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sabato 3 ottobre 2020

CARO MATTEO (si fa per dire). - Rino Ingarozza

 













Egregio Senatore Matteo Salvini, dopo aver scritto alla sua grande amica Meloni, lo faccio anche con lei.

D'altra parte anche lei, come la sua collega, evita accuratamente trasmissioni e giornali che fanno domande. Anche lei preferisce le trasmissioni amiche e i giornali amici, quelli che la mattina tendono la ciotola affinché venga riempita di croccantini dai suoi compari, per i loro servizi.
Non sia mai rilasciare un'intervista al Fatto quotidiano di Travaglio o a "La notizia" di Pedullá. Ma quando mai, questi fanno domande. Meglio andare dalla D'Urso o dalla Merlino e evitare i confronti anche con politici mediamente preparati come quello con la Ministra Azzolina.
Allora provo io a farle qualche domanda e a fare anche qualche considerazione sulle cose dette (visto che parla ogni giorno) e quelle fatte.
Cominciamo con la pandemia. Lei ha detto tutto ed il contrario di tutto. Da "aprire, aprire tutto" a "chiudere, chiudere tutto", ma questo non dopo un mese o due, dopo pochi giorni o, addirittura, dopo poche ore. Non crede di essere entrato in confusione? Sa come si chiamano in psichiatria queste persone? Bipolari. Non le hanno mai suggerito di andare da uno psicologo? (se basta, se non è già da psichiatra).
Critica ogni giorno l'operato del governo per la gestione della pandemia, mentre tutto il mondo (tutto) fa i complimenti al nostro direttivo. Chi sbaglia? Tutto il mondo o lei e i suoi compari? Io un'idea me la sono fatta. E lei?
Lei ha l'ossessione per i migranti, per i terribili "negri" che "invadono" il nostro paese. Tant'e' che li ha tenuti in mare per giorni interi, dicendo che ha difeso i nostri confini. Difeso i nostri confini? Da donne, bambini e uomini di trenta chili, armati di sguardi persi e lacrime? Ma non si vergogna? Non ha un briciolo di umanità verso queste persone che chiedono solo di poter vivere? Di quale invasione parla? In giro per l'Europa ci sono molti più migranti che da noi e lei lo sa benissimo ma cavalca questa cosa per due etti di voti in più, da parte di persone che si sono fatte infinocchiare da lei e dalla sua collega fascistella. Pur di non farli sbarcare da noi lei li manderebbe addirittura nel famoso "porto di Madrid" (detto anche l'isola che non c'è). Capisco che il suo grado di cultura non è eccelso ma dire delle castronerie come questa o come quella dei pannelli solari alimentati a metano ........ neanche Lapo Elkann e l'ex senatore Razzi.
Ma che bel coraggio ha dimostrato quando è andato a citofonare a quel presunto spacciatore, peccato che non lo abbia fatto in qualche villa dei Casamonica o di qualche mafioso. Lei è proprio un macio! ... certo, con i deboli. Uno di quelli che ce l'ha sempre duro......il comprendonio.
Ritornando ai problemi causati dal virus, lei prima diceva che il recovery fund era un inganno (infatti non lo ha votato) adesso ne vorrebbe la gestione, lei e quell'altra che va dicendo che è stato ottenuto grazie a voi (ma che faccia tosta!). Ma non era un inganno? Poi, certo, perché non fare gestire a lei 209 miliardi? Sarebbe veramente una cosa fantastica, visto che (parole sue) il suo partito ha speso 49 milioni in manifesti e cene (e che vi siete mangiati ....). D'altra parte, da ragazzo, lei è stato alla trasmissione "Il pranzo è servito" che, per carità nulla di male, ma fa capire la sua predisposizione (già a quei tempi) al magna magna. Capisce che sarebbe come affidare le pecore al lupo? Un istituto di bellezza alla Meloni? La raccolta differenziata alla Santanche'? Un collegio di minorenne a Berlusconi? Su dai, dica la verità, lei si sta preparando per la prossima edizione di Zelig ....... dai .....ho indovinato?
Andiamo avanti.
Sempre a proposito della crisi per il covid, lei ha detto che i soldi non li avrebbe chiesti all'Europa ma agli italiani. Anche questa cosa è superlativa. Chiedere i soldi agli italiani che stavano morendo di fame. Fare acquistare i BOT agli italiani, un'idea grandiosa. Gli stessi italiani che dal più grosso imprenditore al più piccolo disperato, cercavano assistenza, lei propone loro di comprare il debito italiano. Dai, su .... confessi ...anche questa era una battuta per Zelig.
Un'altra cosa che mi ha fatto sempre sorridere è quando ha detto che gli italiani la pagano per risolvere i loro problemi. La domanda nasce spontanea (come diceva qualcuno): ma come vorrebbe risolvere i problemi degli italiani se in parlamento non c'è mai? Facendo comizi tutti i giorni? Andando a cena con Casapound? Facendosi i selfie?
Lei è un po' confuso come la sua comare Merloni.
E vogliamo parlare, infine, del sud e della bandiera italiana?
Si ricorda i suoi comizi a Pontida contro il sud e contro l'Italia? Si ricorda le sue parole contro i "colerosi' napoletani o contro i "parassiti" calabresi e siciliani? Si ricorda quando bruciava il tricolore o, peggio ancora, quando diceva che ci si puliva il culo? Ora come d'incanto vuole farci credere che è stato folgorato sulla via per il sud, che ama il meridione e che va a letto col tricolore sotto il cuscino? Ma dai, ma lei pensa davvero che siamo un manipolo di imbecilli? Di creduloni? Di coglioni? Per fortuna la gente del sud (ma sempre pochi, ancora) ma anche quelli del nord, sta cominciando a capire e allora lei dovrà tornare nella sua Padania, che è una zona meravigliosa e che io amo, ma che lei e il suo partito vuole isolare dal resto d'Italia. Il suo progetto è sempre quello ed è disposto a qualsiasi cosa, pur di raggiungere il suo scopo.
Il popolo italiano (quello che pensa e ragiona) quello che è cresciuto a pane e Dante, a pane e Sciascia, a pane e Leopardi, a pane e Machiavelli non si lascia ingannare dalle sue fandonie, dalle sue frottole, dalle sue luride menzogne. Lei puo' ingannare gli ignoranti come lei. Quelli che vengono a firmare ai vostri gazebo ma che non sanno nemmeno cosa firmano ( come testimoniano tantissimi filmati). Non potrà mai ingannare quelli che,
come dico sempre io, pensano e ragionano. Quelli che dettano e non si fanno dettare. Quelli che partecipano e non ubbidiscono.
Non si abbatta, però, le rimane sempre una cosa: Un posto fisso a Zelig ..................magari si faccia raccomandare da Berlusconi o da Briatore. Vedrà....sarà un successo.

mercoledì 9 settembre 2020

È tornato Il Male. - Marco Travaglio

Fandonie d'Italia: zero crescita del Pil e 5 milioni di poveri |  Internettuale
Scorrendo la mazzetta dei quotidiani, cresce il dubbio che sia tornato Il Male con i suoi falsi d’autore, tipo “Arrestato Ugo Tognazzi: è il capo delle Br”. Avete presente la direzione del Pd sul referendum? Era descritta come una conta drammatica dall’esito incertissimo, una tonnara all’ultimo sangue tra Sì e No in un partito diviso a metà, spaccato, dilaniato, sull’orlo della scissione e della cacciata del segretario. La Stampa: “Referendum, l’imbarazzo del Pd: il partito quasi costretto al Sì. Tantissime voci critiche”. Sapete com’è finita? 188 Sì e 13 No (i superstiti delle tantissime voci critiche, soffocate nottetempo nel sangue). Del resto sarebbe stato ben curioso se il Pd, favorevole al taglio da quando si chiamava Pci, promotore nel 2008 di un ddl identico a quello del M5S (200 senatori e 400 deputati) se non per le firme in calce (Zanda e Finocchiaro), che un anno fa aveva votato la riforma alla Camera con tutti gli altri, se la fosse rimangiata. Ma l’inconsolabile Riportino Folli non ci vuole stare e riattacca su Repubblica la tiritera del “gran numero di esponenti di primo piano per il No” (13 a 188) e si consola con “i miliardi del Mes sanitario al più presto”, che non c’entrano una mazza e in Europa non vuole nessuno (tranne forse Cipro).
Libero: “Il Pd è così malmesso che basta Zingaretti a fargli ingoiare il Sì”, ma fra indicibili “sofferenze, mal di pancia e difficoltà” (188 a 13). Il manifesto: “Il sofferto Sì di Zingaretti” (188 a 13). La Stampa: “La sofferenza dei referendum” (188 a 13). Una sofferenza quasi pari a quella di Mattarella, “seccato” (l’ha saputo il Messaggero) perché Conte, rispondendo a una domanda alla festa del Fatto, ha osato dire che è un ottimo presidente e, se volesse, lo sarebbe anche in un secondo mandato: bella “seccatura”. Sul Riformista Emma Bonino vuole “salvare la democrazia da questo scempio populista”: vedi mai che tagliando i parlamentari lei resti fuori dopo appena 9 legislature (più 4 europee). Sul Messaggero Carlo Nordio spiega che il referendum sarà “senza vincitori né vinti” (quindi non vince il Sì o il No) e “comunque il Parlamento subirà conseguenze impreviste, forse il suo stesso scioglimento” (certo, come no). Il Corriere intervista un fake di Zanda, che dichiara restando serio: “Se oggi il referendum riguardasse la mia proposta del 2008 voterei ugualmente No”, cioè l’altro Zanda gli fa proprio ribrezzo. Dev’essere un fake pure il Galli della Loggia intervistato dalla Verità: “Mattarella non doveva dare l’incarico a uno sconosciuto senza identità”, cioè a Conte, indicato due volte in due anni dalla maggioranza parlamentare; la prossima volta incarichi Galli della Loggia, noto frequentatore di se stesso.
Poi c’è il piano per il Recovery Fund: da mesi leggiamo che “il governo è in ritardo” (rispetto a cosa non si sa: la consegna è a ottobre) e non ha progetti, ma solo vecchi “fondi di magazzino per svuotare i cassetti”. Ora scopriamo sul Messaggero che “Parte l’assalto ai fondi Ue. Già ‘sforati’ i 209 miliardi”: cioè i progetti sono troppi. Il “ritardo” fa il paio con quello delle scuole, che riaprono il 14 settembre (a parte il Trentino che anticipa e la Campania che ritarda, come peraltro ogni anno), ma tutti ne scrivono come se fossero già spalancate da settimane. E ovviamente non funziona nulla (Repubblica: “Scuola, partenza a metà”): studenti seduti su casse dell’ortofrutta e soffocati da mascherine di plexiglass, cattedre di cartapesta occupate da passanti presi a caso per insegnare, genitori a rotelle che inseguono la Azzolina e Arcuri, cose così. Intanto la Raggi s’è lasciata sfuggire nientemeno che il Tribunale dei Brevetti (ha solo tutti i ministeri e tutte le ambasciate) e la finale di Coppa Italia (senza pubblico: slurp): “Roma, capitale delle occasioni perse”, “Ennesimo schiaffo per una città senza più appeal” (Repubblica), “Il disinteresse della Raggi per la città che governa” (Messaggero).
Il Corriere si arrapa ogni giorno per “il piano segreto” di metà febbraio sul Covid “ignorato” e “negato” dal governo: peccato che non sia segreto (se ne parla da fine marzo) e non sia un piano sul Covid, ma uno studio-oroscopo con vari scenari fino a 66mila morti (per fortuna evitati proprio perché il governo non lo ignorò). Salvini scrive al Corriere per chiedere spiegazioni dal governo, ma non si capisce bene su cosa: difficilmente uno che attacca Conte per aver disposto il lockdown del 10 marzo (con 631 morti, 10mila infetti e 5mila ricoverati) può rinfacciargli di non averlo fatto a metà febbraio (con due contagiati in tutt’Italia e zero morti); e poi si scopre che il “piano nascosto alle Regioni” fu consegnato a Speranza dal delegato nel Cts della Lombardia (Matteo, ritenta: sarai più fortunato). L’unico che non ha ancora capito niente è Fontana, che sul Giornale deduce dai verbali del Cts che “avevamo ragione noi” e “la Lombardia ha sempre detto la verità” (in quei verbali c’è di tutto, tranne quello che dice lui, ma poi con calma sua moglie e suo cognato glielo spiegano). Seguono, sul Giornale, i consueti pronostici sulla caduta di Conte, che da due anni ha i minuti contati: sfumate per ora le opzioni Draghi, Franceschini, Giorgetti, Di Maio, Sassoli, Bertolaso, Guerini e forse Scalfarotto, ora si scalda “Gualtieri per il dopo Conte”. Se tornasse Il Male con un falso giornalone dal titolo “Arrestato Gigi Proietti: è il capo dell’Isis”, tutti commenterebbero: “Embè?”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/09/e-tornato-il-male/5925407/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-09

mercoledì 8 luglio 2020

La pistola fumante. - Marco Travaglio

Berlusconi: Santo subito?
Da quando, il 1° agosto 2013, la sezione Feriale della Cassazione da lui presieduta condannò definitivamente B. per frode fiscale a 4 anni, gli impiegati del pregiudicato – come da contratto – hanno svelato una raffica di particolari inquietanti della sua biografia, fino a quel momento immacolata. Una collezione da Guinness di scheletri nell’armadio scovati dai segugi del Giornale e degli altri fogli aziendali setacciando fascicoli, compulsando sentenze, auscultando portoni e fioriere, interrogando edicolanti, perlustrando bar, ristoranti, tavole calde, hotel e motel, importunando passanti, scoperchiando tombe e cassonetti, nella bizzarra convinzione che B. torni incensurato se si dimostra che uno degli 11 giudici che l’han condannato in primo, secondo e terzo grado è un poco di buono. 
Purtroppo, diversamente da quelle dei pm a B., le accuse degli house organ a Esposito si erano rivelate false. 
Falso che avesse barattato la richiesta di archiviazione per suo figlio, scoperto a cena con la Minetti, in cambio della condanna di B. (la richiesta sul figlio era di sei mesi prima che il processo B. giungesse sul suo tavolo). 
Falso che suo figlio parlasse con lo 007 La Motta in carcere (quello non era suo figlio, ma il figlio di suo fratello Vitaliano, allora Pg di Cassazione). 
Falso che a tavola Esposito alzi il gomito (è astemio).
Falso che tenesse lezioni a pagamento nella scuola della moglie all’insaputa del Csm (insegnava gratis con l’ok del Csm). 
Falso che si appropriasse di processi altrui per finire sui giornali (sostituiva doverosamente colleghi assenti). 
Falso che faccia vita da nababbo (la “prova”, una Mercedes, è un ferrovecchio del 1971 acquistato nel ’77 con 300mila km). 
Falso che fosse odiato per la sua faziosità quand’era pretore a Sapri (lo odiavano solo i suoi imputati che, accertò il Csm, avevano ordito “un complotto contro l’Esposito”). 
Falso che fosse stato trasferito per affari loschi (il Tar annullò il provvedimento perché le accuse erano fasulle). 
Falso che abbia anticipato a cena la condanna di Wanna Marchi. 
Falso che avesse raccontato in giro le telefonate sexy delle girl di Arcore (mai lette da nessuno e subito distrutte dai giudici di Napoli). 
Falso che sia una toga rossa di estrema sinistra (il Giornale, prima della sentenza su B., definì lui e gli altri 4 “toghe moderate”). 
Falso che una sera, a casa di un tizio di San Nicola Arcella (Cosenza), ospite d’onore insieme all’attore Franco Nero, ripetesse a cantilena per tutta la cena “Berlusconi mi sta sulle palle, gli faccio un mazzo così” (non l’aveva come imputato e si occupava di criminalità organizzata, mentre B. inspiegabilmente non aveva processi in materia).
Fin qui le panzane raccolte da Giornale, Libero e tv Mediaset a botta calda, quando si trattava di salvare il padrone dalla cacciata dal Senato in base a una legge, la Severino, che aveva votato pure lui con tutta FI. Ora, sette anni dopo, la Banda B. ci riprova, nel tentativo disperato di riverginarlo in vista del governissimo che fa benissimo. E, va detto, ci sta riuscendo grazie a nuovi testimoni di grande autorevolezza, terzietà e credibilità: un cameriere, un bagnino e uno chef dell’hotel di Ischia di proprietà del rascampàno di FI Mimmo De Siano, legatissimo al celebre Giggino ’à Purpetta, i quali giurano all’unisono che Esposito nei suoi soggiorni non faceva che ripetere: “Berlusconi è una chiavica” e “Berlusconi e De Siano li devono arrestare”. Così, come intercalare. “All’ingresso del ristorante – testimonia il cameriere – invece di dire ‘buonasera’, Esposito era solito affermare: ‘Ancora li devono arrestare’, riferendosi al dottor Berlusconi e al mio datore di lavoro”. Il fatto che i tre cantino tutti la stessa canzone e a Napoli si indaghi sulle loro testimonianze non deve ingannare. È più che credibile che un giudice di Cassazione, sapendo di albergare in un hotel del senatore De Siano, vada in giro per la hall preannunciando a chiunque incontri l’arresto del proprietario e del suo leader. “Scusi, cameriere: posto che Berlusconi è una chiavica, me lo farebbe un caffè corretto?”. “Salve, chef: siccome quelle chiaviche di Berlusconi e De Siano vanno arrestati, me lo porterebbe un antipastino di pesce?”. “Ehilà, bagnino: alla faccia di quelle chiaviche da arrestare del suo padrone e del premier, avrebbe un ombrellone, due lettini e un telo mare?”.
Casomai le prove esibite dal giurista Porro e dal giureconsulto Sansonetti (quello che non distingue una Corte d’appello da un paracarro, figurarsi dalla Cassazione), non bastassero a convincere le Corti di Strasburgo, Lussemburgo, Magdeburgo, Brandeburgo e Cheesburger, 
il Fatto è in grado di rivelare le due nuove prove in possesso agli avvocati. La prima è il nastro di una seduta spiritica con Filumena Ciucciasangue, nota medium di Casamicciola e candidata di FI che, chiacchierando del più e del meno con l’anima del giudice Franco, gli udì scandire accuse molto circostanziate al giudice Esposito (la registrazione si sente “sbsazgrttt… bsdparttzz…”, ma l’on. avv. Ghedini la sta facendo tradurre da uno fidato). La seconda è il video di Ciruzzu Scannacristiani, detenuto all’Ucciardone al 41-bis, che confida al compagno di ora d’aria: “Chill’ curnutone scurnacchiate d’Esposito m’ha fatt’ carcerà! Cià raggione Belluscone: è tutt’ nu cumblott”. A questo punto, il ricorso in Europa è una pura formalità.

lunedì 6 luglio 2020

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

Per il giusto apporto di superstizioni, panzane, fandonie e ...
Poliglotta. “Il libro di Annalisa Chirico: ci vorrebbe la triade Salvini-Draghi-Renzi” (Vittorio Feltri, Libero, 5.7). Ma poi ci vorrebbero pure tre lingue come le sue per leccarli tutti e tre.
Autonomia differenziata. “Se il Covid è ripartito la colpa è anche del governo” (Luca Zaia, Lega, presidente Regione Veneto, La Stampa, 5.7). É l’“autonomia differenziata”: se il virus sparisce, è merito della Regione; se ricompare, è colpa del governo.
Nostalgia canaglia. “Genova, lettera di Autostrade al commissario: ‘Siamo pronti a gestire il nuovo ponte’” (La Stampa, 5.7). L’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
La Mes-tatrice. “Attivare il Mes per essere più credibili in Ue” (Veronica De Romanis, La Stampa, 29.6). Se non lo vuole nessuno, è perchè fanno tutti a gara a chi è meno credibile.
Ball Party/1. “Fondo un partito perchè per lasciare l’Ue ci vogliono le palle” (Gianluigi Paragone, ex Lega, ex M5S, ora gruppo misto, Libero, 29.6). Quelle che racconta lui.
Ball Party/2. “Voglio stampare moneta” (Paragone, ibidem). Ha già trovato la tipografia: quella di Totò e Peppino.
Transennate i seggi. “Veneto, per i renziani c’è Sbrollini” (Corriere della sera, 4.7). Ah, beh, allora: sono soddisfazioni.
Berticasta. “Se rinuncerei al vitalizio? Domanda stupida a cui sarebbe stupido rispondere di sì” (Fausto Bertinotti, ex leader Rifondazione comunista, 27.6). Mai come gli stupidi che ti han votato per 20 anni.
La pulce con la tosse. “Conte si muova: le risorse ci sono” (Emma Bonino, La Stampa, 30.6). Se no?
Senti chi inquina. “L’onda verde che non tocca il Belpaese” (Massimiliano Panarari, La Stampa, 3.7). Ha parlato l’house organ del Tav Torino-Lione.
Brava Lucia. “Nella gara tra incapaci la Azzolina stravince” (Maurizio Belpietro, La Verità, 28.6). “La perfida Azzolina lascia senza docenti le scuole del Nord” (Libero, 3.7). Servono altre prove per dimostrare che è bravissima?
Mai dire anti. “L’antiberlusconismo è stato il più grande incubatore del populismo della storia italiana. Prima sarà chiaro e prima saremo in grado di combattere davvero il populismo” (Claudio Cerasa, Il Foglio, 3.7). Quante parole per dire che B. paga meglio di tutti.
Solo in Italia. “Salvini ‘disgustato’ dai pm: ‘Solo in Italia esistono certi tribunali’” (Libero, 2.7). Quelli che, se rubi 49 milioni allo Stato, te li lasciano restituire in comode rate per 79 anni.
Il palo. “E Bonafede fa scappare pure il super bandito Mesina” (il Giornale, 4.7). Gli ha annodato personalmente il lenzuolo alle sbarre.
L’estremo oltraggio. “Il giudice Franco, una persona perbene” (Silvio Berlusconi, Il Riformista, 3.7). Povero defunto, non meritava.
Martellate. “Voglio restituire l’onore ai socialisti. Il principale punto di distinzione fra me e Craxi riguarda la questione morale” (Claudio Martelli, ministro della Giustizia e vicesegretario Psi, 4.9.1992). “Craxi non ha voluto usare la scopa o la spada contro i corrotti” (Martelli, 12.9.92). “Se il Psi rischia la liquidazione, è̀ anche perchè Craxi ha invitato i cittadini ad andare al mare anzichè votare i referendum. C’è chi ha lasciato che il malcostume si diffondesse e ha risposto in modo improvvido alle inchieste giudiziarie sulla corruzione” (Martelli, 28.11.92). “Io ero una specie di ideologo del partito, ho avuto la fortuna di non dovermi occupare di tangenti. Le mie campagne elettorali le ha sempre pagate il partito, proprio per il mio ruolo e il mio rapporto con Craxi. Chi le ha pagate? Questo, per fortuna, non lo so. Ma a Milano io vedevo quel che accadeva e denunciavo. Dal 1982” (Martelli, 23.12.92). “Il plotone di esecuzione per Berlusconi lo conosciamo bene: è quello che ha preso la mira su di noi nel 1993, decidendo di far fuori una classe politica” (Claudio Martelli, pregiudicato per la maxitangente Enimont, Il Riformista, 1.7.2016). Solo che, mentre il plotone di esecuzione prendeva la mira, Martelli già sparava da mesi.
Somaretti. “Certo è proprio un ciuccio: gli spieghi le cose, chiare chiare, poi gli dici: ‘ripeti’, e lui ripete tutto sbagliato. Sto parlando di Marco Travaglio, l’avete capito, no? C’è un argomento che proprio non gli entra in testa: il Diritto… Gli avevamo spiegato che non è vero che il 1° agosto 2013 sarebbe scattata la prescrizione e il processo a Berlusconi sarebbe morto lì, e che per questo motivo i giudici della Cassazione si spicciarono e scelsero la sezione feriale… Non è vero: la prescrizione non sarebbe scattata il primo agosto. Lui niente. Ieri ha fatto tutta intera, o quasi, la prima pagina… ripetendo la sciocchezza. Il 1° agosto, il 1° agosto! E ha pure pubblicato la foto di un foglio di carta, che viene dalla Corte d’Appello di Milano, con scritto: ‘Urgentissimo, la prescrizione scatta il primo agosto’…” (Piero Sansonetti, Il Riformista, 1.8). Naturalmente le annotazioni “Urgentissimo” e “Prescrizione 1.8.2013” sono della III sezione della Cassazione, come si vede dalla gigantesca intestazione “Corte Suprema di Cassazione”. Che Sansonetti non sapesse scrivere, era noto: ora è ufficiale che non sa neppure leggere.