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domenica 20 maggio 2018

QUANDO ''L'UNITÀ'' SULL'ORLO DEL CRAC FIRMAVA SUPERCONTRATTI AGLI AMICI DI RENZI . - Giacomo Amadori per ''La Verità''



QUANDO ''L'UNITÀ'' SULL'ORLO DEL CRAC FIRMAVA SUPERCONTRATTI AGLI AMICI DI RENZI - NON C'È SOLO IL 'PAPARAZZO UFFICIALE' DI CASA RENZI, TIBERIO BARCHIELLI, QUELLO CHE PUBBLICAVA I FINTI RUBATI DELL'EX PREMIER CON LA MOGLIE AGNESE E LA BOSCHI CON LA CELLULITE PHOTOSHOPPATA. ANCHE ANGELO DI CESARE, PER 20 ANNI SOCIO DI TIZIANO RENZI, CON UNA CONSULENZA DA 120MILA EURO L'ANNO...

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Tiberio Barchielli

L' Unità era cosa loro. La famiglia Renzi, quando il Pd tentò di far ripartire il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, trattò il giornale come se fosse Il Reporter, il piccolo settimanale fiorentino gratuito utilizzato per sponsorizzare la scalata di Matteo a Palazzo Vecchio. È quello che emerge dalle pastoie giudiziarie in cui è impantanata da mesi l' Unità. Infatti tra i creditori che hanno fatto causa alla società editrice si scopre che c' è anche lo studio associato fiorentino di Carlo Brogi, 53 anni, e Tiberio Barchielli, 60 anni giusti giusti, nato, cresciuto e residente a Rignano sull' Arno, già piccola Atene del renzismo.

I nomi dei titolari dello studio sono messi nero su bianco nel decreto ingiuntivo firmato dal giudice Daniela Francavilla. Si tratta di un' agenzia fotografica fiorentina che era stata ingaggiata nel luglio 2015 per offrire immagini e video al prezzo di 12.500 euro al mese, più Iva. Ma il giornale, che per le foto attingeva all' archivio dell' Ansa, dopo appena due mesi smise di pagare la ditta toscana che per questo ha intentato causa chiedendo il pagamento di 155.550 euro per il mancato pagamento di dieci fatture arretrate. Guido Stefanelli, l' amministratore delegato della società editrice, scuote la testa: «Guardi questa è una storia di una tristezza incredibile».

Non vorrebbe parlarne, ma poi ci concede un paio di dichiarazioni: «Non lo firmai neppure io quel contratto, ma lo siglò il tesoriere del Pd (Francesco Bonifazi, ndr) e adesso (gli ex collaboratori, ndr) stanno tentando di portarci via i mobili». Che in effetti sono stati pignorati nell' agosto scorso.

Ma chi sono Barchielli e Brogi? Due paparazzi che hanno fondato un sito di notizie rosa (Gossip blitz) che pubblica pettegolezzi e bellezze senza veli. Sono soci da oltre 20 anni (parola di Barchielli) e prima dello studio avevano fondato la società Focus Europe. A Firenze sono conosciuti anche per il carattere fumantino e per qualche scazzottata con i colleghi.

maria elena boschi cellulite   MARIA ELENA BOSCHI AL MARE
Maria Elena Boschi cellulite                                        MEB al mare

Nel 2014 Tiberio (secondo gli altri paparazzi, quello tecnicamente meno preparato) ha fatto il colpo della vita ed è stato nominato fotografo ufficiale di Palazzo Chigi, nonostante la legge prevedesse il ricorso agli esterni solo in accertata assenza di «risorse interne». In una trasmissione televisiva il padre di un suo socio disse: «Ha detto a mio figlio che ha avuto lo scoop di culo, e finché c' è Renzi».

Non sappiamo quale sia l' esclusiva che gli ha permesso di svoltare, ma il dato inconfutabile è che sia stato aggregato all' ufficio stampa del governo in qualità di «esperto». Sul sito di Palazzo Chigi figura ancora come titolare di incarico, mentre il suo nome, nella pagina delle retribuzioni (che devono essere obbligatoriamente rese pubbliche), non compare né tra i consulenti in carica, né tra quelli cessati.

Nel 2014, mentre era già al servizio del premier, la sua agenzia vendette servizi a un rotocalco della Mondadori di Silvio Berlusconi con le (finte?) immagini rubate di Renzi mentre bacia complice la moglie Agnese e di Maria Elena Boschi che sfila (senza cellulite) sulla spiaggia di Marina di Massa. «Non mi intendo di questa roba qui, io sono il fotografo di Palazzo Chigi», glissò Barchielli con l' inviato di Michele Santoro che gli mostrava le istantanee, dimentico della sua vera professione.

caro segretario la rubrica di renzi su l unita  caro segretario la rubrica di renzi su l unita
Caro Segretario, la rubrica di Renzi su l'Unità

Ma il paparazzo, come detto, non è stato solo gratificato dalla nomina romana e dalle trasferte in giro per il mondo al seguito dell' ex Rottamatore (lo ha persino immortalato insieme con Barack Obama alla Casa Bianca); oltre a questo la sua agenzia ha firmato un ricco contratto con l' Unità e a ingaggiare il nuovo fornitore sarebbe stato il tesoriere del Pd in persona.

A chiunque vada attribuita la decisione, non sfugge il perfetto sincronismo tra gli incarichi affidati dal Pd a Barchielli e Brogi e l' ascesa di Matteo. Ma i due fotografi, a quanto ci risulta, non avrebbero lasciato servizi memorabili negli archivi dell' organo ufficiale del fu Partito comunista italiano.

Un collaboratore dell' agenzia ricorda di aver fatto un video nel Milanese all' inaugurazione di un ospedale dei proprietari dell' Unità, la famiglia Pessina, e poco altro. In compenso lo Studio associato Toscana ha fatto ricorso alle carte bollate quando dal quotidiano hanno chiuso, senza troppe giustificazioni, i cordoni della borsa. Una scelta che ha portato, come detto, al pignoramento di diversi beni, senza che i vertici del giornale facessero opposizione.

A Firenze, a pochi passi dalla Basilica di Santo Spirito, si trova la sede l' agenzia. Sul citofono è stato grattato via il nome dello studio, forse per sviare gli scocciatori. Carlo Brogi è infastidito dalle domande: «Io creditore? Non me ne occupo mi dispiace, è tutto in mano al commercialista, è una cosa secondaria. Quanto mi devono? Non glielo posso dire».

L' ex direttore dell' Unità Sergio Staino ha ricordi vaghi: «Credo che siano stati contrattualizzati nel 2015 quando il direttore era Erasmo D' Angelis». Quest' ultimo si libera immediatamente del cerino: «Per questa cosa deve parlare con l' editore. Quando sono arrivato all' Unità i contratti erano già stati tutti firmati». È arrivato e si è trovato questi pesi? «Esattamente». Ma al giornale non usavate l' Ansa? «A volte si usava anche l' agenzia (di Barchielli e Brogi, ndr)». Comunque poca roba.

MATTEO RENZI TIZIANO
Matteo e Tiziano Renzi

AMICI DEGLI AMICI
Dai libri contabili dell' Unità spunta anche un altro sostanzioso contratto, quello firmato con Angelo Di Cesare, ex responsabile della distribuzione del gruppo Messaggero. Il manager ha collaborato per quasi vent' anni con Tiziano Renzi, dagli anni Novanta impegnato nel settore dei quotidiani, e nel 2017 i due sono diventati soci della Mpo di Catania, rinominata nel 2018 Vip, acronimo di Very important products, con trasferimento della sede legale in provincia di Pisa: il 97 per cento appartiene alla Eventi 6 della famiglia Renzi, il 3 a Di Cesare.

ERASMO DANGELIS
Erasmo Dangelis

A quest' ultimo, fortemente sponsorizzato da babbo Tiziano, l' Unità offrì una consulenza da 120.000 euro annui. Il contratto, datato 22 luglio 2015, parte giustificando l' ingente spesa: «Il consulente ha maturato una significativa esperienza nel settore editoriale così come comprovato dal suo curriculum vitae», si legge. Quindi l' attività dell' esperto viene descritta in ben sette punti, con particolare riferimento ai compiti di ricerca e implementazione delle reti distributive. La realtà è che per la casa editrice la diffusione è rimasta una questione del tutto marginale, visto che nel 2015 il quotidiano crollò sotto le 10.000 copie al giorno, dimezzando le vendite del 2013.

Ma se l' opera di Di Cesare non si rivelò indispensabile, dagli uffici dell' azienda ci informano che la sua professionalità non è in discussione e che si segnalò con tutti per l' affabilità dei modi. Resta in dubbio l' opportunità di un mandato così lautamente ricompensato.

Infatti, da lì a poco, l' Unità colò a picco con il suo carico di consulenti e collaboratori piazzati dai piddini e dai loro familiari, come in un vero assalto alla diligenza.

giovedì 21 gennaio 2016

L'#UnitàStrafallita

boschiunita.jpg
immagine: fotomontaggio del ministro Boschi che mostra l'unico modo possibile per leggere l'Unità
L'Unità è tornata in edicola dopo aver campato dal 1990 con 152.000.000 di euro di finanziamenti di Stato e dopo che i suoi debiti sono stati pagati con i nostri soldi: 107 milioni di euro pubblici. Anche la nuova gestione si sta rivelando fallimentare, nessuno compra la propaganda Pd, neppure gli stessi piddini: meno di 9.000 copie al giorno secondo le indiscrezioni. Una macchinetta del fango agli ordini del Bomba non può durare. I nuovi proprietari vogliono già venderla: troppi debiti. Pagheranno di nuovo i cittadini per la propaganda di regime?
"Non c'è pace per la nuova Unità rilanciata dal segretario del Pd e premier. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è tornato nelle edicole a giugno, diretto da Erasmo D'Angelis (ex Sottosegretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sotto Enrico Letta, ndr)
Ma nelle ultime settimane il problema dei debiti della vecchia gestione ha messo in agitazione i nuovi proprietari: la nuova società Unità Srl, controllata all'80% da Pessina Costruzioni e al 19,05% dalla Fondazione Eyu del Partito democratico, non vorrebbe sobbarcarseli. O almeno non per intero.
Nelle ultime settimane Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, si sarebbe attivato per individuare un nuovo socio che sostenga l'operazione anche se, secondo il quotidiano Milano finanza, i rapporti tra lo stesso Bonifazi e i Pessina non sarebbero dei migliori. 
Il 18 dicembre scorso è stato chiuso il concordato preventivo messo a punto a settembre dai liquidatori della Nie, la vecchia società editrice, guidata dall’amministratore delegato Fabrizio Meli. I debiti erano pari a 32 milioni di euro, si è trovata la quadra per coprire una percentuale del 21% dell'ammontare complessivo, un buon risultato per un concordato. [...]
La situazione ora è bloccata e trovare un nuovo socio che si sobbarchi i debiti del passato e i costi per lo sviluppo futuro de l'Unità potrebbe risultare difficile. Anche perché dati ufficiali sulle vendite del quotidiano non ce ne sono, visto che la testata non è iscritta all'Ads.
Indiscrezioni raccontano che la diffusione sarebbe ben al di sotto delle 10 mila copie al giorno, un numero molto lontano dalle 20 mila che dovrebbero portare al break even nel giro di quattro anni.
Non solo. La raccolta pubblicitaria non decolla. E i costi di gestione, circa 30 giornalisti, compresi quelli della sede, sono onerosi." 

venerdì 17 aprile 2015

Minoranza Pd rivela: “Direzione de l’Unità in cambio dell’approvazione dell’Italicum”. - Stefano Iannaccone e Antonio Pitoni

Minoranza Pd rivela: “Direzione de l’Unità in cambio dell’approvazione dell’Italicum”

Retroscena dalla trattativa in corso sulla legge elettorale. Rivelato dallo sfogo di alcuni parlamentari antirenziani. "Ci è stato proposto di condividere la scelta del nuovo direttore del giornale in cambio di un ammorbidimento sull’Italicum".

l’Unità” «usata come merce di scambio tra le diverse fazioni del Pd». La denuncia arriva dal comitato di redazione (cdr) dello storico giornale fondato da Antonio Gramsci. Finito, secondo indiscrezioni raccolte da ilfattoquotidiano.it, sul piatto della trattativa in corso all’interno del Partito democratico in vista dell’assemblea del gruppo della Camera di stasera sulla riforma della legge elettorale. «E’ inaccettabile che un’azienda editoriale sia piegata a obiettivi politici – scrive l’organo sindacale dei giornalisti –. E’ inaccettabile minare così l’autonomia di cui la redazione è sempre stata gelosa custode». Il cdr non si spinge oltre. Ma c’è chi, nella minoranza Pd, parla di una vera e propria offerta arrivata da Matteo Renzi.
«Ci è stato proposto di condividere la scelta del nuovo direttore de “l’Unità” in cambio di un ammorbidimento della nostra posizione, notoriamente contraria, sull’Italicum – rivela un autorevole esponente della minoranza dem –. Una proposta che ovviamente abbiamo rifiutato». Un episodio che non sorprende naturalmente chi a quell’incontro non era presente. «Renzi ci ha offerto nell’ordine: posti da ministro, la garanzia del 30% di nominati nelle liste bloccate dell’Italicum e la promessa di modificare la riforma costituzionale – rivela un altro parlamentare della sinistra Pd –. Non mi stupisce che nel pacchetto abbia aggiunto anche il prossimo direttore de “l’Unità”, fermo restando che sarebbe in ogni caso una proposta irricevibile». Anche perché, aggiunge, «è stato Renzi a fare l’operazione, a scegliere il nuovo editore, escludendo altre soluzioni che apparivano più solide e credibili, a questo punto proceda lui anche alla scelta del direttore». Aspettando il redde rationem di stasera sull’Italicum, un altro deputato lontano dalle posizioni di Renzi, di fronte alle indiscrezioni che circolano circa l’offerta legata alla direzione del quotidiano non riesce a nascondere il suo stupore: «E’ sconcertante», afferma.
Dopo la chiusura de L’Unità l’estate scorsa , la prospettiva di riaprire i battenti si era da poco concretizzata. «I giornalisti dell’Unità hanno accettato 35 giorni fa (era il 5 marzo) un accordo doloroso con la società Unità srl del gruppo Veneziani (il nuovo editore, ndr) – ricorda ancora il cdr –. Tutti i passaggi tecnici necessari alla riapertura del quotidiano sono stati superati». Poi un rinvio dopo l’altro. «Doveva essere entro Natale, poi a febbraio, quindi il 25 aprile. Tutto con grandi squilli di tromba. Oggi – conclude il comitato di redazione – non c’è più neanche una data. Quello che resta degli annunci è solo un danno economico notevole per il giornale, che si prepara a ripartire in una fase dell’anno, quella estiva, in cui il mercato è più debole».