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mercoledì 31 luglio 2024

LA LISTA DEI RE SUMERI E GILGAMESH DI URUK.


 

Esiste una lista di re, chiamata “lista reale sumerica”, che risale, nella sua ultima compilazione, al 1900 a.C., durante la dinastia di Isin. In questa lista, la storia umana viene divisa in tre parti: un’epoca pre-diluviana e un’epoca post-diluviana.
Nella prima parte della lista troviamo un elenco di re, i cui periodi di reggenza sono conteggiati da una strana unità di misura, denominata “sar”, unità di misura che corrisponde a 3600 anni. I primi dieci re regnarono complessivamente per 240.400 anni. Alla fine di questa prima lista di re “mitici”, è scritto: “Il Diluvio cancellò ogni cosa. Dopo che il Diluvio spazzò via ogni cosa e la regalità fu discesa dal cielo, il regno ebbe dimora in Kish”.
Il Diluvio universale, per le genti sumeriche e per quelle che succedettero loro nei territori mesopotamici, era una realtà.
La Lista Reale continua con i sovrani di epoca post-diluviana, il cui periodo di reggenza non viene più calcolato in quella strana unità di misura, “sar”, ma in anni umani. E notiamo un’altra cosa: i re non regnano più per migliaia di anni, ma per svariate centinaia d’anni.
I sumeri non hanno un mito della creazione. Gli interventi su questo punto sono molteplici, molti studiosi si sono arrovellati sul perché questo popolo non abbia un mito della creazione e alcuni hanno voluto rinvenirlo in alcune righe molto fumose che parlano di “quando il cielo non esisteva e quando la terra non esisteva”; ma il dato incontrovertibile, al di là delle interpretazioni e delle disquisizioni, è che un mito della creazione sumerica non c’è. La ragione è semplice: leggendo i componimenti rinvenuti, ci si avvede immediatamente di trovarsi di fronte a un popolo che non filosofeggia, al quale non interessano le teogonie e tantomeno la teologia. I componimenti sono asciutti, schematici e hanno carattere narrativo. Tutto quanto ivi contenuto è percepito come una realtà – storica o mitica, non sta a noi dirlo – composta fondamentalmente di due temi: il diluvio universale, percepito come la rottura di un’antica alleanza tra uomini e dèi, e la perdita dell’immortalità da parte della razza umana.
Il terzo dato riguarda Gilgamesh di Uruk, che, secondo la nostra lista reale, è l’ultimo re a regnare per più di 100 anni, e sul quale è stata scritta la più antica epopea della storia, risalente – lo sappiamo dai sigilli cilindrici – addirittura a prima della nascita della scrittura. A partire da questi dati, con l’aiuto dei testi, cercheremo di capire qualcosa di più di questa prima civiltà umana conosciuta, che è assolutamente atipica: i testi sumerici sono sempre brevi, distaccati, privi di filosofia e a carattere narrativo. In essi, molto spesso, notiamo ripetizioni simili a litanie, come se per lungo tempo le storie fossero state tramandate da una tradizione orale. Alcuni studiosi, come sir Wooley, che lavorò agli scavi di Ur, hanno provato a teorizzare che il Diluvio non fosse stato, in realtà, che un’esondazione del fiume Eufrate, apparsa come un cataclisma universale dalle genti mesopotamiche. Questa teoria non è mai stata universalmente accettata e la ragione è semplice: chiunque abbia letto i racconti sul Diluvio e dell’importanza che questo ebbe non solo a Ur, ma per tutte le genti mesopotamiche e per altri ben noti e lontani popoli nel corso dei millenni, non potrà mai accettare una tesi del genere.
Gilgamesh è l’ultimo re a regnare per più di 100 anni. Era figlio di una dea: era quindi per 2/3 divino e per 1/3 umano. Perché per 2/3 divino, e non per metà? Perché la madre – non il padre – era divina: in questo dettaglio vediamo l’eco di antiche tradizioni, compresa quella egizia, in cui la matrilinearità del sangue era la garanzia della purezza della stirpe regale: modernamente, potremmo dire che Gilgamesh è per 2/3 divino perché il suo DNA mitocondriale appartiene alla razza divina. Sia come sia, la missione della sua vita è quella di recuperare l’immortalità perduta dalla razza umana che lui ritiene gli spetti di diritto. Per questo, dopo avere superato moltissime prove iniziatiche con l’amico Enkidu, giunge alla fine, da solo, nel luogo in cui si era ritirato Utnapishtim, l’ultimo immortale. Utnapishtim dice al re di Uruk che la sua immortalità è stata decretata dall’assemblea degli dei al completo, ma che ora il destino degli uomini è la morte: “e chi potrà riunire per te, o re, l’assemblea degli dei?”. Così, pur dicendogli che sarebbe stato impossibile raggiungere l’immortalità, Utnapishtim mette alla prova Gilgamesh e gli ordina di non dormire per sette giorni e sette notti, ossia sempre per il tempo mitico legato alla durata del diluvio. Gilgamesh, provato dal lungo viaggio, fallisce la prova. Ma la moglie di Utnapishtim gli confida che nell’Abzu, casa del dio Enki, cresce una pianta della giovinezza, e gli spiega come trovarla. Presa la pianta, il re di Uruk fa per tornare alla città, soddisfatto del suo viaggio, ma fa un errore: sulla via del ritorno, mormora fra sé che non avrebbe mai tenuto quella pianta solo per sé: l’avrebbe condivisa con tutti i vecchi della città, per riportare l’umanità al suo splendore. È allora che dalle acque del fiume esce un serpente, animale sacro a Enki, che divora la pianta e immediatamente cambia pelle, ringiovanendo. Ciò significa che Gilgamesh avrebbe potuto tenere la pianta per sé ma, nel momento in cui sceglie di condividerla con tutti, il dio Enki è costretto a riprendersela, perché Enki aveva giurato davanti all’assemblea che l’umanità non avrebbe potuto tornare a essere immortale. Il singolo, a quanto capiamo, sì, ma dopo prove terribili da superare in prima persona e che possono portare alla morte, come fu per Enkidu.
(Tratto da: La storia inizia a Sumer – dal mito al rito di Anna Bellon)

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domenica 28 luglio 2024

Gilgamesh

 

Gilgamesh, un re della storia antica, è alto non solo nella statura fisica ma anche nella sua leggendaria ricerca dell'immortalità. In quanto protagonista dell'Epopea di Gilgamesh, considerata la più antica opera letteraria sopravvissuta al mondo, Gilgamesh era un re di Uruk, un'antica città-stato della Mesopotamia, ora moderno Iraq. La sua storia, incisa in dodici tavolette di scrittura cuneiforme intorno al XVIII secolo a.C., trascende i confini del tempo, racchiudendo l'esperienza umana con i suoi temi dell'amicizia, della ricerca del significato e del desiderio di vita eterna.

La genitorialità di Gilgamesh è una miscela di divino e mortale, riflettente della sua straordinaria vita e capacità. Sua madre, Ninsun, era una dea conosciuta per la sua saggezza, mentre suo padre, Lugalbanda, era un re mortale di Uruk e una figura di notevole riverenza. Questo patrimonio divino-mortale ha reso Gilgamesh due terzi dio e un terzo uomo, dotandolo di una forza soprannaturale e di una complessità di carattere che ha alimentato la sua irrequietezza e ambizione.
Il regno di Gilgamesh in Uruk fu segnato dalla sua sfrenata brama per le donne, in particolare manifestata attraverso la sua pretesa di dormire con le spose la notte di nozze, pratica emblematica del suo potere tirannico. Questo comportamento ha spinto gli dei a creare Enkidu, mirando a controbilanciare gli eccessi di Gilgamesh. I suoi rapporti con le donne, tra cui rifiutare la proposta di matrimonio della dea Ishtar, mostrano il suo complesso rapporto con il desiderio e il potere. Rifiutare Ishtar, consapevole della tragica fine dei suoi ex amanti, riflette il suo momento di intuizione contro i capricci divini, invitando ulteriori sfide. Queste storie all'interno dell'epico non solo evidenziano i problemi del potere, ma catalizzano anche il viaggio di Gilgamesh verso la saggezza, sottolineando l'importanza della connessione umana e la comprensione della mortalità.
Tra i tanti racconti di Gilgamesh, la sua amicizia con Enkidu è forse la più commovente. Enkidu, un uomo selvaggio creato dagli dei come pari di Gilgamesh, si evolve da rivale a compagno amato. Le loro avventure, dall'uccisione del mostruoso Humbaba a sfidare il Toro del Cielo inviato dalla dea Ishtar, mostrano il loro legame e il potere trasformativo dell'amicizia. Tuttavia, la morte di Enkidu funge da punto di svolta per Gilgamesh, spingendolo in una profonda crisi esistenziale e accendendo la sua ricerca di immortalità.
L'aspetto fisico di Gilgamesh è descritto con attributi sorprendenti; si dice che fosse una figura imponente, alto 10-12 piedi. Questa immensa statura è illustrata vividamente nei racconti dove un leone adulto appare piccolo accanto a lui, e la sua formidabile forza è leggendaria. Molteplici statue e artefatti trovati in diverse regioni del mondo raffigurano Gilgamesh, mostrando le sue grandi dimensioni fisiche e rafforzando il suo status di figura di immenso potere e influenza.
La sua ricerca dell'immortalità lo conduce ai confini della Terra, cercando Utnapishtim, il sopravvissuto di una grande inondazione inviata dagli dei per purificare la terra. La storia di Utnapishtim riecheggia il racconto biblico di Noè e l'Arca, evidenziando antichi temi del giudizio divino e della redenzione. Nonostante i suoi sforzi, Gilgamesh apprende che la vita eterna è riservata agli dei, e ritorna a Uruk, comprendendo che la sua vera eredità risiede nelle conquiste durature della sua civiltà e nelle storie conservate nelle mura di Uruk stesso.
La città di Uruk, dove regnava Gilgamesh, è centrale per la sua epopea. Era una città di grande ricchezza e meraviglia architettonica, circondata da mura monumentali costruite dallo stesso Gilgamesh. La narrazione dell'Epopea di Gilgamesh menziona che la città è stata ricostruita dopo una devastante alluvione, una narrazione che risuona con i miti delle inondazioni presenti in varie culture del mondo. Questa sovrapposizione storica e mitologica indica i temi universali della distruzione, del rinnovamento e dello spirito umano duraturo.
In sostanza, l'Epopea di Gilgamesh è più di un mero racconto di avventura e ricerca dell'immortalità; è una profonda esplorazione delle paure umane, dei desideri e dell'inesorabile scorrere del tempo. Il viaggio di Gilgamesh, segnato dall'amicizia, dalla perdita e dall'accettazione dei limiti umani, continua a risuonare con i lettori millenni dopo che è stato iscritto per la prima volta nell'argilla, offrendo intuizioni senza tempo sulla condizione umana.

martedì 18 giugno 2024

ANUNNAKI

 

Nella sua ricerca di una saggezza senza pari, Gilgamesh si è imbattuto nel fiume del Tempo, una scintillante via d'acqua nascosta nel profondo di una foresta sacra. Le leggende sussurravano il suo potere di trasportare i viaggiatori in diverse epoche. Incuriosito, Gilgamesh entrò nelle sue acque, sentendo una corrente ultraterrena che lo trascina attraverso i secoli.
Primo, emerse nel passato antico, incontrando il leggendario re Alulim, che condivideva i segreti della civiltà antica e il mandato divino di governare con giustizia. Il fiume poi portò Gilgamesh in un futuro lontano, dove conversava con un discendente saggio e illuminato. Questo futuro re ha rivelato le innovazioni nella governance, nell'unità e nell'importanza senza tempo della compassione.
Questi viaggi temporali hanno arricchito la comprensione di Gilgamesh della leadership, fondendo l'antica saggezza del passato con le intuizioni progressiste del futuro. Tornando al suo tempo, implementa queste lezioni, trasformando Uruk in un faro di prosperità e armonia, una città dove le lezioni del tempo stesso hanno plasmato un presente glorioso e un futuro promettente.

lunedì 17 giugno 2024

Anunnaki.

 

Nel cuore di una desolata terra desolata, Gilgamesh scoprì l'ingresso del favoloso Labirinto delle Ombre, un labirinto che si dice manifesti le proprie paure più profonde. Spinto da un desiderio di padronanza di sé e una maggiore forza, si avventurava coraggiosamente nei suoi corridoi oscuri e tortuosi.
Mentre navigava nel labirinto, intorno a lui si formarono ombre, ognuna incarnava le sue paure più intime. Ha affrontato visioni della sua mortalità, la perdita del suo amato amico Enkidu e la potenziale caduta di Uruk. Ogni ombra ha messo alla prova il suo coraggio e la sua determinazione, cercando di intrappolarlo nella disperazione.
Attingendo alla sua forza interiore e alla saggezza ottenuta dalle prove passate, Gilgamesh affrontò e superò queste paure, rendendosi conto che erano solo riflessi della sua mente. Con ogni ombra conquistata, diventava più resistente, trasformando le sue vulnerabilità in fonti di potere.
Emergendo dal labirinto, Gilgamesh fu cambiato per sempre. Il viaggio attraverso le ombre aveva fortificato il suo spirito, accrescendo la sua leadership e approfondendo la sua empatia verso il suo popolo. Il racconto di Gilgamesh e il Labirinto delle Ombre divenne un simbolo di forza interiore, insegnando che la vera resilienza deriva dall'affrontare e superare le proprie paure più profonde.

mercoledì 17 aprile 2024

L'Epopea di Gilgamesh: caratteristiche e significato del poema.

Storia e significato del mito di Gilgamesh, nella cui epopea è narrata la ricerca dell'immortalità. Di cosa parla il poema mesopotamico

  1. L'Epopea di Gilgamesh
    1. Riassunto
      1. Il mito dell'immortalità
        1. Chi era Gilgamesh

        L'Epopea di Gilgamesh

        Statua di Gilgamesh
        Fonte: Getty-Images

        L’Epopea di Gilgamesh è uno dei poemi epici più antichi della storia dell’umanità, ed è ambientata nella città sumerica di Uruk. Il poema di Gilgamesh risale, infatti, al III secolo a.C., molto prima dei poemi di Omero (Iliade e Odissea).

        Le versioni iniziali dell'Epopea di Gilgamesh si fanno risalire intorno al 2000 a.C. e sono state originariamente redatte in forma numerica. Un gran numero di tavolette che narrano le gesta di Gilgamesh sono state scoperte in varie regioni della Mesopotamia e nelle terre di quelle culture che hanno avuto interazioni con l'impero assiro-babilonese. Il documento più antico che menziona Gilgamesh è datato tra il 2200 e il 2400 a.C. ed è stato scoperto nella biblioteca di Ebla, situata nell'odierna Siria. Sono state inoltre scoperte altre tavolette in Anatolia, scritte in lingua elamita, così come in Palestina e in altre aree della Mesopotamia.

        Le versioni dell'Epopea di Gilgamesh che possediamo oggi non sono in realtà originali del XII secolo, ma sono state trascritte nuovamente dagli scribi nel corso dei secoli. La versione più famosa e meglio preservata consiste in 11 tavolette d'argilla, che sono state ritrovate nella Biblioteca del Palazzo Reale di Assurbanipal, re assiro dal 669 a.C. al 628 a.C., nella città di Ninive. Oggi, questa epopea è riconosciuta come un tesoro culturale per l'intera umanità, al livello di opere immortali come la Divina Commedia, l'Iliade, l'Odissea e il Faust di Goethe.

        Riassunto.

        L’Epopea narra le gesta di Gilgamesh, sovrano sumero della città di Uruk (città sorta nelle vicinanze del Golfo Persico, oggi Iraq) alle prese con il più drammatico problema dell’uomo: la morte.

        All’inizio dell’opera, Gilgamesh viene descritto come possente ed eroico sovrano che si comporta da tiranno con il suo popolo fino a quando intervengono gli dèi che decidono di opporgli Enkidu. Enkidu è una creatura selvaggia ed animalesca, in contrasto con la cultura e la raffinatezza di Gilgamesh; forte e robusto quanto il dio sumero, vive sulle montagne con gli animali selvatici e non ha mai conosciuto un essere umano. Un giorno, incontrandosi con una donna perde la sua forza selvaggia e acquisisce intelligenza e sapere. Enkidu si reca ad Uruk per combattere contro Gilgamesh: lo scontro finisce in parità e tra loro nasce un forte legame di amicizia che li porterà ad essere inseparabili e a superare molte avventure eroiche insieme.

        Enkidu e Gilgamesh sono invincibili: insieme combattono ed uccidono Khubaba e il Toro Celeste. Gli dèi contrari alla morte di queste figure decidono di far morire Enkidu. Enkidu viene colpito da una misteriosa malattia e muore.

        Il mito dell'immortalità.

        Gilgamesh addolorato per la perdita del suo caro amico si trova per la prima volta ad affrontare il problema della morte: teme la morte e decide di cercare l’immortalità. Il sovrano sumero inizia un viaggio in cerca di risposte e si rivolge a Utnapishtim, unico uomo sopravvissuto al Diluvio Universale, a cui gli dèi hanno concesso la vita eterna.

        Utnapishtim gli rivela l’esistenza della pianta della giovinezza: il re di Uruk la trova in fondo al mare ma sulla via del ritorno la pianta viene mangiata da un serpente. Gilgamesh sconfitto, torna ad Uruk e accetta il suo destino di uomo mortale e muore.

        Chi era Gilgamesh.

        Gilgamesh era il più noto e celebrato sovrano di tutta la Mesopotamia e apparteneva alla prima dinastia di Uruk e il quinto re secondo la Lista Reale sumerica. “Il divino Gilgamesh suo padre è uno sconosciuto signore di Kullab, regnò 126 anni; Urlugal, figlio di Gilgamesh, regnò 30 anni”: Gilgamesh è visto dagli scribi sumerici come un essere divino, suo padre è uno sconosciuto, egli ha un figlio Urlugal che regna dopo di lui.

        Altre fonti parlano dell'eroe Lugalbanda come il marito della dea Ninsun e il padre di Gilgamesh. In altri documenti, Gilgamesh e Urlugal appaiono ancora assieme come padre e figlio. In altre iscrizioni si attribuisce a Gilgamesh la costruzione delle mura di Uruk.

        La lista reale sumerica proviene da Fara, una località dove Gilgamesh era annoverato tra gli dei sumerici. Quindi, il più antico documento a nostra disposizione caratterizza Gilgamesh come un essere divino, spesso invocato nelle iscrizioni reali in qualità di protettore in battaglia.

        https://www.studenti.it/gilgamesh-l-epopea.html#:~:text=Gilgamesh%20era%20il%20pi%C3%B9%20noto,secondo%20la%20Lista%20Reale%20sumerica.

        ANUNNAKI - Leslie Moonves

         

        Una tavoletta d'argilla che porta un testo filosofico molto profondo dell'Epica di Gilgamesh dalla Mesopotamia, e la traduzione del testo è la seguente:

        Dove stai cercando, Gilgamesh?
        Non troverai la vita che cerchi, perché quando gli dei crearono gli umani, decretarono la morte su di loro, e presero il controllo della vita. Quanto a te, Gilgamesh, abbi sempre lo stomaco pieno, sii felice giorno e notte, festeggia ogni giorno della tua vita, balla e gioisci giorno e sera. Rendi i tuoi vestiti puliti e luminosi, lavati con acqua, coccola il bambino tenendoti la mano e rendi felice la moglie tra le tue braccia. Questa è la parte dell'umanità.

        La tavoletta si trova al museo Pergamon, Germania

        giovedì 25 gennaio 2024

        Anunnaki, Nephilim, Gilgamesh.

         

        L'antica Sumer-Babilonia, come molte culture dell'antichità, produceva mitologie per spiegare il mondo che le circonda.
        L'epica di Gilgamesh è una di queste mitologie. Esistono diverse versioni del poema epico, ma la versione accadica a 12 tavolette è la più conosciuta. La storia è incentrata sull'amicizia tra il personaggio principale, Gilgamesh ed Enkidu.
        Gilgamesh, il re di Uruk, è un dio per due terzi e un terzo uomo. Ha oppresso il popolo di Uruk, così gli dei creano Enkidu per distrarre Gilgamesh. La loro improbabile amicizia si traduce in un viaggio di fantastiche avventure che portano alla morte di Enkidu.
        Una caratteristica importante di questa epica è una storia "inondazione" in cui un personaggio di nome Utnapishtim e sua moglie sopravvivono ad una grande inondazione e ottengono l'immortalità. L'esistenza di questa storia dell'alluvione, con le sue molte somiglianze con il racconto Genesis, indica una fonte comune.
        Piuttosto che copiare l'account delle inondazioni Genesis dall'Epica di Gilgamesh, entrambi i resoconti sono completamente separati di qualcosa che si è realmente verificato, ossia un'inondazione globale.
        Gli dei che appaiono nell'epica di Gilgamesh sono gli Anunnaki, un nome che probabilmente significa "quelli di sangue reale" o "prole principesco" nell'antica lingua sumera. In contrasto con questa mitologia pagana è il racconto biblico dei Nefilim.
        Chi erano i Nephilim?
        Biblicamente parlando, i Nefilim erano discendenti dei figli di Dio e figlie degli uomini (Genesi 6,1-4).
        Mentre ci sono diverse interpretazioni di questo passaggio, credo che coinvolga gli angeli caduti (figli di Dio) che assumono forma umana e si accoppiano con le figlie degli uomini (femmine umane), producendo così una razza di meticci angelico-umani.
        C'è una connessione tra gli Anunnaki e i Nephilim? Forse. È sicuramente interessante notare che sia il racconto delle inondazioni biblico che l'Epica di Gilgamesh menzionano esseri soprannaturali simili a divinità che interagiscono con l'umanità in relazione a un'inondazione globale.
        Quindi, è possibile che i miti sugli Anunnaki abbiano origine nella realtà che era il Nephilim?

        venerdì 27 ottobre 2023

        URUK, LA PRIMA CITTÀ DELLA STORIA.

        La città sumeria di Uruk è la città civile più antica abitata al mondo 6.500 - 4.000 anni prima di Cristo. Da essa è uscita la prima epica letteraria della storia, ovvero la famosa "Epopea di Gilgamesh", da cui è derivato il nome dell'Iraq, e in cui è stata registrata la prima addomesticazione del pollame. È stata registrata anche l'istituzione del sistema di irrigazione, agricoltura e architettura, e la prima scrittura nella storia è la scrittura cuneiforme sumera realizzata su tavolette di argilla. Uruk continua a conservare molti segreti, sorprendendo l'archeologia tradizionale in ogni nuovo scavo con storie che ci sono state nascoste per decenni, ma che stanno venendo alla luce... Uruk era una città che esisteva a sud sulle rive dell'Eufrate e da quel punto la sua cultura si diffuse in tutta la Mesopotamia fino a diventare la prima e più importante città del pianeta . Culla di re maestosi e leggendari come Gilgamesh. Un Uomo molto lontano da ciò che conosciamo come "umano" e più vicino ad un extraterrestre. Ma prima di parlare di Gilgamesh, dobbiamo menzionare le origini di una delle città più misteriose dell'antichità. Fu scoperta nel 1849 grazie a William Loftus, anche se gli archeologi più rinomati vi giunsero solo nel secolo successivo; 1912-1913. Julius Jordan insieme alla Società della Germania dell'Est scoprì in quel periodo il tempio di Ishtar , sorprendendolo con i suoi mosaici e mattoni. Ma ciò che più lo sorprese furono le rovine dell'antica muraglia che copriva l'intera città di 4.000 anni fa, che secondo studi successivi misurava più di 15 metri di altezza ed aveva una lunghezza di oltre 9 chilometri. Muro che fu costruito dal re Gilgamesh. Negli anni '50 Heinrich Lenzen trovò delle tavolette scritte nel dialetto sumero risalenti al 3.600 a.C. e che descrivevano Uruk come il primo centro urbano che utilizzava la scrittura come metodo di comunicazione comune e quotidiano. Tutti questi ritrovamenti dimostrarono, contrariamente a quanto tutti credevano all'epoca, che Uruk divenne non solo il primo insediamento umano urbano, ma anche il nucleo di una società , con una fiorente potenza economica superiore a qualsiasi altra. Inoltre, si distingueva nella successione di templi coronati da ziggurat e palazzi, che riuscirono ad ospitare nel 2.900 a.C. almeno 80.000 abitanti, trasformandola nella prima città del pianeta. Perché si distingueva così tanto dagli altri? Nel corso della sua storia, Uruk ha vissuto anche diverse fasi, la sua fondazione come insediamento neolitico intorno all'anno 6000 a.C. trasformandosi in una città potente e influente tra l'anno 4.000 e il 3.000 a.C. fino alla sua scomparsa dopo il 700 d.C. Tuttavia, non è ancora noto come Uruk sia diventata l'epicentro della società e abbia avuto un tale dominio, probabilmente, la sua potenza economica, avvenne grazie alla terra che esisteva nella valle dei due fiumi, che sicuramente gli faceva coltivare i migliori alimenti della zona. Forse questo attirò più persone che portarono alla pianificazione urbana, creando imprese in diverse regioni, facendo sì, che le persone non dovessero lottare per la propria sussistenza, dando loro l'opportunità di dedicarsi ad altri compiti, dando vita a tutti i tipi di attività, feste, arte e altro ancora. Ma negli ambienti teorici si ritiene che ci fosse stata un'influenza "divina" non appartenente a questo pianeta nello sviluppo della città. La persona che ha dato origine a questa città è stato Enmerkar, un essere che è nell'occhio del ciclone da... sempre. Zecharias Sitchin, uno dei più grandi studiosi dell'antichità, menziona addirittura la disputa che Enmerkar ebbe con il Signore di Aratta. Una disputa che si concluse con una grande tempesta che annullò una terribile siccità che aveva invaso Aratta, e di cui Enmerkar si approfittò per impadronirsi del suo regno. Le tavolette cuneiformi rinvenute a Ninive raccontano storie di giganti, strani mostri e, naturalmente, misteriose navi volanti. Di tutto questo, quello che attira maggiormente l'attenzione, è il racconto di Gilgamesh , considerato l'epopea più antica dell'umanità, addirittura più antico dell'Antico Testamento, che ne copiò chiaramente la storia sulla creazione, cambiando il nome di Gilgamesh in Noè. Un essere che più di 5.000 anni fa governava dispoticamente Uruk, e, alcuni testi storici, lo mostrano come qualcuno realmente esistito, ma con un'origine sconosciuta . Purtroppo la sua storia completa non è sopravvissuta al passare del tempo, ma quello che si può intuire nel resto delle tavolette rinvenute, mostra una storia di lotta, di vita e di morte. I Sumeri consideravano Gilgamesh come "L'uomo a cui tutte le cose erano conosciute " . Dicevano che fosse un ibrido tra gli dèi "venuti dal cielo" e gli umani. Inoltre si dice che non avesse difetti; Quando gli dèi lo crearono, lo fecero per due terzi un Dio e per un terzo uomo. Un essere perfetto. Come abbiamo potuto osservare, molte parti della “nostra storia”, raccontata dall'archeologia e dalla storia ortodossa e tradizionale, ci nascondono molti dettagli sulle nostre origini. Uruk ne è un chiaro esempio, insieme alle sue storie sugli Dei. 

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        sabato 30 settembre 2023

        Anunnaki, dei extraterrestri.

         

        Nella storia dell'umanità esistono numerose storie e leggende, una delle quali racconta l'esistenza di giganti preistorici, come gli "dei" noti come gli Anunnaki nella civiltà sumera.
        Secondo gli antichi registri, gli Anunnaki erano una specie extraterrestre avanzata che arrivava sulla Terra in cerca di oro. Nel tempo, si sono mescolati con gli umani, dando origine a una prole conosciuta come Gilgamesh.
        Oggi, gli archeologi hanno scoperto l'enorme tomba di re Gilgamesh, che si dice contenesse tecnologie avanzate che apparentemente erano oltre le capacità di quell'epoca.
        #GigantiAntichi #TombadiGilgamesh #TecnologiaAnticaAvanzata