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mercoledì 18 novembre 2020

“Etihad, la promessa di Di Maio: il governo non sarà parte civile”. - Antonio Massari

 

Processo crac Alitalia, ecco il cablo dell’ambasciata.

Il governo italiano, in “gesto di amicizia” nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, rinuncerà a costituirsi parte civile nel procedimento penale su Alitalia-Etihad che si è concluso a Civitavecchia. Ad annunciarlo, secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, negli incontri dell’8 e 9 novembre con il suo omologo degli “emiratini” Abdallah bin Zayed Al Nahyan. Di Maio smentisce al Fatto di aver preso questo impegno. La notizia è però contenuta in un documento ufficiale: un cablo non classificato, dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi, a firma dell’ambasciatore Nicola Lener e protocollata, l’11 novembre scorso, con il numero 1.682. Oggetto: “Visita dell’onorevole ministro negli Eau. Quarta sessione del dialogo strategico”. Un documento inviato a tutte le ambasciate, da quella croata a Zagabria fino all’Algeria, inclusa la Direzione generale degli affari politici del ministero degli Esteri.

Leggiamo cosa riporta il cablo in questione. L’esordio riguarda i preliminari della “quarta sessione del dialogo strategico bilaterale”, a partire dalla cena offerta dallo sceicco Abdallah bin Zayed Al Nayan “nel pieno rispetto dei protocolli Covid-19 qui vigenti” durante la quale il ministro Di Maio ha “incontrato il ministro dell’Economia Abdullah Al Marri, il ministro della Tolleranza e Commissario generale degli Eau per Expo2020 Duibai, lo sceicco Nahyan bin Mubarak Al Nayan e la ministra di Stato per la Cooperazione internazionale e direttore generale della società Expo2020 Reem Al Hashimi”. “Su tali incontri – scrive l’ambasciatore – riferisco a parte”. All’interno del punto 2 del documento riporta poi il dialogo sulla vicenda Alitalia-Etihad.

“È stato quindi affrontato – si legge nel cablo – il delicato dossier Alitalia, su quale come noto, i due ministri avevano avuto una conversazione nei giorni scorsi, dopo che l’omologo emiratino aveva indirizzato all’on. ministro una preoccupata lettera, alla luce delle possibili conseguenze sui manager di Etihad del procedimento penale aperto nel nostro paese”.

Il 20 febbraio scorso, infatti, la Procura di Civitavecchia ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione dell’indagine – si contano 22 indagati – accusati di concorso in bancarotta fraudolenta di Alitalia. Tra gli indagati illustri – da Luca Cordero di Montezemolo a Roberto Colaninno, da Jean Pierre Mustier a Corrado Gatti ed Enrico Laghi – figura anche James Hogan, consigliere del cda di Alitalia e amministratore delegato di Etihad. E anche altri manager legati alla compagnia araba come Mark Ball Cramer e Duncan Naysmith.

“Non sarà una rivoluzione ma una evoluzione, vogliamo rendere Alitalia più sexy” aveva annunciato James Hogan nel 2014 quando, per il salvataggio di Alitalia, Etihad mise in cantiere un investimento complessivo di 1,758 miliardi di euro. Ad Abu Dhabi non è parsa molto sexy, però, la prospettiva di vedere i suoi manager finire sotto processo. E torniamo così all’incontro tra Di Maio e lo sceicco Abdallah bin Zayed Al Nayan. Ad accompagnarli c’erano il capo di gabinetto Ettore Sequi, il direttore generale per gli affari politici Sebastiano Cardi, il capo della segreteria particolare Cristina Belotti. Riguardo le “conseguenze” del “procedimento in corso nel nostro paese” sui “manager Etihad” il cablo spiega che “il ministro Di Maio, nel far presente che in base al nostro ordinamento il governo non può interferire in un procedimento giudiziario in corso, ha indicato di aver chiesto al commissario unico di Alitalia, Leogrande (Giuseppe, ndr), di costituire un gruppo negoziale per definire le questioni contrattuali pendenti con la controparte e di aver invitato le autorità emiratine, attraverso una lettera indirizzata all’ambasciata a Roma, a fare altrettanto”.

E poi arriva il punto più caldo del cablo: “Egli ha anche fatto presente che, quale gesto di amicizia nei confronti degli Eau, il governo rinuncerà a costituirsi parte civile nel processo penale”. E ancora: “Abdallah ha ringraziato per l’apertura manifestata dall’on. ministro, auspicando che la questione possa evolversi ‘in un modo che possiamo controllare’, perché altrimenti essa rischia di produrre un impatto su future decisioni emiratine di investimento nel nostro Paese. ‘Ricordo – ha aggiunto – che fu il governo italiano a chiederci di entrare in Alitalia’. Sul punto è intervenuto anche il ministro Ali Sayegh, che ha indicato, senza elaborare oltre, che ‘nel sistema italiano ci sono precedenti di soluzioni di analoghe questioni nel settore dell’aviazione civile’, insistendo che il partenariato tra Alitalia ed Etihad è stato reso possibile da un’intesa tra i due governi e augurandosi che possano esservi sviluppi positivi entro l’anno”. Di Maio al Fatto smentisce di aver assunto questo impegno. Fonti della Farnesina spiegano che la proposta di non costituirsi parte civile è stata invece avanzata dagli Emirati arabi uniti (Eau) e non da Di Maio. Quando facciamo notare che la notizia in nostro possesso è stata trascritta in una fonte ufficiale – il cablo in questione – la Farnesina, attraverso fonti diplomatiche, conferma l’esistenza e il contenuto del cablo. “Evidentemente – precisa la Farnesina – l’ambasciatore non ha ben compreso quanto si sono riportate le parti”. Deve aver frainteso quindi anche il ringraziamento del ministro Abdallah bin Zayed Al Nayhan. Il punto è che, anche alla Farnesina, non devono aver ben compreso qualcosa: il contenuto del cablo. Dall’11 novembre a oggi non ci risultano altri cablo sulla questione con errata corrige annessi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/18/etihad-la-promessa-di-di-maio-il-governo-non-sara-parte-civile/6007413/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-11-18

mercoledì 23 gennaio 2019

"L'Air Force Renzi un aiuto di Stato ad Alitalia" Corte dei Conti in picchiata sull'aereo in leasing.



L'Airbus strapagato e mai usato. Etihad non lo rivuole: verso il ricorso al Tar.

Roma L'Airbus A-340, meglio conosciuto come Air Force Renzi, che l'attuale governo sta cercando di ridare indietro a Etihad, sarebbe finito al centro di un'inchiesta della Corte dei conti, che starebbe indagando per capire il perché un velivolo che all'epoca in cui fu preso in leasing valeva sul mercato non più di 50 milioni di euro sia stato, invece, fermato dall'esecutivo di allora per 168 milioni 205mila euro.
Ammontare che sarebbe stato versato man mano se il contratto fosse stato portato a termine.
Il sospetto è quello di un aiuto di Stato ad Alitalia, società che all'epoca in cui sugli scranni di palazzo Chigi sedeva l'ex premier Matteo Renzi, era già in forte crisi. E che dall'operazione, senza far nulla, incassò 7,3 milioni di euro, a cui si aggiunsero 31 milioni per la manutenzione. Ma sulle tracce di possibili inghippi starebbe anche la magistratura ordinaria che, secondo fonti del Giornale, starebbe per tirar fuori la verità sul perché l'uomo di punta del Giglio magico e i suoi ministri vollero a tutti i costi quell'aereo così antieconomico e inutile.
La storia è semplice da raccontare e di fronte agli occhi di tutti.
Nel 2015 la presidenza del Consiglio chiese un parere all'Aeronautica militare su un possibile leasing per l'A-340. La Forza armata, che all'epoca era guidata dal generale Pasquale Preziosa, dette parere tecnico negativo, indicando i vari svantaggi. La scelta, nonostante ciò, venne imposta. L'aereo arrivò in Italia e fu verniciato a settembre 2015, con la scritta «Repubblica italiana», quando ancora del contratto non c'era neanche l'ombra, così come i documenti non erano ancora stati firmati quando a dicembre i piloti italiani partirono per l'addestramento.
Peraltro, di quell'aereo non c'era necessità anche perché solo il 5 per cento dei voli di Stato era così lungo da aver bisogno di uno scalo di un'ora per il rifornimento di carburante e gli altri li facevano senza problemi i velivoli del 31esimo stormo. La dimostrazione sta nel fatto che Renzi non ha mai volato su quell'aereo.
Ma ci sono altri punti veramente poco chiari.
Anche i Falcon 900 dati alla Cai, l'agenzia di trasporto dei servizi italiani, sono andati via, come racconta qualche bene informato, «a parole». Partirono da Ciampino per essere riconfigurati da velivoli civili quando ancora non erano stati sistemati i documenti con Armaereo, la Direzione per gli armamenti aeronautici e l'aeronavigabilità.
Il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e il vicepremier Di Maio hanno fatto una vera e propria crociata, con tanto di teatrino con i giornalisti in hangar a Fiumicino, chiarendo che l'Air Force Renzi tornerà presto ai legittimi proprietari. La verità è che Etihad non ci pensa nemmeno a riprendersi un aereo che non serve più a niente, tanto che ha aperto un contenzioso con Alitalia, che rischia penali altissime, così come lo Stato italiano. Etihad avrebbe anche fatto ricorso al Tar.
Cosa certa è che tutti coloro che hanno cercato di osteggiare la corsa di Renzi verso l'acquisizione in leasing dell'aereo, prima o poi si sono trovati indagati dalla Procura militare per i motivi più disparati. Come è successo allo stesso Preziosa, accusato di accanimento nei confronti di un altro generale. È poi stato assolto, dimostrando la sua innocenza, ma anche di aver ragione sull'aereo. Altri, invece, sono saliti momentaneamente sul carro del vincitore, battendosi il petto per un velivolo che, lo ha dimostrato il tempo, è pronto per essere rottamato.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lair-force-renzi-aiuto-stato-ad-alitalia-corte-dei-conti-1632362.html?mobile_detect=false

sabato 12 luglio 2014

Alitalia, Camusso contro il governo: “Nessuna traccia della riduzione di esuberi”.



Solo questa mattina l'amministratore delegato della compagnia aerea, Gabriele Del Torchio, si era detto fiducioso rispondendo alla domanda dei giornalisti se oggi si chiudesse o meno la trattativa:"Sono fiducioso, andiamo avanti, davanti a noi c'è una prospettiva importante con Etihad". Il presidente Roberto Colaninno ha aggiunto che "non c'è nessun slittamento, tutto tranquillo, tutto normale".
Venerdì era stato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ad annunciare che gli esuberi per il caso Alitalia “si erano dimezzati”. Ma sabato dalla Cgil è arrivata la doccia fredda. “Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte ieri dai ministri, che ci sarebbe una significativa riduzione nel numero degli esuberi”, ha detto il segretario generale del sindacato, Susanna Camusso, entrando al ministero dei Trasporti per la trattativa Alitalia. L’operazione Etihad sarebbe “una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende”. Infine ha sottolineato che “le trattative hanno i loro tempi, se non risolvono i problemi non si può chiudere”. Un chiaro messaggio a Lupi che aveva dato un ultimatum per la chiusura a sabato mattina.
Il premier Matteo Renzi, “deve fare qualcosa di più”, ha detto dal canto suo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. ”Renzi – ha ricordato Bonanni – l’altro giorno ha parlato di Alitalia ma ora deve fare di più. Il governo deve garantire che i lavoratori in esubero vengano riassorbiti o avviati verso altre aziende”. In particolare il leader della Cisl ha chiamato in causa la società degli Aeroporti di Roma dei Benetton, Adr, che nei giorni scorsi ha smentito l’ipotesi di una riassunzione di lavoratori in esubero della compagnia. “Adr potrebbe fare qualcosa in più, scucendo qualche posto di lavoro”. La Cisl, in ogni caso, punta a chiudere la vertenza entro sabato: “Non si può andare avanti all’infinito. L’accordo va fatto, siamo allo showdown. Ieri abbiamo chiuso l’accordo con Fiat e questo dimostra che quando c’è la volontà si fanno accordi per il Paese. Simbolicamente Alitalia vale molto di più e ci deve essere l’impegno di tutti a chiudere –  ha sottolineato Bonanni – La Cisl è pronta a chiudere oggi perché questa storia non può andare avanti all’infinito”. E, parlando con i giornalisti, il leader della Cisl ha colto anche l’occasione per rivendicare la giustezza di quanto fatto nel 2008 “quando è stata scongiurata una svendita ad Air France. Sono contento di quanto è stato fatto allora perché ad Alitalia è stata garantita una tenuta ed ora la compagnia ha la possibilità di diventare quattro volte più potente di prima”, ha concluso.  
“Io credo che si debba fare qualsiasi sforzo per portare a casa la trattativa in giornata”, ha detto dal canto suo Giovanni Centrella dell’Ugl parlando alle telecamere di RaiNews24. “Bisogna essere responsabili – ha aggiunto – sia da parte dei sindacati sia dell’azienda e del ministero”. Sugli esuberi, il sindacalista ha aggiunto: “Noi non dobbiamo salvare solo i 980 lavoratori in mobilità, ma i 2251, con quelli che sono gli strumenti attuali”.
Solo in mattinata l’amministratore delegato della compagnia aerea, Gabriele Del Torchio, si era detto ottimista sul raggiungimento dell’accordo:”Sono fiducioso, andiamo avanti, davanti a noi c’è una prospettiva importante con Etihad”. Il presidente Roberto Colaninno aveva aggiunto che “non c’è nessuno slittamento, tutto tranquillo, tutto normale”.
In ogni caso l’ultimatum di Lupi non è stato rispettato dopo che il tavolo aperto venerdì è proseguito fino alle 4 del mattino “ma non è stata raggiunta un’intesa, ci sono ancora nodi da sciogliere”, hanno fatto sapere i sindacati che non prevedono una chiusura prima di domenica. In particolare, “deve essere approfondita la proposta Poletti sulla ricollocazione”. Quest’ultimo venerdì aveva spiegato che “per gli esuberi verrà utilizzato per la prima volta il contratto di ricollocamento previsto dalla legge di stabilità” e per il quale sono stati stanziati 15 milioni di euro. Si tratta di ”uno strumento che consente a chi è in mobilità di fare un accordo con l’Agenzia del lavoro del Lazio, con il supporto di un’unità di missione con all’interno i ministeri interessati: Lavoro e Infrastrutture, la Regione in collaborazione con l’Enac, organizzano la possibilità di costruire un percorso di ricollocamento”, aveva specificato Poletti.