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sabato 21 maggio 2016

LE OPERE D'ARTE SOTTRATTE ALLA MAFIA IN MOSTRA A REGGIO CALABRIA (FOTO). - Dominella Trunfio

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Camminando tra un quadro di Dalì e uno di Ligabue sorge spontaneo chiedersi in quale parete di casa Gioacchino Campolo, il cosiddetto re dei videopoker di Reggio Calabria, li tenesse appesi.
Tra i beni confiscati a Campolo, un patrimonio di oltre 300 milioni di euro tra immobili e slot machine, finito nel mirino della Dda per i suoi rapporti organici con la ‘ndrangheta, ci sono infatti anche delle opere d’arte restituite in questi giorni alla città calabrese.
Fanno parte oggi, infatti, di una grande mostra di 125 metri quadrati allestita nel neonato Palazzo della cultura intitolato a Pasquino Crupi, compianto intellettuale calabrese.
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Ci sono quadri di Salvador Dalì, di Fontana, di Carrà, di Ligabue, di Sironi e De Chirico, una collezione scoperta nel 2010 tra gli immobili di Campolo. In cucina, nel corridoio, nella camera da letto, un patrimonio immenso composta da 125 tele che percorrono la storia dell’arte dal Seicento al Novecento.
Che fosse veramente un esperto d'arte è tutto da vedere, dimostrazione ne è il fatto che tra i quadri non mancano i falsi, in tutto 19 tra cui uno di De Chirico e un Picasso. Insomma la storia del truffatore che viene truffato.
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Foto: greenMe.it

mercoledì 2 ottobre 2013

Palermo, l’ex sindaco Cammarata passa all’Agenzia dei beni confiscati alla mafia. - Giuseppe Pipitone

Palermo, l’ex sindaco Cammarata passa all’Agenzia dei beni confiscati alla mafia


L'esponente del Pdl lascia il posto da docente di scuola superiore e viene assunto dall'ente che gestisce gli immobili sottratti alla criminalità. Nel curriculum, anche una condanna per essersi fatto curare la barca da un dipendente comunale. Protestano il movimento di Orlando e l'M5S. Il direttore Caruso: "Ha fatto domanda e l'ho accolta, operazione a costo zero".

Di tornare a fare il suo mestiere non ne ha evidentemente voglia. Sarà per questo che Diego Cammarata, fino al gennaio del 2012 sindaco pidiellino di Palermo, sta cercando in qualche modo di sottrarsi alla monotonia della sua professione originaria:  dopo dieci passati con la fascia di primo cittadino in spalla, tornare a fare il docente di diritto in una scuola superiore non deve essere proprio il massimo. L’ex sindaco meno amato d’Italia – come fu definito dati alla mano dalla speciale classifica del Sole 24 Ore – ha quindi preso carta e penna per chiedere di essere trasferito come dipendente pubblico a un altro ufficio: l’Agenzia per i Beni confiscati alle associazioni criminali.
L’ente è stato istituito nel 2010 per gestire le migliaia di immobili che vengono confiscati ogni anno alle mafie, e per cercare di restituirli alla collettività. L’ex sindaco prenderà servizio il 3 ottobre, evitando quindi di doversi recare in aula ogni giorno per fare lezione: al contrario si entrerà nella sede dell’ente in via Vann’Antò a Palermo, per coadiuvare il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’agenzia. Una nuova occupazione quella di Cammarata che però non è stata per nulla digerita da molti. In prima linea il consigliere comunale Alberto Mangano, fedelissimo di Leoluca Orlando che ha seguito nel nuovo Movimento 139. “E’ l’ennesima umiliazione che il governo nazionale ci sta facendo subire – attacca il consigliere comunale – mentre il sindaco Orlando auspicava che l’agenzia adottasse misure più snelle per utilizzare i beni confiscati ai mafiosi e destinarli a fini sociali, adesso con la riapparizione dell’ex sindaco invisibile, tutto si complicherà ulteriormente”.
La definizione di “sindaco invisibile” fu coniata anni fa dal vignettista satirico Allegra, che raffigurava l’ex primo cittadino soltanto con un bicchiere di vino e una racchetta sospesi nel vuoto, a testimoniare la latitanza del primo cittadino dall’amministrazione attiva della città. Polemici anche gli esponenti palermitani del Movimento Cinque Stelle: “Questo governo di larghe intese – dice il deputato Riccardo Nuti – dimostra giornalmente che non c’è possibilità di lavorare per il bene comune. Nominare in un settore così delicato, sensibile ed importante una persona che ha distrutto per anni una città unica come Palermo dimostra che non c’è volontà di cambiare rotta”.
Ad accogliere la domanda di trasferimento di Cammarata è stato il direttore Caruso in persona. Che difende la bontà della sua scelta. “Ho accolto la domanda di Cammarata – ha detto – come avrei fatto per qualsiasi dipendente della pubblica amministrazione. Siamo in grave carenza di organico, come ho detto più volte. Qui nessuno vuole venire perché non ci sono incentivi economici o di carriera, quindi la domanda di Cammarata è stata ben accetta. Inoltre, tutti gli oneri sono a carico dell’amministrazione di provenienza, quindi per noi è un’operazione a costo zero”.
L’Agenzia per i beni confiscati ha in questo momento soltanto trenta dipendenti, a fronte di migliaia di immobili da gestire. Cammarata però non è esattamente un qualsiasi dipendente della pubblica amministrazione. Se non altro perché nell’aprile è stato condannato in primo grado a tre anni di reclusione per abuso d’ufficio e falso: un dipendente di una società comunale invece di recarsi al lavoro, gestiva la barca dello stesso Cammarata, in quel momento ancora sindaco. Dopo essersi dimesso da primo cittadino, l’esponente del Pdl provò già una volta a evitare il ritorno tra i banchi di scuola: venne infatti nominato consulente del Senato per la redazione di un disegno di legge sulla spending review.
“Può un ex primo cittadino commissariato per aver portato al dissesto finanziario la sua città essere chiamato come consulente al Senato per un disegno di legge sui tagli di spesa negli enti locali?” si chiese l’allora senatore dell’Idv Fabio Giambrone. Cammarata rispose pochi giorni dopo rinunciando all’incarico di consulente di Palazzo Madama. Un anno dopo ci riprova: questa volta occupandosi di antimafia. L’importante e non tornare tra cattedre e studenti.
 Twitter:@pipitone87