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martedì 20 ottobre 2020

Prima noi. - Rino Ingarozza

 

Certo che la Lega è in continua evoluzione.

È partita con "Prima la Lombardia"
poi è passata a "Prima il Nord/est"
Subito dopo ....."ma si, aggiungiamo anche il Nord/ovest" e quindi "Prima il nord .... ma nord nord"
Ma quasi quasi ....aggiungiamo anche la Toscana, l'Emilia Romagna e la Liguria. E allora.... "Prima il nord nord, ma anche il nord un po' meno nord".
Passano gli anni e ...... ma si, facciamo pace con Roma ladrona e mettiamoci anche le Marche e l'Umbria.
E allora ......"Prima il nord nord, il nord un po' meno nord, e il centro"
Poi arriva Salvini e ......"Ma io ho sempre amato Napoli, il suo dialetto, Peppino di Capri, le canzoni classiche e i neomelodici. "🎶🎶..Dicitencellu a sta cumpagna vosta...🎶🎶🎶🎶".
E Matera? Amo i sassi. Anche se prima me li tiravano addosso.
E Crotone? Il bel mare di Crotone, la sua storia, Pitagora.
E Poi Bari, quella vecchia e quella nuova. E Palermo? Mamma mia Mondello ....
E Cagliari? Ajo'......E Campobasso, con i suoi musei.
Insomma tutto il sud.
E quindi ....."Prima il nord nord, il nord un po' meno nord, il centro, il sud e le isole".
Si narra che qualcuno lo avvicino' e gli sussurro' in un orecchio "Segretario, si chiama Italia. Quello che ha detto prima va bene, lo ha studiato bene. Anche la canzoncina ha imparato a memoria. Ora mi raccomando, non sbagli il nome".
Ok, disse lui, e allora Prima l'Itaglia.
"Italia, segretario, Italia. Senza la "G" gli suggerirono ancora.
E allora fu ......Prima l'Italia e prima gli itagliani. "Italiani ....segrata' italiani ........e che caxxo".
Il testimone passò di mano in mano.
Prima Bossi, poi Maroni e, infine, Salvini.......il grande, irreprensibile Matteo Salvini. Non sapevo facesse politica (direbbe Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo). Di male in peggio.
Pian piano, però, iniziarono a venir fuori molte magagne della Lega.
Il suo fondatore, Umberto Bossi, venne addirittura condannato, in maniera definitiva, a otto mesi di reclusione, per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
In pratica i soldi che noi tutti, con le nostre tasse, donavamo al suo partito, lui li usava per cose personali. Si ristrutturo' il palazzo dove viveva. Pago' la laurea all'estero del figliolo prediletto, detto "'il trota" e tante altre porcherie.
Voi vi chiederete se Bossi abbia scontato la pena. Certo, assolutamente, anzi la sta ancora scontando e sapete dove? A San Vittore? No..... Acqua .....dai, sforzatevi .....vi arrendete? Ma certo ... a palazzo Madama, sede del Senato italiano. Lo hanno premiato. Tu rubi? Sei idoneo per fare il Senatore. "Logica Lega" credo si chiami. Ma mica c'è solo lui, in parlamento, ce ne sono tanti. Indagati e anche condannati.
Poi arriva l'era Maroni. Resta poco come segretario del carroccio. Viene subito candidato ed eletto come Presidente della regione Lombardia.
Anche lui, per non essere da meno, del suo predecessore, anzi, dei predecessori (e cioè Bossi come leader della Lega e Formigoni come ex Governatore della Lombardia) si becca la sua bella condanna ad un anno, per aver favorito l'assunzione di due sue ex collaboratrici.
"Non potevo essere da meno" avrà pensato il buon Maroni. "Mica sono più fesso di loro". E si, hai proprio ragione ......qui nessuno è fesso.
In mezzo a queste porcate, altre storie losche, come quelle del loro tesoriere (tale Belsito) che aveva addirittura fatto sparire "la cassa" della Lega, usandola per uso personale, per pagare le multe del figlio di Bossi e addirittura investendo in diamanti. Sarà in galera, direte voi. No, è stato salvato dalla prescrizione.
Non sarà per questo motivo, che tutti i partiti, non vogliono allungare i tempi della prescrizione, come chiesto dal movimento 5 stelle? A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, diceva Andreotti (e lui se ne intendeva).
E Cota? Di Cota, presidente della regione Piemonte, ne vogliamo parlare? Questo con i soldi nostri si comprava, tra l'altro, le mutande.
Rigorosamente verdi. ....🎶🎶🎶 Mi ricordo mutande verdi...🎶🎶🎶
Poi arriva la ciliegina ....... i 49 milioni. Di questo si sa tutto e non mi dilungo. Dico solo ....immaginate se tutti quelli che ricevono una cartella esattoriale, dall'ufficio delle entrate e riscossioni, chiedessero una dilazione di pagamento in 80 anni?
Infine arrivano i camici di Fontana, scoperti dal miglior programma della televisione italiana (Report) e i suoi conti all'estero. In qualsiasi paese del mondo, chiunque fosse stato trovato con le mani nella marmellata, come è stato trovato lui, si sarebbe dimesso. Lui no, è ancora lì. Con la scusa della presunzione di innocenza. Ma de che.... se è talmente evidente quello che è successo. Hanno persino raddoppiato gli incarichi alla figlia avvocato. Con tanti avvocati disponili, la regione Lombardia dà incarichi alla figlia del suo Presidente. Questi si credono padroni delle istituzioni. E poi (notizia fresca fresca) la gestione "abusiva" di un maneggio, a Varese da parte della moglie e della cognata di Giorgetti (numero due della Lega), così, tanto per non farsi mancare niente. 🎶🎶 Oh oh cavallo. Oh oh cavallo, oh oh 🎶🎶 . Anche questa cosa, scoperta da Report. Per non parlare di centinaia di indagati in tutta Italia.
Certo, lo so, c'è anche Salvini indagato per sequestro di persona, ma per questo aspettiamo l'esito del processo (se mai si celebrerà). La vicenda dei rubli russi e la vivenda dei commercialisti ..di cui Salvini ...."Nenti sacciu".
Anche questa storia, vedremo come andrà a finire.
Non c'è che dire. Nel corso di tutti questi anni ne hanno fatte di cotte e di crude. Questa è la Lega che si candida a guidare il nostro paese. Questo è il partito che dovrebbe scrivere le regole, imporre le leggi agli altri. Sarebbe come affidare la cassa a Diabolik o a Arsenio Lupin.
C'è da dire, però, che sono stati coerenti. Si sono evoluti. Sono passati da prima il nord nord, il nord un po' meno nord, il centro, il sud e le isole a quello che era sempre il loro progetto, la loro idea di Stato, il loro motto originario, e cioè:
Prima noi.

martedì 6 ottobre 2020

Lega, nuovo record: scoperte altre 100 operazioni sospette. - Davide Milosa

 

Milano - La Finanza lavora su nuovi documenti di Bankitalia: da Bossi a Salvini, 10 anni di flussi finanziari dei professionisti vicini al partito.

Flussi di denaro per milioni di euro e operazioni sospette. La Procura di Milano, nell’ambito dell’inchiesta sul caso Film Commission e sui commercialisti vicini alla Lega di Matteo Salvini, ora indaga su questo. L’accelerazione è arrivata anche dopo il vertice con i colleghi di Genova che stanno lavorando sulla scomparsa dei 49 milioni di rimborsi pubblici dalle casse partito. Da giorni la Guardia di finanza di Milano sta studiando cento segnalazioni per operazioni sospette (Sos), elaborate dall’Antiriciclaggio di Banca d’Italia, che riguardano gli uomini vicini alla Lega coinvolti o solo citati nel fascicolo milanese e in quello ligure.

I documenti raccontano gli ultimi dieci anni di flussi finanziari, a partire dal 2010, epoca in cui era operativa la vecchia Lega di Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito. Si tratta di documenti che non sono stati depositati e che non coincidono con le note dell’Antiriciclaggio di Banca d’Italia allegate agli atti del fascicolo. Insomma, materiale inedito allo studio della Finanza.

Vi rientrano così tutte le attività che nel tempo hanno riguardato i due commercialisti vicini alla Lega e cioè Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Tutte le società a loro collegate, anche quelle, emerge dagli atti, nelle quali risultano soci politici di rilievo del Carroccio, come il tesoriere Giulio Centemero e il senatore bresciano Stefano Borghesi. Nello specifico si tratta della Stp, società di commercialisti contabili, già oggetto di segnalazione, il cui capitale iniziale per quanto riguarda Centemero è arrivato in parte da denaro pubblico.

Sul tavolo anche le attività connesse agli imprenditori vicini alla Lega. Tra questi Francesco Barachetti, l’elettricista ed ex consigliere comunale di Casnigo vicino di casa di Di Rubba che ha ricevuto parte del denaro pubblico frutto della vendita dell’immobile di Cormano dalla società Andromeda di Scillieri alla fondazione Lombardia Film Commission (Lfc). Denaro che lo stesso Barachetti girerà a società riferibili al duo Di Rubba-Manzoni. Negli ultimi anni Barachetti, che ha un vecchio precedente per spaccio e che oggi è indagato per peculato nell’indagine sui presunti fondi neri della Lega, ha ricevuto dal partito lavori per oltre due milioni di euro. Sotto la lente vi sono poi le attività dell’imprenditore bergamasco Marzio Carrara che non risulta indagato. Allo studio della Finanza, come scritto dal Fatto, c’è un pacchetto societario acquistato a 5,5 milioni anche da Carrara e Di Rubba e rivenduto solo 4 mesi dopo a 29 milioni all’imprenditore bergamasco Mario Francesco Pozzoni (non indagato). Carrara negli anni è risultato tra i fornitori della Lega. Nuove segnalazioni riguardano il caso dell’associazione Maroni presidente e il presunto giro di fatture false riferito in parte al parlamentare leghista Fabio Boniardi (non indagato) titolare di una tipografia nel Milanese. L’associazione riguarda l’indagine genovese e 450mila euro usciti e rientrati nella casse della Lega. Unico indagato per riciclaggio, Stefano Bruno Galli, assessore regionale lombardo alla Cultura.

Una montagna di carte dalle quali quindi potrebbero uscire novità di rilievo. Non a caso, nello scambio di atti dalla procura di Genova a quella di Milano, vi sono i risultati delle perquisizioni disposte dai pm liguri nel 2018 a carico dei commercialisti bergamaschi. Nel cd, ora allo studio della Finanza, ci sono gli assetti societari dell’imprenditore bergamasco Angelo Lazzari, il cui nome è associato a sue società, una in Lussemburgo che, si legge in una Sos agli atti, hanno gestito “indirettamente” la società Taac riferibile a Di Rubba e Manzoni. In particolare Taac, risulta dall’analisi dell’Uif della Banca d’Italia, è stata controllata indirettamente dalla spa Prima fiduciaria “attraverso – si legge – l’interposizione di svariate imprese due delle quali riconducibili a Lazzari, ovvero la lussemburghese Ivad sarl e la Sevenbit Srl”.

Dalla lista dei nomi vicini alla nuova Lega di Salvini spunta anche quello del commercialista Michele Scillieri, arrestato settimane fa con Di Rubba e Manzoni. Su Scillieri che nelle intercettazioni spiegava di aver un “cassetto” da aprire pieno di notizie rilevanti, emerge un secondo dato importante. Dalle perquisizioni successive agli arresti di settembre a uno degli indagati, è stata trovata una pen-drive sulla quale è caricato il backup del computer di Scillieri. Un elemento che come per le cento sos promette sviluppi interessanti. L’inchiesta sui presunti fondi neri della Lega non si ferma.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/06/lega-nuovo-record-scoperte-altre-100-operazioni-sospette/5955791/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-10-06

sabato 15 agosto 2020

“Salvini mi ha rubato 6 milioni di euro” Le accuse di Brigandì. - Stefano Vergine

“Salvini mi ha rubato 6 milioni di euro” Le accuse di Brigandì

Soldi - L’ex avvocato del Carroccio.
Una truffa da 6 milioni di euro realizzata da Matteo Salvini. È quanto sostiene Matteo Brigandì – ex parlamentare della Lega Nord, già membro del Csm, per anni avvocato del partito e di Umberto Bossi – in una denuncia indirizzata alla procura di Milano e datata 12 agosto 2020. Una ventina di pagine che Il Fatto ha potuto leggere, nelle quali Brigandì ripercorre gli eventi salienti che dal 2012 a oggi hanno trasformato la Lega da partito federalista a forza nazionalista, da Bossi a Salvini, da Lega Nord a Lega Salvini Premier. Una denuncia in cui la politica si mischia al denaro, in particolare ai 49 milioni che ancora oggi pesano come un macigno sulle finanze del vecchio Carroccio. Perché – questo è il succo del ragionamento di Brigandì – Salvini ha fatto “sparire i soldi”.
Al centro della querela c’è una scrittura privata datata 26 febbraio 2014. Quel giorno, a Milano, s’incontrano Bossi, Brigandì, Salvini e Stefano Stefani, allora tesoriere leghista. Lo scandalo della truffa sui rimborsi elettorali, la laurea in Albania del Trota e gli investimenti finanziari in Tanzania avevano già costretto Bossi alle dimissioni. Da segretario della Lega, Salvini quel giorno deve risolvere una grossa grana. Il Carroccio rischia di vedersi sequestrare 6 milioni di euro. Sono soldi che il partito dovrebbe versare a Brigandì per 13 anni di lavoro. “Somma concordata con contratto scritto, stipulato fra me e la Lega nel 2012”, scrive Brigandì nella denuncia. L’accordo prevede una specie di armistizio tra la coppia Bossi-Brigandì e il duo Salvini-Stefani. Armistizio che Brigandì riassume così: “Io rinunciavo ai 6 milioni di euro e, in cambio, Salvini si impegnava a una serie di azioni volte a garantire che il pensiero politico di Bossi e dei suoi collaboratori non fosse completamente gettato alle ortiche”. Tra le varie condizioni, l’accordo sottoscritto da Salvini prevedeva che Bossi – allora come oggi presidente della Lega Nord – potesse scegliere il 20% dei candidati leghisti.
“Nulla di quanto stipulato è mai stato rispettato da Salvini”, sostiene però Brigandì. Che infatti passa al contrattacco. Salvini “si è premurato di stipulare un accordo transattivo, che evidentemente considerava vantaggioso, al solo fine di guadagnare tempo prezioso per poter occultare il denaro. Denaro che avrebbe, invece, dovuto darmi di lì a qualche giorno”. Nella sua denuncia l’ex avvocato di Bossi ricorda che al momento dell’accordo del 2014 il partito aveva ancora parecchio denaro sui conti. Come dire: l’avvocato sarebbe potuto passare subito all’incasso. Ma non lo fece, scrive nella denuncia, perché “ritenevo fondamentale che fossero garantiti idonei spazi politici per l’On. Bossi direttamente – e anche per il sottoscritto indirettamente”. La tesi è che l’accordo sia servito a Salvini per comprare tempo e nel frattempo far sparire i soldi dalle casse padane, così da non poter più restituire all’avvocato i 6 milioni di euro di parcelle arretrate.
“A ciò si aggiunga, come ulteriore dimostrazione delle intenzioni truffaldine di Salvini, che poco dopo – denuncia Brigandì – è stato creato un altro partito, Lega Salvini Premier, che oggi è al vaglio dei giudici penali proprio in quanto parrebbe che esso sia stato costituito al fine di ostacolare o sviare i creditori (non solo io, ma anche lo Stato) per impedire loro di ottenere quanto dovuto”.
La denuncia a Salvini arriva dieci mesi dopo la condanna in primo grado per Brigandì a due anni e due mesi per infedele patrocinio e autoriciclaggio. Secondo il tribunale di Milano, da avvocato della Lega Brigandì è stato infedele ai suoi doveri professionali notificando a se stesso un decreto ingiuntivo che gli ha permesso di incassare quasi 1,9 milioni di euro. Un fatto che il legale stesso ricorda nella denuncia con l’obiettivo di suffragare la sua tesi: l’accordo privato con Salvini, che prevedeva tra le altre cose un armistizio giudiziario tra le parti, non è stato rispettato perché la Lega si è costituita parte civile.