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mercoledì 16 settembre 2020

La paura fa 90: tutti i nominati sperano nel “No”. - Giacomo Salvini

 


Trasversali I capponi a Natale.

Salvaguardare la rappresentanza, tutelare il Parlamento rispetto al governo ma soprattutto difendere la Costituzione contro un’ipotetica “deriva autoritaria”. Ma dietro alle ragioni nobilissime del No di molti costituzionalisti al referendum sul taglio di 345 eletti – per la maggior parte dei casi infondate – c’è un altro motivo, molto più concreto, che spinge un folto gruppo dei parlamentari, da destra a sinistra, a fare campagna contro la riforma: salvare la propria poltrona. La maggior parte di loro, infatti, nel 2018 è stata eletta grazie ai listini bloccati dei collegi plurinominali previsti dal Rosatellum e quindi la loro elezione non è il frutto di preferenze personali o della vittoria in un collegio uninominale ma dai voti raccolti dal proprio partito: per questo, in caso di vittoria del Sì e di riduzione dei parlamentari, alle prossime elezioni rischiano di non essere rieletti. Per non fare la stessa fine del cappone a natale quindi si schierano per il No al taglio di un terzo dei parlamentari.

Prima di tutto ci sono quelli che sono stati candidati direttamente nei listini bloccati senza farli correre nei collegi uninominali. A sinistra c’è l’ex dalemiano Matteo Orfini e Luigi Zanda eletti nel collegio Lazio 1, il renziano tra i promotori del referendum Tommaso Nanncini candidato al Senato nel collegio Lombardia 3, mentre nel centrodestra tra i fautori più agguerriti del No c’è il senatore Lucio Malan eletto nel listino bloccato Piemonte 1 e molti leghisti: Claudio Borghi nel collegio Toscana 2, Guglielmo Picchi nel Toscana 1 e Paolo Grimoldi e Massimiliano Capitanio in Lombardia. Qualche fautore del No emerge anche tra i 5 Stelle: Andra Vallascas è stato eletto deputato nel 2018 nel collegio Sardegna 3 e Marinella Pacifico nel Lazio 3. Poi ci sono i deputati e i senatori che hanno ottenuto lo stesso la poltrona nonostante siano stati trombati dagli elettori nei rispettivi collegi uninominali perché recuperati nelle liste bloccate. Tra questi ci sono anche molti volti noti come il deputato di Forza Italia Vittorio Sgarbi che nel 2018 perse nel confronto con Luigi Di Maio nel collegio uninominale Campania 1 ed eletto lo stesso grazie al listino dell’Emilia Romagna. Poi l’attuale ministra dell’Agricoltura di Italia Viva Teresa Bellanova, arrivata addirittura terza dopo Barbara Lezzi (M5S) e Luciano Cariddi (Lega) nel collegio uninominale in Puglia e ripescata al Senato anche lei grazie alla generosa Emilia. Stesso discorso per il leghista Alberto Bagnai, sconfitto da Matteo Renzi in Toscana, Pietro Grasso e Gianluigi Paragone.

Ma al comitato del No non bastavano i dinosauri della politica – da Paolo Cirino Pomicino a Pierferdinando Casini – ai pregiudicati come Roberto Formigoni o Silvio Berlusconi. Nelle ultime ore si sono aggiunti due sostenitori di peso: il finanziere renziano Davide Serra e il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana. Il primo lo ha annunciato al Foglio dopo essere tornato in Italia dopo anni a Londra in cui gestiva la sua holding Algebris con sede alle Cayman: questa riforma, ha detto, “toglie spazio alla società civile” per mettere “schiavi di partito” rendendoli “dipendenti più che dei parlamentari (di fatto violando la Costituzione)”. Il governatore Fontana invece è andato dietro a Giancarlo Giorgetti sul No: “Non si può fare un taglio senza altre riforme – ha detto sabato – è improponibile”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/16/la-paura-fa-90-tutti-i-nominati-sperano-nel-no/5932991/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-16

giovedì 6 agosto 2020

Si arrampica sul balcone e salva 4 bambini da incendio.



Si è arrampicato su un balcone in una casa in fiamme e ha salvato quattro bambini intrappolati nell'incendio. E' accaduto a Isnello, piccolo paese delle Madonie. Protagonista dell'acrobatico salvataggio Nunzio Mogavero, un operaio forestale di 49 anni, richiamato dalle grida disperate provenienti da un appartamento del centro storico vicino a una chiesa dove si stava celebrando un funerale.
Dopo l'intervento è stato portato in ospedale per una ferita alla gamba. Le fiamme sono divampate al piano terra e si sono propagate al primo piano dove si trovavano tre sorelline e un loro cuginetto. La madre delle bambine si era allontanata per fare la spesa poco prima che divampasse un incendio provocato, a quanto pare, da un corto circuito all'impianto elettrico.
Mogavero ha tentato di entrare nell'edificio ma il portone d'ingresso era bloccato. Con l'aiuto di due carabinieri che stavano partecipando al funerale è riuscito a raggiungere, inerpicandosi sulla parete, il balcone al primo piano. Ha quindi afferrato i piccoli e a uno a uno li ha calati dall'alto porgendoli alle persone che si erano radunate sulla strada. Nunzio Mogavero è conosciuto per altri episodi di generosità.
L'anno scorso ha tratto in salvo un turista che si era perso nei boschi e in precedenza aveva salvato un daino intrappolato in una rete metallica.
Persone delle quali si parla poco, dando loro un risalto solo marginale, ma che vanno elogiate e portate ad esempio, specie in un periodo in cui se una donna si dà fuoco, l'unica cosa che fa un deficiente è filmarla...

mercoledì 8 luglio 2020

La pistola fumante. - Marco Travaglio

Berlusconi: Santo subito?
Da quando, il 1° agosto 2013, la sezione Feriale della Cassazione da lui presieduta condannò definitivamente B. per frode fiscale a 4 anni, gli impiegati del pregiudicato – come da contratto – hanno svelato una raffica di particolari inquietanti della sua biografia, fino a quel momento immacolata. Una collezione da Guinness di scheletri nell’armadio scovati dai segugi del Giornale e degli altri fogli aziendali setacciando fascicoli, compulsando sentenze, auscultando portoni e fioriere, interrogando edicolanti, perlustrando bar, ristoranti, tavole calde, hotel e motel, importunando passanti, scoperchiando tombe e cassonetti, nella bizzarra convinzione che B. torni incensurato se si dimostra che uno degli 11 giudici che l’han condannato in primo, secondo e terzo grado è un poco di buono. 
Purtroppo, diversamente da quelle dei pm a B., le accuse degli house organ a Esposito si erano rivelate false. 
Falso che avesse barattato la richiesta di archiviazione per suo figlio, scoperto a cena con la Minetti, in cambio della condanna di B. (la richiesta sul figlio era di sei mesi prima che il processo B. giungesse sul suo tavolo). 
Falso che suo figlio parlasse con lo 007 La Motta in carcere (quello non era suo figlio, ma il figlio di suo fratello Vitaliano, allora Pg di Cassazione). 
Falso che a tavola Esposito alzi il gomito (è astemio).
Falso che tenesse lezioni a pagamento nella scuola della moglie all’insaputa del Csm (insegnava gratis con l’ok del Csm). 
Falso che si appropriasse di processi altrui per finire sui giornali (sostituiva doverosamente colleghi assenti). 
Falso che faccia vita da nababbo (la “prova”, una Mercedes, è un ferrovecchio del 1971 acquistato nel ’77 con 300mila km). 
Falso che fosse odiato per la sua faziosità quand’era pretore a Sapri (lo odiavano solo i suoi imputati che, accertò il Csm, avevano ordito “un complotto contro l’Esposito”). 
Falso che fosse stato trasferito per affari loschi (il Tar annullò il provvedimento perché le accuse erano fasulle). 
Falso che abbia anticipato a cena la condanna di Wanna Marchi. 
Falso che avesse raccontato in giro le telefonate sexy delle girl di Arcore (mai lette da nessuno e subito distrutte dai giudici di Napoli). 
Falso che sia una toga rossa di estrema sinistra (il Giornale, prima della sentenza su B., definì lui e gli altri 4 “toghe moderate”). 
Falso che una sera, a casa di un tizio di San Nicola Arcella (Cosenza), ospite d’onore insieme all’attore Franco Nero, ripetesse a cantilena per tutta la cena “Berlusconi mi sta sulle palle, gli faccio un mazzo così” (non l’aveva come imputato e si occupava di criminalità organizzata, mentre B. inspiegabilmente non aveva processi in materia).
Fin qui le panzane raccolte da Giornale, Libero e tv Mediaset a botta calda, quando si trattava di salvare il padrone dalla cacciata dal Senato in base a una legge, la Severino, che aveva votato pure lui con tutta FI. Ora, sette anni dopo, la Banda B. ci riprova, nel tentativo disperato di riverginarlo in vista del governissimo che fa benissimo. E, va detto, ci sta riuscendo grazie a nuovi testimoni di grande autorevolezza, terzietà e credibilità: un cameriere, un bagnino e uno chef dell’hotel di Ischia di proprietà del rascampàno di FI Mimmo De Siano, legatissimo al celebre Giggino ’à Purpetta, i quali giurano all’unisono che Esposito nei suoi soggiorni non faceva che ripetere: “Berlusconi è una chiavica” e “Berlusconi e De Siano li devono arrestare”. Così, come intercalare. “All’ingresso del ristorante – testimonia il cameriere – invece di dire ‘buonasera’, Esposito era solito affermare: ‘Ancora li devono arrestare’, riferendosi al dottor Berlusconi e al mio datore di lavoro”. Il fatto che i tre cantino tutti la stessa canzone e a Napoli si indaghi sulle loro testimonianze non deve ingannare. È più che credibile che un giudice di Cassazione, sapendo di albergare in un hotel del senatore De Siano, vada in giro per la hall preannunciando a chiunque incontri l’arresto del proprietario e del suo leader. “Scusi, cameriere: posto che Berlusconi è una chiavica, me lo farebbe un caffè corretto?”. “Salve, chef: siccome quelle chiaviche di Berlusconi e De Siano vanno arrestati, me lo porterebbe un antipastino di pesce?”. “Ehilà, bagnino: alla faccia di quelle chiaviche da arrestare del suo padrone e del premier, avrebbe un ombrellone, due lettini e un telo mare?”.
Casomai le prove esibite dal giurista Porro e dal giureconsulto Sansonetti (quello che non distingue una Corte d’appello da un paracarro, figurarsi dalla Cassazione), non bastassero a convincere le Corti di Strasburgo, Lussemburgo, Magdeburgo, Brandeburgo e Cheesburger, 
il Fatto è in grado di rivelare le due nuove prove in possesso agli avvocati. La prima è il nastro di una seduta spiritica con Filumena Ciucciasangue, nota medium di Casamicciola e candidata di FI che, chiacchierando del più e del meno con l’anima del giudice Franco, gli udì scandire accuse molto circostanziate al giudice Esposito (la registrazione si sente “sbsazgrttt… bsdparttzz…”, ma l’on. avv. Ghedini la sta facendo tradurre da uno fidato). La seconda è il video di Ciruzzu Scannacristiani, detenuto all’Ucciardone al 41-bis, che confida al compagno di ora d’aria: “Chill’ curnutone scurnacchiate d’Esposito m’ha fatt’ carcerà! Cià raggione Belluscone: è tutt’ nu cumblott”. A questo punto, il ricorso in Europa è una pura formalità.

sabato 30 novembre 2019

Il drone che si divide in quattro e apre una rete per salvare le persone dagli incendi.

Il drone che si divide in quattro e apre una rete per salvare le persone dagli incendi

Il progetto arriva dalla Cina e ha tutte le caratteristiche per essere davvero rivoluzionario: NetGuard è un drone che si divide in quattro e apre una rete capace di salvare le persone in fuga da un grattacielo in fiamme. Una volta ricevuta la richiesta di soccorso, il drone utilizza il GPS per individuare l'esatta posizione del luogo da raggiungere e lo fa viaggiando ad alta quota in modo da evitare il traffico ed essere più rapido possibile. Una volta raggiunto il luogo dell'incendio, il drone si divide in quattro parti con una rete di sicurezza al centro. Grazie a quattro eliche riesce a viaggiare in quota e ad afferare una persona a mezz'aria. La rete è costituita da uno strato quadruplo di poliuretano, abbastanza resistente da poter contenere il peso di un adulto medio: inoltre gli appositi sensori tengono traccia della persona mentre salta sulla rete, posizionando il drone in modo da afferrarla. Progettato da un gruppo di sei studenti a Quangzhou, in Cina, questo drone è candidato a vincere 13mila dollari al concept design Golden Pin di Taiwan. (FOTO©Ferrari Press/IBERPRESS News)

https://www.tgcom24.mediaset.it/magazine/foto/il-drone-che-si-divide-in-quattro-e-apre-una-rete-per-salvare-le-persone-dagli-incendi_3093095-2018.shtml?fbclid=IwAR0sixHw4MsyPtRxWJoYA0T6sgu5kphwolsr6ZqRAEU2hHto9Lv1jIMDAz8

martedì 31 ottobre 2017

Immigrazione, sulla nave della Ong il volantino coi bonus: 50 euro per ogni salvataggio.

Immigrazione, sulla nave della Ong il volantino coi bonus: 50 euro per ogni salvataggio

Agosto è passato ma le indagini della magistratura sul ruolo di alcune Ong nel salvataggio dei migranti nel mare tra Italia e Libia continuano, dopo la scoperta di legami tra alcune delle organizzazioni non governative e gli scafisti. A settembre il tribunale del riesame di Trapani ha confermato il sequestro della Iuventa, il peschereccio di proprietà della Jugend Rettet, l'organizzazione tedesca più coinvolta nello scandalo. Sempre da settembre è indagato anche il comandante di un'altra nave, la Vos Hestia che operava per conto di Save the children.
E ora, tra il materiale sequestrato a bordo delle diverse navi, spunta anche un volantino che era stato affisso dall'armatore il 1 agosto a bordo della Vos Hestia: oltre al bonus per la missione in base alla qualifica di ciascun membro dell'equipaggio, indica anche un premio individuale di 50 euro per ogni operazione di soccorso. Insomma, una specie di bonus-produzione.

mercoledì 21 settembre 2016

LA STORIA MAI RACCONTATA DEL 9/11: IL SALVATAGGIO DELL’ EREDITÀ DI ALAN GREENSPAN. - PAM MARTENS E RUSS MARTENS


Risultati immagini per alan greenspan

I cittadini americani sono ancora all’oscuro di quelle centinaia di miliardi di dollari di movimenti finanziari che la Federal Reserve gestì nei giorni, settimane e mesi successivi al 9/11.
Quello che ancora manca nel Rapporto Ufficiale della Commissione 9/11, nelle audizioni del Congresso e negli studi accademici, è che Wall Street, il giorno in cui gli aerei colpirono le torri del World Trade Center, era sul punto di ricevere una denuncia dal Procuratore Generale dello Stato di New York, Eliot Spitzer, per aver orchestrato una frode di proporzioni senza precedenti ai danni degli investitori pubblici.  Tale indagine fu bloccata per più di sei mesi: sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari, alcuni titoli di risparmio Statunitensi venivano chiamati “Patriottici” e il Congresso rendeva omaggio alle eroiche grandi banche, alla Borsa e alla Federal Reserve per aver rimesso in moto tutto il sistema finanziario nel giro di una sola settimana dalla tragedia.
Anche le folli politiche di ‘laissez-faire’ dell’ex-presidente della FED Alan Greenspan*,  seguace adoratore di Ayn Rand, ci hanno guadagnato dagli eventi del 9/11. Il 20 settembre del 2001 i membri della Commissione Bancaria del Senato elogiarono Greenspan per la sua mirabile performance. Stranamente, nel corso di quell’udienza del Senato tenutasi solo nove giorni dopo i tragici eventi, nessun senatore presente si scomodò a chiedergli quanto fosse costato alla FED e a chi era stato destinato il denaro. La crisi di Wall Street è stata come ‘sospesa’ per sette anni, fino al 2008, quando fu impossibile negare che le politiche di deregolamentazione finanziaria e l’abrogazione della Legge Glass-Steagall promosse da Greenspan, avevano distrutto Wall Street, e senza ricorrere ad alcun attacco aereo.
Ecco come si presentava la situazione di Wall Street e dell’economia statunitense il 10 settembre 2001, il giorno prima che gli attacchi a Manhattan dessero alla FED un pretesto per inondare Wall Street – senza dare troppo nell’occhio – di fiumi di denaro liquido: il mercato azionario Nasdaq, zeppo di titoli truccati creati dalle aziende iconiche di Wall Street (poi bersaglio delle indagini di Spitzer), era imploso, perdendo il 66% del suo valore ‘pompato’ e spazzando via 4 miliardi di dollari di ricchezza. Anche se non era ancora noto al momento, essendo stato rivelato ufficialmente molto tempo dopo il 9/11, l’economia degli Stati Uniti si era fortemente contratta per due trimestri consecutivi e davanti l’attendeva un altro trimestre di crescita negativa.
Fu indubbiamente un vantaggio per l’eredità di Alan Greenspan come Presidente della FED – poiché avrebbe potuto essere una crisi economica ancora peggiore – aver avuto carta bianca per convogliare dopo il 9/11 centinaia di miliardi di dollari su Wall Street, con il Governo Federale che da parte sua pompava altri miliardi in incentivi fiscali.
Secondo un rapporto dalla FED di New York, nel sistema fu pompata  una quantità di denaro liquido senza precedenti. Il Centro Studi e Ricerche del Congresso quantificò la somma “senza precedentidi“$100 miliardi al giorno” per tre giorni consecutivi a partire dal 9/11. Ma è sbagliato pensare che il salvataggio durò solo tre giorni. I bilanci consolidati annuali della FED mostrano che il suo stato patrimoniale passò da $609.9 miliardi alla fine del 2000 a $654.9 miliardi alla fine del 2001, a $730.9 miliardi alla fine del 2002 e a $771.5 miliardi al 31 dicembre del 2003.
Secondo il Rapporto Annuale 2001 della FED di Chicago, una banca non nominata fu così grata alla FED per i generosi flussi monetari ricevuti che inviò “mille confezioni di caramelle LifeSavers  a ogni ufficio FED”.
Un rapporto redatto da Stacy Panigay Coleman per la Divisione Operazioni di Riserve Bancarie e Sistemi di Pagamento ha mostrato che il flusso di denaro avvenne sotto diverse forme il 9/11 e successivamente:
“In quel momento, un numero consistente di grande banche – non nominate – di Wall Street erano drammaticamente ‘scoperte’, con un picco noto di 150 miliardi di dollari il 14 settembre del 2001, il livello più alto mai raggiunto prima, più del 60% del livello abituale…”. Secondo i rapporti annuali di banche regionali della FED, questa coprì quegli enormi scoperti.
Coleman riportò che il 12 settembre del 2011 “… i prestiti condonati passarono da $200 milioni a circa $45 miliardi.”
Gail Makinen, Specialista Coordinatrice della Divisione Finanza, Governo e Politica Economica del Centro Studi e Ricerche del Congresso produsse un rapporto di 60 pagine su altri flussi di denaro legati al 9/11. Makinen riportò che la Città di New York, a partire dalla data del suo rapporto nel Settembre 2002 aveva ricevuto quanto segue:
“$11.2 miliardi stanziati nel Settembre del 2001 per la rimozione dei detriti e aiuti diretti a individui e aziende colpite (aziende, anche qui, non nominate); più di $5 miliardi di incentivi di sviluppo approvati nel Marzo del 2002; e altri $5.5 miliardi in diversi progetti infrastrutturali per la città di New York approvati in Agosto 2002.”
La vacillante economia di Greenspan riuscì a salvarsi ancora una volta. Come scrive Makinen:
“Anche se i provvedimenti iniziali si rivolgevano a quei lavoratori direttamente colpiti dagli eventi del 9/11, quelli che alla fine passarono si riferivano al quadro generale di recessione economica. Prolungavano gli assegni di disoccupazione (UC) di 13 settimane per quelli che non ne avevano più diritto; e a quelli tra questi che appartenevano a ‘stati ad alta disoccupazione’, venivano concesse ulteriori 13 settimane oltre all’estensione generale di 13 settimane.”
Il Centro Studi e Ricerche del Congresso sottolineò anche che nel terzo trimestre del 2001  “gli straordinari corrisposti ai poliziotti e ai pompieri innalzarono il reddito nazionale di $0.8 miliardi”.
Poi si passò al salvataggio delle compagnie aeree. Makinen riporta:
Al tempo del 9/11, l’industria era già in difficoltà finanziaria a causa della recessione. Il 9/11 aggravò ulteriormente il problema. Anche se il governo federale rispose rapidamente con un pacchetto di aiuti che diede alle compagnie aeree accesso a 15 miliardi di dollari (di cui 5 miliardi in assistenza a breve termine e 10 miliardi in garanzie sui prestiti). Ciò non toglie che l’industria avrebbe dovuto essere sottoposta ad una profonda riorganizzazione, che la US Airways avrebbe dovuto presentare domanda di fallimento secondo l’art.11 e che la United molto probabilmente avrebbe dovuto seguire lo stesso percorso”.
I rapidi tagli effettuati dopo il 9/11 dalla FED sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto equivalevano a centinaia di miliardi di dollari in più per le grandi banche di Wall Street, essendosi così ridotti i loro costi di finanziamento. Il 17 settembre, prima ancora che il mercato azionario riaprisse dopo l’attacco del 9/11, la FED annunciò i tagli sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto di 50 punti base (mezzo punto percentuale). Due settimane dopo, il 2 Ottobre, la FED tagliò entrambi i tassi di altri 50 punti base. Incredibilmente, il 6 Novembre, un mese più tardi, i due tassi furono nuovamente ridotti di altri 50 punti base, portando il tasso dei Federal Funds al 2% e quello di Sconto al 1-1.2%. L’ 11 Dicembre del 2001 entrambi i tassi subirono un ennesimo taglio, ma questa volta di soli 25 punti base. A quel momento, il Tasso dei Federal Funds era al livello più basso da 40 anni a quella parte.
Poi la FED si prese una pausa fino al Novembre dell’anno successivo, quando tagliò di altri 50 punti base sia il Tasso dei Federal Funds sia quello di Sconto. A quel momento, il tasso dei Federal Funds era al 1-1.4%; quello di Sconto ad un insignificante ¾ %.
Quando il Presidente George W. Bush presentò nel Gennaio del 2002 il bilancio federale, più volte diede questa falsa rappresentazione dei fatti: “Gli attacchi terroristici hanno portato la nostra già incerta economia sull’orlo di uno spaventoso baratro. Quella falsa versione ufficiale dei fatti servì molto ad ammorbidire e mitigare gli sporchi traffici che Greenspan aveva portato a termine durante il suo incarico presidenziale alla FED.
Ma nel Marzo del 2002, non fu più possibile utilizzare il 9/11 come pretesto: l’Ufficio Nazionale di Ricerche Economiche annunciò che l’economia statunitense era in una fase di recessione fin dal Marzo del 2001, ovvero sei mesi prima degli attacchi. Il 29 luglio del 2002 il Dipartimento per il Commercio rincarò la dose, mostrando che il PIL statunitense non aveva smesso di contrarsi fin dal primo trimestre del 2001. Altro che “incerta economia portata sull’orlo del baratro”: è molto probabile invece che quella sconsiderata pioggia di denaro da parte della FED e del Governo dopo il 9/11 offuscò la gravità di una crisi economica già in atto.
Il Rapporto Annuale 2001 della FED Chicago contiene ulteriori informazioni sulle enormi somme di denaro trasferite dalla FED. Ecco cosa dice il Rapporto in questione riguardo alle attività immediatamente successive al 9/11:
La FED iniziò a inondare il sistema finanziario con quantità record di liquidità attraverso accordi di riacquisto. Questi prestiti lampo collateralizzati con titoli di stato si utilizzano in normali operazioni di mercato aperto, ma raramente raggiungono cifre dell’ordine di qualche miliardo di dollari al giorno Mercoledì 12 Settembre la FED trasferì 38 miliardi di dollari  – più del doppio delle cifre precedenti. Giovedì 13 Settembre la FED quasi raddoppiò, con 70 miliardi di dollari. Il giorno appresso, la FED trasferì una somma ancora maggiore – 81 miliardi di dollari”. (Ma chi erano le banche beneficiarie di quei trasferimenti di denaro? I cittadini americani ancora non lo sanno).
Inoltre, la FED non compensò il vuoto generato dal ritardo nell’elaborazione dei controlli. Di solito, se le procedure di controllo generano ritardi, la FED riempie il ‘vuoto’ con operazioni di mercato aperto. La FED scelse invece di mantenerlo, fornendo liquidità aggiuntiva. Risultato: 23 miliardi di dollari di ‘buco’ il 12 Settembre, e una media giornaliera di 28 miliardi di $ nella settimana terminata il 19 Settembre.”
Il Rapporto della FED Chicago indica anche che attraverso un accordo swap con BCE, Bank of Canada e Bank of England, si aggiunsero altri 90 miliardi di dollari.
Va poi considerato il forte stimolo all’economia del tempo rappresentato dalla creazione di quel colosso meglio noto come il Department of Homeland Security. Secondo un rapporto del Government Accountability Office del 2011 , questo nuovo organismo federale nel 2011 ha rappresentato il terzo più importante dipartimento federale, con più di 200.000 dipendenti e un budget annuale di oltre $50 miliardi di dollari.
Ma la FED non fu l’unico ente regolatore di Wall Street ad aver avuto carta bianca al tempo del 9/11. Il Presidente del SEC di allora, Harvey Pitt, avvocato con una lunga esperienza nelle banche di Wall Street, il 20 Settembre del 2001 testimoniò davanti alla Commissione Bancaria del Senato che per la prima volta il SEC “si era avvalso degli aiuti straordinari previsti nello stato di emergenza, diritto che lo Stato Federale gli aveva conferito”. Secondo la testimonianza resa in quella stessa udienza dal Segretario del Tesoro statunitense, Paul O’Neill, la richiesta di aiuti straordinari invocata dal SEC “comprendeva anche i benefici previsti dalla norma 10b–18, che costituisce un porto sicuro dalle accuse di manipolazioni finanziarie derivanti dall’ auto-riacquisto di propri titoli. I benefici previsti dalla suddetta norma, attribuì agli emettitori, in quella settimana, un più ampio spazio di manovra per il reperimento di liquidità necessarie per gli acquisti.”
Normalmente, alle aziende non è consentito riacquistare le proprie azioni nei primi minuti di riapertura del mercato azionario. Secondo le dichiarazioni di O’Neill all’audizione del Senato, è probabile che al mattino del 17 Settembre 2001, alla riapertura del mercato azionario, ci fu una deroga a tale norma.
Il 14 Aprile del 2002 – sette lunghi mesi dopo il 9/11 – i cittadini americani vennero a conoscenza di quello che Eliot Spitzer sapeva, cioé di come la gente fosse stata ingannata dalle grandi banche di Wall Street. Spitzer rilasciò una dichiarazione depositata presso la Corte Suprema dello Stato di New York che dimostrava che quell’indagine era iniziata nel giugno del 2001.
John Cassidy del Newyorker ha molto ben descritto il pasticcio provocato da Greenspan e dall’amministrazione Clinton con l’abrogazione della legge Glass-Steagall, che creò una separazione tra le banche in possesso di depositi assicurati dalle aziende commerciali e di sottoscrizione di Wall Street:
“Furono allentate le restrizioni da tempo esistenti nel settore finanziario, consentendo a tutti i tipi di imprese di raggrupparsi: l’ Unione di Banche Svizzere acquisì PaineWebber; Salomon si fuse con Smith Barney, che apparteneva a Travelers Group, che poi si fuse con Citicorp. Queste operazioni, e molte altre come loro, offuscarono quella linea tradizionale che separava i broker al dettaglio, come Merrill Lynch e Dean Witter – che trattava principalmente con gli investitori privati – dalle banche d’investimenti, come Morgan Stanley e Goldman Sachs – che trattavano soprattutto con le imprese. I nuovi ‘supermercati’ finanziari risultato dell’ondata di fusioni, come Citigroup, JP Morgan Chase e Morgan Stanley Dean Witter, erano, secondo Paul Volcker, ex presidente della FED,un guazzabuglio di conflitti di interessi’. “
L’ufficio di Spitzer in seguito scoprì migliaia di e-mail di Salomon Smith Barney, la banca d’investimento e di intermediazione al dettaglio, braccio destro del colosso bancario Citigroup, che dimostrarono che nel 2000 e nel 2001, prima del 9/11, i broker al dettaglio di Salomon Smith Barney erano furiosi con Jack Grubman, l’analista di telecomunicazioni che aveva emesso valutazioni di acquisto su start-up rivelatesi poi un flop. In una mail, un mediatore scriveva che Grubman non era che una ‘troia delle banche d’investimento’. “La maggior parte dei nostri clienti bancari sono quasi a zero e voi sapete bene che mesi fa volevo abbassargli il rating, ma ho ricevuto forti pressioni contrarie dal mondo bancario”.
In alcune delle più grandi banche di Wall Street, gli analisti incoraggiavano il pubblico a comprare, comprare, comprare, mentre nelle mail inviate a loro colleghi dicevano che si trattava di titoli “merda” e “spazzatura”, come si è potuto chiaramente leggere nei messaggi di posta diffusi da Spitzer.
Nell’Aprile del 2003, dieci tra le banche indagate patteggiarono per una multa di $1.4 miliardi di dollari – segnando l’inizio di un’era di innumerevoli multe e di pochi cambiamenti significativi a Wall Street. I capi delle divisioni che sovrintendevano questa massiccia frode non sono mai stati perseguiti. PBS racconta così:
Due tra i più noti analisti, che sono divenuti il simbolo dei conflitti di interesse del mercato al rialzo degli anni ’90, sono stati multati e banditi a vita dal settore mobiliare. A Henry Blodget di Merrill Lynch fu applicata una multa di $4 milioni; a Jack Grubman di Salomon Smith Barney una di $15 milioni. Inoltre, a Sanford I. Weill, amministratore delegato di Citigroup, fu interdetto dal comunicare con gli analisti della sua azienda circa la loro ricerca se non in presenza di legali.”
Weill lasciò Citigroup con un indennizzo che lo rese miliardario. Grubman pagò i 15 milioni di dollari di multa ma il compenso ricevuto dalla Salomon Smith Barney di Citigroup è stato di “più di 67.5 milioni di dollari, compresa la sua liquidazione multimilionaria” secondo SEC. (N.B. a Wall Street in caso di frode uno riceve pure la liquidazione). Si è poi scoperto che Blodget si sarebbe in ogni caso tenuto una buona quota del sito internet finanzario “Business Insider” – che l’anno scorso é stato venduto per $343 milioni di dollari.
Come se la sono cavata gli azionisti di Citigroup e Merrill Lynch? Citigroup è attualmente sul mercato (nonostante un frazionamento azionario 1-per-10 per tentare di vestire il suo prezzo) al 10% di quanto si scambiava un decennio fa. Merrill Lynch, durante il crollo di Wall Street del 2008, ha ceduto tra le braccia di Bank of America, trascinando gli azionisti della Bank of America in quello che è stato definito dal Wall Street Journal “l’affare infernale da 50 miliardi di dollari.” Il giornale ha rilevato inoltre che l’amministratore delegato di Merrill, John Thain, “aveva nel suo ufficio un tappeto da $ 87.000, aveva preparato pacchetti di uscita da 25 milioni di dollari per i propri assunti e, prima della chiusura dell’acquisizione, aveva distribuito miliardi di dollari in bonus dell’ultimo minuto per il proprio staff.”
Dove ha imparato Wall Street a incamerare miliardi di dollari senza mai andare in prigione? Semplice: ha avuto come mentore la Federal Reserve.
(*Le politiche monetarie condotte dalla Fed di Greenspan sono ritenute una delle cause principali della crisi dei mutui subprime. wikipedia)
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

martedì 19 gennaio 2016

La #TempestaBancaria in arrivo e il diversivo mediatico. - Aldo Giannuli.

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"Quarto è una ridente cittadina della provincia di Napoli, con 40.000 abitanti. Certo, non un centro piccolissimo, ma insomma, neanche una metropoli come New York o Shanghai e neppure Milano o Roma. Se ne parla ininterrottamente da dieci giorni. Per cosa poi?
Perché un consigliere del M5s avrebbe fatto pressioni sulla sindaca (parimenti del M5s) a proposito di alcune concessioni e/o appalti, e di un abuso edilizio per una mansarda, pressioni peraltro respinte dall’interessata. A questo sarebbero seguite imprecisate minacce e/o ricatti. Il ricatto riguarderebbe un abuso edilizio riguardante una mansarda di proprietà del marito della sindaca (mi adeguo alla vague femminista per cui bisogna declinare al femminile, ma è un orrore linguistico, sappiatelo) ora indagato. Non so a voi, a me non pare una notizia da prima pagina. D’accordo, la vicenda è tutta pasticciata, ma alla fine, stiamo parlando di pressioni per favori non ricevuti e di un abuso edilizio che è veramente piccola cosa. Certo: Quarto è un comune sciolto più volte per infiltrazioni camorristiche (come ce ne sono a centinaia) ed è giusto che ci sia un po’ più di attenzione, ma che tenga la prima pagina per dieci giorni, mi pare cosa un po’ sproporzionata: se vi prendete la briga di misurare in righe lo spazio dedicato, in questi 10 giorni, agli attentati di Istanbul, Dijakarta, Burkina Faso, alla crisi della borsa di Shanghai, allo scandalo Renault, a quello della Banca Etruria ed alla riforma costituzionale, noterete che si tratta più o meno dello stesso spazio e, tendenzialmente, un po’ meno.
Ed allora perché tanta attenzione? Certo lo scandalo tocca il M5s ed in particolare due fra i suoi massimi esponenti che non si capisce bene cosa avrebbero fatto di così grave. Qui ci sono le elezioni di Roma che si avvicinano ed i sondaggi danno allarmanti segnali di popolarità del M5s e dei suoi esponenti. Per cui la cosa si spiegherebbe in questo modo.
Però… però, la cosa mi convince sino ad un certo punto: in fondo, la cosa sta avendo risultati molto contenuti, perché i sondaggi segnalano un calo dello 0,8% dei consensi al M5s. Certo: un italiano su due si dice convinto che il M5s sia come tutti gli altri partiti, però fra gli elettori del M5s la percentuale crolla al 6%. Insomma due terzi di quelli che non hanno mai votato 5 stelle pensano quello che probabilmente hanno sempre pensato, cioè che non sia migliore degli altri, perché altrimenti lo avrebbero votato. Non mi sembra un grande risultato per lo “scandalo del secolo”. Dunque, il tentativo sarebbe sostanzialmente fallito e se la storia continua sui giornali ancora per un paio di settimane, la gente si ammazza di sbadigli.
E, invece, no: il tentativo sta riuscendo, ma non perché sortirà particolari effetti elettorali sul M5s, ma semplicemente perché il suo obiettivo principale è un altro:costringere sulla difensiva il M5s e creare un diversivo. L’obiettivo vero è il diversivo mentre si sta avvicinando una ondata di scandali bancari molto pesante che creerà più di una tempesta politica.
Il M5S è costretto a difendersi dalle accuse (possono essere le più strampalate, non ha importanza) e con ciò stesso alimenta la polemica mentre altri diversivi si preparano: il licenziamento dei “furbetti del cartellino” con le prevedibili reazioni della Cgil, il referendum di ottobre per il quale iniziamo a parlare da adesso, la polemica con la Ue sui migranti (mentre i nodi veri della lite con Juncker sono altri).
Perché sono convinto che siamo alla vigilia di una tempesta bancaria? In parte perchè già ci sono casi come quello dell’Etruria che è tutt’altro che chiuso, ma anche quello di Vicenza di cui si parla poco, ma vedrete che musica verrà fuori, e poi la popolare delle Marche ecc., ma soprattutto perché ci sono le premesse per un’ondata molto più seria e queste premesse si chiamano Bail-in. Per spiegarci dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.
La Costituzione ha un articolo solitamente poco studiato (se non dagli specialisti), l’art 47:
" La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese."
Questa norma, in sé giustissima, ancorché un po’ astratta, ebbe una interpretazione assai disinvolta che permetteva i salvataggi bancari. Il meccanismo era questo: quando una banca era sull’orlo del fallimento (e quindi, con questo si sarebbero bruciati i depositi dei risparmiatori), la Banca d’Italia ed il Tesoro intervenivano erogando una quantità di denaro più o meno pari al “buco” ed all’1% di interesse (in genere a banche terze, che lo giravano all’interessata) che giungeva alla banca in difficoltà che lo investiva subito in titoli di Stato al 12-15% di interesse. Per cui, lucrando sulla differenza fra interessi passivi ed interessi attivi, entro un anno la banca “restituiva” il prestito e ripianava il suo buco. Ovviamente, a pagare era Pantalone, cioè il contribuente che pagava per gli interessi sul debito pubblico. Insomma, si salvavano i ladri, ma, in qualche modo, si salvava anche il risparmio della gente.
Poi la cosa venne fuori, ma in modo frammentario, con il caso Sindona, per il quale, dopo si venne a sapere, fu fatto un decreto ad hoc. Il “decreto Sindona”, appunto, venne pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” in un numero unico, stampato in una sola copia e non distribuito (bhe, in fondo, la legge dice che i decreti devono essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, ma non aggiunge quante copie debbano essere tirate della Gazzetta, vi pare?). E il meccanismo si fece un po’ più complicato ed oscuro (a proposito: quando si parla di Segreto di Stato, tutti pensano ai servizi segreti ed a dicasteri come Esteri, Interni e difesa, ma nessuno pensa al Tesoro che sarebbe una gran bella scoperta, in questo senso).
Insomma, la cosa è andata avanti per un bel po’ di tempo, sinché la Ue non ha emanato la direttiva sul Bail-in (ce ne occuperemo in dettaglio prossimamente) che proibisce i salvataggi bancari con denaro pubblico.
Per questo, quando Renzi se ne è uscito con il “salvabanche” (anche di questo diremo) Bce e Ue sono andate fuori dei gangheri e hanno risposto seccamente che non se ne parla nemmeno, perché, appunto, i salvataggi non sono ammessi neppure indirettamente, sotto forma di contributo all’indennizzo dei creditori. 
E il vero scontro con la Commissione e la Bce è questo, poi, migranti, Schengen, la flessibilità ecc, sono contorno, ma la bistecca è questa. Renzi, peraltro, sa perfettamente che senza il paracadute di Stato, ci sono molte banche (a cominciare da quelle citate) che se la vedono proprio brutta (ad esempio non saremmo ottimisti neppure per il Monte dei Paschi, altra banca toscana). In teoria, per queste evenienze, occorrerebbe fare un fondo di garanzia interbancario sottoscritto da tutte le banche, ma, dopo i chiari di luna dell’ultimo decennio, quanto liquido hanno in cassa le banche per questo fondo? Siamo sicuri che gli eventuali soccorritori siano più di quelli che hanno bisogno di essere soccorsi? E di che entità è la voragine che sta per aprirsi? Quante probabilità ci sono che “cavalieri bianchi” e somari scuri finiscano tutti nello stesso sprofondo? Anche perché tutti hanno in pancia titoli di tutti, per cui la quota del fondo si sommerebbe all’effetto domino. Sai che allegria.
Ed è ovvio che tutto questo non può essersi formato senza la copertura di:
- Banca d’Italia
- Consob
- Ragioneria dello Stato e Corte dei conti (per il tempo precedente)
- soprattutto Ministero del Tesoro.
Se qui scoppia lo scandalo, viene giù tutto e questo è stato precisamente il senso della proposta di legge Pd per la commissione di inchiesta parlamentare che tirava in ballo il quindicennio precedente, proposta che non serviva a fare la Commissione (che infatti non verrà fuori) ma a lanciare un avvertimento.
E di avvisi qui ne arrivano molti: Carboni si preoccupa di dire, adesso, che lui Pierluigi Boschi lo vedeva eccome, e per suggerirgli le nomine da fare nell’Etruria (ma perché Boschi doveva consultare Carboni per la sua banca?) e la cosa serve a ricordare a Boschi ed a chi sta dietro di lui, che non si possono “mollare” gli amici. Juncker, da parte sua, fa una intemerata a Renzi mai vista (mai successo, neanche con Berlusconi, che un presidente di Commissione trattasse a quel modo un capo di governo). 
Renzi, da parte sua, dà una risposta decisamente sopra le righe e con non pochi sottintesi. Interviene Scalfari sulla Repubblica del 17 gennaio, che, dopo aver definito oscuri i motivi del contrasto fra Roma e Bruxelles, rispolvera il cadavere del federalismo europeo per accusare Renzi del reato di scarso europeismo, anzi addirittura di “confederalismo anti federalista” e di nazionalismo (hoibò!!) e lancia qualche rapido avvertimento sul referendum di ottobre.
Insomma qui volano le scarpe in faccia. Dobbiamo riconoscere che Renzi è abilissimo nelle manovre di “fumo di guerra”: in attesa che si trovi una qualche quadra ai problemi bancari prima che salti in aria tutto, ecco il caso Quarto, il decreto sul licenziamento in 48 ore dei dipendenti pubblici che truffano sul cartellino (vedrete: non se ne farà nulla), la polemica su Schengen eccetera e vedrete che ne tirerà fuori altre dal cilindro. Però la situazione è decisamente difficile, anche perché le borse cedono e le nubi sul cielo finanziario sono sempre più nere.

Altro che Quarto!" 

lunedì 23 novembre 2015

Governo e Bankitalia salvano 4 banche in crisi con operazione da 3,6 miliardi. - Stefano Barnabei

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ROMA (Reuters) - Il governo in accordo con la Banca d'Italia ha creato quattro nuove banche nate dalle ceneri di Cassa di Risparmio di Ferrara, banca delle Marche, Banca Etruria e Cassa di Risparmio di Chieti, che sono state così fatte rinascere risanate con una operazione da 3,6 miliardi, usando le nuove norme europee sui salvataggi e il Fondo di risoluzione nazionale.
Per creare le nuove quattro banche, spiega Banca d'Italia descrivendo l'operazione, le perdite sono state coperte azzerando prima di tutto le azioni e le obbligazioni subordinate. Queste banche sono state depurate infatti delle loro sofferenze, dopo una ulteriore svalutazione che ha abbassato il valore da 8,5 miliardi a 1,5 miliardi, secondo criteri di liquidazione indicati direttamente dalla Commissione Ue, che ha approvato l'intera operazione come compatibile con gli aiuti di Stato.
Queste sofferenze svalutate delle quattro banche sono state messe in un veicolo, bad bank, dotato di un capitale minimo e verranno cedute a specialisti nel recupero crediti.
Il Fondo di risoluzione nazionale, gestito dall'autorità di risoluzione, ha potuto intervenire solo dopo il contributo di azioni e bond junior e ha ripianato quindi le perdite residue per 1,7 miliardi e ricapitalizzato poi le quattro banche per complessivi 1,8 miliardi.
Le quattro banche buone, bridge banks, avranno lo stesso nome delle vecchie preceduto dalla parola "Nuova" e saranno presiedute da Roberto Nicastro, ex dg di Unicredit, nominato assieme agli altri amministratori dalla autorità di risoluzione della banca d'Italia che provvisoriamente gestisce questi istituti. Le banche saranno messe subito in vendita al miglior offerente per poi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita.
La liquidità necessaria per utilizzare subito il Fondo è stata fornita con un finanziamento ponte da 3,6 miliardi a 18 mesi e a tassi di mercato da Unicredit, Intesa e Ubi.
Le quattro banche hanno una dimensione piccola o media, con una quota del mercato nazionale dell'1% circa in termini di depositi.

domenica 14 ottobre 2012

Marocchino salva famiglia finita nel canale ma poi fugge perché clandestino.



AVEZZANO - Un giovane marocchino si è tuffato in acqua e ha salvato una famiglia, padre, madre e un figlio, che stava annegando dopo essere finita in un canale della piana del Fucino a causa di un incidente stradale: l'autore dell'eroico gesto, probabilmente perché clandestino, una volta arrivati i soccorsi, si è allontanato facendo perdere le proprie tracce. 

È accaduto ieri sera lungo la Provinciale 20 fra Avezzano e San Benedetto dei Marsi. Stando alle testimonianze di alcuni passanti, dopo aver assistito all'incidente, l'immigrato non ci ha pensato neanche un istante: si è tolto i vestiti e si è lanciato nell'acqua gelida, riuscendo a estrarre dall'abitacolo gli occupanti feriti. I tre sono stati accompagnati all'ospedale di Avezzano. L'uomo, il più grave, si trova ricoverato in prognosi riservata.


http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/marocchino_eroe_incidente_auto_canale/notizie/225443.shtml