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giovedì 12 maggio 2022

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Spie russe ovunque. “L’addetta alle pulizie irrompe a RaiNews24. ‘Scusi signora, siamo in onda’” (Giornale, 1.5). E il Copasir che fa?

Autoritratto. “La fabbrica delle fake news” (Repubblica, prima pagina, 8.5). Un numero speciale autocelebrativo.

Appena Nato. “Pronti a trattare con la Russia rinunciando alla Crimea” (Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, 6.5). “Stoltenberg: ‘Gli alleati non accetteranno mai di dare la Crimea ai russi’” (Repubblica, 8.5). Si avvicina il giorno in cui Zelensky userà le armi della Nato per liberare l’Ucraina dagli invasori della Nato.

Compra una consonante. “Il conduttore di Zona Bianca: ‘Su Lavrov nulla da rimproverarci’. Ma da Mediaset garanzie al ministro di Putin (Repubblica, 3.5). Sono abituati a Ladrov.

La neolingua. “Se il pacifismo, se è senza se e senza ma, e senza armi, sempre e comunque, per rifugiarsi in un’impassibile neutralità, rischia di diventare un pacifismo senza testa e senza cuore” (Mattia Feltri, Stampa, 6.5). Era ora che qualcuno inventasse il pacifismo armato. Seguirà il bellicismo disarmato.

Mejo de Putin/1. “Così Draghi potrebbe dover restare più a lungo a Palazzo Chigi”, “Il Colle e quell’ipotesi di Draghi premier fino a giugno 2023” (Foglio, 7.5). Dài che adesso aboliscono le elezioni.

Mejo de Putin/2. “La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è stata la puntata del 26 aprile. Quando a Cartabianca, talk condotto da Bianca Berlinguer, oltre al solito Alessandro Orsini e alla filosofa Donatella Di Cesare, noti per un antiamericanismo venato di indulgenza per Mosca, è stata invitata Nadana Fridrikhson, giornalista della tv del ministero della Difesa russo… accolti con fastidio a Palazzo Chigi. Da qui l’accelerazione di Fuortes – anticipata mercoledì scorso in Vigilanza, dopo un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e il capo di gabinetto Antonio Funiciello – per modificare l’attuale forma dei talk” (Giovanna Vitale, Repubblica, 8.5). Dragov è infastidito, quindi Garofolov e Funiciellov convocano Fuortov per tappare la bocca alla dissidente e ai suoi ospiti, chiudendole direttamente il programma. Ma soprattutto per insegnare ai russi cos’è la liberaldemocrazia.

Com’è umano lui. “Draghi: ‘Va superata l’unanimità Ue’” (Sole-24 ore, 4.5). Ah ecco, in Italia no.

Giustizia alla ucraina. “Torture, stupori e sevizie: le violenze contro i civili sono sistematiche” (Iryna Venediktova, procuratrice ucraina, Stampa, 6.5). “Aiutateci a trovare le prove dei crimini” (Venediktova, Corriere della sera, 6.5). Prima emette la sentenza, poi cerca le prove.

Premio Tank. “Germania, dai cortei per la pace al sì alle armi in Ucraina: i Verdi voltano pagina” (Repubblica, 5.5). Il famoso verde militare.

Premio Attila. “Realacci: ‘L’inceneritore a Roma non è tabù’” (Foglio, 4.5). Il famoso verde merda.

Gelosone. “Più che un’intervista, quella di Lavrov a Rete4 era un comizio” (Mario Draghi, presidente del Consiglio, 2.5). Pensava di avere l’esclusiva.

Propaganda Live. “‘Guarda caso, gli americani e gli inglesi sono gli unici che non avrebbero le radiazioni di una guerra atomica, mentre le radiazioni come al solito arriverebbero sulle nostre teste…’, dice Marco Travaglio a Otto e mezzo… L’analisi dei venti applicata all’opinionistica bellica mancava, ma più la guerra va avanti più ci si avventura in nuovi inesplorati campi di in comprensibile supponenza” (Diego Bianchi, Venerdì-Repubblica, 6.5). No, gioia, non sono i venti: sono le distanze. Hai presente il metro? E il mappamondo?

Rondolingua. “Elio Germano, Sabina Guzzanti, don Fabio Corazzina, Marco Tarquinio, Luciana Castellina, Michele Santoro. Ricordatevi questi nomi. Hanno scelto gli assassini, i torturatori, gli stupratori. Non lo dimenticheremo” (Fabrizio Rondolino, Twitter, 5.5). Brrr che paura.

I titoli della settimana/1. “Letta s’è stufato di Conte” (Foglio, 3.5). “Il premier è stufo dei Cinquestelle” (Pietro Senaldi, Libero, 4.5). Oh no, povere stelle, e adesso come facciamo?

I titoli della settimana/2. “Mps: tutti assolti in appello. Bye-bye Grillo e Travaglio” (Paolo Comi, Riformista, 7.5). Il primo era il pm, il secondo il gup.

I titoli della settimana/3. “L’Italia ha regalato a Putin il virus per l’affare Sputnik… gratuitamente, senza chiedere in cambio le royalties” (Andrea Casadio, Domani, 5.5). Uahahahahahah.

I titoli della settimana/4. “Il termovalorizzatore di Gualtieri è la grande occasione per Roma” (Francesco Merlo, Repubblica, 8.5). Ma soprattutto per il cancro.

I titoli della settimana/5. “Gli altolà del Movimento nascondono le debolezze” (Massimo Franco, Corriere della sera, 5.5). “I distinguo M5S segni di debolezza” (Stefano Folli, Repubblica, 5.5). Bibì e Bibò.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/05/09/ma-mi-faccia-il-piacere/6584655/

lunedì 25 aprile 2022

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Autodeterminazione. “Gli Usa: ‘Reagiremo se la Cina aprirà basi militari alle Isole Salomone’” (Tgcom 24, 22.4). In quel caso, noi a chi mandiamo le armi: alle Isole Salomone, agli Usa o alla Cina? Chiedo per un amico.

Tempismo. “Le armi ‘su misura’ degli Usa: ‘Ora arrivano in tempo reale’” (Repubblica, 22.4), Come se fossero già lì.

Forza nazi/1. “L’Italia non chiami nazisti i combattenti di Azov” (Stampa, 23.4). “Un fiore per il battaglione Azov” (Giuliano Ferrara, Foglio, 13.4). “Mariupol, il comandante di Azov: ‘Non siamo nazisti, combattiamo per la libertà contro il fascismo di Putin. La svastica è un antico simbolo slavo, pan-europeo, persino indiano. Per noi non ha alcun rapporto col nazismo’” (Corriere della sera, 18.4). Si tatuano le svastiche perché arredano.

Forza nazi/2. “I partigiani non avrebbero avuto dubbi sull’Ucraina” (Gianfranco Pasquino, Domani, 20.4). Avrebbero sparato al battaglione Azov.

Opposti nazismi. “’Provo imbarazzo per l’Anpi’. Dice così Maurizio Verona, sindaco di Sant’Anna di Stazzema, la Mariupol d’Italia, lì dove il 12 agosto 1944 le SS massacrarono 560 civili” (Foglio, 19.4). Prima di trasferirsi a Mariupol sotto le svastiche del battaglione Azov.

Smemorgnini. “Pochissimi italiani avevano sentito, in vita loro, la guerra così vicina… Chi possiede questi ricordi è prossimo ai 90 anni, o li ha superati” (Beppe Severgnini, Corriere della sera, 23.4). Oppure di anni ne ha pure 40 ma, diversamente da lui, si ricorda della guerra scatenata dalla Nato nel 1999 nell’ex Jugoslavia, ancor più vicina dell’Ucraina.

Prezzi modici. “Zelensky al G7: servono subito 50 miliardi” (Repubblica, 19.4). Aspetta che controllo in tasca.

Slurp. “La metamorfosi di Draghi: da ‘nonno a disposizione’ a nuovo Cincinnato” (Francesco Damato, Dubbio, 19.4). Quindi si leva da piedi?

Merlate. “Questa guerra di liberazione, questa guerra di popolo, è troppo di sinistra per non rivelarsi, martirio dopo martirio, come la ‘guerra giusta’ che tormentò sino alla fine Norberto Bobbio” (Francesco Merlo, Repubblica, 21.4). “Oggi anche Totò, come Berlinguer, si sentirebbe sicuro solo sotto l’ombrello della Nato” (Merlo, ibidem, 19.4). E Peppino e Macario, allora?

Cazzullate. “Vi confesso che non ne posso più di tutte queste sottigliezze, dei tanti, troppi distinguo” (Aldo Cazzullo, Corriere della sera, 15.4). Oh, povera stella, e adesso come facciamo?

Disinformatija. “Il dietrofront dell’Anpi. Dopo le polemiche, Pagliarulo frena: ‘La resistenza armata ucraina è legittima’” (Stampa, 24.4). “Anpi, Pagliarulo corregge il tiro: ‘Quella ucraina è resistenza’” (Repubblica, 24.4). “La svolta dell’Anpi: in Ucraina doverosa la resistenza armata” (Corriere della sera, 24.4). “Pagliarulo ‘rieducato’ dall’effetto Mattarella. Dietrofront dell’Anpi: ‘Resistenza ucraina giusta’” (Giornale, 24.4). Il 10 marzo Pagliarulo scriveva a Repubblica: “La differenza tra l’invio di armi ai partigiani dagli Alleati e l’invio di armi alla resistenza ucraina dal nostro Paese è molto semplice: mentre gli Alleati erano in guerra da anni col blocco nazifascista, e quindi con la Germania occupante, l’Italia non è in guerra con la Russia. Ciò non cambia di una virgola la legittimità e la necessità della resistenza ucraina, ma rende questo paragone pericolosissimo perché l’invio di armi in Ucraina potrebbe esser letto come… cobelligeranza”. Ora ripete la stessa cosa: ma per i giornaloni è dietrofront, svolta, frenata, rieducazione. Poi questi cialtroni si stupiscono se metà degli italiani non si fidano di loro.

L’ideona. “Draghi deve opporsi a questa riforma fiscale così iniqua” (Innocenzo Cipolletta, Domani, 23.4). Probabile, visto che l’ha fatta lui.

L’esperto. “Sul Russiagate Conte ha mentito al Copasir. I rinfreschi si fanno dopo la prima comunione” (Matteo Renzi, leader Iv, Stampa, 21.4). Col dessert all’autogrill di Fiano Romano.

In fondo a destra. “Amministrative: centrodestra a caccia di candidati ex Pd” (Repubblica, 21.4). Tanto nessuno noterà la differenza.

Bateau mouche. “’Non possiamo che tifare per Macron’, ci dice Battelli (M5S), vicino a Di Maio” (Foglio, 23.4). Lo diceva già Di Maio ai Gilet Gialli.

Esclusi i presenti. “L’indignazione social trasferita nella vita. L’esibizione di sé come prova dell’esistenza. Un tribunale in servizio permanente tutto attorno a noi. La gogna democratica. È il format dei talk di successo” (Concita De Gregorio, Repubblica, 14.4). Quindi non del suo.

Il titolo della settimana/1. “La strategia della Ue: ‘Puzziamo di più e Putin perderà’” (Libero, 24.4). Decisivo il contributo di Libero.

Il titolo della settimana/2. “Gualtieri sfida l’immobilismo: basta monnezza” (Foglio, 21.4). Ma non mi dire.

Il titolo della settimana/3.“Questo tempo di guerra premia la forza tranquilla del Pd” (Domani, 15.4). Pare che dorma.

Il titolo della settimana/5. “No di Letta al gas dall’Egitto. Ci mancava Regeni” (Libero, 15.4). Non poteva evitare di suicidarsi?

Ma mi faccia il piacere - Il Fatto Quotidiano

lunedì 28 marzo 2022

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Neolingua/1. “Escalation anti-armi del capo M5S” (Corriere della sera, 25.3). “L’escalation grillina: ‘Se il Def aumenta i fondi alla difesa, pronti a bocciarlo’” (Repubblica, 27.3). Quindi l’escalation la fa chi vuole meno armi e la de-escalation chi ne vuole di più. Orwell, dove sei?

Neolingua/2. “Pronte le nuove armi per Kiev. Draghi: ‘Cercare la pace’” (Repubblica, 25.3). “Le armi fanno vivere la pace” (Enrico Letta, segretario Pd, 27.3). È il disarmo che la ammazza.

La sfiga. “È la sfida decisiva fra democrazie e regimi” (Francis Fukuyama, storico americano, Corriere della sera, 22.3). Vince chi ne ammazza di più.

Filo-spinato. “Orsini, sociologo filoputiniano” (Domani, 24.3). “Docente filorusso” (Giornale, 24.3). “La Rai straccia il contratto del filo-Putin Orsini” (Repubblica, 25.3). “Orsini, il professore idolo dei putiniani” (Salvatore Merlo, Foglio, 25.3). ”Orsini, il sociologo filo-Putin” (Giornale, 25.3). “Orsini, il Paladino di Putin” (Francesco Merlo, Repubblica, 25.3). “La fauna da talk che piace al Cremlino. La Tass loda Orsini” (Repubblica, 26.3). Per la cronaca, Orsini non ha mai detto un monosillabo a favore di Putin in vita sua: solo durissime parole di condanna.

Turbe. “Alla Luiss c’è una fronda piuttosto nutrita di prof, nel cui novero spiccano personalità illustri come Sabino Cassese, decisamente turbati dal fatto che il collega Orsini si fregi in tv del brand Luiss” (Repubblica, 26.3). Oh no, Cassese è turbato perché un docente della Luiss risulta docente della Luiss: e adesso come facciamo?

Cerasa invade il Vaticano. “Caro Papa, la pazzia è solo quella di Putin” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 25.3). Francesco: mo’ me lo segno.

L’arma segreta. “E ora mettiamo Putin con le spalle al muro” (Roberto Formigoni, Libero, 20.3). Putin cambia la combinazione della cassaforte.

Il pazzo ringrazia. “Draghi ringrazia il Papa” (Corriere della sera, 26.3). Che aveva dato dei “pazzi” ai capi di governo che vogliono aumentare la spesa militare al 2% del Pil, cioè a lui. Pazzo, ma riconoscente.

Come passa il tempo. “Erdogan è un dittatore di cui però si ha bisogno” (Mario Draghi, presidente del Consiglio, 8.4.21). “Draghi vede Biden ed Erdogan” (Corriere della sera, 25.3.22). Bisogno di qualcosa?

Modestamente. “Berlusconi ha definito Salvini ‘il politico più coerente, trasparente e affidabile’” (Giornale, 21.3). Dopo di lui.

Doni. “Medvedev e Putin sono un dono di Dio per la Russia” (Silvio Berlusconi, FI, presidente del Consiglio, 11.9.2010). “Il Cavaliere definisce Marta Fascina ‘dono di Dio’” (Repubblica, 20.3). Ma non saranno troppi, ’sti doni?

Mestiere incerto. “Non ho capito quale fosse la reale missione degli ufficiali russi a Bergamo nel marzo 2020, in piena pandemia… Compiti sanitari, di intelligence? Conte potrebbe forse spiegarlo” (Concita De Gregorio, Repubblica, 25.3). Mentre lei scriveva, Conte lo spiegava al Copasir, dopo averlo già fatto in una dozzina di interviste, confermate dai vertici dei Servizi, dal sottosegretario delegato Gabrielli e dallo stesso Copasir. Ma lei fa la giornalista, mica è tenuta a saperlo.

Un vero analista. “La retromarcia dei populisti” (Giovanni Orsina, Stampa, 23.3). Meloni primo partito, Lega terzo: praticamente estinti.

Una tantum. “Fermare la guerra si può. Per il Donbass serve un accordo sul modello Trentino Alto Adige, che garantisca autonomia e libertà. L’Europa prenda una iniziativa diplomatica, non lasciamo la responsabilità del dialogo solo a Turchia o Cina. #StopWar” (Matteo Renzi, leader Iv, 8.3). Segnatevela, perché ne dice una giusta ogni dieci anni. Fino al 2032 siamo a posto.

Genny ’a Poltrona. “La querela è un atto intimidatorio e strumentale verso un giornalismo libero” (Gennaro Migliore, deputato Iv, 26.3). Ce l’ha con le querele al Fatto di Renzi e Migliore?

Parmigiano grattato. “Vignali ci riprova a Parma: rivincita su toghe e grillini. L’ex sindaco di centrodestra, costretto a lasciare a causa di un’inchiesta giudiziaria, è stato assolto e riabilitato” (Libero, 27.3). Infatti ha patteggiato 2 anni di carcere per corruzione e peculato e restituito al Comune mezzo milione di euro rubati.

È andata così. “Mascherine: la Procura grazia Arcuri” (Giornale, 26.3). È il modo garantista per dire che le accuse di corruzione e peculato sono state archiviate perché Arcuri era innocente.

Il titolo della settimana/1. “Verso un nuovo scontro di civiltà” (Paolo Guzzanti, Giornale, 27.3). Per trovarne almeno una.

Il titolo della settimana/2. “Giusto pregare, ma facciamolo armati” (Fausto Carioti, Libero, 27.3). Giusto: tutti in chiesa col bazooka.

Il titolo della settimana/3. “I valori della Nato” (Kurt Walker, Repubblica, 23.3). In dollari o in morti?

Il titolo della settimana/4. “Ecco cos’ha in testa Berlusconi” (Libero, 22.3). Catrame?

Il titolo della settimana/5. “Cari amici, sarà ora di capire cosa è stata davvero Tangentopoli?” (Giuseppe Gargani, Dubbio, 23.3). Sì: rubavano.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/28/ma-mi-faccia-il-piacere-262/6539284/

sabato 12 marzo 2022

L’invasione e lo stupore dei “buoni”. - Antonio Padellaro

 

L’invasione russa dell’Ucraina era solo una questione di tempo, scrive il generale Fabio Mini su Limes, nell’articolo anticipato ieri dal Fatto. Dal momento che, a partire dal 1997, la progressiva espansione della Nato, secondo i più accreditati osservatori occidentali (compreso William Perry, ex Segretario alla Difesa durante la presidenza Clinton), sarebbe stata inevitabilmente considerata dai russi una minaccia, “e che andare avanti avrebbe avvelenato le relazioni con Mosca”.

Ora, tutto ciò nulla toglie ai crimini contro l’umanità di cui si sta macchiando Putin, mentre ci dice qualcosa sulla cecità dei “buoni” che non avendo calcolato, per oltre un ventennio, le conseguenze dei propri atti subiscono oggi la sanguinaria ritorsione dei “cattivi”. E lo fanno chiedendosi come diavolo sia potuto accadere. Detto che i “buoni” continueranno a sentirsi infallibili (e Dio ci aiuti), sia però consentito interrogarsi sull’utilità del vecchio espediente retorico che consiste nel considerare un pazzo furioso chiunque non si comporti secondo le nostre attese, soprattutto quando sbagliatissime. Leggiamo, infatti, sulla stampa belligerante, dotte analisi sulle disastrose condizioni in cui versa l’autocrate. Con titoli del tipo: “Dal cancro alla pazzia, le intelligence occidentali s’interrogano sulla salute fisica e mentale di Putin” (Repubblica).

Secondo il Daily Star (ripreso dal Giornale), Mad Vlad “prova costante dolore e potrebbe avere problemi di non poco conto che spaziano dalla follia a un tumore all’intestino”. Si cita una fonte, naturalmente anonima, del Pentagono, secondo cui “in passato lo abbiamo visto sorridere, ma nel 2022 ci sono poche foto in cui sembra felice”. Non basta, “perché addirittura alcuni pensano che come ultima traccia da lasciare sulla Terra prima della sua morte ci sia stata l’invasione dell’Ucraina”. Tutto molto credibile: infatti, chi prima di tirare le cuoia come estremo desiderio non vorrebbe appiccare il fuoco all’appartamento del vicino o magari bombardare Kiev?

È vero che gli abbiamo piazzato qualche testata nucleare con vista Cremlino, però lui è sempre così malmostoso. Mai una bella risata, e che diamine.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/11/linvasione-e-lo-stupore-dei-buoni/6522369/?fbclid=IwAR2dfjIoSHz8dWpjrh-SX3hjX-szyAZ5IaiqUSveJYA7kXFrkafnebyBMys

giovedì 3 marzo 2022

Il Cretino Collettivo. - Marco Travaglio

 

“La prima vittima della guerra è la verità” (Eschilo). Dopo i civili innocenti, si capisce. Ma poi ci sono l’intelligenza, la logica, il senso dell’umorismo e anche del ridicolo. Visto come siamo messi in Italia, siamo in piena guerra pure noi, anche se non sta bene dirlo. Il Cretino Collettivo ha cacciato dalla Scala uno dei migliori direttori d’orchestra del mondo, Valery Gergiev, perché è russo e fan di Putin (ma entrambe le cose erano note prima che lo chiamassero). Una delle migliori soprano, Anna Netrebko, ha annunciato che diserterà Scala per non finire come lui, essendo pure lei orripilantemente russa. Il Festival della fotografia europea di Reggio Emilia ha annullato la partecipazione della Russia, che esponeva le opere di Alexandr Gronskij: un altro fottuto putinista? Mica tanto: la polizia l’ha appena arrestato a Mosca mentre manifestava contro Putin. E vabbè, pazienza, effetti collaterali. È russo pure Daniil Medvdev, il tennista n. 1 del mondo, che la Federazione ucraina chiede di escludere dal Grande Slam anche se si è pronunciato contro la guerra. E lo è soprattutto quel tal Dostoevskij, sedicente scrittore che, con Tolstoj, Cechov, Puskin, Gogol’ e altri putribondi figuri, minacciava di diffondere la propaganda putiniana alla Bicocca. Così l’ateneo ha sospeso il seminario del loro studioso Paolo Nori per “evitare qualsiasi forma di polemica”. Poi ci ha messo una toppa peggiore del buco: “Volevamo provare ad aggiungere anche autori ucraini”. La par condicio applicata alla letteratura, per giunta postuma. Ora nel mondo della tv, trema Carmen Russo.

Intanto dal Tg1 è sparito il corrispondente Marc Innaro, reo di conoscere bene la Russia visto che la segue da 40 anni e soprattutto di aver mostrato la cartina dell’allargamento della Nato nell’Est Europa: ma benedett’uomo, chi glielo fa fare di mostrare cartine? Pensi alle ragazze, invece. Noi, avendo sempre scritto contro Putin, anche quando Rep ospitava la sua propaganda a pagamento e Giornale, Libero, Foglio e tutto il cucuzzaro berlusconiano rilanciavano le fellatio del padrone al “dono del Signore”, dobbiamo sorbirci le lezioncine di antiputinismo da quei ridicoli tartufi. Francesco Merlo, la lingua più felpata del West, ce l’ha con “gli stessi ‘Italiban’ che tifavano per i tagliagole afghani”. Che poi sono gli eroici “mujaheddin” armati dall’Occidente per scacciare l’Armata Rossa dall’Afghanistan e divenuti improvvisamente “tagliagole” talebani quando usarono le nostre armi per scacciare le nostre truppe. A proposito: le armi che stiamo festosamente inviando agli ucraini, se vince Putin le userà contro di noi. Che in fondo gli somigliamo sempre di più. Perché le guerre presto o tardi finiscono: il Cretino Collettivo mai.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/03/il-cretino-collettivo/6513621/

martedì 8 febbraio 2022

Strano...

 


Strano, i giornali che scherniscono Conte, persona onesta e preparata, non si siano mai sognati si denigrare e schernire il bassotto incerumato, tuppettato, dotato di pompetta c. tecnologica, con il vizietto dei bunga-bunga e, (diciamocelo!) sporco dentro e fuori...

Chissà perchè.....
La filosofia e la psicologia potrebbero darci qualche spiegazione: Conte li metterebbe a tacere, il bassotto li coprirebbe d'oro...

cetta

Non hai vinto, ritenta. - Marco Travaglio

 

Il Carnevale di Rio per la bizzarra ordinanza del Tribunale civile di Napoli sul nuovo statuto 5Stelle e sull’elezione di Conte a presidente è fortemente esagerato, come disse Mark Twain alla falsa notizia della sua morte. E vien da domandarsi se non si siano ancora stufati gli “esperti” che da 13 anni, dalla nascita del M5S, ne annunciano il decesso, salvo poi scoprire che il funerale è sempre rinviato a data da destinarsi. Non c’è elezione rionale, scaramuccia, scandaletto, sondaggio, congiuntivo sbagliato che non inneschi infiniti necrologi sulla dipartita dei “grillini” che dicevano vaffa, volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, dicevano no a tutto, non si alleavano con nessuno, credevano nei clic e giù col pilota automatico dei luoghi comuni. Da quando poi han trovato Conte, prima premier e poi leader, giù a ridere sull’avvocato del popolo, l’azzeccagarbugli, il democristiano con la pochette, il figlio di nessuno (nel Paese dei figli di papà e del lei non sa chi sono io). Eppure non sono bastati ad affossarlo i conticidi Salvini, Innominabile, SuperMario, Grillo, Di Mario, Confindustria, giornaloni. I morti presunti sono sempre lì, fra il 15 e il 16% nei sondaggi, nel momento più difficile della loro storia, a una manciata di punti da quelli bravi. Il putribondo “Giuseppi” è sempre primo fra i leader politici. E chi dovrebbe capire l’Italia per raccontarla non si domanda mai il perché, per non ammettere di avere sbagliato tutto. A furia di demonizzare il reddito di cittadinanza, il decreto Dignità, la Spazzacorrotti, la blocca-prescrizione, il taglio dei parlamentari e dei vitalizi, il cashback, il superbonus, le manette agli evasori, lor signori non si rendono conto che è per tutto ciò, oltreché per l’onestà personale e la sintonia con le persone, che un movimento così scombiccherato e lacerato non passa di moda. E che Conte viene ricordato dalla gente come colui che ha affrontato la pandemia senza dividere gl’italiani fra buoni e cattivi, spiegando ogni sera le proprie scelte: l’opposto dei fenomeni che si sono seduti alla tavola imbandita (da lui) con i 209 miliardi del Recovery Fund e i vaccini già comprati e programmati.

Se ora questi geni pensano che dove hanno fallito loro riusciranno le scartoffie di un tribunale incompetente (territorialmente), resteranno delusi un’altra volta: ripetendo la votazione sospesa dai giudici e allargandola agli 81mila iscritti più recenti, il plebiscito pro Conte si moltiplicherà. Proprio quando la Banda Larga puntava tutto sul neo-amico Di Mario per la soluzione finale. Visti i risultati ottenuti parlandone male, gli aspiranti killer dei 5Stelle potrebbero iniziare a parlarne bene. Magari funziona.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/08/non-hai-vinto-ritenta/6485577/

venerdì 28 gennaio 2022

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Vergogna l’è morta. “Quanto costa curare un No Vax. Solo in Piemonte il conto dei ricoveri in rianimazione arriva a quasi 500 mila euro al giorno” (Stampa, 20.1). Vergognarsi mai, eh?

Gli oracoli di Delfi. “L’operazione Scoiattolo è finita, ora il Cavaliere indichi lui Mario Draghi” (Vittorio Sgarbi, deputato FI, 20.1). “Berlusconi, voci di un passo indietro, con indicazione per Draghi” (Francesco Verderami, Corriere della sera, 21.1). “Il Cav. punta su Draghi” (Claudia Fusani, Riformista, 21.1). A questi Nostradamus gli fa una pippa.

Adotta un nonno. “O sul Colle o a Palazzo Chigi, l’Italia non può rinunciare a Draghi” (Mario Ajello, Messaggero, 21.1). “I rischi di non avere Draghi né al Quirinale né a Palazzo Chigi” (rag. Cerasa, Foglio, 18.1). “Attenti a non sprecare Draghi” (Lilli Gruber, Sette-Corriere, 21.1). “Draghi va tutelato: non averlo al Colle né al governo sarebbe una rovina” (Andrea Romano, deputato Pd, Riformista, 21.1). “Per i mercati Draghi deve restare da qualche parte” (Libero, 23.1). Ma infatti: c’è sempre l’Abi, o la Federcaccia.

Suicidio assistito. “Tandem Letta-Di Maio in pressing su Conte: il nome giusto è Draghi” (manifesto, 20.1). Come alternativa alla classica clinica svizzera.

Autopressing. “Csm, Cartabia in pressing: ‘Riforme non più rinviabili’” (Stampa, 22.1). La riforma del Csm fu varata da Bonafede e licenziata in Consiglio dei ministri dal Conte 2 nell’agosto 2020. Ora, dopo che ci ha messo le mani la Cartabia, è di nuovo bloccata da sei mesi dal governo Draghi: infatti la Cartabia ce l’ha con noi.

Muri. “Ministra Cartabia, sul carcere ora rompa quel muro di gomma” (Dubbio, 15.1). Purchè non rompa quelli di cemento armato.

Mani.“Mattarella e Cartabia bandiera bianca: la giustizia resta in mano ai pm” (Piero Sansonetti, Riformista, 20.1). Per darla in mano agli imputati bisogna attendere la prossima riforma.

Senti chi parla/1. “Archivio Genchi, Berlusconi: ‘Intercettazioni, presto ci sarà un’enorme scandalo’” (Giornale, 25.1.2009). “Si sgonfia la bufala dell’‘archivio Genchi’” (Giornale, 18.1.2022). Indovinate chi l’aveva fabbricata.

Senti chi parla/2. “Grave la sfiducia a giallorossa a Fuortes. I 5Stelle quale idea hanno mai avuto della televisione pubblica?” (Claudio Petruccioli, Pd, ex presidente Rai, Riformista, 18.1). Lui invece un’idea ce l’aveva: quella di Mediaset.

Facce da Mef. “Il cashback contro l’evasione è stato uno spreco di soldi, dice il Mef” (Foglio, 18.1). Infatti, contro l’evasione fiscale, il Mef ha fatto un bel condono fiscale.

Segretissimo. “Renzi pensa a Gentiloni. È la sua carta segreta” (Libero, 17.1). Talmente segreta che la sa persino Libero.

Chi è Stato. “Andreotti grande statista, ma dello Stato Vaticano” (Corriere della sera, 18.1). Capitale: Palermo.

Libertà di lingua. “Cesara Buonamici: ‘Mi volevano Rai e La7. Ma la libertà è al Tg5’. Pier Silvio: ‘Credibili dal ’92’” (Libero, 13.1). Siccome non glielo dice nessuno, se lo dicono da soli.

Raggieri. “Gualtieri: ‘Alla Capitale arrivano pochi fondi’” (Repubblica, 21.1). Sembra di sentire la Raggi quando chiedeva i fondi a Gualtieri.

La quinta Evangelista. “Doppia morale da M5S sulle questioni giudiziarie. Non potevo più restare” (Elvira Evangelista, senatrice eletta con i 5Stelle e passata a Italia Viva, Messaggero, 21.1). Molto meglio l’unica morale renziana.

Reato grillino. “Grillo vittima del grillismo. Sotto inchiesta per traffico d’influenze, il reato ‘preferito’ dal M5S” (Giornale, 19.1), “La nemesi di Beppe: nei guai per il reato più amato dai grillini” (Dubbio, 19.1). “Grillo indagato per traffico d’influenze, il reato che al M5S piace tanto condannare” (Foglio, 19.1). “L’accusa: traffico d’influenze. Il reato grillino colpisce Grillo” (Aldo Torchiaro, Riformista, 19.1). Talmente grillino che ce l’ha tutta Europa e in Italia lo portò il governo Monti con la legge Severino, quando i grillini non erano neppure in Parlamento.

Chi può e chi no. “Ucraina, aperto il primo fronte: gli Usa contro le fake news russe” (Stampa, 21.1). In attesa che qualcuno apra il secondo fronte contro le fake news americane.

Il consulente incompreso. “In otto giorni fuori dalla pandemia se facciamo il test a tutti” (Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Repubblica, 21.1). È un peccato che nessuno gli dia mai retta, sennò il Covid manco arrivava.

Il titolo della settimana/1. “Camici: Fontana verso l’archiviazione. Respinte dalla Svizzera le rogatorie italiane. Sbugiardato Travaglio” (Libero, 23.1). Uahahahahah.

Il titolo della settimana/2. “Conte untore Covid in Europa” (Giornale, 22.1). “Il virus si è diffuso in tutto il mondo a causa dei ritardi del governo Conte” (Franco Battaglia, Verità, 23.1). In Europa, in tutto il mondo, ma soprattutto nella galassia.

24 gennaio, 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/24/ma-mi-faccia-il-piacere-254/6466120/

domenica 16 gennaio 2022

Ma non era lui il buono?. - Marco Travaglio

 

In attesa che B., il prossimo Capodanno, ci racconti a reti unificate la barzelletta della mela, dobbiamo accontentarci di quelle di Enrico Letta. “Sorpreso” e “deluso” per la candidatura al Quirinale del padrone di suo zio, spiega di non poterlo votare perché “è un leader di partito”, dunque “divisivo”, e invita Salvini e Meloni a levarlo di mezzo. Lui è fatto così: se, puta caso, assiste a una rapina in banca, chiama il 113 per denunciare alcuni divisivi in fuga. Del resto, se chiedete in giro un commento su B. al Colle, tutti vi risponderanno che sarebbero fieri di farsi rappresentare nel mondo da un vecchio puttaniere pregiudicato, che per vent’anni ha finanziato la mafia e frodato lo Stato per poi denunciarlo a Strasburgo perché tortura gli innocenti, ma purtroppo è un leader di partito, quindi è divisivo, dunque pazienza: meglio Vallanzasca, che non ha partiti quindi è unitivo. Ma ciò che più ci affascina è l’idea che debbano essere Salvini e la Meloni (o il suo impiegato Gianni Letta, il famoso capo della Resistenza interna) a liberarci del loro alleato ed ex premier per non “deludere” il Pd e i suoi derivati. Tipo Repubblica, che dopo 10 anni riesuma l’antiberlusconismo e tuona contro i “vassalli” Matteo e Giorgia. Come se toccasse a loro combatterlo. E come se non fosse stato Letta jr. nel 2013 a governare con lui.

A questo punto noi, gente semplice, rischiamo la labirintite. A furia di leggere i giornaloni e di ascoltare i pidini, avevamo capito che nel centrodestra il buono fosse B., noto “argine” moderato, liberale ed europeista contro i due cattivi sovranisti, populisti, fascisti, razzisti. Ce l’avevano spiegato De Benedetti, Scalfari, Folli, Franco, Veronesi (Sandro) e giù giù tutti gli altri, ben felici che B. desse una mano a lor signori nei governi Monti, Letta, Renzi. Un anno fa erano tutti intenti a riabilitarlo, nella speranza che salvasse l’Italia dal putribondo Conte, ma pure dagli orridi Salvini e Meloni, con la “maggioranza Ursula”: quella che nel 2019 aveva eletto la Von der Leyen alla guida della commissione Ue (M5S, Pd-Iv, LeU e FI). Poi agli Ursuli si aggiunse pure la Lega e nacque il governo Draghi, senza che nessuno – neppure Grillo – notasse nel Caimano-Psiconano la minima magagna. Ora, d’improvviso, gliele rinfacciano tutte. L’altra sera, nella telefiera del tartufo, c’era persino chi sprizzava sdegno per l’ex Cirielli sulla prescrizione, dopo aver massacrato per tre anni Bonafede che l’aveva rasa al suolo. Che ha fatto di male B. in così poco tempo? Semplice: Frankenstein s’è imbizzarrito ed è sfuggito al controllo di quanti si illudevano di usarlo, mentre è sempre stato lui a usare loro. Già nel 2011 diceva a Lavitola: “Me ne vado da questo paese di merda”. Lui l’aveva capito, gli altri no.

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giovedì 25 novembre 2021

Rapsodie ungheresi. - Marco Travaglio


Per la serie “tutti ladri, nessun ladro”, grandi festeggiamenti a edicole unificate per la richiesta di rinvio a giudizio contro Piercamillo Davigo, accusato a Brescia insieme al pm milanese Paolo Storari di rivelazione di segreto per aver consegnato o comunicato ai vertici del Csm i verbali dell’avvocato Amara sulla presunta loggia Ungheria. Giornale: “Colpo finale ai giustizialisti”. Libero: “Caro Davigo, ora tocca a te. Da inquisitore a inquisito”. Foglio: “Processo alla malagiustizia”. Verità: “Contrappasso: chiesto il processo per Davigo”. Riformista: “Davigo è finito come i pifferi di montagna”, “È uno squarcio su Mani Pulite”. Il sillogismo del partito degli imputati è avvincente: Davigo è uno dei pm che scoperchiarono Tangentopoli; ora è imputato a Brescia (per la 27ª volta); dunque tutti i colpevoli di Tangentopoli erano innocenti. E ricorda quello di Montaigne: il salame fa bere; bere disseta; dunque il salame disseta. Ora, le eventuali colpe di Davigo non cancellerebbero quelle dei tangentari neppure se fosse stato scoperto a prendere tangenti. Ma il reato a lui contestato non c’entra nulla con soldi, interessi personali o altre condotte eticamente infamanti. Attiene a una sua doverosa denuncia in base all’interpretazione letterale di una circolare del Csm: quella per cui ai suoi membri non si può opporre il segreto.

È la primavera 2020: Storari confida a Davigo che i vertici della Procura di Milano non indagano i personaggi accusati da Amara. Davigo si fa dare i verbali (a lui non si può opporre il segreto) e ne avvisa alcuni colleghi del Csm. A voce e non tutti, perché due sono accusati da Amara e non devono sapere delle indagini. Sta commettendo un reato? I colleghi del Csm ritengono di no, sennò lo denuncerebbero per non commetterne uno a propria volta (omessa denuncia del pubblico ufficiale). Neppure il vicepresidente Ermini, che corre ad avvertire il presidente Mattarella, senza che questi eccepisca nulla, poi distrugge i verbali avuti da Davigo (cioè la prova del possibile reato che, se fosse tale, lo renderebbe colpevole di favoreggiamento, oltreché di correità nella rivelazione di segreti al capo dello Stato). Anche Salvi, Pg di Cassazione e titolare dell’azione disciplinare, si guarda bene dall’avviarne una contro Davigo. Anzi, usa le sue informazioni per chiamare il procuratore di Milano e sollecitare le iscrizioni di cui Storari lamenta l’assenza. Al processo, quando Davigo chiamerà tutti a testimoniare, ci sarà da divertirsi. Intanto, oltreché del dito (Davigo), magari qualcuno magari si occuperà della luna (la loggia Ungheria). Sempreché i confratelli e le consorelle ungheresi, che nel frattempo continuano a far carriera, non siano arrivati al Quirinale.

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martedì 2 novembre 2021

Il flop trionfale. - Marco Travaglio




















Il flop del G20 sulla stampa internazionale: “Vertice debole” (Cnn), “non riesce a colmare le divisioni” (Los Angeles Times), “progressi limitati… le possibilità di rimanere al di sotto di 1,5 gradi stanno svanendo” (The Guardian), “I Paesi del G20 non riescono a concordare obiettivi climatici più ambiziosi” (Frankfurter Allgemeine Zeitung). Il flop del G20 sulla stampa italiana di domenica: “Obiettivo 1,5 gradi senza più una data” (Corriere), “La strada è in salita” (Repubblica), “Trattativa in stallo” (Stampa). Il flop del G20 sulla stampa italiana di lunedì, dopo che Draghi si è autoelogiato per il “successo” e il “passo in avanti”: “La tattica dell’empatia. Così Draghi ha ‘smosso’ anche Pechino e Mosca ed evitato il fiasco finale”, “Il premier tessitore che consolida i nuovi equilibri… Difficile negare il successo del G20. Voto 9” (Corriere), “Un passo avanti per curare il clima”, “Il tessitore Draghi: ‘È stato un successo, teniamo vivi i sogni, è la vittoria del multilateralismo con Russia, Cina e India’”, “Draghi sottolinea giustamente il successo”, “Greta ragazza incontentabile… Draghi è stanco: qualcosa ha costruito” (Repubblica), “Successo di Draghi, ma spiccioli per il clima” (sic), “Bentornato multilateralismo”, “Ora Cina e Russia vanno recuperate”, “Il premier è il faro del dopo Merkel” (Stampa), “Passo avanti sul clima”, “Nuovo corso mondiale e l’Italia guida la svolta”, “Il multilateralismo soppianta i populismi” (Messaggero). Il flop del G20 di Roma secondo la stampa italiana, se a presiederlo fosse stato Conte: “Il G20 di Giuseppi senz’anima né visione”,“Disastro/catastrofe/ flop/caos/figuraccia mondiale del Conte Casalino”, “Disfatta della pochette populista in mondovisione”, “Ciancia di multilateralismo per nascondere che è un servo di Putin e Xi Jinping, che però lo snobbano e non vengono”, “Multilateralismo? No, trasformismo: lo schiavo di Casalino ci svende a Mosca e Pechino, come già a Caracas, e stringe la mano a Erdogan dopo avergli dato del dittatore”, “Da Trump a Biden, gli Usa lo elogiano per compassione”, “I Grandi del mondo sfilano al funerale dei 5Stelle”. Roma sede del G20 con la Raggi: “I Grandi accolti da topi e cinghiali”, “Slalom dei Venti tra buche e rifiuti”, “I Grandi con la mascherina per non sentire la puzza”, “Biden si porta 50 Suv perché ne perderà la metà nelle buche e nei roghi dei flambus”, “Caos Roma”, “Raggi vattene”. Roma sede del G20 con Gualtieri, ma senza giunta: “Boom di turisti”, “Il Centro torna ai romani. C’è persino chi si sposa”, “Gualtieri fa da guida alle first lady: ‘La città ha superato la sfida’”, “Vince la grande bellezza” (Messaggero). Sempre sia lodato.

martedì 12 ottobre 2021

5 giorni all’alba. - Marco Travaglio

 

Avvertenza per i tenutari della rubrica fissa “Raggi flop/ disastro/ catastrofe/ apocalisse” sulla Testata Unica Nazionale: affrettarsi a sparare gli ultimi colpi sulla sindaca, perché restano cinque giorni. Lunedì la finestra temporale si chiuderà e il sole, dopo il quinquennio nero, tornerà a splendere sui colli fatali di Roma. Ergo, scovare immantinente gli ultimi cinghiali, topi, gabbiani, storni, pitoni, capre, istrici e unicorni non ancora immortalati col dovuto sdegno: dal 19 ottobre queste e altre specie animali, onta e disdoro dell’oca del Campidoglio, diventeranno graziose attrazioni per residenti e turisti, simboli viventi dell’empito ambientalista della nuova Amministrazione (infatti stanno tornando pure le lucciole). Titoli come quelli di Repubblica di ieri, “Il lungo silenzio di Virginia prima di twittare contro il raid” fascista e “Cantieri aperti, girone infernale: circolazione in tilt” andranno riconvertiti come segue: “Cantieri aperti, il Paradiso delle grandi opere ripartite dopo la Sindaca dei No: i romani in coda urlano di giubilo dai finestrini” e “Il nuovo sindaco, chino h24 sui dossier, non ha tempo di sgomitare nella passerella dei soliti tweet contro il raid”.

Alla prima pioggia, in luogo delle solite battute su tombini intasati, canotti, mute da sub, arche di Noè e Mose, adottare la titolazione modello Sala sugli allagamenti alla milanese (“Colpa del surriscaldamento globale”) e sentire Greta sull’indefesso impegno del sindaco contro i mutamenti climatici. Sulle buche, la spiegazione sarà quella preclusa alla sindaca precedente: “Colpa della sindaca precedente”. Sui rifiuti: è il romano che è zozzo. E basta titoli su Spelacchio: se una pianta si secca, è sfiga. Al primo avviso di garanzia, evitare il trattamento Raggi (“Nuova Tangentopoli”, “Peggio di Mani Pulite”, “La doppia morale grillina”, “Patata bollente”, “Dimissioni”) e importare a Roma la formula in voga per tutti i sindaci non 5Stelle: “Invasione di campo dei pm”, “Paura della firma”, “Nessuno farà più il sindaco”. In caso di bus incendiati, prevedibilmente più rari per la fine dei sabotaggi, risparmiarsi ironie su Nerone e i “flambus”, evidenziando lo show pirotecnico offerto gratuitamente a cittadini e visitatori quando meno se l’aspettano, tipo rave. Stadio della Roma: finora era tutto facile, perché la Raggi sbagliava sia se lo faceva sia se non lo faceva; ora invece andrà scelta e mantenuta una posizione sola, sennò poi i lettori capiscono. Case dei Casamonica: fotografare il nuovo sindaco accanto alle macerie di quelle abbattute dalla Raggi, tanto nessuno lo sa e tutti crederanno che siano fresche di giornata. Da lunedì sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. E Roma tornerà più bella e superba che pria. Benebravobis!

ILFQ

Ma mi faccia. - Marco Travaglio


Prima e dopo la cura. “Calenda: un risultato mai visto prima” (Corriere della sera, 5.10). E non hai ancora visto dopo.

Fauna acquatica. “Se il governo è forte resiste anche alle difficoltà interne ai partiti: se c’è burrasca dipende dal mezzo che utilizzi quando sei in mare, se c’hai un canotto o un gommone scadente, soffri le onde. Ma Conte è uno yacht di lusso, per l’Italia Conte è oggettivamente l’uomo che sta mettendo in sicurezza i conti… Ehm, volevo dire Draghi! Non mi permetterei mai di dire che Conte e Salvini sono un canotto” (Matteo Renzi, leader Iv, Tagadà, La7, 1.10). Ha parlato il plancton.

Il vizietto. “Antonio, poi ti coinvolgiamo, però le cose a tre più tardi, adesso facciamo le cose a due, non è il momento” (Matteo Salvini, leader Lega, ad Antonio Tajani, vicepresidente FI, dopo aver preso in braccio Giorgia Meloni a Spinaceto, Corriere.it, 1.10). Morisi aveva da fare.

Sinonimi. “Calenda e Bassolino sono due ‘sconfitti vincenti’” (Francesco Merlo, Repubblica, 8.10). Praticamente trombati.

Scenari. “Scenari interessanti a livello nazionale da questi risultati. È possibile uno schieramento competitivo di centrosinistra al netto dei Cinque stelle” (Bobo Craxi, capolista Psi a Roma a sostegno di Gualtieri sindaco, Corriere della sera, 7.10). Lui, per dire, ha preso 364 preferenze.

L’ombelico del mondo. “Il miglior risultato che Draghi poteva desiderare” (Domani, 5.10). “Sembra aver vinto la lealtà nei confronti del governo Draghi” (Massimo Franco, Corriere della sera, 5.10). “Il test che rafforza Draghi” (Messaggero, 5.10). “Le elezioni comunali hanno un solo vincitore: Draghi” (Piero Sansonetti, Riformista, 5.10). E senza neppure il fastidio di candidarsi.

Le vite parallele. “Ilda e l’amore segreto. Ora esalta la passione che contestò al Cav. Nel suo libro la Boccassini rivela il legame con Falcone” (Paolo Guzzanti, Giornale, 8.10). Quindi Ilda sta a Falcone come Ruby stava Berlusconi. Che fosse maggiorenne e non fosse pagata sono solo due piccoli dettagli: non per nulla Guzzanti è l’ex presidente della Commissione Mitrokhin.

La marcia trionfale. “Abbiamo vinto al primo turno da Muggia a Bernalda, da Codogno a Melfi, da Nardò a Villorba” (Matteo Salvini, Tg1, 4.10). Mica pizza e fichi.

La mosca cocchiera. “Calenda può convincere quel 50 per cento che non ha votato” (Marco Bentivogli, ex segretario Fim, Foglio, 8.10). Solo il 50 per cento? Minimalista.

Exit da Italexit. “Italexit tre iscritti o quattro? Ti faccio vedere a Milano quanto prendo! Ti confermo che sono un fuoriclasse, fra un po’ ci sono le elezioni a Milano e io sono candidato sindaco. Ci vediamo dopo lo spoglio, vedrai la bella sorpresa che ti ritrovi! Dovrai scriverlo sul tuo giornale!” (Gianluigi Paragone, ex Lega Nord, ex M5S, ora Italexit, a Fabrizio Roncone del Corriere della sera, Piazzapulita, La7, 23.9). Poi è stato di parola: a Milano ha preso il 2,99% e non è neppure entrato in Consiglio comunale. Che fuoriclasse, che bella sorpresa.

Minzolingua. “Simboli di un cambio di stagione: si dissolve nell’opinione pubblica il grillismo, malattia infantile del giustizialismo, e quei magistrati, o ex-magistrati, che ne sono stati gli eroi finiscono sul banco degli imputati. Piercamillo Davigo e Fabio De Pasquale…” (Augusto Minzolini, Giornale, 9.10). Poi ci sono i pregiudicato per peculato continuato: cioè i Minzolini.

Balle a rotelle. “110.000 banchi a rotelle inutilizzati perché non in regola con l’antincendio. Chi pagherà? Che vergogna! Perché dire no alla commissione d’inchiesta? Siamo orgogliosi di aver mandato a casa Conte e Arcuri: con Draghi e Figliuolo abbiamo detto basta anche allo scandalo dei banchi a rotelle” (Matteo Renzi, leader Iv, Twitter e Facebook, 4.10). I banchi in questione non furono approvati da Arcuri, ma da una commissione esterna al Commissariato; quelli contestati dai dirigenti scolastici (perché troppo larghi, non perché infiammabili) non sono 110 mila, ma 6 mila sui 37 mila consegnati; non sono a rotelle, ma banchi monoposto tradizionali; e furono subito sostituiti da Arcuri dopo la disdetta del contratto con la ditta portoghese inadempiente. Complimenti: quattro cazzate in tre righe.

Il titolo della settimana/1. “Buzzi e il pub ‘Mafia Capitale’: ‘Verrà a suonare Bobo Craxi’” (Stampa, 8.10). Sono soddisfazioni.

Il titolo della settimana/2. “Draghi: pandemia quasi finita” (Repubblica, 9.10). Abbiamo appena 1.200 morti al mese, che sarà mai.

Il titolo della settimana/3. “Renzi, Calenda e tutti i bulli un po’ piacioni che rompono le regole” (Francesco Cundari, Foglio, 9.10). Ah, ora si chiamano regole?

ILFQ

lunedì 27 settembre 2021

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Tra moglie e marito. “Negli ultimi sette giorni ci sono state sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte però è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, erano completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci per forza” (Barbara Palombelli, Stasera Italia, Rete 4, 16.9). Ma infatti: meno male che Francesco è disarmato.

Compiti a casa. “Bravi, avete chiesto scusa al Cav. Ma ora mandatelo al Quirinale” (Paolo Guzzanti, Riformista, 24.9). Mo’ me lo segno.

Tiromancino. “Mancino: ‘Io vittima di un teorema crollato sulla trattativa Stato-mafia’” (Repubblica, 25.9). Quindi adesso ce lo dici che cosa vi dicevate al telefono con Napolitano?

Disinformafia/1. “Gli imputati sono stati assolti con formula piena perchè non hanno ceduto alla mafia” (Francesco Merlo, Repubblica, 25.9). No, perchè hanno trattato con la mafia, ma il fatto non costituisce reato. Così come Merlo non costituisce giornalismo.

Disinformafia/2. “Così la teoria del complotto ha leso l’immagine del Paese. A Palermo smentita la tesi che lo Stato abbia cercato accordi con Cosa Nostra” (Mario Ajello, Messaggero, 25.9). Magari: la Corte d’appello ha confermato che il Ros trattò con Cosa Nostra, ma sono punibili solo i mafiosi e non i carabinieri. Una splendida immagine per il Paese.

Disinformafia/3. “Se le toghe vogliono riscrivere la storia generano mostri” (Claudio Martelli, ex ministro Psi della Giustizia, Giornale, 25.9). Tipo Martelli, che vent’anni dopo si ricordò di aver saputo da Liliana Ferraro della trattativa Stato-mafia.

Disinformafia/4. “Travaglio di bile. La trattativa non c’era. I manettari rosicano. Dopo la sentenza che sconfessa la tesi di pezzi dello Stato in combutta con i boss c’è chi reagisce stizzito (il Fatto) e chi prova a minimizzare” (Renato Farina, Libero, 25.9). Sconfessa a tal punto che condanna i boss: evidentemente i boss erano in combutta con pezzi dello Stato, ma pezzi dello Stato non erano in combutta con i boss. A uguale B, ma B non uguale A. Aristotele si rivolta nella tomba.

Disinformafia/5. “Processato chi aiutò mio padre” (Fiammetta Borsellino, Libero, 25.9). Suo padre è per caso lo stesso che disse a sua madre prima di morire: “Ho visto la mafia in diretta, mi han detto che Subranni è punciutu”, cioè associato alla mafia?

Disinformafia/6. “Non spiace qui ricordare che i natali del processo sulle trattative coincidono, ma guarda un po’, con quelli del Fatto: 10 anni buttati via” (Farina, ibidem). A parte che il Fatto ha 12 anni, il processo Trattativa inizia con un’intervista di Massimo Ciancimino a Nuzzi su Panorama diretto da Belpietro il 19 dicembre 2007. Scusa, Betulla, ma Pio Pompa non ti ha proprio detto niente?

Disinformafia/7. “L’eterno processo sulla Trattativa è crollato per tutti. Ma non per Travaglio e soci” (Dubbio, 25.9). Cioè per quelli che han letto il dispositivo della sentenza e l’hanno capito.

Tu quoque. “Per il Quirinale Gianni Letta può essere un nome, figurarsi se ho problemi!” (Pierluigi Bersani, deputato LeU, L’aria che tira, La7, 25.9). Come battuta era meglio quella sulla mucca in corridoio.

L’ideona. “Il futuro del Pd è draghizzare il centrosinistra” (Stefano Ceccanti, Riformista, 21.). Dopo gli strepitosi successi di quello renzizzato.

Sgub! “’Io, ex grillino, ho provato la galera’. Intervista esclusiva a Marcello De Vito” (Dubbio, 18.9). Se lo strappavano tutti di mano, ma alla fine se l’è assicurato Il Dubbio.

L’esperta. “Nel Pool di Mani Pulite io c’ero: i pm pensavano alla presa del potere” (Tiziana Parenti, Dubbio, 14.9). Infatti l’unica che si candidò e si fece eleggere fu lei.

L’esperto. “Oggi il Parlamento non è affatto esautorato Non tutte le fiducie sono uguali” (Francesco Clementi, costituzionalista, Dubbio, 24.9). Art. 986 della Costituzione: dipende da chi le chiede.

Indirizzo sbagliato. “Fedez insulta Conte: ‘Fai comizi affollati e vieti i concerti’. I cantanti si ribellano” (Libero, 23.9). Se ne deduce che Conte dovrebbe pregare la gente di non andare ai suoi comizi e, soprattutto, che il premier è ancora lui.

Dadaismo/1. “Surreale risposta della Raggi, in un’intervista al Fatto, sui cinghiali che scorrazzano nella capitale in cerca di rifiuti dentro ai cassonetti: ‘Sono un problema di competenza regionale’” (Annalisa Cuzzocrea, Repubblica, 23.9). Siccome si dà il caso che la legge affidi alle Regioni il controllo del patrimonio faunistico, se la risposta della sindaca è surrealista, il giornalismo di Repubblica è dadaista.

Dadaismo/2. “Dagli industriali a Di Maio crescono le adesioni al partito di Draghi” (Cuzzocrea, ibidem, 25.9). Ecco, appunto.

Il titolo della settimana/1. “Ritorna Berlusconi: ‘La Ue una necessità’. Weber: ‘Con lui l’Italia è rientrata in Europa’” (Giornale, 22.9). Senza essersi mai accorta di esserne uscita.

Il titolo della settimana/2. “I draghiani riluttanti” (Augusto Minzolini, Giornale, 22.9). Che cos’è, un nuovo reato?

ILFQ