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venerdì 3 agosto 2018

I voli (semivuoti) dell’«Air Force Renzi» e quel carteggio sui lavori interni. - Gian Antonio Stella




Effettuati in totale 47 voli. Preventivo da 16,6 milioni per cabina letto e doccia.

Solo. A un certo punto Angelino Alfano, nel vuoto, sarà stato trafitto da un assillo: che ci faccio qui, tutto solo, circondato da trecento posti vuoti? Era il 21 gennaio scorso e sul mega Airbus che lo riportava da Bruxelles a Roma c’era solo lui.

Sia chiaro: a leggere la stupefacente lista dei «voli effettuati col velivolo A-340» della flotta presidenziale ormai noto, a torto o a ragione, come l’«Air Force Renzi», lista emersa dagli spifferi di Palazzo Chigi, si tratta dell’unica «navigazione in solitaria». Sono proprio tante, però, le trasferte (e mancano quelle del presidente della Repubblica e di Gentiloni presidente del Consiglio) con un numero di passeggeri ridotto o ridottissimo rispetto alla capienza di un bestione metallico lungo 63 metri, (quasi tre volte un campo da tennis) e con un’apertura alare di 60 metri.

«L’aereo era stato scelto dalla Repubblica italiana», spiegava l’altro giorno su Facebook l’ex premier pd rispondendo alla nuova puntata del tormentone, il video messo online e subito virale del sopralluogo sull’Airbus di Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, «per valorizzare il nostro export, che nel 2017 valeva 448 miliardi di euro». Di più: «Secondo il business plan fatto dai tecnici, se utilizzato per le missioni si sarebbe ripagato il costo del leasing semplicemente con la presenza di almeno 2/3 de posti per gli imprenditori» chiamati a pagare il biglietto (qui, i veri costi dell’aereo voluto da Renzi).

Una stima ottimistica, se è vero che ogni ora di volo costa di solo carburante (poi c’è tutto il resto…) dai 2500 euro in su, a seconda del carico. Fatto sta che i viaggi di questo tipo, stando alla tabella che gira a Palazzo Chigi, sono stati davvero pochi. Tre in tutto, pare, guidati dall’allora sottosegretario allo sviluppo Ivan Scalfarotto. Uno di tre giorni a l’Avana, con 70 passeggeri all’andata e 64 al ritorno (ah, Cuba!), un altro di tre giorni in Pakistan (32 da Roma a Islamabad e 60 da Lahore a Roma), un altro ancora a New Delhi e Mumbai con 120 viaggiatori. Il più affollato di tutti. Fino a riempire poco più di un terzo dei posti a disposizione.



Spiccano, nella tabella dei 47 voli annotati alla voce «A340», che potrebbe contenere solo i viaggi più significativi, alcune trasferte di Paolo Gentiloni (Tbilisi, Abidjan, Ankara, Beirut, Jerevan…) quand’era ministro degli Esteri. E uno di Roberta Pinotti a Riad.

Tutti gli altri, dice la lista, li ha fatti l’allora ministro degli esteri Alfano. Con 31 persone a Lubiana, con otto a New York, con nove (ma solo due al ritorno) a Washington, dieci a Giakarta, sette ad Abu Dhabi…

Numeri che contrastano clamorosamente, se saranno confermati, con gli spazi a disposizione degli ospiti mostrati l’altro giorno dai due ministri nel reportage sul velivolo da tempo nel mirino dei pentastellati. File e file e file di sedili, vuoti come praticamente sono sempre stati in tutte le «escursioni» estere. «E tutto per cosa?», ha chiesto Danilo Toninelli, «Per riempire l’ego di Matteo Renzi». «L’aereo doveva stare a Ciampino ma non è stato possibile perché è troppo grande, come l’ego di Renzi», ha rincarato Luigi Di Maio, «Lui ci voleva mettere anche la vasca Jacuzzi…». Replica renziana: «Il cosiddetto Air Force Renzi è una delle più grandi bufale messe in campo dal M5S, un attacco personale, perché non hanno possibilità di fare un ragionamento sull’export».



Al di là delle reciproche beccate tra galli combattivi, tra i quali si è inserito Giuseppe Conte annunciando la disdetta del contratto («Parliamo di circa 150 milioni di euro spesi per soli 8 anni di noleggio, inclusi i 20 milioni per riconfigurarlo, per un velivolo quasi mai usato») un punto appare chiaro. Ego o non ego, si è trattato di un pessimo affare. L’airbus A340, presentato nel 1987, tanto tanto tempo fa, è un gran quadrimotore in grado di fare lunghi viaggi ma condannato da un errore iniziale: «tira carburante come un’idrovora», per dirla con «Il Fatto» che fu tra i primi a occuparsi della storia. Un limite che si è fatto via via più gravoso. Al punto che del più nuovo «340/600» (usato da Angela Merkel) avrebbero dovuto essere prodotti 200 esemplari ma a quota 97 la produzione decise: stop. La Singapore airlines, per dire, si era liberata dei suoi a fine 2010. Troppi costi.

Nell’ultimo anno in cui fu pubblicato il prezzo di listino ufficiale, 2011, costava 180,6 milioni. Da scontare, ovvio, come sempre in questi casi. Ma già il 26 ottobre 2016, pochi mesi dopo la firma del contratto tra la Direzione degli armamenti aeronautici (Armaereo) e l’Alitalia «per l’acquisizione in leasing dell’aeromobile Airbus A340-500 - riconfigurazione interna del velivolo», il nostro Leonard Berberi scriveva che stando a esperti di mercato, un aereo come quello preso da noi in leasing «si può comprare con non più di 18 milioni di euro». Cifre che sarebbe scesa oggi, sull’usato, a 8 milioni. Investimento iniziale basso, costi d’uso e di manutenzione stratosferici.

Valeva la pena di prenderlo in leasing per otto anni al prezzo che si è detto, con resa finale a Etihad? Lasciamo rispondere al coordinatore del Servizio per i voli di Stato, il colonnello Valerio Celotto. Che in una lettera al segretario generale di Palazzo Chigi, il 5 gennaio 2018, mentre infuria la campagna elettorale, riferisce che la «realizzazione di un’area dedicata all’autorità, suddivisa nella cabina letto con annesso bagno e doccia, nello studio privato nonché in un area riunioni con lo staff» avrebbe «un costo massimo stimato» pari al 16,6 milioni di euro.

In ogni caso però, spiega, il cronoprogramma è saltato perché «nonostante i numerosi solleciti», l’Alitalia ha comunicato d’aver infine ricevuto sei preventivi solo il 22 dicembre 2017. Meglio dunque, dato l’anno perso per i preventivi e un altro anno (minimo) per i lavori da fare, lasciar perdere. «Risultando più corretto che sulla questione si pronunci il nuovo Esecutivo».

Nel frattempo la regina Elisabetta che ha girato per anni come una trottola i paesi del Commonwealth, tira avanti con piccoli quadrimotori BAE 146, vecchiotti, fuori produzione ma ben mantenuti. Se proprio è necessario, per i viaggi all’altro capo del mondo, usa un B 747 di British Airways. Magari modificato negli spazi interni, ma preso a nolo volta per volta. Sparagnina…

https://www.corriere.it/politica/18_agosto_03/i-voli-semivuoti-dell-aereo-stato-5cf0c398-9694-11e8-8193-b4632fd4d653.shtml?refresh_ce-cp

Leggi anche: 
https://www.agi.it/cronaca/airbus_stato_renzi_conte_costi-4234111/news/2018-08-03/

venerdì 12 febbraio 2016

Air Force Renzi, segreto di Stato sul contratto del mega-aereo. Le informazioni sono “top secret”. - Stefano Feltri e Carlo Tecce



Tutti i documenti della trattativa tra Palazzo Chigi, Alitalia e Ethiad sono stati segretati: hanno cioè bisogno di un permesso speciale per essere maneggiati. La spiegazione ufficiale è che sull’Aibus A340-500 è previsto che viaggino, oltre al presidente del Consiglio, anche il presidente della Repubblica e membri del governo.

Scordatevi di sapere quanto paga Palazzo Chigi per il nuovo mega-aereo voluto dal premier Matteo Renzi, rassegnatevi a non sapere se si tratta di un salasso per il contribuente italiano o di un benefit concesso da James Hogan e dalla sua Etihad nell’ambito della trattativa che ha portato la compagnia araba ad acquisire il 49 per cento di Alitalia: sull’Airbus A340-500, meglio noto come Air Force Renzi, è tutto un segreto. Ed è segreto perché il contratto è stato segretato.
Non è un gioco di parole, ma la spiegazione ufficiale che arriva da Palazzo Chigi. All’articolo 17, il codice degli appalti prevede che si possa derogare agli obblighi di trasparenza e di gara “per i contratti al cui oggetto, atti o modalità di esecuzione è attribuita una classifica di segretezza” e anche “per i contratti la cui esecuzione deve essere accompagnata da speciali misure di sicurezza, in conformità a disposizioni legislative, regolamentari o amministrative”. Visto che sull’Air Force Renzi è previsto che viaggino, oltre al premier, anche il presidente della Repubblica e membri del governo, Palazzo Chigi ha giustificato il ricorso alla procedura di segretazione. Oltre all’accordo nascosto con Etihad, in questa circostanza, i documenti collegati hanno ottenuto una protezione ancora maggiore: una classificazione di riservatezza.
In Italia ci sono quattro livelli di segretezza per le “informazioni la cui conoscenza non autorizzata sia idonea a recare pregiudizio agli interessi fondamentali della Repubblica”, come recita il glossario del Dis, il coordinamento dei Servizi segreti prezzo la Presidenza del Consiglio. In ordine crescente di segretezza, le informazioni possono essere classificate come Riservato (R), Riservatissimo (RR), Segreto (S) e Segretissimo (SS). A differenza del segreto di Stato vero e proprio, per questi livelli di sicurezza non è precluso l’accesso alle informazioni per l’autorità giudiziaria che, però, deve “curarne la conservazione in modo da salvaguardarne la riservatezza, assicurando il diritto delle parti coinvolte nel procedimento a prenderne visione”. Sul contratto, invece, può vigilare solo la Corte dei conti.
Tutta la pratica è stata gestita da Palazzo Chigi, coinvolgendo per lo stretto indispensabile il Tesoro e il ministero della Difesa, che si è occupato soltanto di alcuni passaggi amministrativi. Per quello che ne sappiamo finora, lo schema è questo: Palazzo Chigi paga un canone ad Alitalia che a sua volta lo paga all’azionista Etihad la quale, secondo quanto ha ricostruito La Notizia Giornale, a sua volta potrebbe essere ancora impegnata da un contratto di leasing con una delle società di noleggio del settore che ha comprato l’aereo da Airbus, l’azienda produttrice dell’A340-500 in servizio dal 2006. Alitalia non comunica il canone di leasing che versa a Etihad, Palazzo Chigi ha classificato l’informazione per tenerla coperta, Etihad non risponde.
Da parte sua, Alitalia ha precisato di non sostenere alcun onere nell’operazione se non quello per la “manutenzione ordinaria”. Neanche quella è stata messa a gara, pur non essendo – formalmente – l’Airbus A340-500 un velivolo Alitalia, bensì del suo partner industriale Etihad. Che bisogno c’era di costruire questa complessa struttura contrattuale? Palazzo Chigi non poteva fare direttamente un contratto con Etihad o con la compagnia di leasing titolare della proprietà ultima del velivolo? La risposta sembra essere, ancora una volta, nell’esigenza di segretezza di tutta l’operazione.
Secondo quando spiegano fonti di Palazzo Chigi al Fatto, Alitalia è stata “scelta” (quindi senza alcun tipo di gara) perché nella ex compagnia di bandiera, oggi completamente privata, lavorano persone in possesso del Nos, il Nulla osta di sicurezza. Cioè il permesso concesso dalla Presidenza del Consiglio “che consente alle persone fisiche la trattazione di informazioni classificate riservatissimo o superiore”. Il Nos non è necessario per fare lavori collegati a contratti che richiedono “speciali misure di sicurezza” o con la classifica “riservato”. Questo significa che sotto il contratto segretato dal governo Renzi ci sono informazioni e documenti che hanno bisogno di un permesso speciale per essere maneggiate.
Nel 2010 il governo Berlusconi confermò che dentro la Rai c’era un gruppo di giornalisti dotati di Nos che serviva per “l’espletamento di incarichi di natura amministrativa e non riguarda l’attività giornalistica”. Ci furono molte polemiche sulle reali mansioni di questo gruppo di giornalisti che aveva anche mansioni non giornalistiche. Ma il mistero è rimasto. Come sull’Air Force Renzi. Almeno per ora.