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domenica 19 novembre 2023

ATTACCO ALLA FAMIGLIA. - Marco Travaglio (IlFattoQuotidiano-(10.11.23)

 

Per i parenti dei potenti, l’aria si fa ogni giorno più irrespirabile.

Si sa che in un Paese meritocratico, peggio che calvinista, come l’Italia, chiunque porti un cognome famoso, anche per pura omonimia, rischia grosso.
Dalla politica all’università, dalla cultura alla tv allo sport.

Riteniamo dunque non solo giusto, ma sacrosanto, che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano abbia promosso Geronimo Stilton La Russa nel Cda del Piccolo Teatro di Milano per sottrarlo dalle prevedibili rappresaglie dei veri privilegiati d’Italia: i figli di nessuno.

Il rampollo del presidente del Senato completa così
(solo provvisoriamente, si spera) una collezione di poltrone che Barbacetto riepiloga a pag. 11 e che possiamo immaginare con quante lacrime e quanto sangue si è conquistato malgrado il cognome che porta.

La grama esistenza dei figli di papà, ma anche di cognati, nipoti, mogli, fidanzate e amici dei Vip è nota a tutti e ogni indennizzo ai malcapitati è benvenuto.

Si pensi soltanto all’ostracismo subìto nella Pa dai congiunti di Napolitano e Mattarella o dagli allievi di Cassese e al repentino dimenticatoio in cui la dipartita di B. ha relegato i pargoli Marina e Pier Silvio presso FI e il governo.

Sfido io che Gravina, presidente di Federcalcio, ha prontamente assunto la figlia di Giorgetti e il figlio di Tajani: un gesto caritatevole per metterli al riparo dalla vita di stenti cui li avrebbe costretti l’infausta parentela.

È la stessa logica che ha issato il cognato d’Italia Lollobrigida al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare,
la sorella d’Italia Arianna Meloni a capo della segreteria politica del partito (inspiegabilmente denominato “Fratelli d’Italia”),
il cugino del ministro Fazzolari all’Iss,
la fidanzata del viceministro Cirielli a capo della segreteria tecnica del ministro Schillaci (“ma solo in base al suo curriculum”, garantisce il fidanzato),
la figlia della colf di Sgarbi nello staff del sottosegretario,
che in precedenza aveva promosso il suo ex autista rimasto senza patente assessore all’Antimafia nel comune di Salemi:
il furore parentofobico tipico dell’Italia li avrebbe fatti a pezzi.
E non perché siano legati a uomini di governo.

Nunzia De Girolamo, ex ministra forzista
del governo Letta e moglie del capogruppo Pd Boccia,
è stata risarcita per il doppio handicap con un bellissimo programma su Rai3, Avanti popolo.
Ma il popolo si sta accanendo contro di lei boicottando proditoriamente il programma a colpi di telecomando solo per farle pagare la sua incolpevole parentela.

Era già capitato al povero Cetto La Qualunque:
“Vogliono negare a mia figlia il posto di primario di chirurgia con la scusa che non è laureata.
Ma a che cazzo serve la laurea!? Mia figlia ha due mani da fata: può operare”. 

https://infosannio.com/2023/11/10/attacco-alla-famiglia/

giovedì 31 agosto 2023

Il regime Meloni: democratura, familismo amorale e conflitti d’interesse. - Salvatore Palidda

 

Nella sua occupazione di tutti i posti di potere in tutti i campi, il partito della signora Meloni e la coalizione delle destre che governa mostrano sempre più i loro tratti salienti: democratura (miscuglio di democrazia apparente e autoritarismo violento), familismo amorale (i suoi famigliari al potere) e conflitti d’interesse senza limiti, con solo il 26% dei voti ottenuti.

La parola democratura risale alla Spagna degli anni 1929-30, ma è a Edoardo Galeano che si deve il suo impiego a proposito della coesistenza di democrazia e autoritarismo o di democrazia e dittatura, come Predrag Matvejevic descriveva i regimi apparentemente costituzionali ma di fatto oligarchici. In realtà questa democratura non è che il fascismo “democratico”, un regime generato dal processo di eterogenesi della pseudo democrazia, processo che dura da decenni e che è sempre più peggiorato a seguito della controrivoluzione del capitalismo liberista che comincia negli anni 1970. Un processo che non ha smesso di erodere le conquiste economiche, sociali e civiche degli anni 1968 e 1970 grazie anche alla conversione liberista della sinistra tradizionale. Così è possibile governare con una piccola minoranza di voti degli aventi diritto di voto e da qui la pretesa di «democrazia» e quindi di costituzionalità che permette a questi governanti di fare e sfare quello che vogliono, senza alcuna vergogna. Ne conseguono misure fra le più liberticide (divieto di riunione, criminalizzazione della solidarietà ecc.). In Italia non si ha bisogno del 49.3 usato dal governo Macron per imporre la sua famigerata riforma delle pensioni odiata dal 75% dei francesi. Il governo procede a colpi di decreti e può contare su una larga maggioranza del Parlamento e una quasi inesistente opposizione, compresi i sindacati (che invece in Francia, insieme alle sinistre unite, sono stati uniti contro il regime Macron). L’accanimento particolare del regime Meloni ha preso di mira i poveri sistematicamente stigmatizzati e odiati dalle destre (ma anche da una parte dell’ex-sinistra: il reddito di cittadinanza è stato abolito nonostante la stessa Comunità europea lo difenda e le statistiche ufficiali mostrino un netto aumento della povertà, dei senza casa, della gente che non può curarsi). In Italia il potere d’acquisto si è svalutato più che in tutti gli altri paesi europei e la rivalutazione dei salari rispetto all’inflazione è stata abolita. I salari italiani sono tra i più bassi d’Europa e sono persino diminuiti del 12% rispetto al 2008 (lo attesta il Global Wage Report 2022-2023 de l’ILO).

Il ministro della “sovranità alimentare” (SIC !), cognato della signora Meloni, si è permesso anche di dichiarare che l’alimentazione dei poveri è migliore di quella dei ricchi, mentre altri politicanti non hanno smesso di dire che il reddito di cittadinanza non farebbe che mantenere degli oziosi sui divani di casa loro, davanti alla tv o ai supermercati a fare spesa coi soldi dello Stato. Le destre hanno così scatenato una campagna contro la popolazione bollata come parassita che non vorrebbe lavorare… e questo in un paese in cui si contano circa otto milioni di lavoratori che oscillano tra precariato e impieghi al nero e persino neo-schiavitù e un numero crescente di incidenti e morti sul lavoro. A questo s’accompagna l’accanimento contro i migranti (il far morire e lasciar morire) che conduce la signora Meloni a fianco della signora Ursula van der Leyen e del presidente della Tunisia Kaïs Saïed a un accordo da crimine contro l’umanità.
Puntando suoi più fedeli – anche se palesemente incolti e ignoranti l’ABC delle regole di governo – la signora Meloni si è circondata di famigliari e amici: suo cognato che non smette di suscitare il ridicolo e lo scandalo per la sua indigenza intellettuale e il suo disinvolto linguaggio fascistizzante, la sorella nominata capa del suo partito, suo marito piazzato nel primo canale della tv pubblica, i suoi amici più fidati nei ministeri o ai posti istituzionali. Peggio che all’epoca di Mussolini, la signora Meloni ha dovuto far ricorso a un familismo amorale sfacciato e a dei conflitti d’interesse a non finire poiché ha paura di non farcela e non può contare su un personale politico sperimentato e qualificato (ma questo è diventato abituale sin dal 1994 e anche con governi di centro-sinistra). Nella sua epopea sta mantenendo la promessa della «pace fiscale» fortemente voluta anche da suoi alleati Salvini e i discepoli di Berlusconi. Si è così approdati al trionfo della tolleranza dell’evasione fiscale, così come del lavoro nero e di ogni sorta di raggiro delle leggi che avrebbero dovuto proteggere i lavoratori e lo Stato di diritto democratico. E questo in un paese in cui la frode fiscale ha raggiunto il 35% del PIL, cioè 530 miliardi (stima Eurispes ignorata anche dai sindacati). Non è casuale che il governo Meloni comprenda una ministra del turismo conosciuta per le sue discoteche e locali di divertimento e infine sotto processo per sistematica frode fiscale e di contributi sociali.

Sarebbe troppo lungo elencare in dettaglio gli scandali provocati dai membri di questo governo e del su entourage e dai suoi zelanti sostenitori. Ma nulla di tutto ciò sembra scalfire la tenuta del regime Meloni a cui nel frattempo quasi tutti i media continuano ad accreditare largo consenso. In tale contesto non mancano i colpi mediatici inimmaginabili qualche anno fa, per esempio un generale che pubblica un libro zeppo di tutta la panoplia di ignominie contro LGBT, poveri, militanti di sinistra, semplici democratici e propositi fascisti. Un libro che sembra essere diventato il best-seller del popolo di destra e che anche ministri e personalità di questa maggioranza dichiarano di apprezzare sebbene il ministro della difesa sia stato costretto a dimissionare tale generale senza però espellerlo dall’Esercito.
In realtà la garanzia della durata del regime Meloni è assicurata dal suo totale allineamento alla NATO, agli Stati-Uniti e all’Europa, a fianco dell’Ucraina. E in tale allineamento il governo Meloni ha anche la pretesa di giocare l’intesa con gli Stati Uniti contro la Francia nella scena del Niger e dell’Africa sub-sahariana (un gioco che ha ben poco speranze di successo visti i mezzi, le capacità e gli spazi di manovra dell’Italia). Nel frattempo, la competizione tra Salvini e Meloni sembra farsi sempre più acuta anche in vista delle prossime elezioni europee. Meloni pensa di continuare ad arraffare i voti del partito di Berlusconi e anche della Lega che ormai si attesta con un profilo sfacciatamente fascista, razzista e sessista, profilo di cui Fratelli d’Italia pretendeva il monopolio. Nulla esclude dei passi falsi degli uni e degli altri; ma, purtroppo, di fatto non c’è opposizione che possa impensierirli. In Italia non c’è più sinistra, nulla di comparabile all’unione delle sinistre in Francia.

https://www.micromega.net/il-regime-meloni-democratura-familismo-amorale-e-conflitti-dinteresse/

mercoledì 5 agosto 2020

Riaperto al traffico il nuovo ponte di Genova.

Il nuovo ponte Genova San Giorgio

Il viadotto Genova-San Giorgio, sulla A10, inaugurato lunedì e' stato riaperto al traffico veicolare al termine delle verifiche compiute dalla Direzione di Tronco di Genova di Aspi e dopo che la struttura commissariale è intervenuta per rifare un piccolo tratto di asfalto. L'apertura è avvenuta alle 22:04, due ore dopo rispetto a quanto era stato ipotizzato. Ora il ponente e il levante della città sono 'ricuciti'.

Sono transitate le prime auto sul ponte San Giorgio. C'è già un flusso regolare. Le auto hanno salutato l'apertura suonando i clacson mentre i motociclisti hanno fatto il segno della vittoria con una mano. Il traffico sta scorrendo in entrambi i sensi di marcia.
 Ponte Genova-San Giorgio, il viadotto tutto d'acciaio, è finalmente aperto alle auto, ai grandi tir che vanno verso il porto, aperto all'Italia e all'Europa del Nord Ovest.

Dopo la cerimonia di inaugurazione di lunedì, alla quale - vuoi per la pioggia, vuoi per pudore nei confronti dei familiari delle vittime - è mancata la caratteristica della festa, oggi l'ufficio del Commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera ha pronunciato la sua ultima parola di questa storia infinita, cedendo a Autostrade per l'Italia l'esercizio della viabilità sul nuovo viadotto. Un passo necessario, dopo il certificato di agibilità di Anas, per far riprendere la circolazione dei mezzi su quel nastro lungo 1.067 metri e fatto di acciaio e bitume che tanto vogliono dire per il traffico cittadino e interregionale, per l'economia di una regione e per il saper fare del Paese. Dopo la cessione dell'esercizio, Aspi ha compiuto i suoi primi passi - passi veri prima e passi burocratici poi - sul quel ponte che una volta sgombrato da gonfaloni e bandiere sembra sempre di più il ponte di una nave. Il Direttore di Tronco Mirko Nanni, assieme a alcuni tecnici e ingegneri specializzati, ha effettuato un sopralluogo per vedere se il tratto di autostrada dove ieri è stata allestita la zona per la cerimonia fosse tornato alla normalità, se i guardrail che erano stati rimossi fossero stati rimessi a posto, se il fondo stradale non avesse subìto i danni. Al termine della verifica, steso e firmato un verbale di sopralluogo secondo le procedure previste. è stato dato il via libera.

Intanto vanno avanti le indagini nate dal crollo del viadotto. La procura di Genova ha acquisito le due lettere di contestazione che l'ispettore Placido Migliorino ha inviato ad Aspi nelle quali si parla di un "grave inadempimento" per i cantieri sulla rete genovese e "i termini di attuazione del cronoprogramma dei lavori e delle ispezioni delle gallerie liguri". Le missive erano state inviate ai pm dal Mit.

Aspi scrive al governo, in due lettere cambia rotta - In una prima lettera del 14 luglio un meccanismo con una scissione proporzionale, un aumento di capitale riservato a Cdp e l'ingresso di nuovi soci, con risorse da riservare agli investimenti e al ripianamento del debito, prima di arrivare alla quotazione. In una seconda missiva, con la data di oggi, due diverse proposte che prevedono da una parte un processo di vendita competitivo, al quale Cdp "potrà" partecipare oppure un processo di scissione con la creazione di una società da quotare creando una public company. E' il cambio di rotta deciso, che modifica lo schema iniziale, quello contenuto in due lettere che l'ANSA ha potuto visionare che Autostrade per l'Italia ha inviato agli interlocutori di governo. Tra le due scadenze, certo, un confronto che non ha ancora portato ad un accordo.

Genitori di una vittima: 'La festa aumenta il nostro dolore' - "Altro che festeggiamenti, altro che orgoglio nazionale. Il nuovo ponte di Genova non è una rinascita, ma il simbolo del fallimento e di 43 vite ingoiate da un ponte fatiscente che qualcuno ha permesso crollasse in qualche modo". Lo hanno detto Franco e Daniela Fanfani, in un'intervista al quotidiano La Nazione: sono i genitori di Alberto Fanfani, medico morto a 32 anni nel crollo del ponte Morandi insieme alla fidanzata Marta Danisi, 29 anni, mentre lui la accompagnava ad Alessandria dove aveva ottenuto in ospedale il posto a tempo indeterminato come infermiera. Le celebrazioni per l'inaugurazione del nuovo ponte 'Genova San Giorgio', ha affermato Franco Fanfani, "è insopportabile per chi come noi ha perso un proprio caro. Serve solo a aumentare il dolore che mia moglie e io portiamo dietro, come tutte le altre famiglie coinvolte. Non è una una rinascita, non c'è niente da celebrare. Altro che sfilate dei politici". Daniela Fanfani ha parlato di "pianto e dolore. Ogni ponte che vedo mi si chiude lo stomaco. Altro che passerelle. I politici e gli amministratori avrebbero dovuto mettersi sotto il ponte, chinare la testa e vergognarsi di ciò che è successo". La madre di Alberto ha ricordato che il figlio "stava accompagnando" la fidanzata "a Alessandria, all'ospedale dove aveva ottenuto il contratto a tempo indeterminato come infermiera. Lui stava per prendere la specializzazione in medicina. 'Potrò fare il medico come sogno da sempre' mi aveva detto con orgoglio. Avevano anche fissato la data delle nozze: 25 maggio 2019. Erano felici. Erano insieme. E insieme sono morti in quel maledetto crollo".

mercoledì 10 giugno 2020

LA TRAGEDIA ALL’ITALIANA TRA COGNATI E “BIDONI” - Antonio Padellaro

I magliari(Francesco Rosi,1959) – LettereDiTransito

Nella tragedia all’italiana vista su Report l’intervista al citofono con il cognato di Attilio Fontana potrebbe essere il sequel Covid di “Un eroe dei nostri tempi”. E se anche (purtroppo) non c’è più Alberto Sordi, ritorna pur sempre l’eterna maschera del cognato, che da Pillitteri (Bettino Craxi) a Tulliani (Gianfranco Fini) è il parente fatale, figura incuneata tra famiglia e politica con effetti non sempre positivi per entrambe. Rispetto ai Monicelli e ai Dino Risi in più abbiamo il citofono, apparecchio oltremodo a rischio per chi chiama (Salvini al Pilastro: “Lei spaccia?”), e se lo sventurato risponde. Infatti, uno si chiede cos’è che il cognato di Fontana (che sembra interloquire dalla cucina con uno strofinaccio sulla bocca) vuole nasconderci? I rubinetti d’oro? La vasca dei coccodrilli per giornalisti ficcanaso? O il quintale di camici che gli sono rimasti sul groppone? Nel cinema vero di Report spiccano gli “amici miei” di Matteo Salvini con l’assessore trentino che promuove le settimane bianche a epidemia incombente (infatti è pure albergatore). E le conoscenze della non diversamente leghista Donatella Tesei, presidente di quella Regione Umbria che paga 150 mila euro in più del prezzo di mercato una partita di test sierologici procurati da un imprenditore, immortalato accanto a essa in una cena elettorale (del tutto casualmente s’intende). E se fosse una pellicola neorealista che titolo daremmo all’accordo tra il Policlinico San Matteo di Pavia e la Diasorin, annullato dal Tar: i test acquistati dalla Regione Lombardia per gli screening di massa (mezzo milione senza gara a 4 euro l’uno)? Il Bidone? Presto, con i 170 miliardi e rotti che stanno per planare dall’Europa sull’Italia avremo, vedrete, una stagione cinematografica pimpante. Un paio di remake: “ I Magliari”, “Finché c’è virus c’è speranza”. E l’“Audace colpo dei soliti noti”. Che in sintonia con lo spirito del tempo si chiamerà: “Ce la faremo”.

giovedì 4 giugno 2020

Il gruppo ‘noi denunceremo’: “il 10 giugno sarà il d-day”. - Maddalena Oliva

Il gruppo ‘noi denunceremo’: “il 10 giugno sarà il d-day”

Come un treno. Senti il suono che arriva in lontananza. Si ferma a ogni fermata. E tu continui a fare le tue cose. Piano piano il rumore si fa forte. Inizi ad accorgerti delle immagini al telegiornale. E intanto, quello, si avvicina sempre più. Poi è un secondo. Il treno arriva, ti trancia le gambe. Tu lo vedi passarti sopra: oramai agonizzante. Non è più solo in Cina, ora. Il virus è dietro, dentro casa tua. E ti porta via tuo padre. Tua madre. In dei casi, entrambi. Luca Fusco, commercialista 58enne di Brusaporto, in provincia di Bergamo, ha perso il padre, Osvaldo, 85 anni, che fino a tre mesi fa ogni giorno passava in studio a vedere se “con le pratiche tutto bene”. “Non so nemmeno se quelle ceneri che mi hanno restituito siano le sue… per due volte sono state perse”, racconta. “Cuneo, Ferrara, non si sapeva in che città l’avessero portato. Quelli delle pompe funebri si ammalavano uno dopo l’altro, e mio padre si perdeva. È successo tutto così. Ma c’è un punto in cui quella velocità, e la sospensione che dall’altra parte tutto il Paese viveva, si sono incontrate”. È stato suo figlio a creare il gruppo Facebook. “Papà, io te lo faccio, ma guarda che sarà un casino stargli dietro, sai in quanti scriveranno?”. Solo che Luca davvero non riusciva ad immaginare. Con la sua compagna decidono il nome: Noi denunceremo. “L’idea era nata in cucina, una sera. Per condividere, innanzitutto. Non c'è un bergamasco che non abbia un parente o amico morto”. In meno di 24 ore gli iscritti diventano migliaia: oggi, oltre 55mila. E da tutt’Italia. Così “Noi denunceremo” è diventato un comitato, e un sito con migliaia di storie. Tutte con lo stesso canovaccio. Abbandono dei malati, e dei familiari (senza tampone). Nessun contatto dalle Ats. Mancanza di assistenza domiciliare. Difficoltà di ricovero per i casi gravi. Pronto soccorso di Alzano. E quei “sacchi neri dell’immondizia”, in cui vengono raccolte le ultime cose delle persone che non ci sono più.
“Ancora oggi – prosegue Luca – mi rendo conto, quando sento gli amici di Milano che si lamentano per le chiusure, che chi non vive qui non può capire. Siamo stati sacrificati. Per interessi altri. Per incapacità. Per errori”. Qui, in queste valli di “lavoratori a testa bassa, proprio come piacciono a loro”, le serrande sono quasi tutte abbassate. Ed è il silenzio che ti accompagna per strada. Ma non perché le persone siano chiuse per le ultime ore di lockdown. Perché proprio non ci sono più. Morte. E prima la bacheca Facebook, poi il sito, hanno raccolto, attraverso le testimonianze dei familiari, le loro storie.
Non s’allude mai alla possibilità di contrarlo o meno, il Covid-19. Il punto, a leggere quei ricordi, era soltanto capire quando. Ora, scritte nere su bianco, quelle centinaia di storie sono diventate esposti, che verranno presentati davanti alla Procura di Bergamo il 10 giugno. “Sarà il nostro D-Day, il nostro Denuncia-Day”, spiega Consuelo Locati, anche lei rimasta orfana di padre, che coordina il team di avvocati. “Saremo tutti in fila. Ordinati, distanziati. Ma persone, non numeri: e vogliamo che si veda anche con un’immagine”. Ogni denuncia si porterà dietro il familiare che l’ha presentata. L’idea è nata, dopo essere stati chiamati più volte in Procura in via informale, “per aiutare i magistrati a fare chiarezza”. Le storie sono state raccolte e divise in tre filoni: ospedali, Rsa e “nessun tampone”. Poi, è scattato il progetto di una vera e propria azione legale, in sede penale e in sede civile. “Non possiamo puntare a una class action perché per il momento nel nostro ordinamento è prevista solo per tutelare i diritti dei consumatori. Ma – riprende a spiegare Consuelo – se dovessimo fare un buco nell’acqua, perché nel penale sarà molto difficile arrivare a un’incriminazione per epidemia colposa o per omicidio colposo, ci rivolgeremo al giudizio civile. E chiameremo a rispondere le autorità, per non aver ottemperato agli obblighi di responsabilità civile secondo l’ex articolo 2043 del Codice. E se nemmeno così otterremo giustizia, dopo il secondo grado andremo alla Corte di Strasburgo, per violazione dell’articolo 32 della Costituzione”. “Parliamo di decine di migliaia di morti”. Ora è Luca a parlare, la mente del Comitato. Siamo seduti a un tavolo all’aperto di un’osteria di passaggio: è la loro prima uscita dal lockdown. “Non si possono nascondere tutte quelle persone, cancellarle. Ci sono responsabilità di gestione nelle strutture – a livello comunale, regionale e centrale – che vanno chiarite. Non ne facciamo una questione politica di questo o quello schieramento, motivo per cui i giornalisti ci hanno chiesto subito se fossimo dei 5Stelle. Si figuri che io sono di destra, quelli della Lega li ho frequentati da vicino per tanto tempo. Ma qualcosa, quando il virus ha cominciato a diffondersi qui, nella Bergamasca, non ha funzionato. Altro che tsunami. La situazione è sfuggita di mano. E laVal Seriananon è stata chiusa, come chiesto dai sindaci della zona. Il resto, purtroppo, è noto”.
Marina Verzelletti
Mia mamma è caduta in casa il 15 marzo. Da li è iniziato un calvario, verso il più vicino ospedale. La dimettono, dopo averla medicata. Mi dicono: “Lei è fortunata, sua madre non ha il coronavirus.” Gli avevano fatto esami del sangue, una tac polmonare e il tampone. Che però non aveva esito. Mia mamma peggiora. Non era più lei. Ci telefonano dall’ospedale: la mamma era risultata positiva. Tre giorni dopo. Ho chiesto se noi dovevamo stare in quarantena e mi ha detto che non dovevamo fare nulla. La sera, ho guardato il certificato che mi aveva dato. Era retrodatato di due giorni. Era come se io avessi saputo che al momento delle dimissioni era positiva. L’impresa porta mia mamma insieme a un sacchettino della spazzatura nero. Dentro avrei dovuto trovare i suoi effetti personali. Invece c’erano quelli di un’altra persona.
Ezio Limonta
Il 13 febbraio ti ho accompagnato, contro la tua volontà, al pronto soccorso di Alzano, per problemi di calcolosi. Da qualche giorno tossivi. Giovedì 20 la tua tosse peggiora: “bronchite”, disse il medico. Notai che nella camera di fronte, c’era un signore con uno strano cilindro in testa pieno di tubi (un respiratore). Sabato 22 febbraio alle 8.00 notai che il personale portava la mascherina. Che notte ho passato, tu che continuamente tossivi e mi dicevi che avevi la gola arsa e non riuscivi a respirare. Le infermiere, impegnate nella stanza di fronte dal signore col respiratore, anzi coi signori col respiratore, perché da uno erano diventati due. Dopo le 12.00 è successo il finimondo, l’ospedale è stato chiuso per caso di Covitd-19 e, cara mamma, era esattamente sul tuo piano, nella camera di fronte. Come te, nei giorni successivi, tutte le persone della tua camera sono decedute.
Mariangela Armanni
Sabato 28 marzo. Congestione nasale e febbre sotto i 37,5. Assunzione di mucolitici e Tachipirina. La saturazione oscilla tra 93-94%. Martedì 31 marzo. La saturazione scende a 90, nessun medico è disponibile per visitarlo. Mercoledì 1 aprile. Un medico dell’Usca ci contatta al telefono e parla con mio papà. Ci consiglia di continuare con le cure domiciliari, contatterà il medico di base. La telefonata non avverrà.
Cristina Longhini
Mercoledì 18 Marzo avvisano mamma che papà è peggiorato: senza un posto in terapia intensiva non si salverà. Papà viene trasferito in pronto soccorso. Chiamo tutti quelli che conosco: il posto non si trova. Papà viene intubato verso sera, ma senza arrivare alla terapia intensiva. Alle 5 mi chiama il Dr. Manzoni: “L’ossigeno non arriva agli organi periferici, la richiamo appena suo papà sarà morto”. Poi il vuoto. Alle 7:45 richiamo io. Papà risulta essere morto da dieci minuti.
Isabella Sala
È l’11marzo, Maria Rosa si ammala: un po’ di tosse, un po’ di febbre, sarà influenza. Il medico le prescrive un antibiotico. “Mamma, non è meglio telefonare al numero verde della Regione?” L’operatore dice: se non c’è affanno, va bene così. È il 20 marzo. “Ma se non c’é affanno”, dice l’operatore del 112. Alla fine l’affanno arriva, e con esso l’ambulanza. Il saturimetro indica 45. L’operatore scuote la testa: 45 non è un valore compatibile con la vita. Non la rivedremo più. Quando ho scritto questa cronaca noi figli non eravamo ancora riusciti a ottenere un tampone, a 60 giorni dall’ultimo contatto con mia madre.
– Continua qui:

“Agiamo in via penale e civile: lo dobbiamo ai nostri nonni e papà”

“Agiamo in via penale  e civile: lo dobbiamo ai nostri nonni e papà”
Era il 22 marzo, quando in quattro abbiamo deciso da Bergamo di costituire il gruppo Facebook “Noi Denunceremo”, che conta oggi più di 55.000 followers.
La nascita del gruppo ha unito forze centripete e contrastanti, il dolore, la rabbia. Ha creato legami, permettendo la nascita di nuovi rapporti tra le persone. Persone con visioni politiche agli antipodi che si sono incontrate e comprese su un comune terreno: quello del senso civico, della condivisione, della solidarietà. Il terreno in cui sono cresciuti i nostri genitori, i nostri nonni, proprio le generazioni falciate dal virus. Chi ha sviluppato la propria vita politica a sinistra ha trovato un’intesa profonda con “quelli di destra”, a dimostrazione che la voglia di buon governo e di giustizia unisce, e non divide.
Tutto in nome delle domande che devono avere risposta. Chi doveva fare, ha fatto? Chi doveva vigilare, ha vigilato? Chi doveva difendere, ha difeso?
Quello che pretendiamo come comitato no- proft “Noi Denunceremo: Verità e Giustizia per le Vittime Covid-19” – nato quasi naturalmente dal gruppo social, il 29 aprile – è che l’autorità giudiziaria indaghi a 360°, noncurante delle pressioni politiche, sulla strage che ha colpito la Lombardia in particolare, ma anche tutto il nostro Paese.
Chiediamo che le Procure incarnino quell’obbligo morale di cui sono investite da tutti i cittadini italiani.
Vogliamo, per coloro che hanno dato mandato al Comitato di agire in sede prima in sede penale, e poi civile, verità e giustizia per le migliaia di morti, per molti versi inspiegabili, dei nostri genitori e dei nostri nonni.
E, nel nome di questa generazione scomparsa, non ci fermeremo finché non saranno acclarate e determinate le responsabilità delle amministrazioni locali – in particolare quelle regionali, poiché è alle Regioni che la nostra Costituzione demanda la gestione della sanità – e del governo centrale.
Ecco perché il 10 giugno decine di aderenti al Comitato attenderanno pazientemente il proprio turno per depositare, davanti alla Procura delle Repubblica di Bergamo, le denunce che come Comitato, assieme ai nostri legali, abbiamo preparato. Non smetteremo di chiedere conto a quella politica che non è stata capace di tutelare la salute dei propri cittadini, i diritti della persona ed il bene comune, tradendo i valori su cui la nostra Costituzione si impernia, finché non avremo risposta.

domenica 3 marzo 2019

Vitalizi ad ex deputati Ars, ecco i nomi e gli importi. - Giacinto Pipitone (2-febb.-2015)

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PALERMO. Ecco la lista degli ex deputati dell'Ars che godono di vitalizio, ognuno con i rispettivi importa. Una spesa che alla Regione costa 1,5 milioni di euro al mese.


Accardo Michele 3108,58
Aiello Francesco 6838,88
Alaimo Bernardo 6838,88
Amata Francesco 4973,73
Arnone Mario 3108,58
Aulicino Armando 4973,73
Barba Alfonso 4973,73
Barbera Giovanni 3108,58
Basile Giuseppe 6838,88
Basso Francesco 3108,58
Battaglia Giovanni 4973,73
Battaglia Maria Letizia 3108,58
Bellafiore Vito 3108,58
Bisignano Franco Antonio 3108,58
Bono Nicola 4227,67
Bosco Camillo 8704,02
Bosco Mario 3108,58
Brancati Benedetto 4973,73
Burgaretta Aparo Sebastiano 6838,88
Calanna Nunzio 3108,58
Caltagirone Salvatore 3108,58
Campione Giuseppe 6838,88
Cantone Biagio 3108,58
Capitummino Angelo 8704,02
Carullo Antonio 3108,58
Catania Franco 4973,73
Cavallaro Mario 3108,58
Chessari Giorgio 8704,02
Cipolla Nicolò Rosario 6838,88
Coco Mariano 3108,58
Coco Vincenzo 3108,58
Colajanni Luigi Alberto 1865,15
Colombo Luigi 4973,73
Confalone Giancarlo 4725,04
Corallo Salvatore 8704,02
Costa Vincenzo 6838,88
Crisafulli Vladimiro 6838,88
Cristaldi Nicolò 8704,02
Culicchia Vincenzino 7957,96
D’Acquisto Mario 9077,05
D’Agostino Giuseppe 3108,58
D’Antoni Sergio Antonio 3108,58
D’Urso Somma Giuseppe 3108,58
Damagio Saverio Emanuele 3108,58
Damigella Patrizio 4973,73
Davoli Giovanbattista 3108,58
Di Bennardo Emanuele 3108,58
Di Stefano Giuseppe 3108,58
Drago Giuseppe 4973,73
Errore Angelo 6838,88
Fasino Mario 10880,03
Ferrara Arturo 6838,88
Ferrari Liborio 3108,58
Ficarra Anna Maria 3108,58
Firrarello Giuseppe 4973,73
Fleres Salvatore 8704,02
Foti Vincenzo 4973,73
Franco Giuseppe 3108,58
Galasso Alfredo 3108,58
Galletti Giuseppe 6838,88
Gentile Raffaele 4973,73
Gentile Rosalia Teresa 4973,73
Germanà Antonino (di An.) 3108,58
Giacalone Vito 4973,73
Giambrone Vincenzo 3108,58
Giannone Giuseppe 3108,58
Giannopolo Domenico 4973,73
Giubilato Salvatore 4973,73
Giuliana Francesco G. 6838,88
Giuliano Gaetano Carlo 4973,73
Gorgone Francesco Paolo 6465,85
Granata Benedetto 6838,88
Grillo Morassutti Salvatore 7211,91
Grillo Salvatore 8704,02
Grimaldi Ugo Maria 3108,58
Guarnera Vincenzo 4973,73
Gulino Luigi 4973,73
Gurrieri Alfredo 3108,58
Gurrieri Sebastiano 3108,58
Iocolano Paolo 8704,02
La Corte Gioacchino 3108,58
La Grua Saverio 3108,58
La Placa Vittorino 3108,58
La Porta Francesco 4973,73
La Russa Angelo 7211,91
Laudani Adriana 6838,88
Lauricella Giuseppe 3108,58
Leanza Salvatore 6838,88
Leone Vincenzo 4973,73
Libertini Mario 3108,58
Liotta Santo 4973,73
Lo Certo Sebastiano 3108,58
Lo Curzio Giuseppe 8704,02
Lo Giudice Calogero 7957,96
Lo Giudice Vincenzo 4973,73
Lo Porto Guido 4725,04
Lo Turco Salvatore 3108,58
Lombardo Antonino 6838,88
Lombardo Raffaele 4973,73
Lombardo Salvatore 4973,73
Macaluso Emanuele 6092,82
Magro Francesco 4973,73
Mancuso Giuseppe 3108,58
Mannino Calogero 4973,73
Mannino Pasqualino 3108,58
Manzullo Giovanni 6838,88
Marchione Serafino 3108,58
Marconi Marina 3108,58
Marino Giovanni 6838,88
Martino Federico 3108,58
Martino Francesco 8704,02
Martorana Federico 3108,58
Mazzaglia Mario 10258,31
Mercadante Giovanni 3108,58
Messina Antonino 6838,88
Mezzapelle Paolo 3108,58
Morinello Salvatore 4973,73
Moschetto Angelo 3108,58
Motta Carmelo 4973,73
Mulè Sergio 4973,73
Natoli Salvatore 9636,60
Nicolosi Nicolò 6838,88
Ordile Luciano 9636,60
Ortisi Egidio 6838,88
Paffumi Angelo 3108,58
Palazzo Renato 3108,58
Palillo Giovanni 4973,73
Parisi Francesco 8890,54
Parisi Giovanni 6838,88
Paternò Di Roccaromana A. 3108,58
Pellegrino Bartolomeo 6838,88
Petrotta Giovanni 3108,58
Pezzino Giovanni 3108,58
Pezzino Vincenzo 3108,58
Piccione Nicolò 4973,73
Piccione Paolo 6838,88
Pignataro Giuseppe 3108,58
Piro Francesco 6838,88
Pizzo Pietro 5346,76
Placenti Salvatore 8704,02
Plumari Salvatore 8704,02
Prestipino Giarritta G.pe 4973,73
Provenzano Giuseppe 3108,58
Pullara Leopoldo 4973,73
Purpura Sebastiano 4973,73
Ragusa Giuseppe 3108,58
Ricevuto Giovanni 3108,58
Ricotta Michele 3108,58
Risicato Elio 4973,73
Rosano Angelo 4973,73
Rosso Sebastiano 3108,58
Rubino Raffaello 4973,73
Russo Michele 9636,60
Saladino Gaspare 4973,73
Sanzarello Sebastiano 4973,73
Saraceno Carmelo 3108,58
Sbona Sebastiano 3108,58
Scalici Antonino 4973,73
Segreto Giuseppe 3108,58
Seminara Antonio 3108,58
Silvestro Gioacchino 4973,73
Sottosanti Fulvio S.re 3108,58
Spagna Fausto 4973,73
Speranza Bartolo 3108,58
Spoto Puleo Sebastiano 3854,64
Stancanelli Raffaele 6838,88
Sudano Domenico 4973,73
Susinni Biagio 4227,67
Toscano Giuseppe 3108,58
Trimarchi Giovanni 3108,58
Trincanato Gaetano 10258,31
Tringali Paolo 3108,58
Tumino Carmelo 4725,04
Tusa Antonio 4973,73
Valastro Sebastiano 4973,73
Villari Giovanni 5719,79
Virlinzi Gaetano 3108,58
Vizzini Gioacchino 6838,88
Zago Salvatore 8704,02
Zizzo Pietro 3108,58
Le pensioni degli ex deputati regionali (sistema misto retributivo-contributivo, cifra lorda mensile, dati giugno 2014).
Adamo Giulia 4478,78
Ammatuna Roberto 4592,01
Apprendi Giuseppe 4527,20
Bufardeci Giambattista 4831,53
Cristaudo Giovanni 6526,89
Di Guardo Antonino 4669,33
Ferrara Massimo 2842,94
Limoli Giuseppe 4536,24
Maira Raimondo 4049,18
Musotto Francesco 4792,55
Scammacca Della Bruca Guglielmo 4869,72
Speziale Calogero 8870,29