Visualizzazione post con etichetta Gay. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gay. Mostra tutti i post

giovedì 12 febbraio 2015

Divorziati e risposati, cardinale Burke contro Bergoglio: “No ad aperture”. - Francesco Antonio Grana

Divorziati e risposati, cardinale Burke contro Bergoglio: “No ad aperture”

Il porporato americano, a cui il Papa ha affidato l’incarico onorifico di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, si scaglia contro di lui: "Non posso accettare che si possa dare la comunione a una persona che sta vivendo un’unione irregolare perché è adulterio. L'unione tra omosessuali non ha niente a che fare col matrimonio"

“Resisterò al Papa se ci saranno le aperture ai divorziati risposati e ai gay. Non posso fare altro”. Nuovo durissimo attacco del cardinale statunitense Raymond Leo Burke, tra i principali oppositori, anche nel Sinodo dei vescovi sulla famiglia dell’ottobre 2014, della linea aperturista incoraggiata da Bergoglio. Burke, classe 1948, nativo di Richland Center nel Wisconsin, viene nominato vescovo da san Giovanni Paolo II che lo ordina personalmente nella Basilica Vaticana il 6 gennaio 1995. Ma èBenedetto XVI a imporgli la berretta cardinalizia nel 2010 e ad affidargli il prestigioso ruolo di prefetto del Supremo Tribunaledella Segnatura Apostolica, la “Cassazione vaticana”. Ruolo dal quale Bergoglio lo ha rimosso, subito dopo il Sinodo, per affidargli l’incarico onorifico di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Una rimozione che, però, non è stata una conseguenza della posizione contraria al Papa che Burke ha assunto durante le due settimane di dibattito sinodale. Già prima dell’assemblea, infatti,Francesco gli ha aveva comunicato la sua intenzione di spostarlo dal vertice della “Cassazione vaticana”, ma che avrebbe voluto farlo soltanto dopo il Sinodo per fargli prendere parte al dibattito nelle vesti di capo dicastero della Curia romana. Burke, non nuovo ad attacchi durissimi contro Bergoglio, non ci sta a rimanere in silenzio nei mesi precedenti il secondo Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà nell’ottobre 2015 e dal quale dovranno uscire soluzioni concrete per l’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati.

Per il porporato, infatti, “non c’è dubbio che quello che stiamo vivendo è un tempo difficile, doloroso e preoccupante. Io non vorrei – sottolinea Burke – fare del Papa un nemico”. Anche se la sua opposizione alla linea di Bergoglio è netta e chiara: “Non posso accettare che si possa dare la comunione a una persona che sta vivendo un’unione irregolare perché è adulterio. E la questione delle unioni tra persone omosessuali non ha niente a che fare col matrimonio. Questa è una sofferenza che alcune persone hanno di essere attratte sessualmente, contro la natura, da persone dello stesso sesso”. Per il cardinale, quindi, nessun tipo di apertura per i divorziati risposati e nemmeno per gli omosessuali, nonostante Francesco abbia affermato, pochi mesi dopo la sua elezione: “Chi sono io per giudicare un gay?”. E alla vigilia del primo Sinodo sulla famiglia abbia chiesto di “prestare attenzione ai battiti di questo tempo”.

Per Burke, però, nonostante questo acceso dibattito, “la Chiesa non è minacciata perché il Signore ci ha assicurato, come ha detto a san Pietro nel vangelo, che le forze del male non prevarranno, non praevalebunt come diciamo in latino, che non avranno la vittoria sulla Chiesa”. Eppure gli attacchi del porporato contro Papa Francesco si intensificano e si fanno sempre più pesanti. “Molti – aveva raccontato Burke dopo il primo Sinodo – mi hanno manifestato preoccupazione in un momento così critico, nel quale c’è una forte sensazione che la Chiesa sia come una nave senza timone, non importa per quale motivo”.
E su Bergoglio aveva precisato: “Ho tutto il rispetto per il ministero petrino e non voglio sembrare di essere una voce contraria al Papa. Vorrei essere un maestro della fede con tutte le mie debolezze, dicendo la verità che oggi molti avvertono. Soffrono un po’ di mal di mare perché secondo loro la nave della Chiesa ha perso la bussola”. Eppure c’è chi in Vaticano ricorda che, una volta, per attacchi simili al Pontefice, a un cardinale sarebbe stata tolta la berretta rossa.

venerdì 14 dicembre 2012

Papa benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda.


Papa benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda

Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che quella sarebbe stata un ''regalo di Natale'' per tutti gli ugandesi anti gay. Ieri la signora è stata ricevuta in Vaticano come racconta nella sua home page il sito del Parlamento del paese africano. Petizione on line contro la norma.


Una legge contro l’omosessualità  – da approvare – che tra le ipotesi prevede la pena di morte. Succede in Uganda, uno dei 37 paesi nel mondo che considerano nel loro codice penale l’essere gay un reato. Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che questa norma sarebbe stata un ”regalo di Natale” per tutti gli ugandesi anti gay. La signora, come si legge sul sito del parlamento del paese africano, è stata ricevuta e benedetta ieri dal Papa che oggi, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, ha definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e donna “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Nella foto si vede Benedetto XVI accanto alla speaker. 
La legge anti-gay, “The Kill gay bill” duramente contestata, potrebbe essere approvata nei prossimi giorni e per questo sta crescendo la pressione del popolo del web. L’ultimo dato relativo alla petizione on line è che oltre un milione di persone hanno firmato l’appello promosso dalla web community Avaaz.org; “Ultime ore per fermare l’orribile legge anti-gay in Uganda” si legge sulla home page. “Chiediamo ai leader dell’Uganda e ai suoi maggiori paesi partner di unirsi a noi nel condannare ogni persecuzione e difendere i valori della giustizia e della tolleranza”, si legge nel testo della petizione.
Il disegno di legge, presentato dal deputato David Bahati, propone pene detentive più lunghe per gli atti omosessuali rispetto a quelle attualmente in vigore, tra cui l’ergastolo, ma nella sua bozza originale era prevista anche la pena di morte nei casi di omosessualità aggravata; se a commettere il reato per esempio è un malato di Hiv o se si hanno rapporti con minorenni. Nel presentare la legge la Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che sarebbe stata un ”regalo di Natale”. Il testo, definito lo scorso anno ”odioso” dal presidente americano Barack Obama, ha già scatenato una serie di proteste da parte di alcuni leader mondiali che hanno minacciato di sospendere gli aiuti in favore di Kampala. Chi dovesse vivere con una persona del suo stesso sesso, in caso di approvazione della legge, rischierebbe 14 anni di galera. 
“Quello che oggi papa Benedetto XVI ha anticipato quale messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà l’1 gennaio 2013 è probabilmente il peggiore di sempre: arma infatti gli omofobi di tutti i paesi con un invito ad una crociata senza quartiere contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso” commenta Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay, secondo il quale “leggere pero’ nelle altisonanti parole del pontefice che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è una minaccia per la giustizia e per la pace, oltre a qualificare da sé il messaggio, testimonia l’assenza di argomentazioni realistiche e sensate da parte della Chiesa Cattolica sull’argomento”.
Per Romani “il matrimonio anche per gay e lesbiche ha vinto e si sta affermando in tutto il mondo, in paesi governati sia da conservatori che da progressisti, e arriverà anche in Italia, al di la’ di questo canto del cigno. Certo, dopo il laico pronunciamento di ieri del Parlamento europeo a favore di unioni civili e matrimonio per persone dello stesso sesso votato democraticamente a maggioranza, non ci attendevamo di meglio da una teocrazia che rincorre su questi temi il peggior integralismo. Il messaggio anticipato oggi è tristemente coerente con la benedizione data ieri in Vaticano alla delegazione parlamentare ugandese guidata dalla portavoce Rebecca Kadaga, una delle più forti promotrici della ‘Kill the Gay Bill’, la legge che il parlamento ugandese si appresta ad approvare e che prevede la pena di morte per ‘omosessualità aggravata’. Con queste due azioni – conclude – Benedetto XVI continua a rappresentarsi come un apostolo di ingiustizia, divisione e discriminazione ai danni delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali. E’ necessario che la società civile e i rappresentanti politici, a tutti i livelli, facciano sentire le loro parole di condanna di fronte ad atti e parole così gravi”.
I N A U D I T O!
V E R G O G N O S O!