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martedì 8 gennaio 2013

Alitalia: beffa agli italiani sotto la regia di Corrado Passera. - Gianluca Paolucci



Che fine hanno fatto "i patrioti" che nel 2009 avevano promesso di salvarla per conservarne l'italianità? Tutti grandi buffoni, che con il tempo, per un motivo o un altro, si sono dileguati.

ROMA (WSI) - Parliamo quando avremo tutti gli elementi, dice il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera a proposito della cessione della compagnia che fu di bandiera ad Air France. Passera che, nella sua precedente vita di banchiere, è stato anche il gran regista dell’operazione che portò i «patrioti» a controllare la compagnia con la benedizione del governo Berlusconi lasciando fuori l’invasore francese. 

In effetti, a quattro giorni dalla scadenza degli accordi che imponevano di non vendere, tra i «patrioti» che nel 2009 hanno tenuto a battesimo la nuova Alitalia, in più d’uno ha dovuto passare qualche guaio e molti sarebbero felici di vendere. Iniziando dagli unici che hanno già detto addio, i fratelli Fratini, alle prese con una forte esposizione debitoria del loro gruppo che spazia dagli outlet al turismo di lusso. 

La loro finanziaria Fingen ha venduto nel 2011 alla Ottobre 2008, società controllata da Intesa Sanpaolo che ha portato così la sua partecipazione sopra al 10%. Sopra Intesa, socio e gran regista dell’operazione Cai realizzata ai tempi della gestione di Corrado Passera, ci sono i Riva con il 10,6%. 

Il caos Ilva ha portato una raffica di mandati d’arresto per gli esponenti del gruppo, mentre il vicepresidente Fabio Riva è ufficialmente latitante. 
Primo azionista è invece Air France. Le voci di un suo acquisto della compagnia sono state smentite ieri. Anche a Parigi, malgrado un mandato esplorativo assegnata a Lazard per studiare le opportunità, non se la passano tanto bene. 

Tra i patrioti di quell’inizio 2009 c’erano anche i Ligresti. Caduti nel frattempo in disgrazia, con penosa scia di indagini della magistratura, per i troppi debiti fatti e l’eccessiva leggerezza gestionale delle società quotate del loro gruppo.

Fondiaria Sai, titolare diretta della partecipazione in Alitalia, è così passata ai neo-patrioti di Unipol. E che dire di Francesco Bellavista Caltagirone, patron di Acqua Marcia? Dopo una lunga carcerazione preventiva terminata in dicembre è ancora indagato per truffa per le vicende del porto d’Imperia. 

Ma il suo gruppo immobiliare continua ad avere problemi di debito e liquidità, malgrado i vari piani di riassetto che si sono susseguiti dal 2010 in avanti. Poi c’è Antonio Angelucci, reuccio delle cliniche romane, editore e senatore Pdl. Da portantino a patriota, con qualche inciampo con la giustizia Se cercate informazioni su di lui non rivolgetevi a Wikipedia: la pagina è bloccata «per minaccia di azioni legali». 

Più recenti i fatti relativi all’immobiliarista Achille D’Avanzo, (Solido Holding): è indagato a Napoli dal novembre scorso, insieme all’ex numero uno del Sismi, Nicolò Pollari, per uno stralcio dell’inchiesta sulla P4. 

Tra i guai minori, da segnalare le liti di Marco Tronchetti Provera (Pirelli) con i soci Malacalza e il gruppo Gavio che nel frattempo ha perso il controllo di Impregilo, soffiata alla famiglia piemontese dai romani Salini, dopo una lunga battaglia non priva di colpi bassi. Chi di certo ci ha guadagnato è stato il gruppo Toto. Incassati 300 milioni per AirOne, continua ad incassare per girare gli Airbus prenotati dalla sua vecchia compagnia. 

Un buon affare, forse perfino troppo, dato che la nuova Alitalia ha avviato un contenzioso chiedendo indietro 20 milioni per una serie di magagne, emerse dopo l’acquisizione di AirOne da parte della compagnia. Chi sorride è Colaninno: la sua Piaggio ha chiuso il 2012, incrementando vendite e quota di mercato malgrado la crisi. La sua holding Immsi da ieri sorride un po’ di più. A mercati chiusi, ha smentito i contatti con Air France. Troppo tardi per frenare gli acquisti in Borsa, che nel frattempo avevano portato Immsi a guadagnare il 18%. 


martedì 20 novembre 2012

BILDERBERG ROMA/ Ecco i nomi di chi ha partecipato e perché. Obiettivo finale: svendere l’Italia. - Viviana Pizzi


bilderberg_roma


I centrotrenta potenti del mondo, coloro che decidono le sorti dell’economia (e non solo) mondiale, si sono incontrati a Roma il tredici novembre scorso. Si tratta del cosiddetto Gruppo Bilderberg le cui riunioni sono sempre avvolte dal massimo della segretezza. L’incontro doveva tenersi all’Hotel Russie ma, per maggiore riservatezza - data la concomitanza con il festival del Cinema - è stato spostato in Campidoglio. I beneinformati pensavano che il meeting si dovesse tenere alle 18 ma è stato invece spostato a un’ora dopo quando gli ospiti stranieri si sono riversati in piazza del Campidoglio.
I PARTECIPANTI ITALIANI E STRANIERI
Alle 19.45 è stato visto entrare Ignazio Visco, governatore della Banca Centrale; un quarto d’ora dopo il ministro del Lavoro Elsa Fornero, seguito dal presidente del Consiglio Mario Monti, avvistato intorno alle 20.30. Tra i ministri del governo tecnico erano presenti anche Corrado Passera (delega allo Sviluppo Economico) e Francesco Profumo titolare del dicastero all’Istruzione
Tra gli altri invitati Mauro Moretti, ex sindacalista della CgilAngelo Cardani, presidente di AgcomFulvio Conti dell’EnelAnna Maria Tarantola presidente della RaiFederico Ghizzoni, amministratore delegato di UnicreditPaolo Scaroni, amministratore delegato di EniFranco Barnabè di Telecom ItaliaAlberto Nagel ad di MediobancaEnrico Cucchiani di Mediaintesa Rodolfo de Benedetti del Gruppo Cir.
Dall’estero sono invece arrivati Tom Enders, Ceo della EadsMarcus Agius di Barclays, il canadese Edmund Clark boss della Td BankKenneth Jacobs numero uno di Lazard e l'americano capo dell'Alcoa Klaus Kleinfeld.
C’erano anche il francese Henri Castries presidente del gruppo Axa, il tedesco Josef Ackermann presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Executive Committee Deutsche Bank, lo statunitense Keith Alexander comandante dell’Us Cyber Command e direttore dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale, lo spagnolo Joaquin Almunia vicepresidente Commissario per la concorrenza Commissione Europea, lo statunitense Roger Altman presidente della Evercore Partners, il portoghese Luis Amado presidente del Banco Internacional do Funchal, il norvegese Johan Andresent proprietario e amministratore delegato della Ferd, il finlandese Matti Apunen direttore Finnish Businness and Policy Forum Eva, il turco Ali Babacan vice primo ministro per gli affari economici e finanziari, il portoghese Francisco Pinto Balsemao presidente e Ceo di Impresa ed ex primo ministro, il francese Nicolas Baverez Partener della Gibson Dunn & Crutcher LLP, il francese Christophe Béchusenatore e presidente del Consiglio Generale del Maine et Loire, e il turco Enis Berberoglu editore del quotidiano Hurriyet.
Tutti i nomi presenti sono personaggi abitualmente chiamati a partecipare agli incontri del Bilderberg anche quando si tengono in altre nazioni. A questi se ne aggiungono altri che restano segreti nonostante gli insiders provino in tutti i modi a stanarli. 
I TEMI DELLA DISCUSSIONE
Di cosa si è discusso in questo vertice mondiale di governanti e banchieri di tutte le specie? Dell’andamento economico del globo, questo è certo nonostante non arrivino conferme ufficiali. E tenendosi in Italia, nel vertice si sarà discusso molto probabilmente di eurozona e degli andamenti economici di nazioni che non ce la fanno a stare al passo con la tabella di marcia imposta dai mercati.
Indiscrezioni raccontano però che, oltre a euro-questioni, durante l’incontro siano state affrontate anche tematiche legate alla politica italiana.
E infatti la domanda che si pongono gli italiani è che cosa ci facesse il premier Mario Monti a questo incontro insieme alla sua squadra di governo, praticamente al completo salvo rare eccezioni. Monti è un habitué del Bilderberg, tanto è vero che in passato ha già preso parte ad altri incontri insieme a Paolo Scaroni di Eni e Franco Barnabè di Telecom Italia.
Da fonti interne a Palazzo Chigi arrivano però soltanto dei rumours: Mario Monti avrebbe presentato una relazione su come far uscire l’Italia dalla crisi economica in cui è sprofondata. Manovre finalizzate a perseguire gli scopi dei vertici più alti delle banche mondiali, che coincidono però con le tanto agognate misure di impoverimento del Paese Italia messe in campo negli ultimi dodici mesi. Sempre secondo indiscrezioni emerge che si è parlato anche di un eventuale commissariamento dell’economia dei paesi più deboli della zona euro tra i quali oltre alla Grecia e alla Spagna guarda caso figura proprio l’Italia.
Perché mai l’incontro è stato previsto proprio a Roma e come mai alcuni ministri del Governo sono stati invitati alla mensa del Re? Probabilmente – e siamo nel campo delle ipotesi, perché di conferme ufficiali non ne arriveranno mai - i potenti del mondo hanno chiesto garanzie politiche ed economiche proprio ai banchieri di casa nostra, sempre disponibili e asserviti nei confronti delle lobby mondiali. 
LE CONSEGUENZE PER L’ITALIA: ACCELERATA SUL MONTI BIS
Gli osservatori più attenti ritengono che si sia chiesto all’Italia di rispettare i patti e garantire, quindi, con il risanamento del debito pubblico attraverso la tassazione ai cittadini, la stabilità economica che le banche pretengono. Non per nulla la maggior parte degli appartenenti al Bilderberg rappresentano i più potenti istituti di credito del mondo. Tutto questo però potrebbe portare al disastro per l’Italia.
Una tesi portata avanti anche dal giornalista russo Daniel Estulin, specialista delle influenze del Bilderberg sull’economia mondiale, che parlando di Mario Monti, ha svelato il piano per la distruzione dell’Italia, risultante dal rispetto dei patti con il Bilderberg.
Qualunque governo che cercherà di ripagare questo debito distruggerà il proprio paese, tutto quello che finora si è fatto è stato obbligare i cittadini a pagare il debito pubblico gonfiato dagli interessi usurai della finanza internazionale e aggravato nell’eurozona, dall’impossibilità di ricorrere, a costo zero, all’ossigeno della moneta sovrana. Dal momento che non possiamo pagare e non può farlo nemmeno il governo, allora ci si rivolge alle istituzioni finanziarie internazionali. Chiunque tenta di farlo distruggerà il proprio paese”.
Con molta probabilità a Mario Monti è stato chiesto di impegnarsi ancora personalmente nella politica italiana per permettere che il sistema bancario continui ad avere la meglio sulla nostra economia. E questo, con qualsiasi altro premier, non sarebbe stato possibile come con il Professore. 
IL DOPO BILDERBERG E LE DICHIARAZIONI IN KUWAIT
Solo in questa chiave è possibile spiegare le dichiarazioni che lo stesso Mario Monti ha rilasciato nella sua recente visita in Kuwait dove ai petrolieri asiatici si è presentato come l’unico in grado di poter fornire garanzie in vista di futuri investimenti in Italia.
"Non posso garantire per il futuro – questo ha dichiarato Mario Monti a chi gli chiede se abbia fornito in Kuwait garanzie sull'affidabilità dell'Italia dopo il suo mandato - chi governerà deve avere come obiettivo quello di continuare a garantire crescita, giustizia, lotta a corruzione e evasione. Le valutazioni sono ai minimi e servono capitali per la crescita. Abbiamo illustrato a potenziali investitori che è il momento in cui i titoli a reddito fisso e le valutazione delle imprese in Italia sono bassi”. Tradotto: venite a comprare che vendiamo a prezzi stracciati.
Dopo la riunione del Bildeberg lo stesso Monti ha assicurato però che “i conti pubblici stanno avviando un percorso di risanamento e le riforme sono sulla strada giusta: questo permetterà ai paesi euro, nel loro insieme e individualmente, di diventare più solidi e stabili".
Il premier ha anche ricordato che l'Italia ha adottato tutti gli strumenti necessari per rendereil paese più attraente agli investitori del Golfo.
“Appena il mio governo si è insediato – ha anche sostenuto - abbiamo avviato una politica di risanamento dei conti basata su rigore ed equità, che ci permetterà di raggiungere nel 2013 il pareggio di bilancio”. Lo ha fatto citando anche le riforme strutturali adottate dal suo governo: quella del sistema pensionistico che rende sostenibile il sistema previdenziale per i conti pubblici, la riforma del mercato del lavoro e tutta una serie di provvedimenti per aumentare la concorrenza e favorire la liberalizzazione dei servizi e delle professioni.
Una serie di passaggi che fanno intuire quello che molte forze politiche vorrebbero che fosse reso pubblico. Il Bilderberg ordina a Monti di continuare a governare per la stabilità del sistema nel nostro Paese. A danno di chi? Dei cittadini che continueranno a vedersi impoveriti ogni giorno di più mentre i soldi pagati con le loro tasse andranno a colmare - in maniera insufficiente - il debito pubblico. Creando però disoccupazione, povertà e disperazione. E ricchezza per le banche, ça va sans dire.

sabato 17 novembre 2012

Helzapoppin' all'italiana.



Le immagini sono tutto. I fotogrammi accelerati dell'Italia, in apparenza sconnessi, hanno la logica dell'ultima spiaggia, del prossimo 8 settembre. Viviamo in un Helzapoppin'all'amatriciana. Istantanee. L'elicottero che porta in salvo Passera e i sottosegretari dalla furia degli operai del Sulcis. Fini, Napolitano e Schifani che ridono e scherzano mentre si apprestano a modificare la legge elettorale. I fumogeni sparati dal ministero della Giustizia sui manifestanti a Roma (qualche magistrato sarà esiliato in Guatemala o nella Terra del Fuoco per punizione?). Cinque comparse impalate come stoccafissi su un palco a rispondere a domande prepagate nell'imitazione di supereroi che dovrebbero salvare il Paese. Uno con il telefonino per i suggerimenti da casa. La Toscana devastata, la gente sui tetti delle auto o schiacciata sotto un ponte, solo per una perturbazione temporalesca più abbondante del solito. Berlusconi nell'imitazione della mummia di Tutankamon con l'itterizia giallo cagarella da elezioni stampata sul volto. I salotti esclusivi dei talk show dove le disgrazie del Paese servono a far aumentare lo share e a rendere felici mummie politiche, come Forminchioni e Polverini, sedute in poltrona o sui trespoli, l'intervistatore di partito pensoso. L' aeroporto di Fiumicino trasformato in una discarica. Renzi sindaco errante. La guerra totale in Medio Oriente ormai alle porte trattata come notizia di cronaca. L'importanza quotidiana h24 di Casini in televisione. L'election day, ma anche no, lo sbarramento al 42,5%, al 40%, ma anche no, la preferenza diretta, ma anche no, il premiolino del 10% al primo partito, ma anche no, eliminare il M5S, ma anche sì. I conti risanati di Rigor Montis con il debito pubblico schizzato a 2.000 miliardi (si possono risanare i conti aumentando il debito? Si. Certo. Miracolo! Miracolo bocconiano!). La legge anti corruzione che premia i corrotti. Monti in loden, la Frignero in tailleur. La Val di Susa militarizzata come l'Afghanistan. Il tabernacolo di Bersani. Nuove liste elettorali di giornata, come le uova: la montezemola libera e bella, la giannina con il papillon, la tremontina no global. Il sangue dei ragazzi che colpiscono il manganello con le loro facce. Lo spread crescente tra stipendi dei politici (e dei tecnici al governo) e quelli degli impiegati e degli operai. Il fisco più "leggero" per le famiglie dei disoccupati. La trattativa Stato mafia scomparsa dai media dopo le telefonate quirinalizie di Mancino. Gli esodati al mattino, pensionati la sera ed esodati ancora il giorno seguente. La metastasi dell'ILVA, la peste di Taranto. I voti comprati dalla 'ndrangheta in Lombardia a 70 euro e in Sicilia dalla mafia a 300 euro (è l'Italia a due velocità mafiose).
Qualsiasi somiglianza tra l'Italia e la realtà è puramente casuale.



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