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martedì 13 giugno 2023

Chiagni e Foti. - Marco Travaglio



La combriccola di “giornalisti” che parla di processi che non conosce ha emesso un’altra sentenza irrevocabile: siccome Claudio Foti, condannato in primo grado a 4 anni, è stato assolto in appello per la vecchia insufficienza di prove (art. 530 comma 2 Cpp) da un solo episodio del caso Bibbiano, sono innocenti pure gli altri 17 imputati tuttora a processo a Reggio Emilia per un centinaio di capi di imputazione, con 155 testi e migliaia di intercettazioni, già avallati da un gup, da 3 giudici del Riesame e da 5 di Cassazione; anzi, a Bibbiano non è successo niente.
Mentana “chiede scusa” a Foti a nome “di tutto il sistema dei mass media” (e parlare per sé?).
La Stampa dice che “il paese esce dall’incubo” (che non sono i bambini strappati alle famiglie con false accuse, ma il processo a chi le fabbricò).
Per il Messaggero “crolla il castello di carta”.
Merlo su Rep straparla di “sciacallaggio” dei “grillini” e dei “soliti giornalisti” (quindi lui non c’entra).
E, tanto per cambiare, dà ragione a Renzi che sul Riformatorio chiede a Meloni, Salvini e Di Maio di scusarsi per una delle poche cose giuste che han detto: cioè che rubare bambini ai genitori con la connivenza delle giunte targate Pd, che in Val d’Elsa affidarono senza gara a Foti&C. le terapie minorili per oltre 200mila euro, fu uno scandalo.
Questo bel quadretto illumina anche la credibilità dei “garantisti” all’italiana, che beatificano lo psicologo per ora assolto (c’è ancora la Cassazione). E fingono di non sapere che nulla è più “giustizialista” del metodo da lui teorizzato e praticato in varie parti d’Italia e proseguito a Bibbiano dai suoi seguaci, fra cui la moglie imputata a Reggio.
Le perizie della sua onlus “Hansel e Gretel” hanno accusato decine di genitori, nonni, zii, maestri di aver violentato, abusato, menato, persino coinvolto in riti satanici un’infinità di bimbi che per questo furono sottratti alle famiglie e affidati ad altre; dopodiché s’è scoperto che non avevano fatto nulla, sono stati assolti e i bambini son tornati in famiglia e a scuola, se intanto genitori e maestri non s’erano suicidati o ammalati.
Bel garantismo.
Ricordate le maestre, la bidella e lo scrittore di Rignano Flaminio, sputtanati come pedofili e poi assolti? C’erano pure le perizie di Foti.
Il sequel fu nella Bassa Modenese, dove però l’inchiesta giornalistica Veleno di Pablo Trincia ruppe il muro di omertà.
I fatti di Bibbiano – in attesa di sapere dalla sentenza principale se furono reati o solo vergogne penalmente irrilevanti – dicono che tutti i bambini dati in affido in base alle perizie dei fotiani sono tornati alle famiglie naturali e tutti i genitori processati per violenze e abusi sono stati assolti.
Siccome ora dovremmo tutti chiedere scusa a Foti, con quei bambini e con quei genitori chi si scusa?
FQ 9 giugno.

mercoledì 22 marzo 2023

Quando in Ucraina si vendevano i bambini nati o ancora in gestazione, e non era colpa di Putin (V. Volcic)

 

“L’Ucraina ha una legislazione molto flessibile nel campo di medicina riproduttiva. I programmi con ovodonazione e programmi di maternità surrogata sono assolutamente legali e sono regolati dalla legge. Siamo in grado di dare una possibilità per i pazienti, che non possono subire i programmi di ovodonazione o programmi di maternità surrogata nei loro paesi a causa delle limitazioni di legge. La nostra legislazione non limita l’età della maternità. Nel nostro paese c`è la possibilità di rimanere incinta anche all’età di 54 anni se non ci sono controindicazioni per la gravidanza”. Si pubblicizzava così su Internet la Clinica Intersono di Leopoli, una delle tante che prima della guerra attirava in Ucraina coppie (non solo etero) desiderose di un piccolo erede. “Ci siamo specializzati – vantava il centro per la riproduzione assistita – nello svolgimento di cicli di FIV, cicli di donazione con ovuli freschi e vetrificati, crioconservazione degli embrioni e ovociti, la conservazione del tessuto ovarico, e il trattamento di maternità surrogata. Siamo situati nella bella città di Lviv, un grande centro culturale e storico in Ucraina occidentale, con facili collegamenti con le capitali europee attraverso Lviv; s nuovo aeroporto internazionale, ed entro il 70 km di distanza in auto dal confine polacco-ucraino”.

Tutto questo è stato rimosso, insieme alle evidenti infiltrazioni naziste nel regime di Kiev, perchè la scelta atlantista dei governi Draghi e Meloni, con annesso invio di armi che arricchisce le aziende pubbliche e private del settore, e miete vittime innocenti da entrambe le parti, non ammette ragionamenti complessi: il male è tutto da una parte, il bene solo dall’altra. E pazienza se si chiudevano entrambi gli occhi sulla vendita dei bambini nati o ancora in gestazione, le cui mamme e papà naturali erano scelti sui cataloghi (come nella foto).

“L’Ucraina è un paese di origine, transito e destinazione per la tratta di esseri umani dall’inizio degli anni ’90. Uomini, donne e bambini sono oggetto di tratta a scopo di lavoro forzato, accattonaggio, sfruttamento sessuale e di altro tipo. I principali paesi di destinazione degli ucraini oggetto di tratta sono stati la Federazione Russa, la Polonia e la Turchia, nonché il traffico di esseri umani all’interno dell’Ucraina. Il problema è stato aggravato dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022”, denuncia l’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale (USAID).

“Anche prima dell’invasione della Russia – specifica USAID nel suo sito – l’Ucraina stava già affrontando un aumento della portata del traffico di esseri umani causato dalla pandemia di COVID-19 e dal continuo sfollamento dall’Ucraina orientale colpita dal conflitto e dalla Crimea occupata. La popolazione è estremamente vulnerabile, un problema gravemente aggravato dall’invasione della Russia e dalla necessità per milioni di persone di lasciare le proprie case per mettersi al sicuro in Ucraina e all’estero. Intermediari/reclutatori del lavoro fraudolenti possono approfittare della guerra per sfruttare persone a rischio.

Prima dell’invasione della Russia nel febbraio 2022, la missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Ucraina stimava che più di 300.000 ucraini fossero stati vittime della tratta di esseri umani dal 1991. Si stima che 46.000 ucraini siano stati oggetto di tratta nel periodo 2019-2021; 29.000 all’estero e 17.000 in Ucraina. »

Con la trasformazione della guerra civile (iniziata nel 2014) in conflitto Ucraina – Russia, al traffico di bambini si associa quello dei rifugiati. Traffico creatosi nei territori controllati dal governo di Kiev e gestito da ufficiali dell’esercito ucraino e membri del Governo. L’Agenzia per l’Asilo dell’Unione Europea e l’Organizzazione per Cooperazione e sviluppo economico (OCSE) in una inchiesta compiuta dal marzo all’agosto 2022 ha rilevato che il 22% dei rifugiati in Polonia ed Europa sono stati obbligati a pagare di media 363 euro, per poter uscire dai confine ucraini. Il 48% delle vittime hanno subito aggressioni, abusi emotive e minacce fisiche legate al pagamento del pizzo per oltrepassare la frontier polacca. Il 17% è stato soggetto a razzismo e xenofobia, il 11% vittime di frode e sfruttamento finanziario e sessuale. Gli intervistati hanno denunciato corruzione e attività fraudolente nella procedura di richiesta di protezione temporanea in Polonia e altri Paesi UE gestita da intermediari associati all’esercito e al governo ucraino.

Queste estorzioni attuate molto prima del conflitto Ucraina – Russia, rivela uno studio dell’Ufficio Droghe e Crimini delle Nazioni Unite (UNODC). Dal 2014 gli ucraini erano tra le principali nazionalità di migranti irregolarmente soggiornanti, irregolarmente inseriti nei Paesi UE tramite documenti fraudolenti. Informazioni comunicate a Europol nel 2022 indicavano migliaia di casi di contrabbando di carte d’identità, patenti di guida, passaporti ucraini venduti dalle autorità a cittadini non ucraini al fine di poter entrare in Europa. Inoltre vi era una florida tratta di bambini (sopratutto provenienti dal Donbass di origine russa) che venivano rapiti dalle milizie neonaziste per costringerli a lavori forzati e all’accattonaggio nei Paesi dell’Est Europa dove i governi non applicano severamente le misure di controllo migratorio e protezione dei minori previste dalla UE : Polonia, Bulgaria, in primis.

Affianco alle agenzie ucraine che, come abbiamo documentato in apertura, ingaggiavano giovani donne ucraine di famiglie poverissime per affittae l’utero per la maternità surrogata commerciale, florido era il traffico illegale di neonati nel contesto di adozioni illegali.
Nel 2015 le autorità giudiziarie ucraine cercarono di interrompere questi traffici tramite la collaborazione dell’Europol per poi disinteressarsene causa pressioni di importanti ufficiali e politici ultra nazionalisti e neonazisti che controllavano i network criminali. Questi network usavano alla luce del sole applicazioni di messaggistica e avvisi sui social media (in particolare Viber, Telegram e Facebook) senza che il governo intervenisse o i social (americani) oscurassero gli account. L’Organizzazione per la sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE) registrarono enormi picchi di ricerche online in più lingue con contenuti espliciti per attirare la domanda di servizi sessuali di donne e ragazze minori ucraine. Almeno il 12% di questi contenuti avevano palesi caratteristiche di pedofilia.

Nonostante le indagini e le prove raccolte, nessun intervento serio o mandato di arresto è stato attuato dall’Unione Europeo né tanto meno dalla CPI, nonostante che si tratti di evidenti crimini contro l’umanità, in quanto Stati Uniti e NATO avevano già deciso che l’Ucraina doveva essere il cavallo di Troia per limitare (e se possibili distruggere) la Russia. Le testimonianze raccolte dalla popolazione ucraina di etnia russa e non nel Dombass rivelano che fin dalla guerra civile (2014 – 2021) le autorità delle Repubbliche indipendenti inviavano i bambini in Russia per sottrarli a questi crimini. Un ruolo che dal febbraio 2022 è svolto anche dall’esercito russo. Maria Alekseyevna Leopoli-Belov, Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, fin dal 2015 ha svolto un ruolo cruciale per salvare i bambini ucraini del Donbass. Ora la CPI (sotto pressione di USA e NATO) la accusa di crimini di guerra e di deportazione illegale di bambini. Il suo complice sarebbe Vladimir Vladimirovich Putin…

https://www.farodiroma.it/quando-in-ucraina-si-vendevano-i-bambini-nati-o-ancora-in-gestazione-e-non-era-colpa-di-putin-v-volcic/


domenica 18 luglio 2021

“Così hanno fatto la cresta sui soldi per curare i bimbi”. - Vincenzo Bisbiglia

 

Roma, Olbia, Bangui: nei verbali nuove “ombre” sul denaro destinato agli ospedali pediatrici. Dal Fondo calciatori al concerto di Baglioni.

C’è un filo rosso nelle carte dell’inchiesta sui fondi del Vaticano, quello legato ai soldi destinati agli ospedali pediatrici. Strutture spesso costrette a ricorrere a donazioni per acquistare macchinari o finanziare ricerche all’avanguardia per la cura dei bambini. Dalla Sardegna a Roma fino al Centrafrica, agli atti del Promotore di Giustizia d’Oltretevere ci sono due verbali chiave. Il primo riguarda gli interrogatori del 9 novembre e del 7 dicembre 2020 resi da Enrico Crasso, il contabile che per anni ha gestito i fondi della Segreteria di Stato vaticana, imputato per corruzione e peculato nell’ambito del processo che inizierà presso la Santa Sede il 27 luglio. L’altro risale al 31 agosto 2020 e contiene le dichiarazioni spontanee di monsignor Alberto Perlasca, l’ex braccio destro e oggi principale accusatore del cardinale Angelo Becciu, ex terza carica dello Stato vaticano, anche lui a processo con le accuse di peculato e abuso d’ufficio. Perlasca, inizialmente indagato, è stato invece prosciolto proprio in seguito alla collaborazione offerta ai pm.

Centro analisi soldi al fondo calciatori a costo triplicato.

Fra le accuse a Crasso c’è la sottoscrizione nel 2020 di un preliminare di vendita con la Sport Invest 2000 per l’acquisto di un immobile in via Gregorio VII a Roma, al costo di 3,9 milioni di euro, “a fronte di un valore effettivo di 1,3 milioni”, si legge nel capo d’imputazione. La Sport Invest gestisce un fondo denominato “Fondo calciatori a fine carriera”, in quel momento in grossa difficoltà economica. Crasso a verbale dichiara che “Perlasca mi segnalò l’esigenza di acquistare un immobile da adibire come laboratorio analisi per il Bambin Gesù”, il noto ospedale pediatrico romano. Quello che rilevano gli inquirenti è che Crasso era anche il gestore esterno del Fondo, dunque in potenziale conflitto d’interessi. “Sono miei clienti dal 1995 – ha ammesso il contabile – me li presentò il marito della professoressa Severino”, intesa Paola Severino, estranea all’inchiesta e avvocato rappresentante di parte civile della Santa Sede. L’affare non si concretizzerà.

Baglioni perlasca: “ombre sull’evento in aula nervi”.

Fondamentali, a detta degli inquirenti, per cristallizzare le accuse, sarebbero state le dichiarazioni di Perlasca, prelato diretto sottoposto di Becciu all’epoca in cui era Sostituto alla Segreteria di Stato. Fra le “ombre” gettate sulla gestione del cardinale emerge il concerto di beneficenza di Claudio Baglioni (totalmente estraneo all’inchiesta) il 16 dicembre 2016, in un’aula Nervi gremitissima, con quasi 12mila persone presenti. L’incasso doveva essere destinato al restauro di un ospedale pediatrico a Bangui, nella Repubblica Centrafricana. “Alla Segreteria di Stato arrivarono 600 o 700.000 euro – scrive Perlasca nella memoria presentata ai pm vaticani – Non mancai di rappresentare a mons. Becciu tutta la mia delusione: tanto clangore per soli 700.000 euro!”. Ancora: “Non osai fare cattivi pensieri, ma le cose mi rimanevano ugualmente non chiare (…) I conti non tornano”. E poi: “La sig.ra Enoc (Mariella Enoc, direttrice del Bambin Gesù, ndr) continuava a insistere nel dire di darle i soldi, perché il Papa le aveva detto di aver dato alla Segreteria di Stato una certa cifra per l’ospedale. In ufficio risultavano però 2 milioni di euro di meno”. Secondo Perlasca, “sono stati rifatti i conti più e più volte” ma “non sono mai tornati e alla fine la cosa venne lasciata cadere”. Alla fine l’ospedale verrà realizzato con 3 milioni donati dal Papa, 750mila dalla Gendarmeria (l’incasso del concerto) e 1 milione da una donazione privata da Novara, città natia di Enoc.

Mater olbia “hanno lucrato sui fondi arrivati dal qatar”.

Perlasca sferra l’attacco diretto a Becciu su un altro tema, l’ospedale pediatrico Mater Olbia. Una storia travagliata, che inizia nel 2012, quando l’emiro del Qatar, Tamim Al Thani, decide di investire attraverso la Qatar Foundation per replicare in Sardegna il Bambin Gesù di Roma. Dice Perlasca a verbale: “Ci volevano 40 milioni per acquistare l’immobile e 40/45 milioni per renderlo funzionale. Mi si assicura che i fratelli Becciu fecero il loro sporco guadagno su quest’ultima cifra, mediante appalti e subappalti a ditte ogni volta più scadenti e opache, con ricarichi del 10/15 per cento”. Il riferimento è alla falegnameria di Giuseppe Becciu (non indagato), fratello del cardinale Angelo, che secondo le dichiarazioni a verbale di Perlasca, avrebbe lucrato su vari appalti, dall’abbellimento della Nunziatura Apostolica a Cuba (“voleva costruire un pronao davanti alla porta per fare in modo che gli ambasciatori non si bagnassero (…), ma a Cuba piove una volta l’anno”) fino al “restauro dell’appartamento cardinalizio in cui risiede il card. Becciu”, dice Perlasca il 31 agosto 2020.

Becciu difesa: “calunnie, smonteremo le accuse”.

Le accuse rese a verbale da Perlasca non sono state tutte tradotte dagli inquirenti in capi d’imputazione. Per questo gli avvocati dell’ex prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi le reputano “completamente infondate e sganciate dalla realtà storica”, rese “da chi rilasciava dichiarazioni da imputato senza obblighi di verità”. Ovvero: “Tutte calunnie”. Non solo. L’avvocato Fabio Viglione, che difende Becciu, assicura al Fatto che “i bonifici evidenziati dall’accusa” pagati dalla Segreteria di Stato alla Diocesi di Orzinuovi e poi alla Cooperativa Spes di Antonio Becciu (fratello di Angelo, ndr) “hanno una spiegazione perfettamente lecita e addirittura meritoria, finalizzati all’aiuto di persone gravemente bisognose. Daremo piena dimostrazione in aula”.

“Sistema marcio” Il petrolio e il palazzo di Londra.

Nel 2012 la Santa Sede voleva investire circa 250 milioni in Falcon Oil, trust partner di Eni impegnato nella ricerca del petrolio in Angola. L’affare poi è saltato e i soldi sono stati destinati all’acquisto di un prestigioso edificio nel quartiere Chelsea a Londra: il valore del palazzo è crollato e la gestione è stata oggetto di una presunta truffa con ricatto ai danni del Vaticano e – ipotizzano i pm – nonostante l’intervento diretto di Papa Francesco. Da questo episodio è nata l’inchiesta che il 3 luglio scorso ha portato al rinvio a giudizio di 10 persone, accusate a vario titolo di corruzione, peculato, abuso d’ufficio, truffa e estorsione. Fra loro diversi alti prelati funzionari della Segreteria di Stato del Vaticano, fra cui il reggente dell’ufficio documentazione, Mauro Carlino e, soprattutto, l’ex Sostituto agli Affari Generali, Angelo Becciu, quest’ultimo accusato di peculato e abuso d’ufficio. Fu proprio Becciu, nel 2012, ad avviare la valutazione del maxi-investimento nel blocco 15/06 offshore in Angola, su proposta del suo contatto Antonio Mosquito. Ma dopo una prima valutazione positiva, la due diligence affidata al finanziere Raffaele Mincione diede esito negativo. Mincione spinse così la Santa Sede, nel 2014, a impegnare parte di quei fondi nell’acquisto del palazzo in Sloane Avenue, ex magazzino di Harrods, attraverso la partecipazione al fondo Athena Capital, sempre riconducibile a Mincione. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quando l’immobile iniziò a svalutarsi e la Segreteria di Stato spinse per uscire dall’affare, entrò in gioco il broker molisano Gianluigi Torzi, che nel frattempo – sempre per i pm – aveva rifilato azioni carta straccia al Vaticano, ottenendo a inizio 2019 una buonuscita da 15 milioni, oggetto della presunta estorsione, per chiudere la partita.

ILFQ

mercoledì 16 giugno 2021

Strage ad Ardea: l'assassino fu sottoposto a "consulenza psichiatrica". - Luca Laviola

 

I due bimbi e l'anziano che ha ucciso sono le prime persone che ha incontrato. Il legale della famiglia dei piccoli: "I carabinieri erano passati cinque minuti prima nella casa dove abitava il killer".

Emergono nuovi dettagli della strage avvenuta a Marina di Ardea, vicino a Roma, quando un uomo armato e psicolabile, Andrea Pignani, ha ucciso a sangue freddo due bambini e un anziano, togliendosi poi la vita.

Andrea Pignani fu sottoposto a "consulenza psichiatrica" per uno "stato di agitazione psicomotoria" l'11 maggio scorso presso il Pronto Soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli di Ariccia (RM). E' quanto è emerso dagli accertamenti dei carabinieri e della Procura di Velletri.

In ospedale Pignani fu accompagnato "volontariamente" da un'ambulanza dopo una lite con la madre. Pignani non era comunque in cura "per patologie di carattere psichiatrico".

Il 118: 'Soccorsi dopo 11 minuti' - "Nessun ritardo, i soccorsi sono arrivati dopo 11 minuti". Lo precisa in una nota l'Ares 118 riguardo all'arrivo della prima ambulanza dopo la strage di Ardea. "La prima telefonata di soccorso al 112 è delle ore 10:57,32, immediatamente è stata trasferita ai Carabinieri perché erano segnalati spari, e al 118 -spiega Ares 118- Ci siamo allertati inviando subito la prima ambulanza con medico a bordo, che è giunta sul posto esattamente dopo 11 minuti dalla telefonata. Successivamente, sono giunti anche gli altri mezzi di soccorso".

Pignani era uscito di casa intorno alle 11 con felpa, zainetto e guanti e avrebbe percorso con la pistola in pugno alcune strade del comprensorio di Colle Romito, ad Ardea. Poi ha puntato la pistola contro le prime persone che ha incontrato, i due bambini e l'anziano. E' quanto accertato finora dagli investigatori che stanno ricostruendo i terribili attimi della strage di Ardea. Le prime persone che l'uomo ha incontrato sono stati dunque i fratellini Fusinato a cui, secondo quanto si è appreso, avrebbe sparato un colpo ognuno. Poi è passato in bicicletta Salvatore Ranieri a cui avrebbe sparato due colpi. A quel punto è tornato a casa dove, sembrerebbe dopo aver fatto uscire la madre, si è barricato. Dalle indagini dei carabinieri non risulterebbero altre persone scampate agli spari né liti o dissidi con le famiglie delle vittime.

"Cinque minuti prima della sparatoria una pattuglia dei carabinieri di Marina di Ardea era andata a controllare che il mio assistito Domenico Fusinato stesse in casa a rispettare l'ordinanza di custodia ai domiciliari". Rivela l'avvocato Diamante Ceci, legale dei genitori dei piccoli David e Daniel uccisi ieri ad Ardea. Quella stessa pattuglia, secondo quanto riferito, una manciata di minuti dopo è intervenuta dopo l'allarme lanciato e il triplice omicidio.

"Non la trovavamo". Si sarebbero giustificati così i familiari di Andrea Pignani, l'ingegnere informatico che ieri ad Ardea ha ucciso due fratellini e un anziano, per non aver denunciato la pistola in casa alla morte del padre dell'omicida. A quanto ricostruito dagli investigatori, l'arma era regolarmente detenuta dal padre di Pignani, morto diversi mesi fa. L'uomo fino al 1986 era stato una guardia giurata poi aveva continuato a detenere regolarmente la pistola. La famiglia si era trasferita nel comprensorio di Colle Romito nel 2019. 

"Non ho firmato alcun Tso per il soggetto in questione. In quattro anni ne ho disposto solo uno e non è nei confronti di questa persona. Ho saputo che è stato in cura ma senza il coinvolgimento di questa amministrazione". Lo spiega il sindaco di Ardea, Mario Savarese, sulle notizie di un presunto Tso, (il trattamento sanitario obbligatorio), cui era stato sottoposto in passato Andrea Pignani, l'omicida di Colle Romito.

LA STRAGE. Daniel e David avevano 5 e 10 anni e stavano giocando di mattina in un parco davanti a casa quando gli hanno sparato a bruciapelo e li hanno uccisi senza un motivo apparente. L'uomo che li ha colpiti ha poi tolto la vita anche a un pensionato di 74 anni che passava di lì in bici. Infine si è chiuso in casa e si è suicidato con la stessa pistola prima dell'irruzione dei carabinieri.

Una strage feroce e insensata si è abbattuta in una domenica di mare su un comprensorio residenziale, Colle Romito, ad Ardea, quaranta chilometri a sud di Roma. L'assassino aveva 35 anni, si chiamava Andrea Pignani, viveva con la madre in una villetta acquistata nel 2019, a poche decine di metri dal campetto del triplice omicidio. Laureato in ingegneria informatica, disoccupato, un anno fa, a maggio, era stato sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per aver aggredito la madre, ma non risulta che fosse attualmente in cura per problemi mentali. Secondo i carabinieri non usciva di casa praticamente da un anno. I vicini, altri abitanti del comprensorio, raccontano di quella pistola che tirava fuori per minacciare ogni volta che c'era una discussione, qualcosa che lo infastidiva, che fosse la potatura degli alberi o qualche rumore intorno a casa sua. Ma nessuno aveva sporto denuncia, secondo i carabinieri. Stamani verso le 11, a quanto ricostruito finora, Pignani è uscito e sulla sua strada ha incontrato Daniel e David che giocavano tranquilli. Gli ha sparato al collo e al petto e, racconta la nonna, "sono morti tenendo la mano del padre", Domenico Fusinato, ai domiciliari in un'altra villetta di Colle Romito per reati di droga, ma subito accorso appena sentiti gli spari. Nel frattempo Pignani aveva colpito e ucciso con un proiettile alla testa anche Salvatore Ranieri, 74 anni, che passava in bicicletta e non conosceva né il suo assassino né i fratellini. Una quarta vittima, un uomo che stava andando a buttare la spazzatura, sarebbe sfuggita alla morte solo perché troppo distante per la gittata della pistola. Pignani è quindi rientrato in casa, si è chiuso dentro e per ore non ha risposto ai negoziatori arrivati sul posto per convincerlo ad arrendersi. Quando a metà pomeriggio un commando del Gis carabinieri è entrato nella villetta l'uomo si era già ucciso con la stessa pistola. La fine di una giornata di sangue non mette la parola fine sulla strage. Secondo il presidente di Colle Romito, Romano Catini, la presenza di una pistola - che era del padre del 35enne, una guardia giurata morta un anno fa - era stata più volte segnalata dai vicini spaventati. Ma agli inquirenti non risultano denunce. Si cerca un movente, ma non ci sarebbero stati contrasti tra Pignani e il padre dei bambini, quest'ultimo comparso nel 2018 in un'operazione dei carabinieri a Ostia contro gli scissionisti del clan Triassi, ritenuto avversario degli Spada. Difficile pensare a una vendetta spietata. Le indagini comunque proseguono per accertare l'esatta dinamica. Rimane il ricordo delle vittime. Di due bambini. racconta la nonna, "educati e rispettosi. Daniel, il più grande, aveva solo 9 e 10 in pagella". E del 74enne Ranieri, in vacanza con la moglie a Colle Romito, dove aveva una seconda casa. Il sindaco di Ardea, Mario Savarese, racconta di un luogo tranquillo in cui nei decenni scorsi venivano a villeggiare anche personaggi politici noti. Alcuni abitanti di lungo corso raccontano invece di personaggi poco raccomandabili, alcuni dei quali ai domiciliari come il padre dei bimbi uccisi. Ma il vero movente di un massacro a freddo come questo sarà difficile da trovare, visto che l'autore si è poi suicidato.

ANSA

lunedì 31 maggio 2021

Rapiti più di cento bambini in Nigeria mentre andavano a scuola.

Una donna nigeriana con i suoi figli - ANSA

I rapitori hanno lasciato andare i piccoli che non erano in grado di camminare. 

Un grande numero di bambini che frequentano la scuola coranica Salihu Tanko in Nigeria sono stati rapiti insieme ad alcuni passeggeri di un autobus da un gruppo di uomini armati. Lo ha riferito il governo nigeriano sul suo account twitter.

"I rapitori hanno liberato undici bambini, che erano troppo piccoli per camminare", ha detto il governo della Nigeria.

La scuola Salihu Tanko Koranic stava registrando per l'ingresso circa 200 bambini al momento dell'attacco da parte di un gruppo di uomini armati, ma molti sono riusciti a fuggire, ha detto un dirigente scolastico che desidera rimanere anonimo per la sua sicurezza.

"All'inizio hanno preso più di un centinaio di studenti, ma poi hanno lasciato andare quelli che consideravano troppo piccoli per camminare, tra i 4 e i 12 anni", ha detto ancora il dirigente, aggiungendo di non avere cifre precise sul numero di bambini rapiti.
Questo nuovo rapimento arriva il giorno dopo il rilascio di 14 studenti nello stato di Kaduna (nord), dopo 40 giorni di detenzione. Cinque studenti sono stati giustiziati dai loro rapitori nei giorni successivi al rapimento per fare pressione sulle famiglie e costringere il governo a pagare il riscatto.
Sulla stampa locale, le famiglie hanno dichiarato di aver dovuto pagare in totale 180 milioni di naira (357.000 euro) per ritrovare i propri figli. Da diversi mesi gruppi di banditi sono coinvolti in rapimenti di massa rivolti alle scuole: dal dicembre 2020 sono stati sequestrati 730 bambini e adolescenti.

ANSA

venerdì 7 maggio 2021

Vaccini per ragazzi e bambini, ecco a che punto siamo. - Nicola Barone

 
Covid, Pfizer: vaccino efficace al 100% nella fascia 12-15 anni

I punti chiave


Dopo il via libera in Canada nella fascia tra 12 e 15 anni per il vaccino Pfizer/BioNTech, anche gli Stati Uniti sono pronti - ottenute le autorizzazioni - a lanciare una campagna ad hoc per gli adolescenti. Con buona approssimazione arriverà entro un mese in Europa una parola da parte delle autorità regolatorie sull’allargamento della platea ai più giovani. I sacrifici per bambini e adolescenti imposti dalla pandemia da coronavirus sul piano educativo, e di relazione, fanno guardare con fiducia alla ripresa autunnale in base ai risultati preliminari dei trial. I vaccini in corso di sperimentazione si basano sulla tecnica dell’Rna messaggero e stanno mostrando, entrambi, evidenze assai incoraggianti.

Dalla vaccinazione tre benefici.

Proteggere i ragazzi con il vaccino ha tre diversi valori, nella sintesi dell’immunologo Andrea Cossarizza. «Il primo è che in questo modo possono tornare a fare una vita sociale il più normale possibile, e riprendere quello che facevano prima della pandemia. Secondo, vengono protetti da una sindrome causata dall’infezione, ovvero la sindrome infiammatoria multisistemica dei bambini (Multisystemic inflammatory syndrome in children - Misc). Il terzo è che la vaccinazione di queste persone aiuta moltissimo a tenere la pandemia sotto controllo». Stando alle anticipazioni, Pfizer/BioNTech si trova nella fase finale di preparazione della domanda di approvazione all’Ema, in media la valutazione dei test richiede da quattro a sei settimane.

Primi dati, efficacia del 100%.

Al momento le informazioni disponibili sono quelle diffuse dall’azienda americana per quel che riguarda gli adolescenti con età compresa tra 12 e 15 anni. «Sono state trasmesse come comunicato stampa qualche settimana fa, ma il relativo lavoro scientifico con tutti i dettagli necessari per una accurata valutazione non è ancora stato pubblicato», osserva il professore dell’università di Modena e Reggio Emilia. «I dati riportati comunque riguardano l’efficacia e la tollerabilità. Per quanto riguarda il primo punto, non sono state riportate infezioni da SARS-CoV-2 nel gruppo dei 1.131 ragazzi trattati con il vaccino, mentre ne sono state riscontrate 18 nei 1.129 ragazzi trattati con placebo. L’efficacia del vaccino è stata quindi del 100%, e i ragazzi vaccinati hanno sviluppato tutti una forte quantità di anticorpi». Quanto alla tollerabilità, spiega Cossarizza, «è stata giudicata buona, in quanto non sono stati riportati effetti collaterali diversi da quelli attesi, quali febbre, dolore al braccio dopo l’iniezione, malessere generale di breve durata».

Attesa per la pubblicazione definitiva.

È attualmente iniziato un altro trial che riguarda bambini di età compresa tra sei mesi e 12 anni, divisi per fasce d’età, e i risultati arriveranno tra qualche mese. Nel complesso secondo l’immunologo «quanto riportato dal comunicato stampa è un’ottima notizia, che va comunque verificata valutando il lavoro scientifico che immagino venga pubblicato a breve». Sui tempi di autorizzazione all’uso bisognerà attendere il corso, fino in fondo, degli studi, per quanto sia auspicabile che ciò avvenga al più presto. «Ma non prima che le autorità competenti abbiano valutato a fondo i risultati dei trial clinici fatti e di quelli in corso, e controllato per bene la tollerabilità dei vaccini».

Moderna, sperimentazioni arrivate in fase 2/3.

Passando a Moderna, la prima sperimentazione in fase ⅔ è stata avviata negli Stati Uniti lo scorso dicembre su 3.000 ragazzi fra 12 e 17 anni e la stessa azienda ha appena avviato un secondo studio, chiamato KidCove, anche questo in fase 2/3 su 6.750 bambini da sei mesi a 11 anni. Secondo i programmi, i primi a ricevere il vaccino saranno i più grandi e gradualmente si scenderà con l’età.

Da Oxford stop ai test per AstraZeneca.

Dall’inizio di aprile l’Università di Oxford ha sospeso la sperimentazione del vaccino AstraZeneca sui bambini in attesa di un’analisi sui possibili legami tra il farmaco ed episodi di trombosi tra gli adulti. Le sperimentazioni erano iniziate a febbraio e avevano coinvolto bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni (circa 300 i volontari). «Sebbene non ci siano preoccupazioni per la sicurezza nella sperimentazione pediatrica, attendiamo ulteriori informazioni dall’Mhra (l’Authority per i farmaci britannica, ndr) sui rari casi di trombosi e trombocitopenia che sono stati segnalati negli adulti, prima di somministrare altri vaccini», ha spiegato il professor Andrew Pollard.

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L’andamento della pandemia e delle azioni di contrasto è mostrato in due mappe a cura di Lab24. Nella mappa del Coronavirus i dati da marzo 2020 provincia per provincia di nuovi casi, morti, ricoverati e molte infografiche per una profondità di analisi.
La mappa dei vaccini in tempo reale mostra l’andamento della campagna di somministrazione regione per regione in Italia e anche nel resto del mondo.
Guarda le mappe in tempo reale: Coronavirus - Vaccini

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IlSole24Ore

sabato 13 febbraio 2021

Colombia, nel 2020 5.742 minori sfollati per violenze.

 

Sono 222 i bambini vittime o a rischio di reclutamento da gruppi armati.


Nel 2020, almeno 5.742 bambini e adolescenti sono stati vittime di sfollamenti forzati a seguito di 45 eventi registrati nei dipartimenti di Antioquia, Cauca, Chocó, Nariño e Valle del Cauca. Lo denunciano le ong World Vision e Coalico che hanno pubblicato un nuovo rapporto sulla situazione delle violazioni dei diritti dei minori nel Paese, nel contesto del conflitto armato e la violenza aggravati dalla pandemia di Covid-19.


"A seguito della chiusura degli istituti scolastici, le azioni dei diversi gruppi armati nel Paese e la grave crisi umanitaria derivante dalla pandemia, si sono moltiplicati gli scenari di violazioni e infrazioni del Diritto Internazionale Umanitario contro bambini e adolescenti", segnala il rapporto citato dalla rivista colombiana Semana.
Il documento riporta inoltre che nel corso dello scorso anno si sono verificati almeno 79 eventi che hanno interessato circa 222 bambine, bambine e adolescenti "vittime o a rischio del reclutamento da parte degli attori armati" del Paese, nonostante il Difensore civico colombiano abbia emesso nel 2020 23 allarmi per il rischio dell'uso di minori da parte dei gruppi armati ad Antioquia, Caquetá, Cauca, Chocó, Meta, Nariño, Valle del Cauca e Putumayo.

Il rapporto è stato in occasione della Giornata internazionale delle mani rosse del 12 febbraio, per sensibilizzare i governi e l'opinione pubblica del mondo contro il fenomeno dei bambini soldato. 

Il partito colombiano Comunes, nato dalla smobilitazione delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha denunciato oggi l'assassinio dell'ex combattente Antonio Ricaurte Solarte sottolineando che si tratta della vittima numero 256 tra gli ex ribelli dalla firma dell'accordo di pace tra governo e Farc nel 2016. "256 firmatari di pace assassinati. Il 9 febbraio, il compagno Antonio Ricaurte Solarte, 43 anni, è stato vittima di un omicidio nel dipartimento di Putumayo. Ci addolorano molto i sogni che sono stati infranti e il dolore di ogni famiglia", ha scritto il partito sul proprio profilo Twitter, condividendo una foto della vittima. Secondo quanto riferito dal quotidiano El Espectador, il partito Comunes ha riferito di non conoscere le cause che hanno portato a questo omicidio, e ha chiesto alle autorità colombiane un'indagine approfondita per scoprire dove si trovino i responsabili. Secondo l'Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz), Antonio Ricaurte è il settimo ex combattente delle Farc assassinato nel 2021. Ricaurte è il primo ex ribelle ucciso nel mese di febbraio.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/12/colombia-nel-2020-5.742-minori-sfollati-per-violenze_6349dff9-3ee6-49a3-ada3-2ca357d8a90d.html

giovedì 6 agosto 2020

Si arrampica sul balcone e salva 4 bambini da incendio.



Si è arrampicato su un balcone in una casa in fiamme e ha salvato quattro bambini intrappolati nell'incendio. E' accaduto a Isnello, piccolo paese delle Madonie. Protagonista dell'acrobatico salvataggio Nunzio Mogavero, un operaio forestale di 49 anni, richiamato dalle grida disperate provenienti da un appartamento del centro storico vicino a una chiesa dove si stava celebrando un funerale.
Dopo l'intervento è stato portato in ospedale per una ferita alla gamba. Le fiamme sono divampate al piano terra e si sono propagate al primo piano dove si trovavano tre sorelline e un loro cuginetto. La madre delle bambine si era allontanata per fare la spesa poco prima che divampasse un incendio provocato, a quanto pare, da un corto circuito all'impianto elettrico.
Mogavero ha tentato di entrare nell'edificio ma il portone d'ingresso era bloccato. Con l'aiuto di due carabinieri che stavano partecipando al funerale è riuscito a raggiungere, inerpicandosi sulla parete, il balcone al primo piano. Ha quindi afferrato i piccoli e a uno a uno li ha calati dall'alto porgendoli alle persone che si erano radunate sulla strada. Nunzio Mogavero è conosciuto per altri episodi di generosità.
L'anno scorso ha tratto in salvo un turista che si era perso nei boschi e in precedenza aveva salvato un daino intrappolato in una rete metallica.
Persone delle quali si parla poco, dando loro un risalto solo marginale, ma che vanno elogiate e portate ad esempio, specie in un periodo in cui se una donna si dà fuoco, l'unica cosa che fa un deficiente è filmarla...

mercoledì 1 luglio 2020

Il virus-Bibbiano: “Prove solide, la luce non si spegnerà”. - Selvaggia Lucarelli

Il virus-Bibbiano: “Prove solide, la luce non si spegnerà”

Il Coronavirus ha smesso di occupare ogni piega della cronaca e si torna a parlare di Bibbiano. E succede una cosa strana, ovvero che chi conosce la vicenda, il luogo e il tempo da cui parte, le ramificazioni e gli intrecci di quegli psicologi con i tribunali d’Italia, trova la parola “contagio” aderente anche a questa storia. Perché anche Bibbiano, in fondo, è una malattia che parte da lontano, che si è propagata, che ha scelto il suo paziente zero, il territorio in cui propagarsi silenziosamente, le sue vittime. La Procura di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per ben 24 imputati a seguito dell’indagine "Angeli e demoni". Tra questi, ci sono Claudio Foti, il fondatore della onlus Hansel e Gretel, sua moglie Nadia Bolognini, l’ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione comunale Federica Anghinolfi (con un numero di capi di imputazione che fa paura) e anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, quello a cui secondo Nicola Zingaretti avremmo dovuto chiedere preventivamente scusa, chissà perché. Convocati anche 155 testimoni e tra questi il nome di una persona che è ben più che testimone dei fatti: il giornalista Pablo Trincia. Perché senza il suo lavoro di indagine su “Veleno” e quel che accadde di così simile a Bibbiano nella Bassa Modenese, oggi forse Bibbiano sarebbe solo quell’anonimo comune a sud di Reggio Emilia, in cui nessuno si accorge di quello che accade.
Pablo, sarai nella lista testimoni. Cosa vuol dire?
In un convegno a Mirandola si parlava di Veleno, sul palco qualcuno di noi relatori accennò al fatto che nella Val d’Enza stavano succedendo cose analoghe. Non sapevo delle indagini in corso su Bibbiano. Il giorno dopo la Procura di Reggio mi chiamò per sapere cosa sapessi e perché.
Cosa sapevi?
Ero stato contattato da alcuni genitori coinvolti nei fatti dei Bibbiano. Mi aveva impressionato la somiglianza delle due storie, nonostante i 20 anni tra l’una e l’altra. Bibbiano è un’estensione di Veleno: il mondo dei bambini visto attraverso il filtro del complotto, del satanismo, degli abusi, dei poteri forti.
Lo schema è lo stesso.
Sì, tornano perfino le storie sulle sette sataniche usate per suggestionare, oltre che le pressioni psicologiche sui bambini. Solo che mentre in Veleno c’era pochissimo materiale video e audio per provare le accuse, qui abbiamo letto le intercettazioni, sentito i discorsi di psicologi e assistenti sociali grazie alle cimici, visto le chat in cui dicevano che avevano paura, in cui parlavano di “sistema”.
Sono passati 23 anni dalla prima accusa di un bambino a un genitore nella Bassa Modenese. Qualche bambino di quelli che oggi negano quegli abusi è più entrato in contatto con gli psicologi di Hansel e Gretel?
Uno di loro ha scritto un post su Facebook raccontando che Claudio Foti tempo fa, prima della conclusione delle indagini, lo aveva contattato cercando ancora di convincerlo di aver subito abusi, dicendo che io sono un negazionista.
Perché ci sono voluti 23 anni per smascherare questo sistema?
Tra le altre cose perché è un po’ la giustizia che giudica se stessa. Sono decenni che le procure si avvalgono della consulenza di questi psicologi.
Avresti ritenuto possibile di aprire il giornale una mattina e di scoprire che Foti era finito agli arresti?
Mai. Non ho mai pensato che una procura si sarebbe potuta interessare di abusi non dal lato degli “abusati”, ma da quello di chi raccoglieva le loro testimonianze, degli psicologi, degli operatori, delle suggestioni. Questo processo non ha precedenti nel mondo, è storico.
È il processo a cosa, in sintesi?
A un modo di intendere la psicologia, a un sistema di affidi, alla sottrazione illecita di minori, ai pregiudizi e a un mondo che ha sempre avuto l’appoggio, la fiducia di buona parte della magistratura.
Di tutto quello che hai letto negli atti cosa ti ha colpito di più nell’indagine “Angeli e demoni”?
Un’intercettazione in cui un bambino parla normalmente di un genitore e la psicologa sposta sempre il discorso sul sesso. È un caso da manuale: il bambino non viene ascoltato, ma viene trasformato in arma da utilizzare contro i propri familiari.
Sui social hai accusato il Pd di non essersi occupato abbastanza di Bibbiano.
Il Pd non ha fatto altro che difendersi da attacchi che erano sì strumentali, ma non ha aggiunto altro. Mi sarebbe piaciuto sentire il Pd dire: ce ne occuperemo perché questo progetto di Bibbiano è stato sostenuto da noi e saremo i primi a cercare la verità.
Quando sei stato convocato nella commissione su Bibbiano in Emilia Romagna cosa è successo?
Ho visto una sinistra ostile nei miei confronti, che prendeva le difese di quel mondo. Ebbi uno scambio acceso con Silvia Prodi, la nipote di Prodi, che criticò il mio lavoro su Veleno e parlando con lei lì scoprii che non sapeva quasi nulla degli atti e della vicenda. Era una difesa d’ufficio, con tanto di famiglie affidatarie che furono convocate dal Pd. Le stesse che offendono sui social le famiglie naturali.
Qualcuno dice che il processo finirà in una bolla di sapone.
Attenzione. Un’assistente sociale ha già patteggiato a 1 anno e 8 mesi per aver redatto in modo distorto dei verbali su minori. E non era una delle figure di spicco. Non pensò finirà con condanne lievi, ho letto tutto e il quadro probatorio è corposo, con prove solide. Gli stessi video che Foti ha prodotto per discolparsi, lo hanno messo nei guai. Al di là delle sentenze, comunque, questo processo ha acceso la luce su un tema sempre ignorato. Quando lavoravo su “Veleno” nessuno mi ascoltava, dicevo a tutte le persone coinvolte: ‘Non aspettatevi nulla perché qui non succede mai nulla’. E invece.

mercoledì 1 aprile 2020

Coronavirus, passeggiate con i bambini: è polemica.

Bimbi portati dal papà a fare una passeggiata (Ansa)

La precisazione del Viminale. Il viceministro Crimi: "La possibilità vale solo per i bimbi piccoli, non per i 15enni". Ma Gallera (Lombardia): "Teneteli a casa. cercheremo di vanificarla". Fontana: "Da noi non cambia nulla. Con Lamorgese risolto ogni problema". A Verona le passeggiate restano proibite. 

Roma, 1 aprile 2020 - Una gran confusione. La circolare del ministero dell'Interno sulla possibilità di far fare una passeggiata ai bambini, oltre a provocare la reazione di Regioni come la Lombardia e la Campania ("Una follia"), ha determinato uno stato di incertezza, tanto che in piena notte il Viminale ha fatto uscire una nota esplicativa. Che alla Lombardia non basta: "Speriamo che l'ordinanza venga revocata".  Come non basta a moltissimi amministratori da Nord a Sud. A Verona il sindaco Sboarina dice: "Da noi le passeggiate restano proibite. Resta in vigore la mia ordinanza". Stessa cosa a Viterbo Palermo. Deciso anche il no dei sindaci del Piacentino. "Le regole sugli spostamenti - si legge - non cambiano. La circolare del ministero dell'Interno del 31 marzo si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi sulla base di richieste pervenute al Viminale. In particolare, è stato specificato che la possibilità di uscire con i figli minori è consentita a un solo genitore per camminare purché questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione di  spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute".                                                                                                                                                                                                    https://www.quotidiano.net/cronaca/passeggiate-con-i-bambini-coronavirus-1.5089880
...Disse il sindaco che organizzò l'inaugurazione dell'ospedale di Bertolassinoberlusconino che ospiterà all'incirca 25 malati e, probabilmente non basterà ad accogliere tutti gli intervenuti all'inaugurazione...
Ma bravo! L'importante per lui non è proteggere la popolazione, ma essere in controtendenza con le direttive del governo ed in linea con i desiderata del suo capitano... 
Poverini... 
Spero, come si ventila in giro, che quando tutto si sarà ristabilito, lo inquisiscano per tuttte le fesserie commesse in nome di chissà quale logica leghista. 
C.