di progressività”  – e non vedo proprio come si potrebbe by-passarla – c’è qualcosa che non mi convince.
Si narra che, abbassando le tasse ad una (o due) aliquote, tutti le pagheranno: e perché? Già me li vedo – dai “signori del ferro” di Brescia ai “signori del frumento” di Foggia – tutti a correre da Equitalia: “adesso che sono diventate “giuste” le paghiamo volentieri!” Uh, come ci credo. Addirittura le cosche: riabilitateci! Vogliamo pagare!

Che gli attuali sistemi di accertamento del reddito siano iniqui ed imprecisi, ne sono pienamente convinto – basti pensare al farraginoso metodo degli “studi di settore”, per il quale un ristoratore che compra un’orata e poi non la vende, avrebbe guadagnato lo stesso – però c’è un sistema semplice, adottato nella Repubblica Socialista Nord-Americana: il reato d’evasione fiscale, siccome toglie risorse a tutti, è un reato contro la Nazione e, dunque, un reato penale. 
Si sorvola spesso su questo concetto, ma se non si pagano le tasse non ci sono più medici che ti aspettano al Pronto Soccorso, maestri in aula con i bambini, pompieri quando scoppia un incendio: soltanto quando si è accertata la base fiscale, ossia chi sono e quanti sono i contribuenti, qual è il loro reddito, allora si può parlare di sistemi fiscali. Altrimenti, sarà sempre e solo aria fritta: non sarebbe proprio necessario fare loro vedere il sole a scacchi: basterebbe il profumo. La borghesia è, per sua intima costituzione, codarda.
Infine, ricordiamo che Al Capone non fu “beccato” per centinaia di omicidi, bensì per evasione fiscale.

Dall’altra parte il M5S scalpita per vedere, finalmente, il suo “sogno nel cassetto” realizzato.
Abbiamo già detto mille volte che non si tratta di un vero RdC, bensì di un serio assegno di disoccupazione (la legge ricalca, a grandi linee, il sistema tedesco) perché è scandaloso che la seconda potenza industriale d’Europa non abbia un supporto al reddito in caso di disoccupazione.
La Legge Fornero, in aggiunta, ha creato una vasta zona d’ombra, che potremmo tratteggiare così: le aziende non sanno più che farsene dei dipendenti over 55, mentre la pensione arriva a 67. Si tratta di un “limbo” dove sguazzano circa 6 milioni di persone e le loro famiglie.

Un’analisi più seria dovrebbe prendere in esame le modalità dell’attuale sistema industriale – che viene definito ancora “manifatturiero”, mentre in realtà è “macchine-fatturiero” – e questo muta radicalmente i termini del problema.

Combinando il flebile “decreto Dignità” con la questione dei migranti, possiamo notare quanto le vere “pietre angolari” del sistema industriale (e, dunque, anche finanziario e sociale) siano state ignorate.

1) I padroni, se possono (ossia se glielo lasciano fare), pagano sempre di meno: questa è una legge vecchia quanto il mondo. E tu scrivi pure tutti i “decreti Dignità” che vuoi: se non aggiungi la sanzione amministrativa o penale, non avrai mai forza contrattuale all’interno della società.

2) La seconda ragione è più complessa e coinvolge da un lato il tasso di scolarità e, dall’altro, la tipologia delle aziende. A parte i dirigenti, la struttura di una moderna azienda è composta da molti quadri intermedi, che sono in gran parte tecnici. Sono quelli che fanno funzionare le macchine di processo: semplificando, i robot. Per far funzionare un’azienda moderna, servono tecnici specializzati e manodopera senza particolare preparazione, poiché la macchina va servita, non è lei a servire l’uomo. Perciò, da un lato tecnici scolarizzati e ben preparati, dall’altro dei semplici “robot-umani”. Per ora, il rapporto numerico è ancora a favore dell’uomo (per le mansioni semplici): domani, si vedrà. Ma questo è un altro discorso che, però, bisognerebbe iniziare a fare: non ho remore nel definire che questo è stato il grande errore delle sinistre europee, quello che le ha fatte finire ad osannare Blair o la Clinton.

Questo governo – diciamolo fuori dai denti – è solo una copia edulcorata del governo Monti: nei ruoli chiave, (Economia-Esteri) ci sono tutti uomini legati alle istituzioni europee: dove sono finiti i Bagnai, i Fioramonti, i Rovertini, i Borghi? Erano uno specchietto per allodole elettorale?

Come può pensare, il M5S, di proporre una legge che costerà decine di miliardi l’anno? Le obiezioni di Cottarelli e di Boeri non sono retoriche, bensì reali: ad esse, bisogna dare una risposta.
La risposta esiste, ed è una sola: la società industriale avanzata (ossia altamente automatizzata) non può sopravvivere se non si pone sul piatto una domanda: il profitto è solo prodotto dal capitale?
E’ una domanda semplice: dalla risposta che si dà a questa domanda – ma non perché fu proposta da Marx – ne discendono due scenari, ossia una società ordinata e vitale da un lato, un pessimo film hollywoodiano di fanta-storia, zeppo di fucili mitragliatori, dall’altra.

Ai tempi di Moro e di Berlinguer, le aliquote fiscali erano sette, e la più alta prevedeva una tassazione del 75% sui guadagni: si viveva abbastanza bene, ad Agosto tutti andavano in vacanza, non c’era quasi ticket sui medicinali, negli ospedali c’era posto e si veniva ricoverati “per analisi”. Gli studenti universitari meritevoli ricevevano un “pre-salario” di 500.000 lire che, riportati d oggi, sarebbero circa 5.000 euro l’anno, le donne andavano in pensione a 55 anni egli uomini a 60: chiunque con 35 anni di contributi. Il debito pubblico era sotto il 60% e tutto in mani italiane eppure, nei consessi internazionali, gli economisti si cospargevano il capo di cenere…ah, l’Italia, il suo debito pubblico…
A forza di ripeterlo, la vulgata è diventata un imperativo.

Era veramente una società fondata “sul lavoro”, ma oggi è stato realizzato il miracolo: le mansioni pesanti o ripetitive sono delle macchine, non dell’uomo. Solo l’azienda che produce con queste modalità sopravvive, le altre sono destinate al fallimento.
Allora, diamo una risposta alla domanda: il profitto è solo prodotto dal capitale?
E’ una risposta che non richiede complesse trattative europee, che non scomoda la geopolitica, non tocca principi etici: tutto ciò che ci circonda e che vediamo – dalle autostrade ai grattacieli, dagli autobus alle biciclette – è stato creato solo dal capitale?
Se così non è, o non lo ritenete, significa che una parte dei profitti vanno corrisposti a chi lavora – si potrà decidere se monetizzarlo subito, se posticiparlo nella futura pensione, se stornarlo sul welfare ecc…ma tutto questo è un problema successivo – ed allora bisognerà aprire nuovi orizzonti: potrà essere una seria leva fiscale, oppure la partecipazione agli utili aziendali (la tedesca mitbestimmung)…altro…vari tipi di “compensazione” sociale…ma la decisione cambia, e cambia il paradigma di riferimento.
Altrimenti, vi racconto già come andrà a finire.

Maledetto, però è bravo: è stato l’unico a capire.
Mi riferisco a Vittorio Sgarbi: un essere che, spesso, mi dà il voltastomaco al solo vederlo apparire. Ma è stramaledettamente intelligente, vede “oltre” e capisce prima degli altri. Che, ad onor del vero, sono una pletora di pecore stupide (PD o FI, non cambia).
Non vi ha stupito che Sgarbi abbia dato il suo, personale voto a favore del governo Conte? Perché già sa come finirà.

Ne ho avuto esperienza quando lottai contro la riforma Fornero: articoli sempre sul filo della decenza, ma al vetriolo, che cospargevano sale sulle ferite con il sorriso fra le labbra.
Il meccanismo è semplice.
La compagine di governo è solo apparentemente un consesso: in realtà, ci sono Esteri ed Economia da una parte, tutti gli altri dall’altra. Questo spiega l’ostracismo per Paolo Savona.
All’epoca, si lottava per vedere riconosciuta “quota 96” (la somma degli anni di lavoro più l’età anagrafica) ed era sorprendente osservare il “ciclo” che si ripeteva. Ricordo, fra i parlamentari, due nomi: Boccia e Damiano, del PD, che si mostravano (?) d’accordo con le nostre rivendicazioni.
Si perveniva ad un accordo di massima, poi il tutto passava all’Economia: Monti non si scomodava nemmeno, inviava un sottosegretario il quale, puntualmente, respingeva “non c’è copertura finanziaria”. E tu, da capo, a cercare voci di bilancio da tagliare.
Quando il gioco divenne pesante – e i miei articoli più velenosi – mandarono in pensione il sottoscritto ed il gestore del blog, che era seguito da migliaia d’insegnanti. All’insaputa l’uno dell’altro. Ci prendemmo delle “botte” di traditori, ma non potevamo farci niente, eravamo stati messi in pensione d’autorità a 63 anni.
Cosa succederà al RdC?

Andrà cento volte in commissione e verrà approvato, mille volte alla Presidenza del Consiglio…sarà approvato e riapprovato, ma…al ministero dell’Economia risponderanno picche: manca la copertura finanziaria. Poi, ci sarà il tormentone dei “decreti attuativi”, mediante i quali la platea degli aventi diritto sarà ristretta allo 0,0…%, i fondi – quindi – saranno stanziati con enormi ritardi…li conosco, lo fanno abitualmente.
Così, il M5S si logorerà, inizieranno le sfide interne fra “buonisti” e “duri e puri”…intanto, la Flat Tax passerà, perché va ad incrementare il reddito di pochi, ed i tagli necessari saranno trovati dopo. Sulla nostra pelle.

Vittorio Sgarbi, da furbastro di tre cotte qual è, aveva compreso che quel governo raffazzonato era quel che ci voleva per annientare le istanze della popolazione. “Populisti”, che è come dire “privi della coscienza di muoversi in un universo pre-ordinato”.
Nell’Autunno vedremo questo canovaccio andare in scena: guarderemo quali risposte sapranno dare i 5stelle: per gli altri, c’è sempre un paracadute, quello targato Berlusconi, o chi per lui. Dudù tornerà all’ovile per essere scannato: missione compiuta. Vedremo se il M5S si trascinerà in una crisi senza fine, pendolando fra vecchie parole d’ordine e nuove, pragmatiche, realtà oppure se si darà una scossa e farà saltare il banco finché è in tempo. Il PD continuerà a litigare: la fine della “feral tenzone” è prevista intorno al 2030.
Cala il sipario, si accendono le luci in sala, il pubblico mormora e stropiccia gli occhi: ci sarà ancora il tempo per un drink?