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mercoledì 21 settembre 2016

LA STORIA MAI RACCONTATA DEL 9/11: IL SALVATAGGIO DELL’ EREDITÀ DI ALAN GREENSPAN. - PAM MARTENS E RUSS MARTENS


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I cittadini americani sono ancora all’oscuro di quelle centinaia di miliardi di dollari di movimenti finanziari che la Federal Reserve gestì nei giorni, settimane e mesi successivi al 9/11.
Quello che ancora manca nel Rapporto Ufficiale della Commissione 9/11, nelle audizioni del Congresso e negli studi accademici, è che Wall Street, il giorno in cui gli aerei colpirono le torri del World Trade Center, era sul punto di ricevere una denuncia dal Procuratore Generale dello Stato di New York, Eliot Spitzer, per aver orchestrato una frode di proporzioni senza precedenti ai danni degli investitori pubblici.  Tale indagine fu bloccata per più di sei mesi: sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari, alcuni titoli di risparmio Statunitensi venivano chiamati “Patriottici” e il Congresso rendeva omaggio alle eroiche grandi banche, alla Borsa e alla Federal Reserve per aver rimesso in moto tutto il sistema finanziario nel giro di una sola settimana dalla tragedia.
Anche le folli politiche di ‘laissez-faire’ dell’ex-presidente della FED Alan Greenspan*,  seguace adoratore di Ayn Rand, ci hanno guadagnato dagli eventi del 9/11. Il 20 settembre del 2001 i membri della Commissione Bancaria del Senato elogiarono Greenspan per la sua mirabile performance. Stranamente, nel corso di quell’udienza del Senato tenutasi solo nove giorni dopo i tragici eventi, nessun senatore presente si scomodò a chiedergli quanto fosse costato alla FED e a chi era stato destinato il denaro. La crisi di Wall Street è stata come ‘sospesa’ per sette anni, fino al 2008, quando fu impossibile negare che le politiche di deregolamentazione finanziaria e l’abrogazione della Legge Glass-Steagall promosse da Greenspan, avevano distrutto Wall Street, e senza ricorrere ad alcun attacco aereo.
Ecco come si presentava la situazione di Wall Street e dell’economia statunitense il 10 settembre 2001, il giorno prima che gli attacchi a Manhattan dessero alla FED un pretesto per inondare Wall Street – senza dare troppo nell’occhio – di fiumi di denaro liquido: il mercato azionario Nasdaq, zeppo di titoli truccati creati dalle aziende iconiche di Wall Street (poi bersaglio delle indagini di Spitzer), era imploso, perdendo il 66% del suo valore ‘pompato’ e spazzando via 4 miliardi di dollari di ricchezza. Anche se non era ancora noto al momento, essendo stato rivelato ufficialmente molto tempo dopo il 9/11, l’economia degli Stati Uniti si era fortemente contratta per due trimestri consecutivi e davanti l’attendeva un altro trimestre di crescita negativa.
Fu indubbiamente un vantaggio per l’eredità di Alan Greenspan come Presidente della FED – poiché avrebbe potuto essere una crisi economica ancora peggiore – aver avuto carta bianca per convogliare dopo il 9/11 centinaia di miliardi di dollari su Wall Street, con il Governo Federale che da parte sua pompava altri miliardi in incentivi fiscali.
Secondo un rapporto dalla FED di New York, nel sistema fu pompata  una quantità di denaro liquido senza precedenti. Il Centro Studi e Ricerche del Congresso quantificò la somma “senza precedentidi“$100 miliardi al giorno” per tre giorni consecutivi a partire dal 9/11. Ma è sbagliato pensare che il salvataggio durò solo tre giorni. I bilanci consolidati annuali della FED mostrano che il suo stato patrimoniale passò da $609.9 miliardi alla fine del 2000 a $654.9 miliardi alla fine del 2001, a $730.9 miliardi alla fine del 2002 e a $771.5 miliardi al 31 dicembre del 2003.
Secondo il Rapporto Annuale 2001 della FED di Chicago, una banca non nominata fu così grata alla FED per i generosi flussi monetari ricevuti che inviò “mille confezioni di caramelle LifeSavers  a ogni ufficio FED”.
Un rapporto redatto da Stacy Panigay Coleman per la Divisione Operazioni di Riserve Bancarie e Sistemi di Pagamento ha mostrato che il flusso di denaro avvenne sotto diverse forme il 9/11 e successivamente:
“In quel momento, un numero consistente di grande banche – non nominate – di Wall Street erano drammaticamente ‘scoperte’, con un picco noto di 150 miliardi di dollari il 14 settembre del 2001, il livello più alto mai raggiunto prima, più del 60% del livello abituale…”. Secondo i rapporti annuali di banche regionali della FED, questa coprì quegli enormi scoperti.
Coleman riportò che il 12 settembre del 2011 “… i prestiti condonati passarono da $200 milioni a circa $45 miliardi.”
Gail Makinen, Specialista Coordinatrice della Divisione Finanza, Governo e Politica Economica del Centro Studi e Ricerche del Congresso produsse un rapporto di 60 pagine su altri flussi di denaro legati al 9/11. Makinen riportò che la Città di New York, a partire dalla data del suo rapporto nel Settembre 2002 aveva ricevuto quanto segue:
“$11.2 miliardi stanziati nel Settembre del 2001 per la rimozione dei detriti e aiuti diretti a individui e aziende colpite (aziende, anche qui, non nominate); più di $5 miliardi di incentivi di sviluppo approvati nel Marzo del 2002; e altri $5.5 miliardi in diversi progetti infrastrutturali per la città di New York approvati in Agosto 2002.”
La vacillante economia di Greenspan riuscì a salvarsi ancora una volta. Come scrive Makinen:
“Anche se i provvedimenti iniziali si rivolgevano a quei lavoratori direttamente colpiti dagli eventi del 9/11, quelli che alla fine passarono si riferivano al quadro generale di recessione economica. Prolungavano gli assegni di disoccupazione (UC) di 13 settimane per quelli che non ne avevano più diritto; e a quelli tra questi che appartenevano a ‘stati ad alta disoccupazione’, venivano concesse ulteriori 13 settimane oltre all’estensione generale di 13 settimane.”
Il Centro Studi e Ricerche del Congresso sottolineò anche che nel terzo trimestre del 2001  “gli straordinari corrisposti ai poliziotti e ai pompieri innalzarono il reddito nazionale di $0.8 miliardi”.
Poi si passò al salvataggio delle compagnie aeree. Makinen riporta:
Al tempo del 9/11, l’industria era già in difficoltà finanziaria a causa della recessione. Il 9/11 aggravò ulteriormente il problema. Anche se il governo federale rispose rapidamente con un pacchetto di aiuti che diede alle compagnie aeree accesso a 15 miliardi di dollari (di cui 5 miliardi in assistenza a breve termine e 10 miliardi in garanzie sui prestiti). Ciò non toglie che l’industria avrebbe dovuto essere sottoposta ad una profonda riorganizzazione, che la US Airways avrebbe dovuto presentare domanda di fallimento secondo l’art.11 e che la United molto probabilmente avrebbe dovuto seguire lo stesso percorso”.
I rapidi tagli effettuati dopo il 9/11 dalla FED sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto equivalevano a centinaia di miliardi di dollari in più per le grandi banche di Wall Street, essendosi così ridotti i loro costi di finanziamento. Il 17 settembre, prima ancora che il mercato azionario riaprisse dopo l’attacco del 9/11, la FED annunciò i tagli sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto di 50 punti base (mezzo punto percentuale). Due settimane dopo, il 2 Ottobre, la FED tagliò entrambi i tassi di altri 50 punti base. Incredibilmente, il 6 Novembre, un mese più tardi, i due tassi furono nuovamente ridotti di altri 50 punti base, portando il tasso dei Federal Funds al 2% e quello di Sconto al 1-1.2%. L’ 11 Dicembre del 2001 entrambi i tassi subirono un ennesimo taglio, ma questa volta di soli 25 punti base. A quel momento, il Tasso dei Federal Funds era al livello più basso da 40 anni a quella parte.
Poi la FED si prese una pausa fino al Novembre dell’anno successivo, quando tagliò di altri 50 punti base sia il Tasso dei Federal Funds sia quello di Sconto. A quel momento, il tasso dei Federal Funds era al 1-1.4%; quello di Sconto ad un insignificante ¾ %.
Quando il Presidente George W. Bush presentò nel Gennaio del 2002 il bilancio federale, più volte diede questa falsa rappresentazione dei fatti: “Gli attacchi terroristici hanno portato la nostra già incerta economia sull’orlo di uno spaventoso baratro. Quella falsa versione ufficiale dei fatti servì molto ad ammorbidire e mitigare gli sporchi traffici che Greenspan aveva portato a termine durante il suo incarico presidenziale alla FED.
Ma nel Marzo del 2002, non fu più possibile utilizzare il 9/11 come pretesto: l’Ufficio Nazionale di Ricerche Economiche annunciò che l’economia statunitense era in una fase di recessione fin dal Marzo del 2001, ovvero sei mesi prima degli attacchi. Il 29 luglio del 2002 il Dipartimento per il Commercio rincarò la dose, mostrando che il PIL statunitense non aveva smesso di contrarsi fin dal primo trimestre del 2001. Altro che “incerta economia portata sull’orlo del baratro”: è molto probabile invece che quella sconsiderata pioggia di denaro da parte della FED e del Governo dopo il 9/11 offuscò la gravità di una crisi economica già in atto.
Il Rapporto Annuale 2001 della FED Chicago contiene ulteriori informazioni sulle enormi somme di denaro trasferite dalla FED. Ecco cosa dice il Rapporto in questione riguardo alle attività immediatamente successive al 9/11:
La FED iniziò a inondare il sistema finanziario con quantità record di liquidità attraverso accordi di riacquisto. Questi prestiti lampo collateralizzati con titoli di stato si utilizzano in normali operazioni di mercato aperto, ma raramente raggiungono cifre dell’ordine di qualche miliardo di dollari al giorno Mercoledì 12 Settembre la FED trasferì 38 miliardi di dollari  – più del doppio delle cifre precedenti. Giovedì 13 Settembre la FED quasi raddoppiò, con 70 miliardi di dollari. Il giorno appresso, la FED trasferì una somma ancora maggiore – 81 miliardi di dollari”. (Ma chi erano le banche beneficiarie di quei trasferimenti di denaro? I cittadini americani ancora non lo sanno).
Inoltre, la FED non compensò il vuoto generato dal ritardo nell’elaborazione dei controlli. Di solito, se le procedure di controllo generano ritardi, la FED riempie il ‘vuoto’ con operazioni di mercato aperto. La FED scelse invece di mantenerlo, fornendo liquidità aggiuntiva. Risultato: 23 miliardi di dollari di ‘buco’ il 12 Settembre, e una media giornaliera di 28 miliardi di $ nella settimana terminata il 19 Settembre.”
Il Rapporto della FED Chicago indica anche che attraverso un accordo swap con BCE, Bank of Canada e Bank of England, si aggiunsero altri 90 miliardi di dollari.
Va poi considerato il forte stimolo all’economia del tempo rappresentato dalla creazione di quel colosso meglio noto come il Department of Homeland Security. Secondo un rapporto del Government Accountability Office del 2011 , questo nuovo organismo federale nel 2011 ha rappresentato il terzo più importante dipartimento federale, con più di 200.000 dipendenti e un budget annuale di oltre $50 miliardi di dollari.
Ma la FED non fu l’unico ente regolatore di Wall Street ad aver avuto carta bianca al tempo del 9/11. Il Presidente del SEC di allora, Harvey Pitt, avvocato con una lunga esperienza nelle banche di Wall Street, il 20 Settembre del 2001 testimoniò davanti alla Commissione Bancaria del Senato che per la prima volta il SEC “si era avvalso degli aiuti straordinari previsti nello stato di emergenza, diritto che lo Stato Federale gli aveva conferito”. Secondo la testimonianza resa in quella stessa udienza dal Segretario del Tesoro statunitense, Paul O’Neill, la richiesta di aiuti straordinari invocata dal SEC “comprendeva anche i benefici previsti dalla norma 10b–18, che costituisce un porto sicuro dalle accuse di manipolazioni finanziarie derivanti dall’ auto-riacquisto di propri titoli. I benefici previsti dalla suddetta norma, attribuì agli emettitori, in quella settimana, un più ampio spazio di manovra per il reperimento di liquidità necessarie per gli acquisti.”
Normalmente, alle aziende non è consentito riacquistare le proprie azioni nei primi minuti di riapertura del mercato azionario. Secondo le dichiarazioni di O’Neill all’audizione del Senato, è probabile che al mattino del 17 Settembre 2001, alla riapertura del mercato azionario, ci fu una deroga a tale norma.
Il 14 Aprile del 2002 – sette lunghi mesi dopo il 9/11 – i cittadini americani vennero a conoscenza di quello che Eliot Spitzer sapeva, cioé di come la gente fosse stata ingannata dalle grandi banche di Wall Street. Spitzer rilasciò una dichiarazione depositata presso la Corte Suprema dello Stato di New York che dimostrava che quell’indagine era iniziata nel giugno del 2001.
John Cassidy del Newyorker ha molto ben descritto il pasticcio provocato da Greenspan e dall’amministrazione Clinton con l’abrogazione della legge Glass-Steagall, che creò una separazione tra le banche in possesso di depositi assicurati dalle aziende commerciali e di sottoscrizione di Wall Street:
“Furono allentate le restrizioni da tempo esistenti nel settore finanziario, consentendo a tutti i tipi di imprese di raggrupparsi: l’ Unione di Banche Svizzere acquisì PaineWebber; Salomon si fuse con Smith Barney, che apparteneva a Travelers Group, che poi si fuse con Citicorp. Queste operazioni, e molte altre come loro, offuscarono quella linea tradizionale che separava i broker al dettaglio, come Merrill Lynch e Dean Witter – che trattava principalmente con gli investitori privati – dalle banche d’investimenti, come Morgan Stanley e Goldman Sachs – che trattavano soprattutto con le imprese. I nuovi ‘supermercati’ finanziari risultato dell’ondata di fusioni, come Citigroup, JP Morgan Chase e Morgan Stanley Dean Witter, erano, secondo Paul Volcker, ex presidente della FED,un guazzabuglio di conflitti di interessi’. “
L’ufficio di Spitzer in seguito scoprì migliaia di e-mail di Salomon Smith Barney, la banca d’investimento e di intermediazione al dettaglio, braccio destro del colosso bancario Citigroup, che dimostrarono che nel 2000 e nel 2001, prima del 9/11, i broker al dettaglio di Salomon Smith Barney erano furiosi con Jack Grubman, l’analista di telecomunicazioni che aveva emesso valutazioni di acquisto su start-up rivelatesi poi un flop. In una mail, un mediatore scriveva che Grubman non era che una ‘troia delle banche d’investimento’. “La maggior parte dei nostri clienti bancari sono quasi a zero e voi sapete bene che mesi fa volevo abbassargli il rating, ma ho ricevuto forti pressioni contrarie dal mondo bancario”.
In alcune delle più grandi banche di Wall Street, gli analisti incoraggiavano il pubblico a comprare, comprare, comprare, mentre nelle mail inviate a loro colleghi dicevano che si trattava di titoli “merda” e “spazzatura”, come si è potuto chiaramente leggere nei messaggi di posta diffusi da Spitzer.
Nell’Aprile del 2003, dieci tra le banche indagate patteggiarono per una multa di $1.4 miliardi di dollari – segnando l’inizio di un’era di innumerevoli multe e di pochi cambiamenti significativi a Wall Street. I capi delle divisioni che sovrintendevano questa massiccia frode non sono mai stati perseguiti. PBS racconta così:
Due tra i più noti analisti, che sono divenuti il simbolo dei conflitti di interesse del mercato al rialzo degli anni ’90, sono stati multati e banditi a vita dal settore mobiliare. A Henry Blodget di Merrill Lynch fu applicata una multa di $4 milioni; a Jack Grubman di Salomon Smith Barney una di $15 milioni. Inoltre, a Sanford I. Weill, amministratore delegato di Citigroup, fu interdetto dal comunicare con gli analisti della sua azienda circa la loro ricerca se non in presenza di legali.”
Weill lasciò Citigroup con un indennizzo che lo rese miliardario. Grubman pagò i 15 milioni di dollari di multa ma il compenso ricevuto dalla Salomon Smith Barney di Citigroup è stato di “più di 67.5 milioni di dollari, compresa la sua liquidazione multimilionaria” secondo SEC. (N.B. a Wall Street in caso di frode uno riceve pure la liquidazione). Si è poi scoperto che Blodget si sarebbe in ogni caso tenuto una buona quota del sito internet finanzario “Business Insider” – che l’anno scorso é stato venduto per $343 milioni di dollari.
Come se la sono cavata gli azionisti di Citigroup e Merrill Lynch? Citigroup è attualmente sul mercato (nonostante un frazionamento azionario 1-per-10 per tentare di vestire il suo prezzo) al 10% di quanto si scambiava un decennio fa. Merrill Lynch, durante il crollo di Wall Street del 2008, ha ceduto tra le braccia di Bank of America, trascinando gli azionisti della Bank of America in quello che è stato definito dal Wall Street Journal “l’affare infernale da 50 miliardi di dollari.” Il giornale ha rilevato inoltre che l’amministratore delegato di Merrill, John Thain, “aveva nel suo ufficio un tappeto da $ 87.000, aveva preparato pacchetti di uscita da 25 milioni di dollari per i propri assunti e, prima della chiusura dell’acquisizione, aveva distribuito miliardi di dollari in bonus dell’ultimo minuto per il proprio staff.”
Dove ha imparato Wall Street a incamerare miliardi di dollari senza mai andare in prigione? Semplice: ha avuto come mentore la Federal Reserve.
(*Le politiche monetarie condotte dalla Fed di Greenspan sono ritenute una delle cause principali della crisi dei mutui subprime. wikipedia)
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

domenica 11 settembre 2016

COUNTERPUNCH: L’AMERICA HA IMPARATO AD AMARE LA GUERRA AL TERRORE. - SAINT SIMON

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(La realtà che ci viene raccontata è quella decisa dalle elite al potere, tra manipolazioni e sinistre analogie col mondo descritto da Orwell in 1984. Questo è quel che lascia la lettura dell’articolo, ironicamente leggero e sottilmente disturbante, di C.J. Hopkins, autore satirico americano, sul deciso “cambio di narrazione” avvenuto in tutto il globo con l’attentato delle Torri Gemelle – dalla Guerra al Comunismo alla Guerra al Terrore. Da Countepunch, in occasione del quindicesimo anniversario delle Torri Gemelle.)
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La “guerra al terrorismo”, che l’ex presidente George W. Bush ha lanciato ufficialmente alla fine di settembre del 2001, e che il presidente Obama ha ufficialmente rinominato  “la serie di persistenti sforzi mirati a smantellare specifiche reti di estremisti violenti che minacciano l’America” nel maggio 2013 , a questo punto (cioè dopo quindici anni che ci siamo dentro), è diventata la nostra realtà consensuale ufficiale … o in altre parole, “è come stanno le cose”. Un’intera generazione ha raggiunto la maggiore età nel corso dello “Stato di Emergenza Nazionale rispetto ad Alcuni Attacchi Terroristici “, che il presidente Obama ha recentemente esteso. Per la maggior parte di questa generazione sfortunata (che alcuni chiamano “Generazione Patria”), la vista di soldati in armatura, coi fucili tenuti anteriormente a tracolla pronti per l’uso, che pattugliano le strade delle loro cittadine o città, le assurde “procedure di sicurezza” all’aeroporto, l’isteria pompata dai media mainstream, la commemorazione bigotta di qualsiasi cosa anche lontanamente collegata ad “Alcuni Attacchi Terroristici” in questione, e tutto il resto, è del tutto normale, il modo in cui il loro mondo è sempre stato.
Naturalmente, questa è anche la prima generazione per la quale gli attentati di New York e Washington dell’11 settembre 2001 non sono altro che vaghi ricordi d’infanzia, o eventi storici che hanno imparato a conoscere a scuola, o in televisione o su Internet. E’ probabile che ciò che hanno imparato su di essi è che “l’America” quel giorno è stata attaccata da un gruppo di terroristi fondamentalisti islamici, per nessuna ragione logica apparente che non sia “odiano la nostra libertà”. E’ anche probabile che abbiano imparato che le invasioni di Iraq e Afghanistan da parte degli Stati Uniti, il bombardamento e la destabilizzazione di numerosi altri paesi (ad esempio Libia, Pakistan, Siria, Yemen, e gli eventuali altri che ho dimenticato di menzionare), le detenzioni indefinite, gli omicidi, le torture, la sorveglianza illegale di massa, la militarizzazione della società in generale, e tutte le altre caratteristiche familiari dello “stato di emergenza” che è stato in vigore tanto a lungo quanto chiunque di quella età riesce a ricordare… che tutto questo abbia qualcosa a che fare con il “proteggere gli americani” o gli “interessi dell’America “.
Il mio cuore va a questa generazione … o almeno a tutti coloro da poco ventenni che sono stati bombardati con questa versione ufficiale da più o meno il giorno in cui sono nati, eppure in qualche modo sono riusciti a mantenere la loro sanità mentale (e che continuano a lottare giornalmente per riconoscere, analizzare, scomporre, e comunque respingere l’incessante fuoco di fila di stronzate ideologiche puntate alla loro testa). Resistere alla forza della narrazione ufficiale è faticoso, e di solito poco gratificante, almeno in termini professionali e finanziari (a meno che, naturalmente, piaccia essere emarginati). E’ molto più facile fare come il re della Parabola del Re e del Pozzo Avvelenato, bere il Kool-Aid, e abbracciare la follia. Non importa che la narrazione ufficiale in realtà non abbia molto senso, o non abbia a che fare con… be’… la storia… o i fatti, o altre cose del genere.
Secondo questa versione ufficiale, questi terroristi islamici che odiano la nostra libertà stanno conducendo una sorta di guerra santa fanatica, il cui scopo è quello di distruggere l’Occidente, prendere il controllo di tutto il mondo, e imporre la sharia a tutti. Hanno lanciato questa guerra il 9/11. Lo hanno fatto con l’invio di un gruppo di quindici terroristi sauditi (e quattro altri provenienti da Egitto, Emirati e Libano) per dirottare aerei con taglierini da tre dollari e pilotarli contro degli edifici emblematici, uccidendo il maggior numero di persone possibile. Questi attacchi avevano lo scopo di provocare l'”America”, e presumibilmente il resto degli infedeli occidentali, per far bombardare il Medio Oriente fino all’oblio, e radunare i musulmani in tutto il mondo, cosa che avrebbe innescato una sorta di jihad globale che avrebbe spazzato via la civiltà occidentale, e a quel punto i terroristi si sarebbero riversati fuori dai loro buchi nascosti e avrebbero preso il controllo di tutto.
Secondo questa stessa versione ufficiale, questi terroristi islamici che odiano la nostra libertà sono apparsi magicamente dal nulla, più o meno completamente formati, appena prima del 2001. Tutta la storia moderna del Medio Oriente, la caduta dell’impero ottomano, il colonialismo occidentale, due guerre mondiali, il gioco a scacchi della Guerra Fredda, e la fine della stessa, per non parlare della diffusione ormai senza ostacoli del capitalismo globale in tutto il mondo … niente di tutto questo ha a che fare con qualcosa. No, secondo la nostra versione ufficiale, questi terroristi si sono materializzati dall’etere. Hanno dato uno sguardo, hanno visto l’America seduta tranquillamente che badava ai propri affari, mentre godeva dei suoi cari valori, e così, sono stati sopraffatti da un odio fanatico, e hanno iniziato a legarsi addosso le loro cinture esplosive.
L’unico modo per impedire a questi terroristi (la maggior parte dei quali erano sauditi, ricordo) di conquistare il mondo intero è stato quello di invadere accidentalmente l’Iraq, che non aveva nulla a che fare con niente, e uccidere e torturare un sacco di iracheni, e smantellare tutto il suo esercito, in modo che potesse formare gruppi terroristici che avrebbero terrorizzato l’intera regione, e la Francia, e aiutato a destabilizzare la Siria, che a quel punto potevamo anche bombardare. Inoltre, avevamo bisogno di invadere l’Afghanistan, perché i terroristi avevano i loro buchi nascosti lì, così potevamo avere una sorta di mezza giustificazione per l’Iraq. Oh, e la Libia. Avevamo bisogno anche di bombardare la Libia, di farla finita con il malvagio Gheddafi, perché… uh… non ricordo bene. Aveva qualcosa a che fare con la primavera araba, che aveva qualcosa a che con Al Qaeda, o l’ISIS… o qualunque cosa… penso che abbiate afferrato il messaggio.
Ora, prima che i miei amici complottisti diventino tutti entusiasti per dove sto andando a parare, non sto suggerendo che gli attacchi del 9/11 sono stati una sorta di complotto del governo degli Stati Uniti, o un complotto di rettiliani extraterrestri, o che qualunque attacco terroristico che è seguito – gli attacchi terroristici reali, cioè non quelli fatti da individui squilibrati che giuravano fedeltà all’ISIS su Facebook – non si è verificato più o meno come riportato. (Francamente, non importa come sia andata. L’effetto complessivo rimane lo stesso). Quella che sto mettendo in discussione, o esaminando, o ridicolizzando, è la narrazione ideologica che circonda questi attacchi, e il Terrorismo, e la Guerra al Terrore, o in qualunque modo la stiamo chiamando questa settimana, e l’ipocrisia che circonda questo racconto, con il quale la “Generazione Patria” è cresciuta.
Quelli di noi che sono un po’ più grandi (va bene, ammettiamolo, un bel po’ più vecchi, e si, mi riferisco ai “baby boomer”, la generazione della quale tecnicamente faccio parte, avendo appena compiuto 55 anni lo scorso mese) sono stati indottrinati con una narrazione diversa. La “realtà” in cui siamo nati, e che ci è stata spinta giù per le nostre gole a scuola quando eravamo bambini, e poi rafforzata da praticamente ogni aspetto della nostra vita da adulti, è stata il Comunismo contro la Democrazia. E’ andato in modo un po’ simile…
L’America, il paese che aveva recentemente salvato il mondo dai nazisti e dall’Impero giapponese, è stata impegnata in una lotta eterna contro i Comunisti, e i simpatizzanti Comunisti, che volevano conquistare l’intero pianeta, e … in fondo, portarci via tutte le nostre cose. Questa lotta eterna, o stallo orwelliano, era destinata ad andare avanti o per sempre o fino a quando i comunisti avrebbero lanciato le loro armi nucleari, o fino a che non l’avremmo fatto noi, cosa che si sarebbe risolta nella fine di tutto. Poi avremmo passato il tempo con Gesù (noi americani, cioè… non i comunisti). Nel corso di questa lotta eterna (che l’ex presidente Ronald Reagan concluse definitivamente, nel 1987, ordinando a Gorbaciov di “abbattere questo muro”), l’America e i suoi alleati amanti della libertà, e i Comunisti senza Dio e loro spietati gregari, sterminarono milioni e milioni di persone, per lo più in luoghi lontani ed esotici (ad esempio, l’Indocina, la Corea, il Vietnam, la Birmania, l’Algeria, Nicaragua, El Salvador, Honduras, la Palestina… e l’elenco potrebbe continuare).
Quindi nulla è realmente cambiato più di tanto, in termini di tutti che sterminano tutti. Quella che è cambiata, tuttavia, è la nostra narrazione ufficiale (cioè la realtà consensuale). Quelli di noi che sono abbastanza vecchi da ricordare la “realtà” pre-9/11 hanno guardato questo cambio del racconto ufficiale più o meno come il protagonista di Orwell, Winston, in 1984, guarda l’Ingsoc effettuare il passaggio dalla guerra con l’Eurasia alla guerra con l’Estasia proprio nel bel mezzo del raduno di quella Settimana dell’Odio … va bene, non è successo proprio così bruscamente. Tuttavia, vederlo è stato abbastanza impressionante. Nei quindici anni dal 9/11 (che non è un periodo così lungo per i tempi storici) lo Spettro del Comunismo è stato sostituito senza soluzione di continuità con lo Spettro del Terrorismo Islamico, e la Guerra Fredda soppiantata dalla Guerra al Terrore.
Dopo il crollo dell’URSS nel 1991, era inevitabile. Il Capitalismo (non l'”America”), dopo aver vinto, o essere sopravvissuto a, il suo unico e solo avversario (cioè il Dispotismo, non il “Comunismo” o “Socialismo”), è stato finalmente libero di ristrutturare, privatizzare e sfruttare quei mercati che gli erano stati negati durante tutti i 50 anni di stallo della Guerra Fredda. Le classi dirigenti capitaliste globali (che non hanno alcuna reale fedeltà a nessuna nazione) adesso erano libere di iniziare ad eliminare gli ornamenti di Socialismo che avevano mantenuto in Occidente per evitare che i lavoratori occidentali diventassero sempre più insoddisfatti di passare tutta la loro vita a lavorare di modo che non dovessero farlo le classi dirigenti capitaliste. Questa Privatizzazione di Praticamente Tutto, anche se si sta verificando più gradualmente in Europa Occidentale (a parte l’eccezione controcorrente della Grecia, naturalmente), sta avendo un successo strepitoso negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che sono più o meno totali plutocrazie a questo punto. Come lo è la Russia, e gli ex paesi del blocco orientale, e la Cina, e la maggior parte del resto del mondo.
E poi c’è il Medio Oriente… che, dopo la fine della situazione di stallo della guerra fredda stava giusto seduto là, vulnerabile, nuotando nel petrolio e irradiando importanza strategica, e mercati potenziali, e investimenti, e così via. L’unico piccolo problema erano i baathisti in Iraq e Siria, e Gheddafi, e il suo marchio di nazionalismo arabo, e quei Wahabiti che gli Stati Uniti avevano sostenuto per resistere all’occupazione sovietica dell’Afghanistan, e tutti gli altri che non giocavano come noi.
Così le classi dirigenti capitaliste globali avevano bisogno di arrivare lì e ristrutturare tutto, che è quello a cui stiamo assistendo dalla fine della guerra fredda… ma questa non è una buona narrazione ufficiale. Per prima cosa, è troppo complicata, e queste narrazioni ufficiali devono essere semplici. Inoltre, non c’era nessun avversario malvagio, cosa che, nel business dei racconti, è un grave problema. Si deve avere un avversario malvagio. In quale altro modo si potrà ingannare le masse per inviare i loro figli a combattere le vostre guerre, o a sciamare sul National Mall a Washington, e in Times Square, sventolando bandiere e gridando fanaticamente “USA! USA!” quando le vostre squadre speciali Seal uccidono qualche spauracchio terrorista?
Fortunatamente per le classi dirigenti capitaliste globali, i terroristi islamici si sono fatti avanti esattamente in quel momento e hanno assunto il ruolo di avversario malvagio. Non c’era davvero nessun altro per farlo. Con la scomparsa della minaccia comunista, loro (cioè le classi dirigenti capitaliste globali) avevano perso il loro ultimo nemico esterno. Quello di cui avevano bisogno, e hanno ottenuto, è stato un nemico interno, un nemico interno che non può mai essere sconfitto.
Il terrorismo è quel nemico. Nella nostra coraggiosa nuova era unipolare (un’epoca in cui il capitalismo transnazionale, e non l'”America”, o la Russia o la Cina, o qualsiasi altro Stato nazionale, domina l’intero pianeta e determina ciò che è e non è “realtà”), non ci possono più essere nemici esterni, perché non c’è più alcun “fuori”. Siamo qua dentro tutti insieme, adesso… nella nostra realtà consensuale del capitalismo globale, per accettare e adeguarsi alla quale la maggior parte delle persone in tutto il mondo sta facendo del suo meglio.
Il problema con questi terroristi islamici (e con tutti gli altri fanatici religiosi, fanatici socialisti, fanatici ambientalisti, e qualsiasi altro tipo di persone che ha o che sposa “punti di vista estremisti”) è che non hanno ancora accettato questa “realtà”. Io stesso ho problemi a farlo, come presumo sia abbastanza ovvio a questo punto. Da quello che ho capito, però, l’industria farmaceutica offre una varietà di rimedi per questo… o forse sarebbe d’aiuto se facessi un pellegrinaggio a New York per pregare nel Santo Reliquiario dei Martiri dell’11 settembre, e prendessi uno di quei cappelli-souvenir, o le bottiglie d’acqua del NYPD, e cercassi di dimenticare tutta questa roba folle della realtà consensuale e della storia.