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martedì 5 novembre 2019

Senza filtro - Marco Travaglio - IFQ - 5 NOVEMBRE 2019



Il boss latitante Matteo Messina Denaro, per lui, è “il primo ministro”. Invece i giudici Falcone e Borsellino sono morti in “un incidente sul lavoro” e dedicare loro l’aeroporto di Palermo è rimestare “sempre la stessa merda”. La reazione più comoda alle allucinanti intercettazioni alla base dell’arresto per mafia di Antonello Nicosia, dirigente radicale e portaborse della deputata Pina Occhionero (appena passata da LeU a Italia Viva), è quella di prendersela con lui. Ma l’indirizzo è sbagliato: questo bel soggettino ha già scontato una condanna definitiva a 10 anni e 6 mesi per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e ora è indagato per associazione mafiosa, avendo usato visite e ispezioni nelle carceri accanto alla Occhionero per fare il postino dei messaggi tra i boss in cella (anche al 41-bis) e quelli fuori. Se è vero, come dicono gl’inquirenti, che è un mafioso doc, non c’è nulla di scandaloso se considera Messina Denaro il suo premier e Falcone e Borsellino due rompicoglioni che se la sono cercata.
I mafiosi fanno il loro mestiere e lui lo faceva benissimo: sedeva nel Comitato nazionale dei Radicali italiani (i fedelissimi di Emma Bonino e Riccardo Magi usciti dal Partito radicale pannelliano di Rita Bernardini); teneva in una rubrica tv contro le “torture” inflitte ai poveri mafiosi; e si era infiltrato nelle istituzioni grazie a una parlamentare voltagabbana, che usava come un taxi per entrare e uscire dalle patrie galere e confabulare coi boss: la Occhionero, eletta nel partito più di sinistra e approdata in 18 mesi al renzismo, dopo aver persino progettato di passare a FI (anche lei fatica a distinguerla da Iv) e dopo aver rotto con Nicosia. Chi non fa il suo mestiere, almeno quello che si richiede in un Paese decente, sono i partiti senza filtro. Anzitutto LeU: possibile che quello fondato dall’ex procuratore antimafia Grasso non si sia accorto che la sua deputata si portava dietro come assistente parlamentare un pregiudicato per traffico di droga? La risposta è sì: è possibile. Perché la bella abitudine di chiedere il casellario giudiziale e l’esistenza di indagini a carico ai candidati e ai collaboratori ce l’hanno solo i famigerati 5Stelle. Gli altri no, per scansare i sospetti di “giustizialismo”. Ora vedremo se Renzi la metterà alla porta o se la terrà stretta. Dovrebbe bastargli il dialogo fra la cosiddetta onorevole e Nicosia, che la informa di aver scritto a un mafioso detenuto un messaggio su “un blocchetto di carta intestata della Camera”, per evitare che gli inquirenti lo controllino. E lei, anzichè denunciarlo e cacciarlo, gli dice “bravo!” e gli domanda se la carta intestata “gli è piaciuta”.
Però, in un comunicato tragicomico, la Occhionero spiega di aver ingaggiato Nicosia “in virtù del suo curriculum”, ma di avere rotto dopo “solo quattro mesi” perché “si spacciava per docente universitario e studioso dei diritti dei detenuti” e non era vero. Non certo perché fosse un ex detenuto per traffico di droga e la accompagnasse nei pellegrinaggi carcerari. Così lui – scrivono i pm – “sfruttando il baluardo dell’appartenenza politica, ha portato avanti l’ambizioso progetto di alleggerire il 41-bis o favorire la chiusura di istituti penitenziari giudicati inidonei a garantire un trattamento dignitoso ai reclusi”. Quanto ai radicali, per loro i precedenti penali han sempre fatto curriculum: non solo accettano, ma sollecitano l’iscrizione di detenuti, preferibilmente boss e terroristi al 41-bis. Tengono i congressi nei migliori penitenziari. Regalano pulpiti a sanguinari come Fioravanti e Mambro o a pregiudicati per mafia come Dell’Utri e Contrada. E, se qualcuno chiede che almeno paghino queste campagne invereconde coi loro soldi anziché con i nostri succhiati da Radio Radicale, è un attentato alla libertà di stampa.
Ieri Marco Lillo ha chiamato la Bonino per sapere se intenda espellere dal Comitato nazionale il prode Nicosia e altri due illustri membri, Alessio Di Carlo che ascoltava i suoi insulti a Falcone e Borsellino senza fare un plissé, e Michele Capano, avvocato di boss a lui legato. Ma la madre della patria ha risposto che i radicali non espellono nessuno. Appunto. Lungi da noi sostenere che chi – i radicali, pezzi di sinistra e di destra – è contro il 41-bis, l’ergastolo, i pentiti e le altre armi anti-mafia è complice delle cosche. Ma spesso, dietro il “garantismo” all’italiana, si celano collusioni. Chi si presenta alle elezioni con lo stesso programma di Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra, sa benissimo che riceverà i loro voti e i loro infiltrati. E, se vorrà evitarli, dovrà mettere all’ingresso delle sedi robusti buttafuori per selezionare attentamente i nuovi arrivi. Nel 1987, dopo 40 anni di appoggio incondizionato alla Dc, Cosa Nostra decise di punirla per non aver fermato il maxiprocesso istruito dal pool di Falcone, Borsellino &C. Infatti Totò Riina ordinò ai suoi di votare radicali e socialisti, che avevano appena promosso lo sciagurato referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Poi, dal ’94, Cosa Nostra sostenne FI, avendo in comune il fondatore Dell’Utri e il programma sulla giustizia. Nel 2013 Pannella raccolse le firme (compresa quella del neopregiudicato B.) per abolire – fra l’altro – l’ergastolo, rendere ancor più intimidatoria la responsabilità civile delle toghe e limitare vieppiù la custodia cautelare: Giuseppe Graviano, in carcere, esultò per l’ideona e per la firma di B. Oggi, crollata FI, i clan si guardano intorno a caccia di chi lanci segnali d’apertura alle loro esigenze. Per esempio, chi plaude (o tace) alle scandalose sentenze anti-ergastolo ostativo della Cedu e della Consulta. Posizione legittima, ci mancherebbe, purché chi la tiene apra gli occhi sui voti e gli infiltrati mafiosi in arrivo. Non sollecitarli o rifiutarli (a parole) non basta: bisognerebbe proprio non meritarli.

venerdì 13 gennaio 2017

Occhionero, Occhio-Piramide, Occhio a Ravasi. Ma è ancora presto. - Maurizio Blondet

occhionero

Mi hanno telefonato in cento: il mio parere sui fratelli spioni Occhionero, che hanno infiltrato le mail di Mario Draghi, Ravasi, Monti, massoni sciolti e a pacchetti. Cosa ne penso. Cosa volete ne pensi. E’ troppo presto per capire i media riempiono il vuoto con fuffa e polvere negli occhi, interviste a  Genchi e altri depassés,   il consueto rumore di fondo utilissimo.
Io dico: aspettiamo. La sola cosa che sembra certa è che i due Occhionero sono: amici dell’ambasciatore  Usa a Roma. Residenti a Londra. Interni a potenti ditte finanziarie della City.  Con aiuti tecnici e politici in Usa per la loro impresa di hackeraggio.  La moglie, cittadina americana. Il fratello Occhionero, oltre che gran maestro della loggia romana, è anche introdotto nella gran loggia dell’illinois.
 pensieo
LOGGIA ILLINOIS
“E’ stato beccato grazie alla collaborazione dell’Fbi con la polizia italiana, ma NON delle altre agenzie americane”, mi dice il noto amico di Washington: “il repulisti dell’intelligence Usa”! (voluto da Trump e dal suo quartier  generale)  “ha raggiunto l’Italia?”. Si noti il punto di domanda.   E’ troppo presto per farne a meno.
Ricordiamo solo che una parte dell’Fbi ha forzato il suo direttore, Comey, ad aprire controvoglia le indagini sulla Clinton in piena campagna elettorale (Comey poi le ha subito chiuse: lì si arrivava al Pizzagate attraverso il computer del marito sessuomane di Huma Abedin). E’ quell’ FBI che oggi apre agli  inquirenti italiani i servi dell’occhio della piramide? Sembra ragionevole.
A me personalmente interesserebbe molto vedere le liste che  ing. Occhionero  ha stilato, in ordine  alle caratteristiche dei  personaggi: “politici”,  “cardinali”, “massoni”…  Per esempio monsignor Ravasi è catalogato come massone? E Monti? E  Draghi?
Ma soprattutto Ravasi. Forse si ricorderà che pubblicò su 24 Ore, il 14 febbraio 2016, un inatteso invito ai “cari  fratelli massoni”  a cui la nuova Chiesa di Bergoglio, dopo 500 condanne in due secoli, allarga le braccia  tutte misericordia.    Il papa che è stato salutato ufficialmente dal Grande  Oriente  a poche ore dalla sua elezione, come quello  sotto il quale “la Chiesa non sarebbe  più stata come prima”.  Il papa  che, quando atterra in qualche paese estero, la massoneria locale gli fa trovare manifesti di benvenuto.  Il  Papa che pochi giorni fa  ha di nuovo  invocato   (come l’ha già fatto in Laudato Si)  “una autorità politica mondiale” nuova, “per ridurre l’inquinamento”,  munita di una banca centrale globale emettitrice di  una moneta unica, “per la salvezza dell’umanità”   e “lo sviluppo”.  Il Papa che  ha compassione per l’ambiente e nessuna per  i Francescani dell’immacolata…
Secondo una vocina interna al Vaticano, sarebbe Ravasi, in realtà, il grande promotore degli  eventi che portarono alle dimissioni di Benedetto XVI. La sua appartenenza alla lista Massoneria sarebbe di notevole significato.
Lo sapremo presto? Lo sapremo mai?