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giovedì 10 marzo 2016

Adozioni internazionali. Tutte le bugie del governo. . Chiara Rizzo



«La Cai operativa? Ma se si è riunita solo nel 2014. È un soviet». Intervista a Simone Pillon, avvocato, membro della commissione.
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola – Un clamoroso calo delle adozioni internazionali di cui quasi nessuno parla, mentre il dibattito mediatico è per lo più concentrato sulla, non meno importante, stepchild adoption. Eppure, l’Italia – per anni paese modello in tutto il mondo per l’accoglienza (nazionale e internazionale) in famiglia di minori – vive un brusco cambio di tendenza. Una rivoluzione all’incontrario. Il governo Renzi come risponde al problema della flessione? Semplicemente nega che vi siano problemi. Lo scorso 5 marzo, rispondendo in Senato a due interrogazioni presentate da Carlo Giovanardi e Maurizio Sacconi, il rappresentante dell’esecutivo in aula (che quel giorno era, va ricordato, il sottosegretario alle politiche Agricole Andrea Olivero) ha rassicurato tutti: «L’operatività della commissione, intensissima negli ultimi mesi, è pienamente garantita e in atto». «Ma quando mai? Ci siamo visti una volta in due anni», denuncia a Tempi Simone Pillon, avvocato, membro della suddetta commissione.
Pillon, non siete pienamente operativi?
No. Lo scorso 19 marzo è stata l’ultima volta che ho inviato una richiesta di convocazione della commissione con posta elettronica certificata e la mia richiesta non è stata nemmeno riscontrata. Non ho avuto alcuna risposta. La commissione non viene convocata dal 27 giugno 2014.
Si tratta della riunione in cui il magistrato Silvia Della Monica è stata nominata vicepresidente della commisione?Sì, è stata la prima riunione presieduta dall’attuale vicepresidente, che però fa anche la presidente.
Scusi, ma la presidenza non l’ha assunta su di sé il premier Matteo Renzi?
In teoria presidente della Cai dovrebbe essere il presidente del Consiglio o qualcuno da lui delegato tra i membri dell’esecutivo. Ci dovrebbe poi essere anche un organo tecnico, rappresentato dal vicepresidente, che deve essere una persona diversa. Nell’interrogazione parlamentare del 5 marzo, Olivero ha semplicemente spiegato che «la scelta del presidente del Consiglio di tenere su di sé la competenza delle adozioni internazionali, delegando le sue funzioni alla vicepresidente Silvia Della Monica, è stata gradita in sede internazionale». Il vicepresidente, poi, dovrebbe essere un magistrato con esperienze in giustizia minorile.
Invece?
Ho guardato il curriculum che è stato pubblicato online e non ne ho trovato traccia. È stata consigliere di Cassazione e magistrato a Firenze prima. È stata anche senatrice in quota Pd. Non mi risultano esperienze nel settore minorile, ma se qualcuno ha notizie diverse sono pronto ad ascoltare.
Ma in questa prima riunione del 2014, Della Monica cosa vi ha detto? Vi avrà presentato il suo programma per guidare la Cai, no?
Ci ha detto che ci saremmo aggiornati presto perché quel giorno doveva correre in Senato. La riunione del 2014 è durata dieci minuti. Una successiva riunione non è mai stata fissata.
Magari Della Monica si è rimboccata le maniche da sola, e ha continuato a lavorare in tutto questo tempo.
No. La vicepresidente non può prendere decisioni di alcun tipo in assenza della commissione, e le decisioni non possono essere operative se non vengono prima ratificate dalla Cai. L’unica cosa che è accaduta dal 2014 è che abbiamo assistito a una violenta rivoluzione della norma giuridica, perché un organo democratico, la commissione, è diventato monocratico e qualsiasi decisione abbia adottato il vicepresidente è priva di ratifica.
Il 5 marzo, invece, il sottosegretario Olivero ha garantito: «Nell’ambito dei rapporti internazionali, si è lavorato intensamente in questo anno, con esiti molto importanti. La commissione ha invitato e ricevuto molte delegazioni per importanti sessioni di lavoro».
Quello che so è che le adozioni sono crollate e che molti paesi stranieri si lamentano dell’assenza della commissione che non avvia i contatti necessari, a livello burocratico, per aprire nuovi canali. Moltissime famiglie mi chiamano perché non hanno alcuna notizia, addirittura ce ne sono state alcune che mi hanno raccontato di essere state convocate dalla vicepresidente, lasciate attendere ore, per poi non essere ricevute. La vicepresidente dice di voler fare “poche ma buone” adozioni. La verità è che si è trasformato un virtuosissimo sistema di collaborazione pubblico-privato qual era la Cai – un sistema copiato pure dagli Stati Uniti – in una specie di scatola vuota. Anzi peggio, oggi la Cai è divenuta un soviet in cui tutto passa dal volere e dal capriccio di una singola persona.
Lei ha chiesto dei chiarimenti?
Ho denunciato pubblicamente quanto accade. Ogni tanto mi convoca qualche senatore per chiedermi se ci sono novità e provare a far pressioni sul governo, ma allo stato attuale è tutto fermo.
A suo avviso c’è una motivazione dietro tutto quello che starebbe avvenendo in seno alla Cai?
Certamente. Io penso che c’è una motivazione culturale alla base di tutto quello che sta accadendo: demolire la collaborazione tra pubblico e privato che era in atto nella commissione, per imporre una visione “statocentrica” dove il privato è sottomesso allo Stato che fa e disfa a suo piacimento.

Se la C.A.I., Commissione per le Adozioni Internazionali, non si riunisce dal 2014, tutta questa gente, tra cui la presidentessa - nonché vicepresidentessa, senatrice del PD, e consigliera della Suprema Corte di Cassazione, che cosa fa?
COMPOSIZIONE DELLA C.A.I.
Presidente: Presidente del Consiglio dei Ministri, dott. Matteo RENZI. Per delega, Presidente è la Cons. Silvia DELLA MONICA
Vice Presidente: Cons. Silvia DELLA MONICA, consigliere di Cassazione
Componenti:
3 rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
1 rappresentante del Ministero degli Affari Esteri;
1 rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione;
1 rappresentante del Ministero dell'Interno;
2 rappresentanti del Ministero della Giustizia;
1 rappresentante del Ministero del Lavoro Salute e Politiche Sociali;
1 rappresentante del Ministero dell'Economia e delle Finanze;
4 rappresentante della Conferenza unificata Stato-Regioni;
3 rappresentanti delle associazioni;
3 esperti.
Non vi sentite turlupinati?
Cetta.

martedì 8 gennaio 2013

Alitalia: beffa agli italiani sotto la regia di Corrado Passera. - Gianluca Paolucci



Che fine hanno fatto "i patrioti" che nel 2009 avevano promesso di salvarla per conservarne l'italianità? Tutti grandi buffoni, che con il tempo, per un motivo o un altro, si sono dileguati.

ROMA (WSI) - Parliamo quando avremo tutti gli elementi, dice il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera a proposito della cessione della compagnia che fu di bandiera ad Air France. Passera che, nella sua precedente vita di banchiere, è stato anche il gran regista dell’operazione che portò i «patrioti» a controllare la compagnia con la benedizione del governo Berlusconi lasciando fuori l’invasore francese. 

In effetti, a quattro giorni dalla scadenza degli accordi che imponevano di non vendere, tra i «patrioti» che nel 2009 hanno tenuto a battesimo la nuova Alitalia, in più d’uno ha dovuto passare qualche guaio e molti sarebbero felici di vendere. Iniziando dagli unici che hanno già detto addio, i fratelli Fratini, alle prese con una forte esposizione debitoria del loro gruppo che spazia dagli outlet al turismo di lusso. 

La loro finanziaria Fingen ha venduto nel 2011 alla Ottobre 2008, società controllata da Intesa Sanpaolo che ha portato così la sua partecipazione sopra al 10%. Sopra Intesa, socio e gran regista dell’operazione Cai realizzata ai tempi della gestione di Corrado Passera, ci sono i Riva con il 10,6%. 

Il caos Ilva ha portato una raffica di mandati d’arresto per gli esponenti del gruppo, mentre il vicepresidente Fabio Riva è ufficialmente latitante. 
Primo azionista è invece Air France. Le voci di un suo acquisto della compagnia sono state smentite ieri. Anche a Parigi, malgrado un mandato esplorativo assegnata a Lazard per studiare le opportunità, non se la passano tanto bene. 

Tra i patrioti di quell’inizio 2009 c’erano anche i Ligresti. Caduti nel frattempo in disgrazia, con penosa scia di indagini della magistratura, per i troppi debiti fatti e l’eccessiva leggerezza gestionale delle società quotate del loro gruppo.

Fondiaria Sai, titolare diretta della partecipazione in Alitalia, è così passata ai neo-patrioti di Unipol. E che dire di Francesco Bellavista Caltagirone, patron di Acqua Marcia? Dopo una lunga carcerazione preventiva terminata in dicembre è ancora indagato per truffa per le vicende del porto d’Imperia. 

Ma il suo gruppo immobiliare continua ad avere problemi di debito e liquidità, malgrado i vari piani di riassetto che si sono susseguiti dal 2010 in avanti. Poi c’è Antonio Angelucci, reuccio delle cliniche romane, editore e senatore Pdl. Da portantino a patriota, con qualche inciampo con la giustizia Se cercate informazioni su di lui non rivolgetevi a Wikipedia: la pagina è bloccata «per minaccia di azioni legali». 

Più recenti i fatti relativi all’immobiliarista Achille D’Avanzo, (Solido Holding): è indagato a Napoli dal novembre scorso, insieme all’ex numero uno del Sismi, Nicolò Pollari, per uno stralcio dell’inchiesta sulla P4. 

Tra i guai minori, da segnalare le liti di Marco Tronchetti Provera (Pirelli) con i soci Malacalza e il gruppo Gavio che nel frattempo ha perso il controllo di Impregilo, soffiata alla famiglia piemontese dai romani Salini, dopo una lunga battaglia non priva di colpi bassi. Chi di certo ci ha guadagnato è stato il gruppo Toto. Incassati 300 milioni per AirOne, continua ad incassare per girare gli Airbus prenotati dalla sua vecchia compagnia. 

Un buon affare, forse perfino troppo, dato che la nuova Alitalia ha avviato un contenzioso chiedendo indietro 20 milioni per una serie di magagne, emerse dopo l’acquisizione di AirOne da parte della compagnia. Chi sorride è Colaninno: la sua Piaggio ha chiuso il 2012, incrementando vendite e quota di mercato malgrado la crisi. La sua holding Immsi da ieri sorride un po’ di più. A mercati chiusi, ha smentito i contatti con Air France. Troppo tardi per frenare gli acquisti in Borsa, che nel frattempo avevano portato Immsi a guadagnare il 18%.