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giovedì 5 settembre 2019

Alan Greenspan: ‘E’ solo questione di tempo, tassi negativi arriveranno anche in Usa’. - Laura Naka Antonelli



Focus su tassi Treasuries a 30 anni, che oscillano all’1,95%, dopo essere scivolati nella sessione del 28 agosto fino a 1,907%, minimo record.

L’ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ne è convinto: è solo questione di tempo prima che i tassi negativi, “fenomeno che avete visto diffondersi quasi ovunque nel mondo, faccia la sua apparizione anche negli Stati Uniti”. Intervistato nel corso della trasmissione “Squawk on the Street” della Cnbc, Greenspan ha consigliato agli investitori di monitorare il trend dei tassi sui Treasuries a 30 anni, che oscillano all’1,95%, dopo essere scivolati nella sessione del 28 agosto fino a 1,907%, minimo record.
Greenspan a parte, c’è da dire inoltre che proprio ieri i tassi sui Treasuries a due anni, che riflettono le aspettative sulle prossime mosse della Federal Reserve, sono scesi i 3 punti base, all’1,436%, capitolando al valore più basso dal settembre del 2017.
I tassi sui Treasuries a 10 anni viaggiano attorno all’1,456% e, secondo diversi analisti, sono destinati a testare il minimo storico pari all’ 1,32% testato alla metà del 2016.
C’è da dire che, rispetto ai bond sovrani con scadenza a 10 anni di Belgio, Germania, Francia e Giapppone, i titoli di stato Usa presentano ancora il segno più di fronte al valore dei rendimenti, confermandosi quasi una eccezione rispetto a quei bond, per un valore di oltre $16 trilioni, che presentano tassi negativi e che sono sparsi in tutto il mondo.
Ma perchè il fenomeno dovrebbe, secondo Alan Greenspan, colpire anche gli Stati Uniti? L’ex timoniere della Fed ha la risposta pronta, facendo notare che è l’invecchiamento della popolazione “il fattore che sta sostenendo la domanda per i bond”.
Ovvero?
“Siamo così abituati all’idea di non avere tassi negativi – ha detto – ma bisogna considerare il cambiamento significativo delle attitudini della popolazione, che conferma l’interesse per i coupon. Il risultato è che c’è una tendenza a snobbare il fatto che c’è un effetto sui tassi di interesse netti percepiti (dai detentori dei bond) “.
L’invecchiamento della popolazione mondiale è anche alla base, secondo il banchiere, del boom delle quotazioni dell’oro, che sono balzate del 21% nel 2019 ai massimi dal 2013. Ciò che vuole questa parte di popolazione è, infatti, un “Hard asset”.
E intanto è il mondo intero che propende per tassi di interesse più bassi. Alla vigilia della riunione della banca centrale russa, 24 su 25 analisti ed economisti intervistati da Reuters, hanno detto di prevedere che l’istituto taglierà i tassi di riferimento di 25 punti base, al 7% , tassi ben superiori a quelli delle economie cosiddette avanzate e, per ora, ancora positivi.
Non è così invece nel caso della Bce, pioniera insieme alla Bank of Japan del fenomeno dei tassi negativi, e che si appresterebbe tra l’altro, nella riunione del prossimo giovedì 12 settembre, a tagliarli ulteriormente, o comunque a dare l’annuncio di un nuovo taglio (tassi sui depositi al momento a -0,40%).
Ad affrontare la questione, nelle ultime ore, è stata Christine Lagarde, in un intervento al Parlamento.L’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, nominata dai leader europei presidente della Bce, sostituirà l’attuale numero uno della banca centrale, Mario Draghi, il prossimo 1° novembre. Il Parlamento europeo voterà la sua nomina tra il 16 e il 19 settembre, con quella che viene considerata, comunque, una formalità.

mercoledì 21 settembre 2016

LA STORIA MAI RACCONTATA DEL 9/11: IL SALVATAGGIO DELL’ EREDITÀ DI ALAN GREENSPAN. - PAM MARTENS E RUSS MARTENS


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I cittadini americani sono ancora all’oscuro di quelle centinaia di miliardi di dollari di movimenti finanziari che la Federal Reserve gestì nei giorni, settimane e mesi successivi al 9/11.
Quello che ancora manca nel Rapporto Ufficiale della Commissione 9/11, nelle audizioni del Congresso e negli studi accademici, è che Wall Street, il giorno in cui gli aerei colpirono le torri del World Trade Center, era sul punto di ricevere una denuncia dal Procuratore Generale dello Stato di New York, Eliot Spitzer, per aver orchestrato una frode di proporzioni senza precedenti ai danni degli investitori pubblici.  Tale indagine fu bloccata per più di sei mesi: sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari, alcuni titoli di risparmio Statunitensi venivano chiamati “Patriottici” e il Congresso rendeva omaggio alle eroiche grandi banche, alla Borsa e alla Federal Reserve per aver rimesso in moto tutto il sistema finanziario nel giro di una sola settimana dalla tragedia.
Anche le folli politiche di ‘laissez-faire’ dell’ex-presidente della FED Alan Greenspan*,  seguace adoratore di Ayn Rand, ci hanno guadagnato dagli eventi del 9/11. Il 20 settembre del 2001 i membri della Commissione Bancaria del Senato elogiarono Greenspan per la sua mirabile performance. Stranamente, nel corso di quell’udienza del Senato tenutasi solo nove giorni dopo i tragici eventi, nessun senatore presente si scomodò a chiedergli quanto fosse costato alla FED e a chi era stato destinato il denaro. La crisi di Wall Street è stata come ‘sospesa’ per sette anni, fino al 2008, quando fu impossibile negare che le politiche di deregolamentazione finanziaria e l’abrogazione della Legge Glass-Steagall promosse da Greenspan, avevano distrutto Wall Street, e senza ricorrere ad alcun attacco aereo.
Ecco come si presentava la situazione di Wall Street e dell’economia statunitense il 10 settembre 2001, il giorno prima che gli attacchi a Manhattan dessero alla FED un pretesto per inondare Wall Street – senza dare troppo nell’occhio – di fiumi di denaro liquido: il mercato azionario Nasdaq, zeppo di titoli truccati creati dalle aziende iconiche di Wall Street (poi bersaglio delle indagini di Spitzer), era imploso, perdendo il 66% del suo valore ‘pompato’ e spazzando via 4 miliardi di dollari di ricchezza. Anche se non era ancora noto al momento, essendo stato rivelato ufficialmente molto tempo dopo il 9/11, l’economia degli Stati Uniti si era fortemente contratta per due trimestri consecutivi e davanti l’attendeva un altro trimestre di crescita negativa.
Fu indubbiamente un vantaggio per l’eredità di Alan Greenspan come Presidente della FED – poiché avrebbe potuto essere una crisi economica ancora peggiore – aver avuto carta bianca per convogliare dopo il 9/11 centinaia di miliardi di dollari su Wall Street, con il Governo Federale che da parte sua pompava altri miliardi in incentivi fiscali.
Secondo un rapporto dalla FED di New York, nel sistema fu pompata  una quantità di denaro liquido senza precedenti. Il Centro Studi e Ricerche del Congresso quantificò la somma “senza precedentidi“$100 miliardi al giorno” per tre giorni consecutivi a partire dal 9/11. Ma è sbagliato pensare che il salvataggio durò solo tre giorni. I bilanci consolidati annuali della FED mostrano che il suo stato patrimoniale passò da $609.9 miliardi alla fine del 2000 a $654.9 miliardi alla fine del 2001, a $730.9 miliardi alla fine del 2002 e a $771.5 miliardi al 31 dicembre del 2003.
Secondo il Rapporto Annuale 2001 della FED di Chicago, una banca non nominata fu così grata alla FED per i generosi flussi monetari ricevuti che inviò “mille confezioni di caramelle LifeSavers  a ogni ufficio FED”.
Un rapporto redatto da Stacy Panigay Coleman per la Divisione Operazioni di Riserve Bancarie e Sistemi di Pagamento ha mostrato che il flusso di denaro avvenne sotto diverse forme il 9/11 e successivamente:
“In quel momento, un numero consistente di grande banche – non nominate – di Wall Street erano drammaticamente ‘scoperte’, con un picco noto di 150 miliardi di dollari il 14 settembre del 2001, il livello più alto mai raggiunto prima, più del 60% del livello abituale…”. Secondo i rapporti annuali di banche regionali della FED, questa coprì quegli enormi scoperti.
Coleman riportò che il 12 settembre del 2011 “… i prestiti condonati passarono da $200 milioni a circa $45 miliardi.”
Gail Makinen, Specialista Coordinatrice della Divisione Finanza, Governo e Politica Economica del Centro Studi e Ricerche del Congresso produsse un rapporto di 60 pagine su altri flussi di denaro legati al 9/11. Makinen riportò che la Città di New York, a partire dalla data del suo rapporto nel Settembre 2002 aveva ricevuto quanto segue:
“$11.2 miliardi stanziati nel Settembre del 2001 per la rimozione dei detriti e aiuti diretti a individui e aziende colpite (aziende, anche qui, non nominate); più di $5 miliardi di incentivi di sviluppo approvati nel Marzo del 2002; e altri $5.5 miliardi in diversi progetti infrastrutturali per la città di New York approvati in Agosto 2002.”
La vacillante economia di Greenspan riuscì a salvarsi ancora una volta. Come scrive Makinen:
“Anche se i provvedimenti iniziali si rivolgevano a quei lavoratori direttamente colpiti dagli eventi del 9/11, quelli che alla fine passarono si riferivano al quadro generale di recessione economica. Prolungavano gli assegni di disoccupazione (UC) di 13 settimane per quelli che non ne avevano più diritto; e a quelli tra questi che appartenevano a ‘stati ad alta disoccupazione’, venivano concesse ulteriori 13 settimane oltre all’estensione generale di 13 settimane.”
Il Centro Studi e Ricerche del Congresso sottolineò anche che nel terzo trimestre del 2001  “gli straordinari corrisposti ai poliziotti e ai pompieri innalzarono il reddito nazionale di $0.8 miliardi”.
Poi si passò al salvataggio delle compagnie aeree. Makinen riporta:
Al tempo del 9/11, l’industria era già in difficoltà finanziaria a causa della recessione. Il 9/11 aggravò ulteriormente il problema. Anche se il governo federale rispose rapidamente con un pacchetto di aiuti che diede alle compagnie aeree accesso a 15 miliardi di dollari (di cui 5 miliardi in assistenza a breve termine e 10 miliardi in garanzie sui prestiti). Ciò non toglie che l’industria avrebbe dovuto essere sottoposta ad una profonda riorganizzazione, che la US Airways avrebbe dovuto presentare domanda di fallimento secondo l’art.11 e che la United molto probabilmente avrebbe dovuto seguire lo stesso percorso”.
I rapidi tagli effettuati dopo il 9/11 dalla FED sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto equivalevano a centinaia di miliardi di dollari in più per le grandi banche di Wall Street, essendosi così ridotti i loro costi di finanziamento. Il 17 settembre, prima ancora che il mercato azionario riaprisse dopo l’attacco del 9/11, la FED annunciò i tagli sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto di 50 punti base (mezzo punto percentuale). Due settimane dopo, il 2 Ottobre, la FED tagliò entrambi i tassi di altri 50 punti base. Incredibilmente, il 6 Novembre, un mese più tardi, i due tassi furono nuovamente ridotti di altri 50 punti base, portando il tasso dei Federal Funds al 2% e quello di Sconto al 1-1.2%. L’ 11 Dicembre del 2001 entrambi i tassi subirono un ennesimo taglio, ma questa volta di soli 25 punti base. A quel momento, il Tasso dei Federal Funds era al livello più basso da 40 anni a quella parte.
Poi la FED si prese una pausa fino al Novembre dell’anno successivo, quando tagliò di altri 50 punti base sia il Tasso dei Federal Funds sia quello di Sconto. A quel momento, il tasso dei Federal Funds era al 1-1.4%; quello di Sconto ad un insignificante ¾ %.
Quando il Presidente George W. Bush presentò nel Gennaio del 2002 il bilancio federale, più volte diede questa falsa rappresentazione dei fatti: “Gli attacchi terroristici hanno portato la nostra già incerta economia sull’orlo di uno spaventoso baratro. Quella falsa versione ufficiale dei fatti servì molto ad ammorbidire e mitigare gli sporchi traffici che Greenspan aveva portato a termine durante il suo incarico presidenziale alla FED.
Ma nel Marzo del 2002, non fu più possibile utilizzare il 9/11 come pretesto: l’Ufficio Nazionale di Ricerche Economiche annunciò che l’economia statunitense era in una fase di recessione fin dal Marzo del 2001, ovvero sei mesi prima degli attacchi. Il 29 luglio del 2002 il Dipartimento per il Commercio rincarò la dose, mostrando che il PIL statunitense non aveva smesso di contrarsi fin dal primo trimestre del 2001. Altro che “incerta economia portata sull’orlo del baratro”: è molto probabile invece che quella sconsiderata pioggia di denaro da parte della FED e del Governo dopo il 9/11 offuscò la gravità di una crisi economica già in atto.
Il Rapporto Annuale 2001 della FED Chicago contiene ulteriori informazioni sulle enormi somme di denaro trasferite dalla FED. Ecco cosa dice il Rapporto in questione riguardo alle attività immediatamente successive al 9/11:
La FED iniziò a inondare il sistema finanziario con quantità record di liquidità attraverso accordi di riacquisto. Questi prestiti lampo collateralizzati con titoli di stato si utilizzano in normali operazioni di mercato aperto, ma raramente raggiungono cifre dell’ordine di qualche miliardo di dollari al giorno Mercoledì 12 Settembre la FED trasferì 38 miliardi di dollari  – più del doppio delle cifre precedenti. Giovedì 13 Settembre la FED quasi raddoppiò, con 70 miliardi di dollari. Il giorno appresso, la FED trasferì una somma ancora maggiore – 81 miliardi di dollari”. (Ma chi erano le banche beneficiarie di quei trasferimenti di denaro? I cittadini americani ancora non lo sanno).
Inoltre, la FED non compensò il vuoto generato dal ritardo nell’elaborazione dei controlli. Di solito, se le procedure di controllo generano ritardi, la FED riempie il ‘vuoto’ con operazioni di mercato aperto. La FED scelse invece di mantenerlo, fornendo liquidità aggiuntiva. Risultato: 23 miliardi di dollari di ‘buco’ il 12 Settembre, e una media giornaliera di 28 miliardi di $ nella settimana terminata il 19 Settembre.”
Il Rapporto della FED Chicago indica anche che attraverso un accordo swap con BCE, Bank of Canada e Bank of England, si aggiunsero altri 90 miliardi di dollari.
Va poi considerato il forte stimolo all’economia del tempo rappresentato dalla creazione di quel colosso meglio noto come il Department of Homeland Security. Secondo un rapporto del Government Accountability Office del 2011 , questo nuovo organismo federale nel 2011 ha rappresentato il terzo più importante dipartimento federale, con più di 200.000 dipendenti e un budget annuale di oltre $50 miliardi di dollari.
Ma la FED non fu l’unico ente regolatore di Wall Street ad aver avuto carta bianca al tempo del 9/11. Il Presidente del SEC di allora, Harvey Pitt, avvocato con una lunga esperienza nelle banche di Wall Street, il 20 Settembre del 2001 testimoniò davanti alla Commissione Bancaria del Senato che per la prima volta il SEC “si era avvalso degli aiuti straordinari previsti nello stato di emergenza, diritto che lo Stato Federale gli aveva conferito”. Secondo la testimonianza resa in quella stessa udienza dal Segretario del Tesoro statunitense, Paul O’Neill, la richiesta di aiuti straordinari invocata dal SEC “comprendeva anche i benefici previsti dalla norma 10b–18, che costituisce un porto sicuro dalle accuse di manipolazioni finanziarie derivanti dall’ auto-riacquisto di propri titoli. I benefici previsti dalla suddetta norma, attribuì agli emettitori, in quella settimana, un più ampio spazio di manovra per il reperimento di liquidità necessarie per gli acquisti.”
Normalmente, alle aziende non è consentito riacquistare le proprie azioni nei primi minuti di riapertura del mercato azionario. Secondo le dichiarazioni di O’Neill all’audizione del Senato, è probabile che al mattino del 17 Settembre 2001, alla riapertura del mercato azionario, ci fu una deroga a tale norma.
Il 14 Aprile del 2002 – sette lunghi mesi dopo il 9/11 – i cittadini americani vennero a conoscenza di quello che Eliot Spitzer sapeva, cioé di come la gente fosse stata ingannata dalle grandi banche di Wall Street. Spitzer rilasciò una dichiarazione depositata presso la Corte Suprema dello Stato di New York che dimostrava che quell’indagine era iniziata nel giugno del 2001.
John Cassidy del Newyorker ha molto ben descritto il pasticcio provocato da Greenspan e dall’amministrazione Clinton con l’abrogazione della legge Glass-Steagall, che creò una separazione tra le banche in possesso di depositi assicurati dalle aziende commerciali e di sottoscrizione di Wall Street:
“Furono allentate le restrizioni da tempo esistenti nel settore finanziario, consentendo a tutti i tipi di imprese di raggrupparsi: l’ Unione di Banche Svizzere acquisì PaineWebber; Salomon si fuse con Smith Barney, che apparteneva a Travelers Group, che poi si fuse con Citicorp. Queste operazioni, e molte altre come loro, offuscarono quella linea tradizionale che separava i broker al dettaglio, come Merrill Lynch e Dean Witter – che trattava principalmente con gli investitori privati – dalle banche d’investimenti, come Morgan Stanley e Goldman Sachs – che trattavano soprattutto con le imprese. I nuovi ‘supermercati’ finanziari risultato dell’ondata di fusioni, come Citigroup, JP Morgan Chase e Morgan Stanley Dean Witter, erano, secondo Paul Volcker, ex presidente della FED,un guazzabuglio di conflitti di interessi’. “
L’ufficio di Spitzer in seguito scoprì migliaia di e-mail di Salomon Smith Barney, la banca d’investimento e di intermediazione al dettaglio, braccio destro del colosso bancario Citigroup, che dimostrarono che nel 2000 e nel 2001, prima del 9/11, i broker al dettaglio di Salomon Smith Barney erano furiosi con Jack Grubman, l’analista di telecomunicazioni che aveva emesso valutazioni di acquisto su start-up rivelatesi poi un flop. In una mail, un mediatore scriveva che Grubman non era che una ‘troia delle banche d’investimento’. “La maggior parte dei nostri clienti bancari sono quasi a zero e voi sapete bene che mesi fa volevo abbassargli il rating, ma ho ricevuto forti pressioni contrarie dal mondo bancario”.
In alcune delle più grandi banche di Wall Street, gli analisti incoraggiavano il pubblico a comprare, comprare, comprare, mentre nelle mail inviate a loro colleghi dicevano che si trattava di titoli “merda” e “spazzatura”, come si è potuto chiaramente leggere nei messaggi di posta diffusi da Spitzer.
Nell’Aprile del 2003, dieci tra le banche indagate patteggiarono per una multa di $1.4 miliardi di dollari – segnando l’inizio di un’era di innumerevoli multe e di pochi cambiamenti significativi a Wall Street. I capi delle divisioni che sovrintendevano questa massiccia frode non sono mai stati perseguiti. PBS racconta così:
Due tra i più noti analisti, che sono divenuti il simbolo dei conflitti di interesse del mercato al rialzo degli anni ’90, sono stati multati e banditi a vita dal settore mobiliare. A Henry Blodget di Merrill Lynch fu applicata una multa di $4 milioni; a Jack Grubman di Salomon Smith Barney una di $15 milioni. Inoltre, a Sanford I. Weill, amministratore delegato di Citigroup, fu interdetto dal comunicare con gli analisti della sua azienda circa la loro ricerca se non in presenza di legali.”
Weill lasciò Citigroup con un indennizzo che lo rese miliardario. Grubman pagò i 15 milioni di dollari di multa ma il compenso ricevuto dalla Salomon Smith Barney di Citigroup è stato di “più di 67.5 milioni di dollari, compresa la sua liquidazione multimilionaria” secondo SEC. (N.B. a Wall Street in caso di frode uno riceve pure la liquidazione). Si è poi scoperto che Blodget si sarebbe in ogni caso tenuto una buona quota del sito internet finanzario “Business Insider” – che l’anno scorso é stato venduto per $343 milioni di dollari.
Come se la sono cavata gli azionisti di Citigroup e Merrill Lynch? Citigroup è attualmente sul mercato (nonostante un frazionamento azionario 1-per-10 per tentare di vestire il suo prezzo) al 10% di quanto si scambiava un decennio fa. Merrill Lynch, durante il crollo di Wall Street del 2008, ha ceduto tra le braccia di Bank of America, trascinando gli azionisti della Bank of America in quello che è stato definito dal Wall Street Journal “l’affare infernale da 50 miliardi di dollari.” Il giornale ha rilevato inoltre che l’amministratore delegato di Merrill, John Thain, “aveva nel suo ufficio un tappeto da $ 87.000, aveva preparato pacchetti di uscita da 25 milioni di dollari per i propri assunti e, prima della chiusura dell’acquisizione, aveva distribuito miliardi di dollari in bonus dell’ultimo minuto per il proprio staff.”
Dove ha imparato Wall Street a incamerare miliardi di dollari senza mai andare in prigione? Semplice: ha avuto come mentore la Federal Reserve.
(*Le politiche monetarie condotte dalla Fed di Greenspan sono ritenute una delle cause principali della crisi dei mutui subprime. wikipedia)
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63