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domenica 14 luglio 2019

Le case dei migranti trasformate da Lucano in un b&b per amici e potenti. - Michel Dessì



Così venivano spesi i soldi destinati all'accoglienza dei profughi a Riace. Per ristrutturare appartamenti, comprare mobili e arredi. Peccato che ad usufruirne non erano gli immigrati ospiti nel piccolo paese in provincia di Reggio Calabria. A gestire tutto era Mimmo Lucano, l'ex sindaco di Riace divenuto famoso nel mondo per il suo "modello" di accoglienza e integrazione. Gli immobili, esclusivamente dedicati all'accoglienza dei migranti e inseriti nell'elenco della Prefettura di Reggio Calabria, venivano assegnati (contro legge) da Mimmo Lucano a "ospiti del nord", anche a danno di alcune famiglie di immigrati.
Così gestiva i soldi dello Stato Mimmo Lucano, con libertà e spensieratezza. A pagina 659 si legge: "La distrazione di fondi dell'accoglienza per l'acquisto di arredi e suppellettili per le abitazioni utilizzate per il Riace Film Festival". Per la guardia di finanza "era Lucano il presidente di fatto di Città Futura", la coop che gestiva tutto il sistema di accoglienza a Riace e, soprattutto, incassava i fondi pubblici. A chiedere ospitalità al "sindaco dell'accoglienza", tramite un sindacalista calabrese, anche Francesca Re David, ai tempi neoeletta segretaria generale della Fiom. Tutt'ora in carica. A provarlo sono queste intercettazioni telefoniche tra il sindacalista e Mimmo Lucano registrate dai finanziari il 15 luglio del 2017 (guarda il video).
"Ti rubo un minuto Mi, ieri abbiamo eletto la nuova segretaria generale della Fiom, si chiama Francesca Re David che ha preso il posto di Maurizio Landini... il marito, Fabio Venditti, viene alla vostra rassegna cinematografica. Mi chiedeva, siccome viene pure lei, volevano venire due o tre giorni prima (a Riace, ndr) se era possibile trovargli un bed and breakfast, qualcosa...", dice il sindacalista a Lucano, che si dice subito disponibile ad accogliere. Le case, d’altronde, sono tante visto il cospicuo numero di immigrati presenti in paese. "No, gli troviamo un posto noi che abbiamo le case a Riace superiore". Dice Lucano, le case sono quelle finanziate con i soldi del Viminale per i migranti, assegnate "illecitamente" ad altri ospiti. Il sindacalista si preoccupa per gli alloggi della nuova segretaria generale Fiom e dice: "Anche se vengono un paio di giorni prima?""Quando vogliono - risponde Lucano - quando vogliono possono venire. Anche tu, se vuoi venire per dormire lì a Riace non ti devi preoccupare, non ti fare problemi...""Grazie, io Mimmo quando viene... siccome è stata eletta ora e ha preso il posto di Landini mi farebbe piacere anche che avesse un contattato con te, che capisse la storia di Riace""Si, ma io sono a Riace in quei giorni quando viene, non c'è problema – assicura Mimmo Lucano - Tu vieni con la tua famiglia, anche tu. Non ti fare problemi", dice l’allora sindaco di Riace, disponibile ad accogliere tutti. Indistintamente. "E allora Mi, poi ti chiamo. Intanto chiamo loro per dirgli che tu sei nelle condizioni per trovargli un alloggio""Si si...", dice Lucano che aveva creato un vero business. Un business gestito anche dalle donne vicine a Lucano che dividevano gli appartamenti a tutti gli ospiti del Riace Film Festival.
In una intercettazione telefonica del 19 luglio 2017 Chiara Sasso, scrittrice e giornalista del Fatto Quotidiano, amica di Marco Travaglio, chiama la collaboratrice di Lucano Cosimina Ierinò "e le due donne discutono delle case nella disponibilità di Città Futura (la coop) che dovranno dare a delle persone che verranno a Riace in occasione del 'Riace film festival'""Allora la casa dell'Acqua va bene per me ok?", dice la Sasso a Cosimina. Che risponde: "Attualmente c'è una ragazza ma quella... inc ...". E la Sasso spartisce le case: "A casa Tullia scrivi Mo....o che ci sta lui e la figlia...".
Per accompagnare gli ospiti e pulire le case veniva utilizzato "impropriamente" il personale di Città Futura che, invece, avrebbe dovuto occuparsi solo ed esclusivamente dei migranti. Peccato che i pensieri di Lucano fossero altrove.

domenica 20 maggio 2018

QUANDO ''L'UNITÀ'' SULL'ORLO DEL CRAC FIRMAVA SUPERCONTRATTI AGLI AMICI DI RENZI . - Giacomo Amadori per ''La Verità''



QUANDO ''L'UNITÀ'' SULL'ORLO DEL CRAC FIRMAVA SUPERCONTRATTI AGLI AMICI DI RENZI - NON C'È SOLO IL 'PAPARAZZO UFFICIALE' DI CASA RENZI, TIBERIO BARCHIELLI, QUELLO CHE PUBBLICAVA I FINTI RUBATI DELL'EX PREMIER CON LA MOGLIE AGNESE E LA BOSCHI CON LA CELLULITE PHOTOSHOPPATA. ANCHE ANGELO DI CESARE, PER 20 ANNI SOCIO DI TIZIANO RENZI, CON UNA CONSULENZA DA 120MILA EURO L'ANNO...

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Tiberio Barchielli

L' Unità era cosa loro. La famiglia Renzi, quando il Pd tentò di far ripartire il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, trattò il giornale come se fosse Il Reporter, il piccolo settimanale fiorentino gratuito utilizzato per sponsorizzare la scalata di Matteo a Palazzo Vecchio. È quello che emerge dalle pastoie giudiziarie in cui è impantanata da mesi l' Unità. Infatti tra i creditori che hanno fatto causa alla società editrice si scopre che c' è anche lo studio associato fiorentino di Carlo Brogi, 53 anni, e Tiberio Barchielli, 60 anni giusti giusti, nato, cresciuto e residente a Rignano sull' Arno, già piccola Atene del renzismo.

I nomi dei titolari dello studio sono messi nero su bianco nel decreto ingiuntivo firmato dal giudice Daniela Francavilla. Si tratta di un' agenzia fotografica fiorentina che era stata ingaggiata nel luglio 2015 per offrire immagini e video al prezzo di 12.500 euro al mese, più Iva. Ma il giornale, che per le foto attingeva all' archivio dell' Ansa, dopo appena due mesi smise di pagare la ditta toscana che per questo ha intentato causa chiedendo il pagamento di 155.550 euro per il mancato pagamento di dieci fatture arretrate. Guido Stefanelli, l' amministratore delegato della società editrice, scuote la testa: «Guardi questa è una storia di una tristezza incredibile».

Non vorrebbe parlarne, ma poi ci concede un paio di dichiarazioni: «Non lo firmai neppure io quel contratto, ma lo siglò il tesoriere del Pd (Francesco Bonifazi, ndr) e adesso (gli ex collaboratori, ndr) stanno tentando di portarci via i mobili». Che in effetti sono stati pignorati nell' agosto scorso.

Ma chi sono Barchielli e Brogi? Due paparazzi che hanno fondato un sito di notizie rosa (Gossip blitz) che pubblica pettegolezzi e bellezze senza veli. Sono soci da oltre 20 anni (parola di Barchielli) e prima dello studio avevano fondato la società Focus Europe. A Firenze sono conosciuti anche per il carattere fumantino e per qualche scazzottata con i colleghi.

maria elena boschi cellulite   MARIA ELENA BOSCHI AL MARE
Maria Elena Boschi cellulite                                        MEB al mare

Nel 2014 Tiberio (secondo gli altri paparazzi, quello tecnicamente meno preparato) ha fatto il colpo della vita ed è stato nominato fotografo ufficiale di Palazzo Chigi, nonostante la legge prevedesse il ricorso agli esterni solo in accertata assenza di «risorse interne». In una trasmissione televisiva il padre di un suo socio disse: «Ha detto a mio figlio che ha avuto lo scoop di culo, e finché c' è Renzi».

Non sappiamo quale sia l' esclusiva che gli ha permesso di svoltare, ma il dato inconfutabile è che sia stato aggregato all' ufficio stampa del governo in qualità di «esperto». Sul sito di Palazzo Chigi figura ancora come titolare di incarico, mentre il suo nome, nella pagina delle retribuzioni (che devono essere obbligatoriamente rese pubbliche), non compare né tra i consulenti in carica, né tra quelli cessati.

Nel 2014, mentre era già al servizio del premier, la sua agenzia vendette servizi a un rotocalco della Mondadori di Silvio Berlusconi con le (finte?) immagini rubate di Renzi mentre bacia complice la moglie Agnese e di Maria Elena Boschi che sfila (senza cellulite) sulla spiaggia di Marina di Massa. «Non mi intendo di questa roba qui, io sono il fotografo di Palazzo Chigi», glissò Barchielli con l' inviato di Michele Santoro che gli mostrava le istantanee, dimentico della sua vera professione.

caro segretario la rubrica di renzi su l unita  caro segretario la rubrica di renzi su l unita
Caro Segretario, la rubrica di Renzi su l'Unità

Ma il paparazzo, come detto, non è stato solo gratificato dalla nomina romana e dalle trasferte in giro per il mondo al seguito dell' ex Rottamatore (lo ha persino immortalato insieme con Barack Obama alla Casa Bianca); oltre a questo la sua agenzia ha firmato un ricco contratto con l' Unità e a ingaggiare il nuovo fornitore sarebbe stato il tesoriere del Pd in persona.

A chiunque vada attribuita la decisione, non sfugge il perfetto sincronismo tra gli incarichi affidati dal Pd a Barchielli e Brogi e l' ascesa di Matteo. Ma i due fotografi, a quanto ci risulta, non avrebbero lasciato servizi memorabili negli archivi dell' organo ufficiale del fu Partito comunista italiano.

Un collaboratore dell' agenzia ricorda di aver fatto un video nel Milanese all' inaugurazione di un ospedale dei proprietari dell' Unità, la famiglia Pessina, e poco altro. In compenso lo Studio associato Toscana ha fatto ricorso alle carte bollate quando dal quotidiano hanno chiuso, senza troppe giustificazioni, i cordoni della borsa. Una scelta che ha portato, come detto, al pignoramento di diversi beni, senza che i vertici del giornale facessero opposizione.

A Firenze, a pochi passi dalla Basilica di Santo Spirito, si trova la sede l' agenzia. Sul citofono è stato grattato via il nome dello studio, forse per sviare gli scocciatori. Carlo Brogi è infastidito dalle domande: «Io creditore? Non me ne occupo mi dispiace, è tutto in mano al commercialista, è una cosa secondaria. Quanto mi devono? Non glielo posso dire».

L' ex direttore dell' Unità Sergio Staino ha ricordi vaghi: «Credo che siano stati contrattualizzati nel 2015 quando il direttore era Erasmo D' Angelis». Quest' ultimo si libera immediatamente del cerino: «Per questa cosa deve parlare con l' editore. Quando sono arrivato all' Unità i contratti erano già stati tutti firmati». È arrivato e si è trovato questi pesi? «Esattamente». Ma al giornale non usavate l' Ansa? «A volte si usava anche l' agenzia (di Barchielli e Brogi, ndr)». Comunque poca roba.

MATTEO RENZI TIZIANO
Matteo e Tiziano Renzi

AMICI DEGLI AMICI
Dai libri contabili dell' Unità spunta anche un altro sostanzioso contratto, quello firmato con Angelo Di Cesare, ex responsabile della distribuzione del gruppo Messaggero. Il manager ha collaborato per quasi vent' anni con Tiziano Renzi, dagli anni Novanta impegnato nel settore dei quotidiani, e nel 2017 i due sono diventati soci della Mpo di Catania, rinominata nel 2018 Vip, acronimo di Very important products, con trasferimento della sede legale in provincia di Pisa: il 97 per cento appartiene alla Eventi 6 della famiglia Renzi, il 3 a Di Cesare.

ERASMO DANGELIS
Erasmo Dangelis

A quest' ultimo, fortemente sponsorizzato da babbo Tiziano, l' Unità offrì una consulenza da 120.000 euro annui. Il contratto, datato 22 luglio 2015, parte giustificando l' ingente spesa: «Il consulente ha maturato una significativa esperienza nel settore editoriale così come comprovato dal suo curriculum vitae», si legge. Quindi l' attività dell' esperto viene descritta in ben sette punti, con particolare riferimento ai compiti di ricerca e implementazione delle reti distributive. La realtà è che per la casa editrice la diffusione è rimasta una questione del tutto marginale, visto che nel 2015 il quotidiano crollò sotto le 10.000 copie al giorno, dimezzando le vendite del 2013.

Ma se l' opera di Di Cesare non si rivelò indispensabile, dagli uffici dell' azienda ci informano che la sua professionalità non è in discussione e che si segnalò con tutti per l' affabilità dei modi. Resta in dubbio l' opportunità di un mandato così lautamente ricompensato.

Infatti, da lì a poco, l' Unità colò a picco con il suo carico di consulenti e collaboratori piazzati dai piddini e dai loro familiari, come in un vero assalto alla diligenza.

venerdì 18 novembre 2016

Referendum, da Pescara a Brindisi i posti da scrutatore in mano a parenti, amici e congiunti di consiglieri e assessori. - Andrea Tundo

Referendum, da Pescara a Brindisi i posti da scrutatore in mano a parenti, amici e congiunti di consiglieri e assessori

Se nel capoluogo abruzzese il vicesindaco aveva indicato la figlia, in Puglia sono stati chiamati nipoti, genitori, generi e fratelli. Rifiutata la scelta per sorteggio, i partiti - con rare eccezioni - si sono spartiti i 185 nominativi disponibili. Per tutti la giustificazione varia dal "no comment" al "non lo sapevo".

Il prossimo 4 dicembre, nei seggi elettorali si accomoderà un codazzo di parenti e amici. Da Pescara a Brindisi, passando per Taranto – dove il sindaco ha minacciato le dimissioni e parlato di ‘clientelismo’ – la situazione non cambia di una virgola. Se nel capoluogo abruzzese c’era cascato il vicesindaco, nominando la figlia, nel comune pugliese sono diversi consiglieri comunali a scivolare sulle indicazioni per gli scrutatori del referendum. Nonostante la contrarietà della prima cittadina Angela Carluccio, che ha scelto per sorteggio il 25% degli scrutatori di sua pertinenza, gli altri componenti della commissione elettorale hanno fatto muro: “Meglio la nomina diretta da parte dei consiglieri”. Così, spulciando i 185 nomi dei cittadini che domenica 4, a Brindisi, si occuperanno di contare i  e i No e di garantire la regolarità del voto,ilfattoquotidiano.it è riuscito ad accertare almeno sette casi di parentela, ma non è escluso che siano di più.
Nella lista pubblica approvata dalla commissione elettorale – di cui fanno parte, oltre alla Carluccio, i consiglieri Luigi Sergi e Giampiero Epifani per la maggioranza e Antonio Pisanelli per l’opposizione – compaiono il nipote dell’assessore all’Urbanistica Gianpiero Campo, la mamma del consigliere di maggioranza Pasquale Lupertiex assessore all’Urbanistica durante la precedente giunta, indagato per turbata libertà nella scelta del contraente. Non solo: ci sono anche il nipote di Epifani e la figlia di un altro sostenitore della giunta Carluccio, Maurizio Colella, che ilfattoquotidiano.it ha più volte cercato telefonicamente nella giornata di martedì.
Un capitolo a parte merita Antonio Pisanelli, vero e proprio recordman. Come Epifani fa parte della commissione elettorale, ma per l’opposizione. Ha votato a favore della composizione della lista su nomina dei consiglieri “per scelta politica, così da mettere in difficoltà la maggioranza”. Scelta legittima, se non fosse che tra le persone nominate compaiono sua sorella, il genero e la sorella di quest’ultimo. La ‘difesa’ di tutti protagonisti varia dal “a mia insaputa” al “no comment” passando per il “non li ho indicati io” di Pisanelli che si difende: “Tra i sorteggiati c’era mio figlio e ho chiesto di rimuoverlo dalla lista”. Ma dal punto di vista procedurale è la commissione, di cui fa parte, a ‘vidimare’ le indicazioni, scegliendo di fatto gli scrutatori. E tutti gli altri parenti (acquisiti e non) sono rimasti dov’erano.
Come sarebbe andata a finire, del resto, lo avevano anticipato nove consiglieri, rifiutandosi di proporre i nominativi. Sia i cinque esponenti del gruppo Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto che gli eletti del Movimento Cinque Stelle e della civica Brindisi Bene Comune hanno fatto muro contro la scelta della Commissione elettorale. “Sempre peggio, sempre le stesse pratiche. Ancora una volta si è proceduto con l’indicazione diretta alla nomina. È una brutta pratica che a Brindisi si continua ad utilizzare – denunciavano i consiglieri di BBC Giuseppe Cellie e Riccardo Rossi – con una vera e propria spartizione tra i consiglieri comunali che indicano 5 scrutatori a testa senza alcun criterio se non la totale discrezionalità”.
E le nomine alle quali hanno rinunciato i 9 consiglieri? Sono state spartite tra chi ha avallato il sistema scelto dalla commissione, un modus operandi possibile grazie a una legge del 2006. “La responsabilità ricade in primis sulla sindaca perché non è stata in grado di convincere la sua maggioranza sull’opportunità di procedere al sorteggio. A Taranto, il sindaco Ippazio Stefano ha almeno minacciato di dimettersi visto che la sua giunta non ha sposato la sua linea – afferma il gruppo consiliare del M5S – del resto, scopriamo l’acqua calda: non ci aspettavamo nulla di diverso. Chiederemo a breve che vengano resi noti il criterio di designazione e i nomi indicati da ciascun consigliere”.