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martedì 13 aprile 2021

Scuole aperte: ora che Dio ce la mandi buona. - Antonio Padellaro

 

Riaprono le scuole, ma sentire Roberto Speranza che parla di “tesoretto”, ma anche di “rischio”, lascia sgomenti (come dire: dio ce la mandi buona). Intanto, l’espressione (scema) “tesoretto” andrebbe abolita con apposito decreto legge (i Dpcm, è noto, li usano solo i dittatori, da Conte a Erdogan). Serve a evocare una riserva di immunizzazione – accumulata forse con le zone rosse pasquali – come se non sapessimo che il Covid bastardo torna a imperversare appena ti azzardi non a riaprire, ma persino a socchiudere. E dunque tesoretto non significa una mazza. Il ministro della Salute si appalesa da Fabio Fazio di domenica all’ora di cena, mentre noi con la forchetta sospesa siamo in attesa dell’Annuncio che assilla le famiglie italiane. Infatti, Fazio chiede come mai non si è pensato in tempo a organizzare nella scuole una campagna di test salivari a tappeto. Speranza snocciola “400mila test al giorno”. Fazio: “Nelle scuole?”. Speranza: “No, in tutta Italia”. Purtroppo non sapremo mai quanti sono i test nelle scuole perché il ministro s’incarta (e ci incarta) tra “protocolli in arrivo” e “test antigenici molto significativi”. Dalle case degli italiani s’alza un grido: dai Fazio, insistiti, chiedi al ministro se c’è il pericolo che dalle scuole non messe in sicurezza il contagio possa tornare a circolare. È questo il “rischio” di cui parla? Chi ci garantisce di non ritrovarci nei casini come l’autunno scorso? Niente da fare. Pubblicità.

A ruota scoppia la grana dei docenti immunizzati dove capita, dopo che il piano del generale Figliuolo (niente più categorie, si procede vaccinando anziani e fragili) ha lasciato scoperto il 30 per cento del personale scolastico. Resta garantita la seconda dose per tutti quelli che hanno già ricevuto la prima, ma grande è la confusione sotto il cielo delle fiale. Per questo il virologo Andrea Crisanti sostiene che “nel riaprire le scuole senza aver vaccinato come ha fatto il Regno Unito ci prendiamo un grande rischio”? Accidenti, di “rischio” non parla anche Speranza? Sì, ma poi spiega che “tutti i dati che abbiamo ci dicono che dentro le aule non ci sono problematicità emergenziali, il punto è la quantità di movimenti che si sviluppa intorno alla scuola”. Problematicità emergenziali. Movimenti che si sviluppano. Più chiaro di così! (dio ce la mandi buona).

IlFattoQuotidiano

venerdì 2 aprile 2021

“Rigenerare i 5S”: Conte riparte da verde e legalità. -Luca De Carolis

 

Il discorso - L’ex premier presenta agli eletti e a Grillo il piano di “rifondazione”: società civile e struttura per un M5S a sinistra ed europeista “senza correnti”.

Lo aspettavano Giuseppe Conte, da un po’. Ed eccolo, ecco il suo ritorno al futuro. Nella sera in cui diventa ufficialmente un 5Stelle, l’avvocato pronuncia in diretta su Facebook il suo discorso all’assemblea del Movimento sui principi e contorni del nuovo M5S, “da rifondare”, anzi “da rigenerare”, a cui non può bastare un “restyling, un rinnovo superficiale”. Come se fosse ciò che non è, ovvero un grillino della prima ora, un po’ prima delle 22 di un giovedì pre-pasquale il rifondatore Conte rispolvera lo streaming, sepolto nella preistoria del M5S. Ad ascoltarlo ci sono innanzitutto gli eletti dei 5Stelle, dai parlamentari ai sindaci, e il Garante, Beppe Grillo, tutti collegati via Zoom. “Saluto tutti” esordisce l’avvocato, in giacca e con cravatta rossa. Sullo sfondo una libreria stipata. “Dovete essere fieri” inizia, elencando le battaglie del M5S diventate leggi, dal reddito di cittadinanza all’eco-bonus. Ma presto racconta il Movimento che vorrebbe, con “una razionalità organizzativa” e una “chiara identità politica”, racchiusa in una Carta dei principi e dei valori che sarà uno specchio dove riconoscersi. Lo dice in chiaro, che lavora a un Movimento con un cuore che batte a sinistra, europeista. E infatti ricorda subito: “Grazie ai vostri voti determinanti in Europa è stata insediata la commissione Von der Leyen”.

La direzione di marcia per il M5S, e non a caso prima del discorso il segretario dem Enrico Letta benedice da Porta a porta: “Scommetto sull’evoluzione del Movimento, io voglio una coalizione”. La vuole, eccome, anche Conte. Ma innanzitutto vuole un M5S ambientalista oggi ancora più che ieri, nel nome della famosa “transizione ecologica”, e che promuova la “giustizia sociale” e la legalità. Spalancato alla società civile, con dei Forum, “piazze delle idee”, a fare da raccordo tra il Movimento con tutto quanto sta lì fuori. “Dobbiamo essere accoglienti, inclusivi verso l’esterno, ma anche intransigenti sui nostri valori” riassume Conte, come un equilibrista delle parole. Ma il nuovo M5S dovrà anche irrobustirsi, con una struttura fatta di “articolazioni interne” e perfino “dipartimenti”, che però non devono renderlo come gli altri, “come i partiti tradizionali”. Non pronuncia mai la parola segreteria, Conte, ma che non vuole le correnti lo dice dritto. “Ci saranno regole per impedirle” avverte, ed è il monito ai parlamentari che ne stanno creando a grappoli. Certo, provano a chiamarle associazioni. Ma l’avvocato si è proprio arrabbiato, e infatti sul finale insiste e precisa: “Non abbiamo bisogno di associazioni”. Come chiarisce che ci vorrà “più cura per le parole”. Soprattutto, ammette che l’uno vale uno “è la base della democrazia”. Ma quando bisogna scegliere persone per “funzioni di responsabilità” o “rappresentanti del popolo in posizioni di rilievo” allora servono quelli “competenti e capaci”. E forse è in quelle sillabe che si annida la soluzione al nodo che non fa dormire molti parlamentari, ossia il vincolo dei due mandati. Quando parla di scegliere per competenze potrebbe alludere all’ipotesi a cui sta lavorando, ossia che sia lui, da capo politico, a scegliere in base al merito chi verrà messo nelle liste. Non vuole e forse non può essere più chiaro di così. D’altronde non dice nulla di definitivo neanche sul rapporto ormai degenerato in guerra con la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio. Però mette paletti quando assicura che certo, “le nostre decisioni fondamentali passeranno ancora attraverso il voto su una piattaforma digitale”. Ma “una piattaforma” non è necessariamente Rousseau. Soprattutto, “la democrazia digitale viene da una tecnologia che non è neutra”. Ovvero, “chi possiede e gestisce i dati” svolge operazioni “sensibili e delicate”.

Traduzione, a decidere sarà sempre e solo il M5S. Quello a cui Conte promette un confronto, sul piano e sulla rotta. “Dopo la pausa di Pasqua avvierò incontri per raccogliere i vostri suggerimenti”. Ma l’ultima parola sarà la sua, quella del rifondatore.

IlFattoQuotidiano

giovedì 4 febbraio 2021

Per il M5s partecipare a un governo politico a guida Draghi non è più un tabù: le parole di Conte e l’apertura di Di Maio. - Martina Castigliani

 

Nel Movimento si inizia a discutere della possibilità di sedersi al tavolo con il presidente incaricato dal Colle. Prima il ministro degli Esteri si è appellato alla maturità e poi il premier dimissionario è intervenuto presentandosi come una delle prossime guide per i 5 stelle. Il senatore Di Nicola: "Si apre nuovo scenario. Tutti i partiti saranno coinvolti e non ci sarà governo più politico di quello di Draghi"

Partecipare a un governo politico a guida Mario Draghi non è più un tabù per il Movimento 5 stelle. Anzi è la direzione verso cui, almeno una parte dei vertici, vogliono spingere e il discorso di Giuseppe Conte davanti a Palazzo Chigi ha segnato l’apertura ufficiale. “Auspico un governo politico che sia solido e che abbia la sufficiente coesione per fare scelte politiche”, ha detto parlando ai giornalisti.

Il caos della lunga assemblea con i gruppi parlamentari di ieri è stata una tappa necessaria: la delusione per la fine dell’esecutivo Conte 2 e soprattutto l’amarezza per la sconfitta nella partita contro l’eterno nemico Matteo Renzi andavano affrontate collettivamente. Serviva lo sfogo e serviva cercare di esorcizzare la più dura delle botte. Ora però, bisogna voltare pagina. Perché, è la convinzione dei vertici, stare fuori da un governo istituzionale, potrebbe fare più male che schierarsi all’opposizione. Il primo a rompere il silenzio è stato Luigi Di Maio e non ha scelto mezzi termini: “Abbiamo il dovere di partecipare e ascoltare”, ha detto in una nota. “Poi decideranno i parlamentari”. E’ il “momento di essere maturi”. Neanche un’ora dopo, il premier dimissionario ha convocato la stampa e aperto per “il bene del Paese”. E lo ha fatto presentandosi ai 5 stelle se non come il leader, almeno come una delle prossime guide: “Al Movimento dico: io ci sono e ci sarò”. E’ il segnale definitivo per le aperture e ora fondamentali saranno le reazioni dei gruppi parlamentari: “Si apre un nuovo scenario”, ha commentato il senatore Primo Di Nicola, tra i primi promotori del dialogo. “Tranne Fdi, sono tutti più o meno con Draghi. Tutti i partiti saranno coinvolti e non ci sarà governo più politico di quello di Draghi. Dovremo scegliere se abbandonarlo al centrodestra, oppure accettare la sfida condizionando e recitando anzi un ruolo da protagonisti per gestire le immense risorse del Recovery fund e tutte le altre partite connesse con i bisogni e i diritti dei cittadini”. E’ tutta qui la chiave per capire cosa si muove nelle teste dei vertici del Movimento.

Conte leader? Il silenzio assenso di Grillo – “Io ci sono e ci sarò”. Con queste poche parole Conte si è rivolto al Movimento 5 stelle e marchiato uno dei momenti che faranno la storia per la creatura di Beppe Grillo. Il primo presidente del Consiglio espresso dai grillini lascia Palazzo Chigi e lo fa dando la sua benedizione a “un’alleanza con il centrosinistra” che non può finire così. E aprendo a un governo politico di Mario Draghi, ovvero un esecutivo con dentro esponenti politici del Movimento. E’ un passaggio fondamentale, per qualcuno drammatico, per altri di maturità. Chi ha ragione lo deciderà la storia. Intanto un fatto: il silenzio assenso di Beppe Grillo segna che dietro le mosse di Giuseppe Conte Luigi Di Maio sono concordate. O almeno c’è stata una condivisione. Il fondatore ha scelto di non esporsi finora, nonostante una sua semplice parola possa cambiare completamente il corso degli eventi in casa 5 stelle. Ma intanto i suoi leader hanno deciso una linea e, in assenza di indicazioni contrarie, a quella lavoreranno fino in fondo.

Il primo segnale di Di Maio – Sono ore molto delicate e ogni parola è destinata a pesare. Neanche 24 ore fa Alessandro Di Battista ha fatto un post chiedendo ai suoi di “non cedere”. Oggi, un’ora prima delle dichiarazioni di Conte, Di Maio ha chiesto di abbassare i toni e invitato al dialogo: “Comprendo gli animi e gli umori di queste ultime ore. È legittimo”, ha scritto. “Stiamo attraversando una crisi politica complessa e non abbiamo colpe. Non abbiamo cercato noi lo stallo, non avremmo mai voluto che si arrivasse a questo, con una pandemia in corso e le enormi difficoltà del nostro comparto produttivo. Ma è proprio in queste precise circostanze che una forza politica si mostra matura agli occhi del Paese”. E proprio quel richiamo alla maturità, è già per molti visto come un appello. “Oggi si aprono le consultazioni del premier incaricato Mario Draghi, secondo la strada tracciata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ringrazio. In questa fragile cornice, il MoVimento 5 Stelle ha, a mio avviso, il dovere di partecipare, ascoltare e di assumere poi una posizione sulla base di quello che i parlamentari decideranno. Siamo la prima forza politica in Parlamento e il rispetto istituzionale viene prima di tutto”. L’ultima parola insomma, spetterà sempre agli eletti. Anche se, è ormai chiaro come la linea indicata dai vertici sarà quella che conterà davvero. Dopo Di Maio, è arrivato il commento di Virginia Raggi. “Rompiamo gli schemi, il M5s apra a Draghi”, ha detto parlando con il Foglio. “Bisogna partire dai temi e puntare su un governo politico. Il paragone con il precedente Monti è sbagliato. Dal Recovery alla burocrazia si può fare molto”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/04/per-il-m5s-partecipare-a-un-governo-politico-a-guida-draghi-non-e-piu-un-tabu-le-parole-di-conte-e-lapertura-di-di-maio/6089933/

lunedì 30 novembre 2020

La Procura di Roma apre un fascicolo sull’uso della scorta di Conte da parte della compagna inseguita da un inviato delle Iene.

 

L'indagine parte da una denuncia presentata da Fratelli d’Italia. Secondo un’informativa di servizio inviata al Viminale la scorta si trovava lì perché Conte era nell’appartamento della compagna, entrata nel supermercato mentre Filippo Roma le faceva delle domande. Uno dei poliziotti ha "favorito" l'uscita della Paladino, che avrebbe poi fatto rientro a casa a piedi senza utilizzare l’auto blu.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sull’uso della scorta di Giuseppe Conte dopo una denuncia presentata da Fratelli d’Italia. Al vaglio dei pm di piazzale Clodio c’è l’intervento degli uomini di scorta del premier, il 26 ottobre, per fare uscire da un supermercato la compagna Olivia Paladino. L’inviato delle Iene Filippo Roma le stava facendo delle domande per un servizio sulla depenalizzazione del mancato versamento della tassa di soggiorno, di cui potrebbe beneficiare il padre che è gestore del Grand Hotel Plaza. I magistrati, che hanno ascoltato l’inviato come persona informata sui fatti, a breve decideranno se inviare l’incartamento al tribunale dei ministri.

Sulla vicenda è stata presentata una relazione di servizio al ministero dell’Interno, in cui viene spiegato che la scorta si trovava in “osservazione e controllo al di sotto dell’abitazione della compagna del premier” perché Conte si trovava nell’appartamento e i poliziotti attendevano la sua uscita imminente. Nel supermercato di fronte all’abitazione c’è stato a quel punto un momento di concitazione che ha richiamato l’attenzione di un poliziotto della scorta che è stato chiamato in causa da un addetto del supermercato perché “una signora era in difficoltà”. Il poliziotto ha favorito l’uscita della Paladino, che avrebbe fatto rientro a casa a piedi senza utilizzare l’auto blu. L’abitazione infatti dista pochissimi metri. Conte, secondo la relazione, non è stato informato in tempo reale, ma è venuto a conoscenza della vicenda soltanto poi, informato dalla stessa compagna e dagli uomini della scorta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/29/la-procura-di-roma-apre-un-fascicolo-sulluso-della-scorta-di-conte-da-parte-della-compagna-inseguita-da-un-inviato-delle-iene/6020775/

domenica 18 ottobre 2020

Serrande giù e poi subito su: i locali hanno il “trucco”. - Sarah Buono

 

Dpcm o no, a Bologna e Catanzaro hanno trovato l’escamotage giusto. Al Mavit Bar di fronte alla stazione bolognese, e al Plaza Café del lido catanzarese i rispettivi proprietari non si sono arresi alle nuove regole e studiando a fondo il nuovo decreto sono riusciti a scovare un angolo cieco. In che modo? “Chiuderemo alle 24 e riapriremo all’1” spiegano i cartelli all’entrata del bar a Bologna. Uno scherzo? No assolutamente. Nell’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio, infatti, c’è scritto chiaramente che le attività di ristorazione sono permesse fino a mezzanotte mentre la consegna a domicilio e da asporto è “consentita sempre”. E così, rispettando le regole e provando a far quadrare i conti nonostante il difficile momento, ecco la soluzione: chiudere alle 12 come bar per riaprire dopo un’ora ma vendendo panini take away. Qui movida non ce n’è, questo bar esiste da più di trent’anni e ha sempre servito pendolari e viaggiatori che dopo una certa ora in stazione non trovano più nulla di commestibile. Ancora più spavaldo il titolare del Plaza a Catanzaro Lido, Aldo Manoiero, che chiude a mezzanotte e riapre dopo quindici minuti. In piena legalità. “Il decreto non dice quando si può riaprire – sottolinea il gestore – noi non abbiamo problemi di distanziamento sociale, qui non si balla, quello che mi interessa è continuare a lavorare”. E così, dopo l’entrata in vigore del provvedimento, questo bar-cornetteria con sala slot ha chiuso regolarmente alle 24 ma solo per 15 minuti. L’apertura non è sfuggita alla polizia che ha subito fatto un controllo la sera stessa dell’entrata in vigore del Dpcm, ma senza alcuna sanzione. “Il controllo lungo e accurato si è chiuso con la polizia che ha soltanto preso la mia dichiarazione”, ha detto l’imprenditore.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/18/serrande-giu-e-poi-subito-su-i-locali-hanno-il-trucco/5970290/

“Il decreto non dice quando si può riaprire"
Fesserie! Il decreto fissa un orario d'apertura ed uno di chiusura, il che sottintende' lapalissianamente, che durante l'intervallo tra orario d'apertura e orario di chiusura il locale DEVE restare chiuso.
Quindi, chi utilizza l'escamotage della vendita da asporto aggira le norme stabilite dal dpcm, ma non credo che lo faccia legalmente se non è munito dell'apposita licenza. In ogni caso, suppongo che anche l'escamotage utilizzato non autorizzi l'apertura del locale.
cetta

mercoledì 5 agosto 2020

Riaperto al traffico il nuovo ponte di Genova.

Il nuovo ponte Genova San Giorgio

Il viadotto Genova-San Giorgio, sulla A10, inaugurato lunedì e' stato riaperto al traffico veicolare al termine delle verifiche compiute dalla Direzione di Tronco di Genova di Aspi e dopo che la struttura commissariale è intervenuta per rifare un piccolo tratto di asfalto. L'apertura è avvenuta alle 22:04, due ore dopo rispetto a quanto era stato ipotizzato. Ora il ponente e il levante della città sono 'ricuciti'.

Sono transitate le prime auto sul ponte San Giorgio. C'è già un flusso regolare. Le auto hanno salutato l'apertura suonando i clacson mentre i motociclisti hanno fatto il segno della vittoria con una mano. Il traffico sta scorrendo in entrambi i sensi di marcia.
 Ponte Genova-San Giorgio, il viadotto tutto d'acciaio, è finalmente aperto alle auto, ai grandi tir che vanno verso il porto, aperto all'Italia e all'Europa del Nord Ovest.

Dopo la cerimonia di inaugurazione di lunedì, alla quale - vuoi per la pioggia, vuoi per pudore nei confronti dei familiari delle vittime - è mancata la caratteristica della festa, oggi l'ufficio del Commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera ha pronunciato la sua ultima parola di questa storia infinita, cedendo a Autostrade per l'Italia l'esercizio della viabilità sul nuovo viadotto. Un passo necessario, dopo il certificato di agibilità di Anas, per far riprendere la circolazione dei mezzi su quel nastro lungo 1.067 metri e fatto di acciaio e bitume che tanto vogliono dire per il traffico cittadino e interregionale, per l'economia di una regione e per il saper fare del Paese. Dopo la cessione dell'esercizio, Aspi ha compiuto i suoi primi passi - passi veri prima e passi burocratici poi - sul quel ponte che una volta sgombrato da gonfaloni e bandiere sembra sempre di più il ponte di una nave. Il Direttore di Tronco Mirko Nanni, assieme a alcuni tecnici e ingegneri specializzati, ha effettuato un sopralluogo per vedere se il tratto di autostrada dove ieri è stata allestita la zona per la cerimonia fosse tornato alla normalità, se i guardrail che erano stati rimossi fossero stati rimessi a posto, se il fondo stradale non avesse subìto i danni. Al termine della verifica, steso e firmato un verbale di sopralluogo secondo le procedure previste. è stato dato il via libera.

Intanto vanno avanti le indagini nate dal crollo del viadotto. La procura di Genova ha acquisito le due lettere di contestazione che l'ispettore Placido Migliorino ha inviato ad Aspi nelle quali si parla di un "grave inadempimento" per i cantieri sulla rete genovese e "i termini di attuazione del cronoprogramma dei lavori e delle ispezioni delle gallerie liguri". Le missive erano state inviate ai pm dal Mit.

Aspi scrive al governo, in due lettere cambia rotta - In una prima lettera del 14 luglio un meccanismo con una scissione proporzionale, un aumento di capitale riservato a Cdp e l'ingresso di nuovi soci, con risorse da riservare agli investimenti e al ripianamento del debito, prima di arrivare alla quotazione. In una seconda missiva, con la data di oggi, due diverse proposte che prevedono da una parte un processo di vendita competitivo, al quale Cdp "potrà" partecipare oppure un processo di scissione con la creazione di una società da quotare creando una public company. E' il cambio di rotta deciso, che modifica lo schema iniziale, quello contenuto in due lettere che l'ANSA ha potuto visionare che Autostrade per l'Italia ha inviato agli interlocutori di governo. Tra le due scadenze, certo, un confronto che non ha ancora portato ad un accordo.

Genitori di una vittima: 'La festa aumenta il nostro dolore' - "Altro che festeggiamenti, altro che orgoglio nazionale. Il nuovo ponte di Genova non è una rinascita, ma il simbolo del fallimento e di 43 vite ingoiate da un ponte fatiscente che qualcuno ha permesso crollasse in qualche modo". Lo hanno detto Franco e Daniela Fanfani, in un'intervista al quotidiano La Nazione: sono i genitori di Alberto Fanfani, medico morto a 32 anni nel crollo del ponte Morandi insieme alla fidanzata Marta Danisi, 29 anni, mentre lui la accompagnava ad Alessandria dove aveva ottenuto in ospedale il posto a tempo indeterminato come infermiera. Le celebrazioni per l'inaugurazione del nuovo ponte 'Genova San Giorgio', ha affermato Franco Fanfani, "è insopportabile per chi come noi ha perso un proprio caro. Serve solo a aumentare il dolore che mia moglie e io portiamo dietro, come tutte le altre famiglie coinvolte. Non è una una rinascita, non c'è niente da celebrare. Altro che sfilate dei politici". Daniela Fanfani ha parlato di "pianto e dolore. Ogni ponte che vedo mi si chiude lo stomaco. Altro che passerelle. I politici e gli amministratori avrebbero dovuto mettersi sotto il ponte, chinare la testa e vergognarsi di ciò che è successo". La madre di Alberto ha ricordato che il figlio "stava accompagnando" la fidanzata "a Alessandria, all'ospedale dove aveva ottenuto il contratto a tempo indeterminato come infermiera. Lui stava per prendere la specializzazione in medicina. 'Potrò fare il medico come sogno da sempre' mi aveva detto con orgoglio. Avevano anche fissato la data delle nozze: 25 maggio 2019. Erano felici. Erano insieme. E insieme sono morti in quel maledetto crollo".

martedì 28 aprile 2020

“Se si riapre tutto, le terapie intensive in crisi l’8 giugno”. - Alessandro Mantovani e Marco Palombi

“Se si riapre tutto, le terapie intensive in crisi l’8 giugno”

Il documento che ha influenzato il governo. Il report dell’Istituto superiore di sanità sulla “fase 2”: “Con le scuole in funzione, una nuova ondata è certa”.
Il documento proviene dall’Istituto superiore di sanità, da una settimana è nelle mani del governo e del Comitato tecnico scientifico (che lo ha adottato) e spiega la scelta dell’esecutivo di procedere alla “fase 2” con molta cautela e scadenzando le riaperture fino a settembre (le scuole) e oltre (il comparto degli spettacoli dal vivo).
Lo studio propone 92 possibili scenari e il più drammatico è alla lettera A. Se riaprissimo quasi tutto, il tasso di riproduzione del virus Rt (cioè la previsione del numero medio di contagi a partire da una persona che ha contratto il virus, ndr) tornerebbe sopra 2, tra il 2,06 e il 2,44 per una media di 2,25 e le terapie intensive, che pure sono state potenziate, sarebbero di nuovo sature in meno di 40 giorni, l’8 giugno. Questo accadrebbe facendo ripartire industria, edilizia e commercio collegato ma anche hotel e ristoranti senza limiti d’età per i lavoratori, senza telelavoro, con le scuole aperte e il ritorno alla normalità nel tempo libero e nell’uso dei mezzi pubblici. “Riaprire le scuole – si legge nel report – innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia. La sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva”.
Lo scenario 1 – con le scuole aperte ma senza far ripartire i settori produttivi, l’attuale quota di telelavoro e i movimenti nel tempo libero e l’impiego dei mezzi pubblici al 10% – porterebbero il tasso Rt a 1,33 di media (1,22-1,44): le terapie intensive reggerebbero fino al 20 ottobre. 
Lo scenario C - invece delinea l’ipotesi di far ripartire le attività industriali, l’edilizia, il commercio e anche ristoranti e hotel, fermi restando il telelavoro e le scuole chiuse ma senza limiti nel tempo libero e nei trasporti: Rt andrebbe a 1,69 (1,54-1,83) e la saturazione delle terapie intensive avverrebbe il 31 agosto. 
Sarebbe però peggiore lo scenario B: tutto aperto senza telelavoro, ma con le scuole chiuse. Tasso Rt all’1,86 (1,66-1,97) e terapie intensive piene l’8 agosto.
Fin qui gli scenari senza limitazioni per fasce d’età. Ma anche con una scelta drastica come tenere lontani dal lavoro tutti gli over 50 ed evitare gli spostamenti extralavorativi degli over 60 (scenario 23), Rt salirebbe sopra 1: la stima è 1,01 (tra 0,92 e 1,09) in caso di riapertura generalizzata dei settori produttivi ma non dei ristoranti, senza riaprire le scuole né consentire piena libertà di movimento nel tempo libero. Tutte le combinazioni possibili sono considerate.
Nelle raccomandazioni finali il Comitato tecnico scientifico sottolinea che “persistono nuovi casi di infezione”, avverte che “le stime attuali di R0” sono “comprese tra 0,5 e 0,7” e che “se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1,05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole”. Di conseguenza “lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”. Pertanto il Cts suggerisce di riaprire solo “edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività”, evitando “situazioni che generano forme di aggregazione (es. mercati e centri commerciali)” e “assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie”, cioè le mascherine.
Restano tuttavia “incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate”, si legge ancora nelle raccomandazioni. L’ultima condizione riguarda i “sistemi di monitoraggio della circolazione dell’infezione e sorveglianza attiva”. Vedremo se funzioneranno.

sabato 30 novembre 2019

Il drone che si divide in quattro e apre una rete per salvare le persone dagli incendi.

Il drone che si divide in quattro e apre una rete per salvare le persone dagli incendi

Il progetto arriva dalla Cina e ha tutte le caratteristiche per essere davvero rivoluzionario: NetGuard è un drone che si divide in quattro e apre una rete capace di salvare le persone in fuga da un grattacielo in fiamme. Una volta ricevuta la richiesta di soccorso, il drone utilizza il GPS per individuare l'esatta posizione del luogo da raggiungere e lo fa viaggiando ad alta quota in modo da evitare il traffico ed essere più rapido possibile. Una volta raggiunto il luogo dell'incendio, il drone si divide in quattro parti con una rete di sicurezza al centro. Grazie a quattro eliche riesce a viaggiare in quota e ad afferare una persona a mezz'aria. La rete è costituita da uno strato quadruplo di poliuretano, abbastanza resistente da poter contenere il peso di un adulto medio: inoltre gli appositi sensori tengono traccia della persona mentre salta sulla rete, posizionando il drone in modo da afferrarla. Progettato da un gruppo di sei studenti a Quangzhou, in Cina, questo drone è candidato a vincere 13mila dollari al concept design Golden Pin di Taiwan. (FOTO©Ferrari Press/IBERPRESS News)

https://www.tgcom24.mediaset.it/magazine/foto/il-drone-che-si-divide-in-quattro-e-apre-una-rete-per-salvare-le-persone-dagli-incendi_3093095-2018.shtml?fbclid=IwAR0sixHw4MsyPtRxWJoYA0T6sgu5kphwolsr6ZqRAEU2hHto9Lv1jIMDAz8